martedì, Agosto 19, 2025
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Scommesse clandestine per conto del clan dei Casalesi: flusso di giocate scollegate dalla rete di Adm

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SCOMMESSE CLANDESTINE CASALESI
SCOMMESSE CLANDESTINE CASALESI

Sgominata in Campania un’organizzazione che si occupava della raccolta abusiva delle scommesse per conto del clan dei Casalesi.

È questo l’esito di un’operazione condotta questa mattina dai militari del nucleo di polizia economico-finanziario di Napoli, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia partenopea.

Sono nove le persone arrestate dalla guardia di finanza, indagate per associazione per delinquere, esercizio abusivo di attività di giochi e scommesse e trasferimento fraudolento di valori, tutti delitti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa. Per sei soggetti è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per due gli arresti domiciliari e per un altro il divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta.

I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella procura di Napoli. Nel territorio dell’agro aversano, in provincia di Caserta, erano stati installati apparecchi da gioco, come videopoker e slot machine, non connessi alla rete informativa dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, e venivano organizzate scommesse clandestine su piattaforme telematiche non autorizzate dall’Adm.

A capo dell’organizzazione un elemento di vertice della fazione Russo Schiavone del clan dei Casalesi, che avrebbe curato per anni la riscossione di varie entrate di denaro, comprese somme oggetto di estorsione, il versamento delle stesse nella cassa comune, la distribuzione degli stipendi agli affiliati e il mantenimento dei rapporti con imprenditori e politici vittime del clan o collusi.

L’uomo, già condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa, era rientrato alla fine del 2021 a Casal di Principe, dopo essere stato sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata in un comune laziale, riannodando i rapporti con il clan di appartenenza, ricominciando a frequentare uomini legati alla camorra, o comunque pregiudicati, e riattivando così una cellula criminale dell’organizzazione, specializzata nelle scommesse clandestine.

Il sodalizio ha, quindi, progressivamente ampliato la rete di bar e di altri esercizi commerciali dove poter installare apparecchi e congegni da intrattenimento scollegati dalla rete telematica di Adm, anche avvalendosi di prestanome. Inoltre, ha esercitato la raccolta abusiva delle scommesse clandestine nell’interesse del clan, utilizzando siti internet dedicati e conti di gioco per gli scommettitori, anche attraverso agenzie autorizzate, ai cui titolari veniva riconosciuta una percentuale sulle scommesse non autorizzate gestite in modo parallelo.

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Gaia muore a 48 ore dalla nascita nel casertano: due ospedali sotto esame, la Procura indaga

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Sgomento a Teano, nel casertano per la morte della piccola Gaia, deceduta a soli due giorni dalla nascita in circostanze ancora da chiarire.

La vicenda, che coinvolge una giovane coppia residente a Teano, ha suscitato profonda commozione e sollevato numerosi interrogativi. Dopo un parto prematuro avvenuto all’ospedale “Ave Gratia Plena” di Piedimonte Matese, la piccola Gaia è stata trasferita all’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, dove il suo cuore ha smesso di battere poche ore dopo.

Secondo le prime informazioni, la neonata era nata alla trentaduesima settimana di gestazione e, a causa di problemi respiratori, era stata collocata in incubatrice. Le sue condizioni sembravano stabili fino alla mattina della domenica successiva, quando è stato disposto il trasferimento in un centro dotato di Rianimazione neonatale. Il decesso è avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno.

Secondo quanto ricostruito, la madre era giunta nella serata di venerdì presso l’ospedale “Ave Gratia Plena” di Piedimonte Matese, al termine di una gravidanza definita tranquilla. Il parto, avvenuto dopo diverse ore di travaglio, si è concluso con la nascita prematura della piccola, alla trentaduesima settimana di gestazione. Poco dopo il parto, la neonata è stata trasferita in incubatrice a causa di difficoltà respiratorie legate alla prematurità. Secondo quanto riportato dal personale sanitario, sarebbe stato necessario intervenire con una defibrillazione, pratica ritenuta di prassi in situazioni simili.

