martedì, Agosto 5, 2025
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Sapori Leggendari: Storia dei taralli e di un tarallaro

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I taralli napoletani nella città partenopea sono un must di quello che ormai viene comunemente chiamato “street food“.

Da generazioni il tarallo sugna e pepe sazia e delizia decine di palati e non lascia nessuno insoddisfatto: questa settimana vi vogliamo parlare della sua storia e di quella del tarallaro più famoso di Napoli.

Un anello assai povero

La storia del tarallo è quella che potremmo definire, in un certo senso, una storia a lieto fine. 

Il tarallo fu creato infatti dai fornai per utilizzare le strisce d’impasto avanzate dalla lavorazione del pane. Queste striscioline erano troppo piccole per poter diventare panini, così i panettieri aggiungevano all’impasto un po’ di sugna e di pepe, arrotolavano “lo sfriddo” (cioè il ritaglio di pasta) a forma d’anello e lo cuocevano in forno fino a biscottarlo.

Il tarallo rendeva felici tutti: il panettiere, che vendeva facilmente avanzi di pasta che altrimenti sarebbero stati buttati; ed il popolo, che poteva acquistare a basso costo un prodotto molto saporito.

In seguito all’impasto vennero aggiunte anche le mandorle, che resero quel piatto povero e semplice ancora più buono e nutriente.

Il mestiere del tarallaro

I taralli venivano venduti ovunque: non solo i panettieri e fornai, ma anche ambulanti e piccoli chioschi iniziarono a farlo.

Molto successo avevano a Mergellina, dove venivano sovente consumati in riva al mare. Oltre che a potersi godere un bel panorama, i degustatori di taralli potevano infatti anche mangiarli come veniva anticamente raccomandato: immergendoli ed inzuppandoli, cioè, nell’acqua di mare – pratica in realtà decisamente sconsigliabile e non particolarmente salutare.

Il tarallo veniva consumato molto anche nelle osterie, dove veniva venduto insieme ad abbondanti bicchieri di vino a basso costo, non particolarmente pregiato ma che aiutava a spegnere la sete che il pepe inevitabilmente scatenava.

Ad ogni modo, il medium più folkloristico che permetteva la vendita del tarallo napoletano era senza dubbio il tarallaro, un individuo che, armato di carretto, dopo aver preso i taralli da un panettiere li rivendeva, aggirandosi per la città e decantando le doti e i sapori del suo prodotto.

Fortunato, il re dei taralli

Tra le strade di Napoli è vissuto un tarallo decisamente più famoso degli altri, celebre a tal punto da meritarsi il titolo di “re dei taralli: il suo nome era Fortunato Bisaccia.

Fortunato nacque dalla relazione tra un cocchiere e la vedova di un ufficiale di marina. Visse sempre in una latente miseria e, non avendo avuto i mezzi per potersi conquistare un’istruzione, sin da giovanissimo iniziò a guadagnare qualche soldo come tarallaro.

Ogni mattina si recava dal fornaio Vincenzo Somma, che aveva nomea d’avere uno dei migliori forni di Napoli, e poi iniziava il suo lungo giro per la città coprendo i taralli con un panno per farli rimanere caldi.

Compiva il suo giro cercando di vendere la propria merce al grido di: “Fortunat’ tene a’ rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna“, grido che l’avrebbe reso assai riconoscibile e celebre nel corso degli anni.

Nel corso degli anni, sì, perché Fortunato fu tarallaro per tutta la vita, nonostante per decine di anni avesse cercato un altro impiego stabile. Non trovandolo, ad un certo punto semplicemente si rassegnò al suo destino e vendette taralli quasi fino alla sua morte, avvenuta nel 1995.

