martedì, Agosto 5, 2025
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Laterzagorà Napoli: Lino Guanciale ci invita alla lettura

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Venerdì pomeriggio, presso l’aula magna dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Laterzagorà ha organizzato un incontro per invitarci alla lettura. Ospite d’eccellenza l’attore Lino Guanciale.

Laterzagorà è lo spazio libreria nel foyer del teatro Bellini, nato dall’incontro tra la casa editrice Laterza, il Teatro Bellini e l’associazione culturale A Voce Alta. Proprio la presidente dell’associazione, Marinella Pomarici, ha invitato Lino Guanciale all’incontro di lettura di ieri.

La breve presentazione della presidente ha ricordato anche il “rapporto” che si sta creando tra Napoli e l’attore. In primavera, ha infatti portato due spettacoli al Bellini (“Ragazzi di vita” e “La classe operaia va in Paradiso”) e tutt’ora sta girando una fiction tratta dai libri di Maurizio De Giovanni, “Il commissario Ricciardi”.

Per quanto riguarda invece l’evento di venerdì, ecco l’accattivante invito sulla locandina: “L’attore racconterà al pubblico la sua passione per la lettura a partire dal libro…Quale? Vieni a scoprirlo!

lino guanciale laterzagorà

Un particolarissimo invito alla lettura

Più di 150 lettori e fan dell’attore erano nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti e le loro aspettative sul particolare pomeriggio di venerdì non sono state deluse. Lino Guanciale ha infatti parlato per circa un’ora, rivelandosi al pubblico un attento lettore e un appassionato di letteratura. Il libro da lui scelto è “Il visconte dimezzato”, opera con cui “Calvino si laurea favolista”, per citare le parole dell’attore.

Dopo aver riassunto, la trama dell’opera, Lino Guanciale inizia una brillante riflessione su di essa, mostrando anche una certa ironia:

«La metà buona di Medardo (il protagonista) è la sinistra, ma non è quella che governa. Quella che governa la sua viscontea è invece quella cattiva, la metà destra: insomma un déjà-vu».

Il primo brano che propone al pubblico è proprio il finale. Spoiler? No, l’attore tranquillizza il pubblico così:

«È un romanzo che si legge perché lo si VUOLE leggere e non per conoscerne il finale».

E continua dicendo:

«Responsabilità è una delle parole-chiave dell’opera. Medardo non è  un unico soggetto scisso, come accade per il dottor Jekyll e Mr. Hyde. È più complesso di così, è un invito all’abbandono della manicheicità. Certo, non si può far a meno di nessuna delle due parti, né della buona, né della cattiva. Bisogna però prendersi la responsabilità di essere entrambe. “Il visconte dimezzato” può essere la storia di una qualunque persona che diventa grande spaccandosi in due».

Lino Guanciale sceglie poi altri brani del libro da proporre, chiamandole battute quasi per deformazione professionale e continua a commentare:

«Altro tema del libro credo sia l’identità. La palla di cannone che dimezza Medardo è metafora di qualcosa di terribile, che può capitare a chiunque. Se accade, l’unica soluzione è prendersi la responsabilità di rimanere fedeli a sé stessi e ciò può avvenire anche cambiando, insomma crescendo».

Spazio alle domande per Lino Guanciale

Dopo quella che può essere considerata una vera e propria lezione di letteratura, l’attore si ferma in sala per rispondere anche ad alcune domande.

Perché scegliere proprio “Il visconte dimezzato” per l’incontro organizzato da Laterzagorà? L’attore risponde di aver amato moltissimo Calvino perché segue la filogenesi brechtiana, secondo cui l’autore deve riuscire ad immedesimarsi in chiunque.

«Bisogna però tener presente che la parola autore può essere sostituita con la parola attore. Anche io infatti credo che l’autore-attore deve avere la possibilità e la capacità di parlare a tutti nella maniera più inclusiva possibile».

Qual è lo scrittore italiano nell’attuale panorama letterario più affine a Calvino?