Nelle ore successive, le condizioni della neonata sono state monitorate con regolarità, e fino alla mattina di domenica non sarebbero emersi segnali di allarme particolari. La madre, ancora ricoverata, avrebbe fatto più volte visita alla bambina. Tuttavia, nella stessa giornata, si è reso necessario il trasferimento urgente della neonata all’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, dove è presente un reparto di Rianimazione neonatale, non disponibile nella struttura di Piedimonte Matese.

Nel pomeriggio, la notizia del decesso della piccola è stata comunicata telefonicamente al padre. Un dolore immenso si è subito accompagnato a dubbi crescenti, che hanno spinto la famiglia a sporgere denuncia presso i carabinieri della stazione di Teano.

Il legale della famiglia, l’avvocato Gabriele Gallo, ha espresso la volontà di ottenere chiarezza dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. «Ci aspettiamo un riscontro rapido e preciso – ha dichiarato – anche alla luce di alcune perplessità legate alle condizioni in cui è stato ritrovato il corpicino della neonata, tra cui la presenza di segni non meglio specificati e un pannolino insolitamente grande».

La Procura ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche dei due ospedali coinvolti e del corpicino della neonata, attualmente affidato al reparto di Medicina legale dell’ospedale di Caserta. Nelle prossime ore, il magistrato di turno conferirà l’incarico per l’esame autoptico, considerato determinante per chiarire le cause del decesso.

L’obiettivo delle indagini è restituire una verità, per quanto dolorosa, che possa offrire alla famiglia un minimo di pace e, nel contempo, contribuire a prevenire eventuali futuri episodi analoghi.

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‘Senza sangue non si cura’, l’appello dei primari del Cardarelli: Servono almeno 150 donazioni al giorno per garantire assistenza

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“Senza sangue non si cura”. E’ il titolo della campagna social dell’ospedale Cardarelli di NAPOLI, che in piena estate lancia un appello alla cittadinanza con i suoi primari: prima di partire per le vacanze venite a donare.

All’ospedale servono ogni giorno almeno 150 donazioni di sangue per assicurare le normali attività assistenziali, sia nell’area dell’emergenza-urgenza che in quella chirurgica degli interventi programmati.

Al momento la carenza riguarda soprattutto 0 negativo e 0 positivo ma servono donatori per tutti i gruppi.

“Senza sangue, non possiamo lavorare”, dicono i direttori delle Unità operative complesse di Rianimazione, Medicina interna, Radiologia interventistica, Chirurgia, Oncologia, Neurochirurgia, Trauma center, Ematologia, Pneumologia, Neonatologia, Ortopedia e di tutte le altre specialità.

“Senza sangue, non possiamo curare. Non ti possiamo salvare”, aggiungono. Con una sola donazione, infatti, è possibile salvare fino a tre vite. E l’estate è il momento più difficile.

“In tanti partono, in pochi donano. Ma i pazienti restano. Gli interventi continuano ed il fabbisogno di sangue aumenta”, dice Antonio d’Amore, direttore generale del Cardarelli.

“La necessità di avere donatori testimonia una volta in più – aggiunge – come la salute di tutti dipenda dal senso di responsabilità di ciascuno di noi. Ognuno può fare la propria parte per aiutare il prossimo. Il sangue non si compra né si fabbrica, si dona. E’ un dono che fa bene a se stessi e a chi è meno fortunato di noi”.

Inoltre, donare conviene: per ogni volontario è previsto un check-up del sangue gratuito del valore di circa 200 euro. E’ possibile donare due volte all’anno, il Cardarelli garantisce il parcheggio gratuito ai donatori e un kit con borsa, braccialetto e maglietta con il logo dell’ospedale. Tutti coloro che donano e che sono lavoratori dipendenti hanno inoltre diritto ad un giorno di riposo. Il Centro Donazione Sangue del Cardarelli è ubicato al piano terra del padiglione E ed è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 8.00 alle ore 12.00.