Ma nella sua sfortuna, Fortunato ebbe comunque delle soddisfazioni: Vittorio de Sica lo volle come attore in alcune sue opere e Pino Daniele nel 1977 gli dedicò una canzone con cui ha suggellato all’immortalità Fortunato il tarallaro e le parole che gridava tutti i giorni:

Furtunato tene ‘a rrobba bella
E pe’ chesto adda allucca’
È ‘na vita ca pazzeja
P’è vie ‘e chesta città
Saluta ‘e ffemmene ‘a ‘ncoppa ‘e barcune
Viecchie giuvene e guagliune
Ce sta chi dice ca è l’anema ‘e chesta città.
Furtunato tene ‘a rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna.
Nun è cchiù comme ‘na vòta
Ma ogne tanto se fa senti’
Cu chella voce ca trase dinto ‘o còre
E te fa muri’
Cagnano ‘e ffemmene
Cagnano ‘e barcune
E isso saluta senza penza’
Napule è comme ‘na vota
Ma nuje dicimmo ca adda cagna’.
Furtunato tene ‘a rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna.

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Planking Challenge, la nuova sfida scellerata dei social

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Allarme per il Planking Challenge. Non è che l’ennesima sfida social scellerata lanciata dai giovani sul web. Si è sparsa sulla rete negli ultimi giorni, destando allarme sociale e preoccupazione.

Ha origine, come al solito, negli Stati Uniti. I ragazzini, in parole povere,  si stendono a terra in mezzo alla strada e devono alzarsi appena un attimo prima che un veicolo arrivi. È una sfida, oltre che ridicola, decisamente pericolosa e che potrebbe risultare fatale per alcuni di loro qualora sopraggiungesse una macchina. Gli amici, nel frattempo, solitamente registrano con gli smartphone e diffondono foto e video sui gruppi WhatsApp.
Il primo caso si è presentato a Caserta, precisamente in Via Kennedy. Alcuni ragazzini (fra i 12 e i 13 anni di età) si sono sdraiati sull’asfalto in attesa del passaggio di qualche mezzo, mentre i compagni li riprendevano con i cellulari per pubblicare i video sui social. In quel momento è arrivata un’auto condotta da una donna che, fortunatamente, procedeva a velocità non sostenuta ed è riuscita a frenare in tempo, rimproverando i per far capire loro il pericolo cui andavano incontro per quella sciocchezza. Altri episodi sono stati riportati anche a Salerno e sul litorale flegreo, a Pozzuoli e Bacoli.
Le autorità chiedono di prestare la massima attenzione ai propri bambini. Si consiglia di controllare i profili social dei propri figli ed anche dei loro amici, sicché spesso è proprio attraverso questi canali che ci si organizza per compiere il folle gesto o, comunque, controllare se siano presenti video di imprese simili. Urge fare attenzione, dato che il web inventa ogni mese una nuova fesseria che finisce, poi, col mettere seriamente in pericolo delle persone.

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Il primo Festival dell’Essere arriva in Campania

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di Nourou Guene – Il 29 settembre inizia il Festival dell’Essere, viaggio filosofico su essere e identità. Per l’inaugurazione, Sgarbi, Veneziani, Depardieu, Muti, De Masi.

Arriva in Campania il primo “Festival dell’Essere”, un iter filosofico che porterà tanti pensatori e studiosi contemporanei ad interrogarsi e discutere su tematiche particolarmente interessanti. Chi siamo? Dove andiamo?

Il primo appuntamento si terrà presso il Teatro “Parmenide” della Fondazione Alario per Elea-Velia, ad Ascea (SA). A questo, seguiranno altri tre incontri che si svolgeranno presso il Parco Archeologico di Paestum (6 ottobre) e presso la Certosa di San Lorenzo a Padula (20 ottobre), per poi concludersi al Teatro Verdi di Salerno (29 ottobre).

Saranno quattro G7 del pensiero: anime grandi dialogheranno fra loro” – così viene presentato il Festival sul sito ufficiale. Con la conduzione di Greta Mauro, gli ospiti saranno impegnati in monologhi, discussioni, confronti su importanti temi filosofici incentrati sul concetto di identità, sull’essere e sul non-essere.