«Credo di poter fare questo paragone solo per quanto riguarda l’aspetto stilistico e linguistico. È difficile perché Calvino è tante cose. Non è solo impegnato nel settore artistico, ma anche nella scienza e nella storia. Oggi in Italia abbiamo una letteratura viva. Penso alla Ferrante, a De Giovanni, ma è comunque difficile una sovrapposizione totale tra Calvino e uno scrittore attuale».

Dopo tanto parlare di letteratura e di libri, tutti i presenti si sono poi fermati a far firmare i loro libri all’attore, che in quel caso ha mostrato di comportasi quasi da scrittore.

Lino Guanciale firma libri
Lino Guanciale firma le copie di alcuni libri

A questo punto è “scattata” una domanda quasi inevitabile: hai mai pensato di scrivere un libro? Lino Guanciale fa ben sperare i suoi fan rispondendo così:

«Sono  un appassionato di letteratura e ovviamente sì. Vedremo se succederà»

Avendo mostrato tanta cultura e tanta passione per la letteratura, non possiamo far altro che aspettare e continuare intanto a seguirlo nei teatri e in tv!

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Fridays For Future: bambini ripuliscono la Floridiana

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Non potendo partecipare alla manifestazione del 27 settembre, una classe della scuola media Viale delle Acacie partecipa al Global Strike pulendo il parco della Floridiana.

Ai Fridays For Future c’è chi protesta e chi agisce. È opportuno infatti che lo sciopero del 27 settembre, indetto in difesa dell’ambiente, sia accompagnato dai fatti ed è proprio quello che hanno fatto i ragazzi della 3H del Viale delle Acacie.

La classe della scuola media vomerese infatti ha dato il proprio personale, ma validissimo contributo al Global Strike. Mentre tutta Napoli era bloccata per la manifestazione, loro, armati di sacchi della spazzatura e pazienza, hanno pulito la Floridiana. Grazie all’aiuto di questi ragazzi, uno dei simboli del quartiere Vomero di Napoli è stato quindi riqualificato.

Sarà questo forse il modo migliore per dare il proprio contributo per salvaguardare il territorio in cui viviamo? Fatto sta che Napoli ancora una volta si distingue come città green. La stessa Greta Thunberg ha infatti tweettato “in 100mila a Napoli!”, rimanendo colpita dalla sensibilità dei partenopei.

Per avere maggiori informazioni sulla manifestazione a Napoli per i Fridays For Future, clicca qui!

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Una donna muore dopo aver rifiutato una trasfusione

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Accade nel reparto chirurgia dell’ospedale di Piedimonte Matese (CE). Una donna testimone di Geova, per il suo credo, rifiuta una trasfusione di sangue e muore per emorragia.

Venerdì sera, una donna testimone di Geova è stata ricoverata per una forte gastrite, che aveva causato un’emorragia interna. Al momento del ricovero però la donna (65 anni) aveva chiesto di fare il possibile per essere salvata, eccetto trasfusioni di sangue, per motivi religiosi. Proprio questo rifiuto per l’unica cosa che l’avrebbe salvata, ne ha causato la morte.

Ecco le dichiarazioni del primario del reparto chirurgia dell’ospedale casertano:

«Sono 30 anni che faccio il chirurgo ed è la prima volta che rimango impotente contro una decisione drastica di una mia paziente che per motivi religiosi rifiuta le cure e muore. Ho lasciato sulla mia pagina social un commento amaro su questa triste storia e non pensavo che avesse tanto scalpore. Ho ricevuto tante telefonate da colleghi e amici che la pensano come me. Rispetto le idee di tutti ma il mio compito è fare di tutto per salvare una vita umana. Sono rimasto basito perché la donna poteva salvarsi come è successo in due altri casi, sempre persone testimoni di Geova».

Gli altri due casi di cui parla il chirurgo riguardano un minorenne, per il quale si chiese il permesso al tribunale dei minori e un paziente in stato di incoscienza, per il quale quindi i medici hanno preso loro la decisione di procedere con la trasfusione.