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Napoli, in piazza a cinque anni dalla morte di Paciolla, presente anche il Comune: “Ora la verità, non è stato un suicidio”

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“Non ci fermeremo, sapevamo già dall’inizio che era un percorso complesso e arduo perché ci sono dei poteri fortissimi alle spalle della morte di Mario, ma non intendiamo fermarci. Andremo avanti portando nuovi elementi per richiedere l’apertura dell’inchiesta dopo l’archiviazione in Italia oppure possiamo rivolgerci anche alla Corte internazionale d’Europa”.

Così la madre di Mario Paciolla, Anna Motta, commenta l’archiviazione da parte del tribunale di Roma dell’inchiesta sulla morte del giovane napoletano che perse la vita cinque anni fa in Colombia, dove lavorava per l’Onu. Paciolla morì il 15 luglio del 2020 e oggi i genitori hanno partecipato alla manifestazione promossa a NAPOLI, con raduno in piazza Municipio, e alla quale hanno preso parte il Comune di NAPOLI, con la vicesindaca Laura Lieto, il Pd con il parlamentare Marco Sarracino, Cgil, Libera, Polis, e anche l’ex sindaco di NAPOLI Luigi de Magistris con Don Ciotti. Una NAPOLI che ha espresso grande unità per conoscere la verità sulla morte del giovane che è stato archiviata come suicidio.

I genitori hanno espresso anche il dolore per la mancanza di dialogo con il Governo: “In questi cinque anni – spiega il padre Pino Paciolla – NAPOLI è stata molto vicina a Mario, ma poi si fa fatica a uscire dalla nostra città.

Le tv nazionali del caso di Mario Paciolla non ne hanno mai parlato, tranne che in queste occasioni in cui per 30 secondi mandano la notizia e finisce lì. Questo non ha fatto altro che affossare ancora di più quella che è la vicenda di Mario, che dovrebbe essere all’attenzione di tutti, perché narra di un giovane che viaggia in Colombia per aiutare gli altri”.

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Colpisce con uno schiaffo la sua ex, poi cerca di investirla sullo scooter travolgendo anche le sue amiche: arrestato 20enne di Acerra

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Un 20enne e’ stato arrestato dai carabinieri ad Acerra, in provincia di Napoli, con l’accusa di atti persecutori, maltrattamenti, lesioni personali e percosse ai danni dell’ex fidanzata di 19 anni. L’episodio piu’ grave risale a pochi giorni fa, quando il giovane avrebbe tentato di investirla con uno scooter dopo averla aggredita verbalmente e fisicamente.

Secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, la vittima – seduta su una panchina con tre amiche nei pressi della casa comunale di via Palatucci – sarebbe stata raggiunta dall’ex compagno, che l’avrebbe insultata e colpita con uno schiaffo.

La giovane e’ fuggita verso un’auto vicina, ma il 20enne l’avrebbe inseguita in sella al suo scooter, finendo per travolgere lei e le sue amiche. Tutte e quattro sono finite in ospedale con lesioni non gravi.

La relazione tra i due era durata circa nove mesi ed era terminata cinque mesi fa. La giovane ha raccontato ai carabinieri di aver subito in quel periodo diverse aggressioni fisiche, tra cui morsi e percosse, mai denunciate.

Dopo la rottura, il ragazzo avrebbe continuato a molestarla: appostamenti sotto casa, danneggiamenti all’auto, minacce e un episodio in cui le ha sputato in faccia. L’indomani dell’ultima aggressione, la 19enne ha denunciato tutto. Le indagini hanno portato all’arresto del 20enne, incensurato e operaio: il giovane si trova adesso ristretto nella casa circondariale di Poggioreale.

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Napoli, operazione contro scommesse illecite attraverso piattaforme non autorizzate: nove misure cautelari

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NAPOLI, 16 luglio 2025 – Duro colpo alla criminalità organizzata nel capoluogo campano. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone, ritenute coinvolte in un vasto sistema di scommesse illecite.