Essere cristiani, essere mussulmani, essere atei, essere poeti, essere attori, essere politici, essere precari, essere cantanti, cuochi, architetti, sportivi, viaggiatori, esploratori, antropologi”: chi e cosa è? E chi e cosa non è?

Quattro gli appuntamenti, dal 29 settembre al 29 ottobre, durante i quali si scomoderanno i filosofi dell’antichità, e interverranno personaggi che brillano in varie discipline, dall’arte alla letteratura e al cinema, dal teatro alle scienze. Tanti spunti di riflessione e food for thoughts, insomma.

Il progetto, ideato da Sabrina Colle, con la direzione artistica di Vittorio Sgarbi, è stato prodotto da Angelo Tumminelli, finanziato dalla Regione Campania e realizzato in collaborazione con la Scabec (Società Campana Beni Culturali).

29 settembre: essere o non essere

Il primo appuntamento è in programma domenica 29 settembre, presso il Teatro “Parmenide” della Fondazione Alario per Elea – Velia, ad Ascea. L’incontro, condotto da Greta Mauro, inizierà alle 17:30, con ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Vittorio Sgarbi, direttore artistico del Festival, condurrà il pubblico attraverso uno straordinario itinerario filosofico tra essere e non essere, alternando monologhi e momenti di confronto con personaggi di spicco del panorama artistico nazionale e internazionale. A dividere la scena con lui per questo primo talk, ci saranno Marcello Veneziani, Gerard Depardieu, Ornella Muti e Domenico De Masi. La colonna sonora dell’evento, invece, sarà fornita dall’Orchestra di piazza Vittorio.

Per l’occasione interverranno il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il Sindaco di Ascea, Pietro D’Angiolillo.

“L’essere è, il non essere non è”

Non stupisce che il primo Festival dell’Essere campano si tenga prevalentemente in questi luoghi, cuore, un tempo, della Magna Grecia. È qui, infatti, che si può dire che si sia sviluppato il pensiero filosofico occidentale quando, ad Elea – che oggi conosciamo come Velia – tra il 550 e il 450 a.C. nacque e visse Parmenide, e si formarono Zenone, Senofane, Melisso.

Gli Eleati, in particolare Parmenide, definiscono la natura dell’uomo. Il nodo centrale della filosofia di Parmenide è proprio l’essere. Il filosofo deve percorrere la via della ragione, secondo la quale “l’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può in alcun modo essere“. Sulla base dei princìpi di identità e di non contraddizione, l’essere esiste, mentre il non essere non può né esistere né essere pensato.

Gli appuntamenti successivi

Dall’evocativa cornice di Velia-Ascea, si passerà a Paestum, dove domenica 6 ottobre, presso il Parco Archeologico – area risalente al periodo della Magna Grecia (VI-III sec. a.C.) – si terrà l’incontro “Integrati o disintegrati”.

Tutti gli dèi furono immortali” è, invece, il tema che animerà la discussione e lo spettacolo di domenica 20 ottobre, alla Certosa di San Lorenzo di Padula.

Il ciclo di incontri si concluderà martedì 29 ottobre a Salerno, patria della prima Scuola Medica moderna e, dunque, città di illustre tradizione scientifica, con il talk-spettacolo “Il male e il bene”.

Per maggiori informazioni e contatti, consultate il sito ufficiale.

È giallo sulla morte di Annamaria, ex miss Campania

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La morte di Annamaria Sorrentino rimane un caso irrisolto per le contraddizioni nelle dichiarazioni dei familiari.