Venerdì sera purtroppo la vicenda si è conclusa diversamente, eppure i figli della signora approvano la scelta della madre.

Le dichiarazioni dei figli

I figli della donna testimone di Geova intervengono a favore della scelta della madre scrivendo una lettera:

«Amavamo molto nostra madre e l’abbiamo sempre ammirata per la sua fede e il suo coraggio, oltre che per l’amore che aveva per la vita. Anche per rispetto nei suoi confronti ci sentiamo obbligati a fare le seguenti precisazioni. Come testimoni di Geova amiamo moltissimo la vita. Quando nostra madre si è sentita male l’abbiamo portata subito in ospedale perché venisse curata nel modo migliore possibile».

Nella lettera, i figli fanno anche riferimento a cure alternative alla trasfusione:

«Abbiamo anche rispettato la sua decisione di non ricevere trasfusioni di sangue, consapevoli che esistono strategie mediche alternative che funzionano molto bene, anche in casi delicati. Purtroppo, quando nostra madre ha chiesto ai medici di curarla con ogni terapia possibile tranne che col sangue i medici non le hanno somministrato prontamente farmaci che innalzassero i valori dell’emoglobina. Lo hanno fatto solo due giorni dopo dietro nostra insistenza. Non hanno nemmeno fatto indagini strumentali che permettessero di trovare il luogo esatto dell’emorragia così da fermarla il prima possibile. Si sono limitati a chiedere insistentemente di praticare la trasfusione.Ma a cosa sarebbe servita se il problema di fondo era la perdita di sangue? Intanto le condizioni di nostra madre peggioravano inesorabilmente. Dal momento che non era in grado di sostenere un trasferimento in un altro ospedale, abbiamo fatto in modo che i medici locali ricevessero materiale scientifico su efficaci strategie alternative alle emotrasfusioni. Tali indicazioni però sono state recepite solo parzialmente e quando ormai era troppo tardi».

Per i figli la colpa è dunque da attribuire alle cure sbagliate dei medici e concludono così la loro lettera:

«Capiamo la frustrazione del primario, incapace di curare la paziente con strategie cliniche alternative alle trasfusioni. Tuttavia non accettiamo le sue affermazioni palesemente false».

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Salerno, tossicodipendente aggredisce poliziotta in stazione

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Degli agenti della Polfer di Salerno hanno denunciato un tossicodipendente per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il personale ha allertato per telefono la sezione salernitana della Polizia ferroviaria, in servizio a bordo di un treno metropolitano, per una persona che colta da un malore. Gli agenti sono così intervenuti assieme al personale medico del 118, che nel frattempo avevano contattato telefonicamente. Aveva raggiunto la stazione ferroviaria del posto per soccorrere l’uomo che si trovava in uno dei bagni del convoglio. Successivamente è stato identificato per un 31enne residente in provincia di Salerno. L’uomo era sdraiato per terra con accanto una siringa vuota: sembrerebbe che dopo aver assunto della sostanza stupefacente si sia sentito male.

Ma mentre lo trasportavano in ambulanza per le prime cure, pare che il tossicodipendente abbia avuto uno scatto d’ira cercando di colpire il personale medico: per trarlo in ospedale, quindi, è intervenuta nuovamente la polizia ferroviaria. Ma ciò non ha distolto l’uomo dai suoi propositi e, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ha continuato a dimenarsi e per sottrarsi alle cure mediche è arrivato a sferrare un calcio contro una poliziotta, colpendola a una spalla. All’agente della Polfer, che è dovuta ricorrere alle cure mediche, hanno riscontrato una contusione con una prognosi di cinque giorni. Invece, dopo gli accertamenti di rito, gli agenti hanno denunciato il 31enne a piede libero per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

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Sapori Leggendari: Storia dei taralli e di un tarallaro

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I taralli napoletani nella città partenopea sono un must di quello che ormai viene comunemente chiamato “street food“.

Da generazioni il tarallo sugna e pepe sazia e delizia decine di palati e non lascia nessuno insoddisfatto: questa settimana vi vogliamo parlare della sua storia e di quella del tarallaro più famoso di Napoli.