L’operazione è stata condotta su disposizione del GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, esercizio abusivo di attività di giochi e scommesse, e trasferimento fraudolento di valori. Le accuse risultano aggravate dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi, una delle organizzazioni camorristiche più potenti e radicate nel territorio campano.

Le indagini hanno permesso di ricostruire una rete criminale ben strutturata, dedita alla gestione illegale di scommesse sportive, attraverso piattaforme non autorizzate e con l’impiego di prestanome, al fine di eludere i controlli e schermare i reali beneficiari dei proventi illeciti.

L’operazione odierna rappresenta un ulteriore passo nella lotta dello Stato contro la penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale del territorio. La Guardia di Finanza continua a monitorare con attenzione il settore dei giochi e delle scommesse, spesso utilizzato dalla camorra per il riciclaggio di denaro e il finanziamento delle attività illecite.

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Su Rai5 ‘Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola’

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'Il Re di Napoli' Mario Merola
'Il Re di Napoli' Mario Merola

La storia del ‘Re di Napoli’ Mario Merola attraverso le testimonianze, gli archivi e le narrazioni di chi gli era più vicino e di chi lo ricorda. La racconta il doc ‘Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola’, di Massimo Ferrari, scritto dallo stesso regista con Luciano Stella, in onda giovedì 17 luglio alle 21.15 su Rai 5.

Liberamente ispirato all’opera letteraria “Napoli solo andata… Il mio lungo viaggio” di Mario Merola con Geo Nocchetti, il documentario è prodotto da Big Sur in collaborazione con Rai Documentari in collaborazione con Mad Entertainment. Icona di un genere tradizionale reso popolare grazie ai numerosi film interpretati negli anni ’70 e ’80, Mario Merola è un figlio del popolo che, grazie al suo talento e la sua peculiare personalità, è diventato simbolo della città di Napoli portando la canzone e la cultura napoletana in tutto il mondo.

«Mario Merola è stato un grande artista e un grande personaggio, tale che per raccontarlo bisogna innanzitutto entrare nel suo mondo, in ciò che ha rappresentato e rappresenta per un intero popolo, che ha il suo cuore a Napoli ma che è disseminato in molte parti del mondo, dagli Stati Uniti all’Australia – spiega il regista Massimo Ferrari. – È il re della sceneggiata, colui che ha fatto rinascere un genere nato nei primi anni del Novecento e lo ha portato a vette di popolarità impensabili. Il cuore del documentario viaggia tra archivi ed interviste, racconti memorabili e video inediti, insieme alle riprese dei luoghi della città di Napoli che più possono raccontarci la biografia di Merola e dunque la sua formazione: il porto, la zona delle “Case Nuove”, Piazza Mercato, la casa di Portici, la sua famosa cucina in cui ancora figli e nipoti preparano “gli spaghetti alla Merola”».

Il doc è arricchito dagli interventi, tra gli altri, di Gigi D’Alessio, Nino D’Angelo, Marisa Laurito, Maurizio De Giovanni e dei figli Francesco, Roberto, Loredana Merola.

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Cerimonia di Giuramento degli Agenti di Polizia Locale ad Afragola

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AFRAGOLA NUOVI AGENTI POLIZIA LOCALE
AFRAGOLA NUOVI AGENTI POLIZIA LOCALE

Nel prestigioso Salone Moriani, situato nella Casa Comunale di Afragola, si è svolta la cerimonia solenne di giuramento degli Agenti di Polizia Locale neoassunti. L’evento ha visto la partecipazione del Sindaco, Prof. Antonio Pannone, dell’Assessore alla Polizia Locale, Avv. Perla Fontanella, del Presidente del Consiglio Comunale, Geom. Biagio Castaldo, del Segretario Generale, Dott.ssa. Elisabetta Ferrara, e del Dirigente Comandante, Colonnello Antonio Piricelli, incaricato di impartire gli ordini.