Ha sconvolto tutti la morte improvvisa di Annamaria Sorrentino, 30 anni, ex miss Campania. La donna è caduta dal balcone mentre si trovava in vacanza con la famiglia a Parghelia, in Calabria. Inspiegabile la dinamica che ha condotto la giovane di Casoria alla morte. A distanza di un mese i genitori della donna non credono alla versione del suicidio e gettano dubbi sul marito di Annamaria, Paolo Foresta. La versione dell’uomo è risultata contraddittoria in quanto in un primo momento ha dichiarato di non aver toccato la moglie, per poi dire invece di aver tentato di fermarla prima che si buttasse giù. Durante una conversazione tra Paolo e l’amico Salvatore, resa pubblica dalla rivista «Giallo», l’uomo ha invece puntato il dito sull’amica Daniela. Prima della tragedia, Paolo e Salvatore avevano avuto un forte litigio. Alla base della colluttazione la gelosia di Paolo che accusava l’amico di essere l’amante di Annamaria. Questo motivo potrebbe aver spinto l’amica Daniela a far del male ad Annamaria. Le persone presenti in casa al momento della morte della donna hanno raccontato che, dopo un secondo litigio, la vittima si sarebbe gettata dal balcone facendo un volo di 12 metri. Durante la puntata di Chi l’ha visto del 25 settembre, Paolo ha dichiarato di non aver detto in quel messaggio che Daniela aveva spinto giù la moglie, ma di aver detto che la donna le aveva fatto del male.

Napoli: il comune vieta per tre giorni a settimana la circolazione dei veicoli inquinanti

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Maxi operazione contro i veicoli inquinanti: il Comune di Napoli ha imposto il divieto di accesso e circolazione dei veicoli privati destinati al trasporto di persone e merci sull’intero territorio cittadino per le giornate di lunedì, mercoledì e venerdì nella fascia oraria 9:00 – 12:30 e 14:30 – 16:30, nel periodo compreso tra il 1° ottobre 2019 e il 31 marzo 2020.

In deroga al divieto potranno circolare le auto alimentate a GPL o metano, i veicoli elettrici, gli autoveicoli euro 4 e successivi, oltre che particolari categorie di veicoli o condotte da particolari categorie di guidatori.

 

 

Dedicato a Nanni Loy lo spiazzale davanti l’Accademia di Belle Arti

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Sarà intitolato a Nanni Loy lo spiazzo davanti l’Accademia di Belle Arti.

La proposta, arrivata circa un anno fa dal promotore culturale Dario Scalabrini e dai docenti dell’Accademia, è stata accolta con entusiasmo dal comune di Napoli. L’inaugurazione della targa avverrà in occasione dell’anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, quando la sommossa partenopea riuscì a far scappare i nazisti dalla città tra il 27 e il 30 settembre. L’assessore comunale con delega alla toponomastica Alessandra Clemente afferma che la cerimonia “sarà il clou delle celebrazioni per le Quattro Giornate”.

Non è una casualità che la dedica a Nanni Loy avvenga proprio durante la ricorrenza per le Quattro Giornate.

Proprio sullo scalone d’ingresso dell’Accademia, infatti, il regista scomparso nel 1995 ha girato una delle scene più toccanti del film “Le Quattro Giornate di Napoli”. Si tratta della scena nella quale i nazisti giustiziano il marinaio Andrea Mansi, assassinato il 12 settembre 1943 sulle rampe della Federico II.

Entusiasta del riconoscimento a Loy anche suo figlio Tommaso che dovrebbe presenziare alla cerimonia d’inaugurazione prevista per lunedì 30 settembre alle ore 11:00.

Numerose sono le iniziative in vista per il 76esimo anniversario dalle Quattro Giornate.

Già stasera alle 20 il complesso monumentale di San Severo al Pendino (presso via Duomo) ospiterà “La Resistenza negata”, pièce in due atti di Fortunato Calvino.

Sabato 28 settembre, invece, nella Sala Assoli (vico lungo Teatro Nuovo) alle ore 18:00 Enzo Moscato terrà una lettura teatralizzata del suo testo “Luparella”, dura storia ambientata proprio nella Napoli occupata. A seguire ci sarà la presentazione di “Orgoglio 1943”, libro a cura degli storici Giulia Buffardi e Guido D’Agostino.

Domenica vi sarà la cerimonia della deposizione delle corone di alloro con il sindaco de Magistris dalle ore 10.15. Si partirà da Mausoleo di Posillipo, poi a piazza Bovio alla lapide all’ingresso della Camera di commercio e, infine, a piazza Carità sotto la stele per Salvo d’Acquisto.