Un anello assai povero

La storia del tarallo è quella che potremmo definire, in un certo senso, una storia a lieto fine. 

Il tarallo fu creato infatti dai fornai per utilizzare le strisce d’impasto avanzate dalla lavorazione del pane. Queste striscioline erano troppo piccole per poter diventare panini, così i panettieri aggiungevano all’impasto un po’ di sugna e di pepe, arrotolavano “lo sfriddo” (cioè il ritaglio di pasta) a forma d’anello e lo cuocevano in forno fino a biscottarlo.

Il tarallo rendeva felici tutti: il panettiere, che vendeva facilmente avanzi di pasta che altrimenti sarebbero stati buttati; ed il popolo, che poteva acquistare a basso costo un prodotto molto saporito.

In seguito all’impasto vennero aggiunte anche le mandorle, che resero quel piatto povero e semplice ancora più buono e nutriente.

Il mestiere del tarallaro

I taralli venivano venduti ovunque: non solo i panettieri e fornai, ma anche ambulanti e piccoli chioschi iniziarono a farlo.

Molto successo avevano a Mergellina, dove venivano sovente consumati in riva al mare. Oltre che a potersi godere un bel panorama, i degustatori di taralli potevano infatti anche mangiarli come veniva anticamente raccomandato: immergendoli ed inzuppandoli, cioè, nell’acqua di mare – pratica in realtà decisamente sconsigliabile e non particolarmente salutare.

Il tarallo veniva consumato molto anche nelle osterie, dove veniva venduto insieme ad abbondanti bicchieri di vino a basso costo, non particolarmente pregiato ma che aiutava a spegnere la sete che il pepe inevitabilmente scatenava.

Ad ogni modo, il medium più folkloristico che permetteva la vendita del tarallo napoletano era senza dubbio il tarallaro, un individuo che, armato di carretto, dopo aver preso i taralli da un panettiere li rivendeva, aggirandosi per la città e decantando le doti e i sapori del suo prodotto.

Fortunato, il re dei taralli

Tra le strade di Napoli è vissuto un tarallo decisamente più famoso degli altri, celebre a tal punto da meritarsi il titolo di “re dei taralli: il suo nome era Fortunato Bisaccia.

Fortunato nacque dalla relazione tra un cocchiere e la vedova di un ufficiale di marina. Visse sempre in una latente miseria e, non avendo avuto i mezzi per potersi conquistare un’istruzione, sin da giovanissimo iniziò a guadagnare qualche soldo come tarallaro.

Ogni mattina si recava dal fornaio Vincenzo Somma, che aveva nomea d’avere uno dei migliori forni di Napoli, e poi iniziava il suo lungo giro per la città coprendo i taralli con un panno per farli rimanere caldi.

Compiva il suo giro cercando di vendere la propria merce al grido di: “Fortunat’ tene a’ rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna“, grido che l’avrebbe reso assai riconoscibile e celebre nel corso degli anni.

Nel corso degli anni, sì, perché Fortunato fu tarallaro per tutta la vita, nonostante per decine di anni avesse cercato un altro impiego stabile. Non trovandolo, ad un certo punto semplicemente si rassegnò al suo destino e vendette taralli quasi fino alla sua morte, avvenuta nel 1995.

Ma nella sua sfortuna, Fortunato ebbe comunque delle soddisfazioni: Vittorio de Sica lo volle come attore in alcune sue opere e Pino Daniele nel 1977 gli dedicò una canzone con cui ha suggellato all’immortalità Fortunato il tarallaro e le parole che gridava tutti i giorni:

Furtunato tene ‘a rrobba bella
E pe’ chesto adda allucca’
È ‘na vita ca pazzeja
P’è vie ‘e chesta città
Saluta ‘e ffemmene ‘a ‘ncoppa ‘e barcune
Viecchie giuvene e guagliune
Ce sta chi dice ca è l’anema ‘e chesta città.
Furtunato tene ‘a rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna.
Nun è cchiù comme ‘na vòta
Ma ogne tanto se fa senti’
Cu chella voce ca trase dinto ‘o còre
E te fa muri’
Cagnano ‘e ffemmene
Cagnano ‘e barcune
E isso saluta senza penza’
Napule è comme ‘na vota
Ma nuje dicimmo ca adda cagna’.
Furtunato tene ‘a rrobba bella ‘nzogna ‘nzogna.

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Planking Challenge, la nuova sfida scellerata dei social

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Allarme per il Planking Challenge. Non è che l’ennesima sfida social scellerata lanciata dai giovani sul web. Si è sparsa sulla rete negli ultimi giorni, destando allarme sociale e preoccupazione.

Ha origine, come al solito, negli Stati Uniti. I ragazzini, in parole povere,  si stendono a terra in mezzo alla strada e devono alzarsi appena un attimo prima che un veicolo arrivi. È una sfida, oltre che ridicola, decisamente pericolosa e che potrebbe risultare fatale per alcuni di loro qualora sopraggiungesse una macchina. Gli amici, nel frattempo, solitamente registrano con gli smartphone e diffondono foto e video sui gruppi WhatsApp.
Il primo caso si è presentato a Caserta, precisamente in Via Kennedy. Alcuni ragazzini (fra i 12 e i 13 anni di età) si sono sdraiati sull’asfalto in attesa del passaggio di qualche mezzo, mentre i compagni li riprendevano con i cellulari per pubblicare i video sui social. In quel momento è arrivata un’auto condotta da una donna che, fortunatamente, procedeva a velocità non sostenuta ed è riuscita a frenare in tempo, rimproverando i per far capire loro il pericolo cui andavano incontro per quella sciocchezza. Altri episodi sono stati riportati anche a Salerno e sul litorale flegreo, a Pozzuoli e Bacoli.
Le autorità chiedono di prestare la massima attenzione ai propri bambini. Si consiglia di controllare i profili social dei propri figli ed anche dei loro amici, sicché spesso è proprio attraverso questi canali che ci si organizza per compiere il folle gesto o, comunque, controllare se siano presenti video di imprese simili. Urge fare attenzione, dato che il web inventa ogni mese una nuova fesseria che finisce, poi, col mettere seriamente in pericolo delle persone.

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Il primo Festival dell’Essere arriva in Campania

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di Nourou Guene – Il 29 settembre inizia il Festival dell’Essere, viaggio filosofico su essere e identità. Per l’inaugurazione, Sgarbi, Veneziani, Depardieu, Muti, De Masi.

Arriva in Campania il primo “Festival dell’Essere”, un iter filosofico che porterà tanti pensatori e studiosi contemporanei ad interrogarsi e discutere su tematiche particolarmente interessanti. Chi siamo? Dove andiamo?

Il primo appuntamento si terrà presso il Teatro “Parmenide” della Fondazione Alario per Elea-Velia, ad Ascea (SA). A questo, seguiranno altri tre incontri che si svolgeranno presso il Parco Archeologico di Paestum (6 ottobre) e presso la Certosa di San Lorenzo a Padula (20 ottobre), per poi concludersi al Teatro Verdi di Salerno (29 ottobre).

Saranno quattro G7 del pensiero: anime grandi dialogheranno fra loro” – così viene presentato il Festival sul sito ufficiale. Con la conduzione di Greta Mauro, gli ospiti saranno impegnati in monologhi, discussioni, confronti su importanti temi filosofici incentrati sul concetto di identità, sull’essere e sul non-essere.

Essere cristiani, essere mussulmani, essere atei, essere poeti, essere attori, essere politici, essere precari, essere cantanti, cuochi, architetti, sportivi, viaggiatori, esploratori, antropologi”: chi e cosa è? E chi e cosa non è?

Quattro gli appuntamenti, dal 29 settembre al 29 ottobre, durante i quali si scomoderanno i filosofi dell’antichità, e interverranno personaggi che brillano in varie discipline, dall’arte alla letteratura e al cinema, dal teatro alle scienze. Tanti spunti di riflessione e food for thoughts, insomma.