Lunedì alle 20 al teatro Mercadante ci sarà, invece, la proiezione in anteprima della pellicola di Arnaldo Delehaye “Bruciate Napoli”.

Venerdì 4 e domenica 5 chiuderà, nello spazio comunale “Piazza Forcella” alle 21, il testo teatrale “Frat’ ‘e sanghe”, scritto e diretto da Gianni Meola.

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Napoli: allarme influenza, pronto soccorso in tilt

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Il rischio è, secondo i medici, davvero alto per l’imminente stagione di influenze: senza una adeguata copertura vaccinale i pronto soccorso rischiano di collassare.

Infatti, pur essendo meno gravosa dell’influenza da cui siamo stati afflitti lo scorso anno, questa influenza stagionale promette di essere più insidiosa.

I soggetti  più deboli rischierebbero di andare incontro ad effetti collaterali molto peggiori.

Le raccomandazioni della FIMMG

Corrado Calamaro e Luigi Sparano, della federazione italiana di medici di medicina generale (FIMMG) dichiarano infatti che:

Se non ci sarà un’adeguata copertura vaccinale rischiamo di trovarci presto con moltissime complicanze da gestire e i pronto soccorso in tilt. […]

Le possibili complicanze, soprattutto per i soggetti a rischio, sono un dato da non sottovalutare. Questo perché ci troveremo davanti due varianti dei virus influenzali H3n2 (A/Kansas) e H1n1(A/Brisbane) molto pericolosi per bambini, anziani e soggetti fragili. […]

Poi ci saranno i virus B/Colorado e B/Phuket, che sono varianti già conosciute nelle passate stagioni.

La soluzione

La soluzione? Quella di affidarsi ai medici di famiglia. Sono loro, infatti, gli unici a conoscere la storia clinica dei pazienti in maniera davvero approfondita e quelli che sapranno consigliare al meglio i soggetti a rischio.

Napoli: roghi tossici in pieno centro storico

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Anche il centro storico di Napoli sembra aver risentito dello stop di 35 giorni del termovalorizzatore di Acerra.

Spesso chi abita nel capoluogo campano non ha la percezione della gravità dei numerosi roghi tossici che bruciano soprattutto nella periferia. Eppure ieri sera i cittadini napoletani hanno potuto toccare con mano (o meglio “odorare con naso”) la gravità della situazione.

Infatti ieri, alle 22:30, in via Santa Teresa degli Scalzi (zona Museo) una colonna di fumo si innalzava da un cassonetto di rifiuti. Un fortissimo cattivo odore era diffuso in tutta la strada proprio a causa del “rogo” di rifiuti indifferenziati.

Volendo cambiare strada, proseguendo la salita verso la zona di Materdei, i passanti si sarebbero trovati però davanti ad un altro esempio dell’emergenza rifiuti. Il marciapiede di via Salvato Rosa era infatti ostacolato da un cumulo di spazzatura.

Cumuli di spazzatura sul marciapiede di via Salvator Rosa

L’emergenza rifiuti e l’emergenza roghi tossici continuano dunque a colpire anche il centro di Napoli. Ci si può solo augurare che la situazione si risolva già a partire da domani, giorno cioè in cui finirà lo stop programmato del termovalorizzatore di Acerra.

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Napoli, scandalo corruzione coinvolge due finanzieri

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Nell’ambito di indagini coordinate dalla procura di Napoli, militari della guardia di finanza hanno eseguito ordinanze di misura cautelare contro due finanzieri, un commercialista e un imprenditore, perché ritenuti tutti coinvolti in un episodio di corruzione.