Il progetto, ideato da Sabrina Colle, con la direzione artistica di Vittorio Sgarbi, è stato prodotto da Angelo Tumminelli, finanziato dalla Regione Campania e realizzato in collaborazione con la Scabec (Società Campana Beni Culturali).

29 settembre: essere o non essere

Il primo appuntamento è in programma domenica 29 settembre, presso il Teatro “Parmenide” della Fondazione Alario per Elea – Velia, ad Ascea. L’incontro, condotto da Greta Mauro, inizierà alle 17:30, con ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Vittorio Sgarbi, direttore artistico del Festival, condurrà il pubblico attraverso uno straordinario itinerario filosofico tra essere e non essere, alternando monologhi e momenti di confronto con personaggi di spicco del panorama artistico nazionale e internazionale. A dividere la scena con lui per questo primo talk, ci saranno Marcello Veneziani, Gerard Depardieu, Ornella Muti e Domenico De Masi. La colonna sonora dell’evento, invece, sarà fornita dall’Orchestra di piazza Vittorio.

Per l’occasione interverranno il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il Sindaco di Ascea, Pietro D’Angiolillo.

“L’essere è, il non essere non è”

Non stupisce che il primo Festival dell’Essere campano si tenga prevalentemente in questi luoghi, cuore, un tempo, della Magna Grecia. È qui, infatti, che si può dire che si sia sviluppato il pensiero filosofico occidentale quando, ad Elea – che oggi conosciamo come Velia – tra il 550 e il 450 a.C. nacque e visse Parmenide, e si formarono Zenone, Senofane, Melisso.

Gli Eleati, in particolare Parmenide, definiscono la natura dell’uomo. Il nodo centrale della filosofia di Parmenide è proprio l’essere. Il filosofo deve percorrere la via della ragione, secondo la quale “l’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può in alcun modo essere“. Sulla base dei princìpi di identità e di non contraddizione, l’essere esiste, mentre il non essere non può né esistere né essere pensato.

Gli appuntamenti successivi

Dall’evocativa cornice di Velia-Ascea, si passerà a Paestum, dove domenica 6 ottobre, presso il Parco Archeologico – area risalente al periodo della Magna Grecia (VI-III sec. a.C.) – si terrà l’incontro “Integrati o disintegrati”.

Tutti gli dèi furono immortali” è, invece, il tema che animerà la discussione e lo spettacolo di domenica 20 ottobre, alla Certosa di San Lorenzo di Padula.

Il ciclo di incontri si concluderà martedì 29 ottobre a Salerno, patria della prima Scuola Medica moderna e, dunque, città di illustre tradizione scientifica, con il talk-spettacolo “Il male e il bene”.

Per maggiori informazioni e contatti, consultate il sito ufficiale.

È giallo sulla morte di Annamaria, ex miss Campania

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La morte di Annamaria Sorrentino rimane un caso irrisolto per le contraddizioni nelle dichiarazioni dei familiari.

Ha sconvolto tutti la morte improvvisa di Annamaria Sorrentino, 30 anni, ex miss Campania. La donna è caduta dal balcone mentre si trovava in vacanza con la famiglia a Parghelia, in Calabria. Inspiegabile la dinamica che ha condotto la giovane di Casoria alla morte. A distanza di un mese i genitori della donna non credono alla versione del suicidio e gettano dubbi sul marito di Annamaria, Paolo Foresta. La versione dell’uomo è risultata contraddittoria in quanto in un primo momento ha dichiarato di non aver toccato la moglie, per poi dire invece di aver tentato di fermarla prima che si buttasse giù. Durante una conversazione tra Paolo e l’amico Salvatore, resa pubblica dalla rivista «Giallo», l’uomo ha invece puntato il dito sull’amica Daniela. Prima della tragedia, Paolo e Salvatore avevano avuto un forte litigio. Alla base della colluttazione la gelosia di Paolo che accusava l’amico di essere l’amante di Annamaria. Questo motivo potrebbe aver spinto l’amica Daniela a far del male ad Annamaria. Le persone presenti in casa al momento della morte della donna hanno raccontato che, dopo un secondo litigio, la vittima si sarebbe gettata dal balcone facendo un volo di 12 metri. Durante la puntata di Chi l’ha visto del 25 settembre, Paolo ha dichiarato di non aver detto in quel messaggio che Daniela aveva spinto giù la moglie, ma di aver detto che la donna le aveva fatto del male.

Napoli: il comune vieta per tre giorni a settimana la circolazione dei veicoli inquinanti

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Maxi operazione contro i veicoli inquinanti: il Comune di Napoli ha imposto il divieto di accesso e circolazione dei veicoli privati destinati al trasporto di persone e merci sull’intero territorio cittadino per le giornate di lunedì, mercoledì e venerdì nella fascia oraria 9:00 – 12:30 e 14:30 – 16:30, nel periodo compreso tra il 1° ottobre 2019 e il 31 marzo 2020.

In deroga al divieto potranno circolare le auto alimentate a GPL o metano, i veicoli elettrici, gli autoveicoli euro 4 e successivi, oltre che particolari categorie di veicoli o condotte da particolari categorie di guidatori.

 

 

Dedicato a Nanni Loy lo spiazzale davanti l’Accademia di Belle Arti

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Sarà intitolato a Nanni Loy lo spiazzo davanti l’Accademia di Belle Arti.

La proposta, arrivata circa un anno fa dal promotore culturale Dario Scalabrini e dai docenti dell’Accademia, è stata accolta con entusiasmo dal comune di Napoli. L’inaugurazione della targa avverrà in occasione dell’anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, quando la sommossa partenopea riuscì a far scappare i nazisti dalla città tra il 27 e il 30 settembre. L’assessore comunale con delega alla toponomastica Alessandra Clemente afferma che la cerimonia “sarà il clou delle celebrazioni per le Quattro Giornate”.

Non è una casualità che la dedica a Nanni Loy avvenga proprio durante la ricorrenza per le Quattro Giornate.

Proprio sullo scalone d’ingresso dell’Accademia, infatti, il regista scomparso nel 1995 ha girato una delle scene più toccanti del film “Le Quattro Giornate di Napoli”. Si tratta della scena nella quale i nazisti giustiziano il marinaio Andrea Mansi, assassinato il 12 settembre 1943 sulle rampe della Federico II.

Entusiasta del riconoscimento a Loy anche suo figlio Tommaso che dovrebbe presenziare alla cerimonia d’inaugurazione prevista per lunedì 30 settembre alle ore 11:00.

Numerose sono le iniziative in vista per il 76esimo anniversario dalle Quattro Giornate.

Già stasera alle 20 il complesso monumentale di San Severo al Pendino (presso via Duomo) ospiterà “La Resistenza negata”, pièce in due atti di Fortunato Calvino.

Sabato 28 settembre, invece, nella Sala Assoli (vico lungo Teatro Nuovo) alle ore 18:00 Enzo Moscato terrà una lettura teatralizzata del suo testo “Luparella”, dura storia ambientata proprio nella Napoli occupata. A seguire ci sarà la presentazione di “Orgoglio 1943”, libro a cura degli storici Giulia Buffardi e Guido D’Agostino.

Domenica vi sarà la cerimonia della deposizione delle corone di alloro con il sindaco de Magistris dalle ore 10.15. Si partirà da Mausoleo di Posillipo, poi a piazza Bovio alla lapide all’ingresso della Camera di commercio e, infine, a piazza Carità sotto la stele per Salvo d’Acquisto.

Lunedì alle 20 al teatro Mercadante ci sarà, invece, la proiezione in anteprima della pellicola di Arnaldo Delehaye “Bruciate Napoli”.

Venerdì 4 e domenica 5 chiuderà, nello spazio comunale “Piazza Forcella” alle 21, il testo teatrale “Frat’ ‘e sanghe”, scritto e diretto da Gianni Meola.

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