Al centro dell’attività criminosa risulta il professionista napoletano Alessandro Gelormini, consulente fiscale di importanti società di trasporti marittimo. Con lui due finanzieri in servizio a Napoli. Questi, nel corso di un controllo in una società gestita dall’imprenditore Francesco Truda, hanno accettato una tangente per alterare il contenuto di un verbale. Nel corso dell’attività d’indagine è emersa la figura del commercialista, pronto a intervenire allo scopo di sanare la situazione. I due finanzieri hanno accettato la dazione complessiva di 4.000 euro al fine di non far emergere condotte di rilievo penale, come l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nell’illecita trattativa, il Gelormini, inoltre, tratteneva per sé una somma pari a 2.000 euro. Nella giornata odierna sono state eseguite le misure cautelari nei confronti dei quattro protagonisti. Uno dei finanzieri è in custodia cautelare in carcere. Gelormini, Truda e l’altro appartenente al corpo sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

Leggende della Campania: la nave di Castellammare di Stabia

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Questa settimana vi raccontiamo una leggenda che riguarda Castellammare di Stabia ed una nave misteriosamente attratta sulle sue coste.

Si parla d‘anelli assai preziosi spariti dalle mani delle statue, di fame, miseria e preghiere: questa è la storia della nave di Castellammare di Stabia.

Una tremenda carestia

In un’epoca assai remota, lontana ormai centinaia di anni, accadde che Castellammare di Stabia fosse preda di una terribile carestia.

Niente più cresceva dal suolo e nemmeno gli alberi davano i loro frutti: la terra pareva fosse diventata improvvisamente sterile. Le famiglie non riuscivano più a mettere in tavola nulla, e tutti erano divorati dai morsi della fame.

La popolazione, sempre più affamata e disperata, iniziò a deperire. Tra le lacrime, i cittadini rivolsero allora le loro preghiere al patrono della città, san Catello, perché fermasse tutta quella miseria e quella fame.

Un vecchio saggio

Proprio in quei giorni in cui ormai la città s’era ridotta allo stremo, una nave navigava con lentezza a largo delle coste campane. Si trattava d’una nave carica di grano, diretta verso i mercati spagnoli.

Un uomo, un vecchio saggio, dalla costa gridò di voler parlare col capitano della nave. Tanta fu la sua veemenza ed insistenza che infine fu condotto, tramite una barchetta a remi, dall’uomo.

Il capitano gli chiese cos’avesse di tanto urgente ed importante da dirgli, ed il vecchio rispose: “Solo un consiglio.”

Detto questo raccomandò al capitano di vendere la sua merce, il suo preziosissimo grano non agli spagnoli ma agli abitanti di Castellammare di Stabia. “Ne ricaverà un buon profitto” disse l’anziano signore “ve lo garantisco.”

Disse inoltre d’essere un abitante della cittadina lui stesso e, per mostrargli la sua buona fede, si sfilò un anello assai prezioso, con incastonato un diamante luccicante, e concluse: “Me lo ridarete quando avrete concluso i vostri affari”.

Un anello prezioso

Il capitano si persuase della bontà del consiglio dell’anziano signore e decise di seguire quanto aveva detto. Approdò a Castellammare di Stabia e lì provò a vendere il suo grano.

Il popolo, affamato per via della carestia, acquistò subito tutto il prezioso carico portato dalla nave. Con la stiva ormai vuota e le tasche assai pesanti, il capitano chiese a tutti coloro con cui riuscì a parlare chi e dove fosse il vecchio che gli aveva dato quel consiglio così giusto: voleva ringraziarlo e rendergli l’anello.

Pareva che nessuno conoscesse quell’uomo. Ad un certo punto un cittadino disse: “Da come lo descrivete, pare proprio che voi, capitano, stiate descrivendo san Catello!”

Detto questo, condusse il capitano alla statua del santo: guardandogli il viso, il capitano lo riconobbe e, osservando le sue mani, i fedeli della chiesa di Castellammare notarono subito che alle sue dita mancava un anello.

Incredulo, il capitano prese l’anello con il diamante e lo infilò nuovamente alle dita del santo. San Catello aveva ascoltato le preghiere di Castellammare ed aveva posto fine alla fame che attanagliava la cittadina.

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