In una sala gremita di cittadini e familiari, hanno presenziato numerose autorità civili, militari e religiose: sindaci, assessori e presidenti del consiglio di vari comuni, il Segretario Nazionale CGIL FPL Dott. Antonio Santomassimo, la Segretaria Regionale CISL FPL Dott.ssa. Maria Uccello, il Parroco della Basilica di Sant’Antonio Frate Salvatore Vilardi, esponenti del Commissariato di Polizia di Stato, della Stazione dei Carabinieri, del Gruppo Guardia di Finanza di Frattamaggiore, dei Vigili del Fuoco, dirigenti scolastici, e rappresentanti di associazioni e organizzazioni come la SIAE, la Protezione Civile, l’International Police Association e le Guardie Particolari Giurate.

La cerimonia si è aperta con un minuto di silenzio in memoria della piccola Martina e si è conclusa con il giuramento degli Agenti, preceduto dalla lettura dell’impegno solenne. L’evento ha evidenziato il profondo senso di responsabilità e dedizione degli agenti nei confronti della comunità.

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Chiusura Aeroporto Capodichino: “Novembre 2026 scelta condivisa con le compagnie aeree”

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CHIUSURA AEROPORTO CAPODICHINO
CHIUSURA AEROPORTO CAPODICHINO

L’intervento previsto sulla pista di volo e sui raccordi dell’aeroporto di Napoli-Capodichino è incluso nel Piano Quadriennale 2023-2026 ed è parte integrante del Contratto di Programma Enac-Gesac, approvato con decreto interministeriale Mit-Mef n. 217 del 14 agosto 2024. L’obiettivo è garantire standard di sicurezza operativa pienamente conformi alle normative internazionali.

Dopo un confronto tra Enac, Enav, il gestore aeroportuale e le compagnie aeree, è stato concordato di programmare i lavori per novembre 2026, mese in cui si registra un minor traffico passeggeri. Questa scelta permette di ridurre i giorni di chiusura rispetto ai 30 inizialmente previsti e di contenere al minimo i disagi, assicurando nel contempo la continuità dei servizi essenziali. Per una gestione efficace dell’intervento sarà attivato un tavolo tecnico permanente tra Enac, Enav, Gesac e gli operatori del settore per assicurare un’attuazione coordinata ed efficiente dell’intervento“.

Lo ha detto il Sottosegretario di Stato al Mit, Tullio Ferrante, rispondendo ad una interrogazione in Commissione Trasporti alla Camera.

Per una gestione efficace dell’intervento sarà attivato un tavolo tecnico permanente tra Enac, Enav, Gesac e gli operatori del settore per assicurare un’attuazione coordinata ed efficiente dell’intervento“.

In relazione allo scalo di Grazzanise, si ricorda – ha aggiunto – che il decreto del Ministero della Difesa del 19 marzo 2025 ne ha previsto l’utilizzo anche per finalità civili, senza venir meno alla sua funzione militare. Il suo possibile inserimento nel Piano Nazionale degli Aeroporti è attualmente all’esame del Mit. Sulla base dei dati di traffico registrati, sarà possibile effettuare una valutazione attenta e ponderata sull’utilizzo duale dello scalo, in coerenza con le esigenze strategiche del Paese e – ha concluso Ferrante – con una visione integrata del sistema aeroportuale nazionale“.

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Omicidio Mario Cerciello Rega, carabiniere di Somma Vesuviana ucciso a Roma: appello ter, ridotta pena a 10 anni e 11 mesi

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Gabriel Natale Hjorth è stato condannato a 10 anni, 11 mesi e 25 giorni per concorso nell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega.

La Corte d’Appello di Roma ha rimodulato la pena, accogliendo le indicazioni tracciate dalla Cassazione, che aveva annullato con rinvio la precedente condanna, ritenendo eccessivo l’ergastolo.

La difesa del giovane americano, all’epoca appena diciottenne, aveva presentato ricorso, ottenendo una rivalutazione del ruolo svolto da Hjorth la tragica notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 a Roma, nel quartiere Prati, quando Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder, all’epoca di 18 e 19 anni, uccisero il sottoufficiale dei carabinieri.

I due erano in cerca di cocaina e la comprano da Italo Pompei, ma al posto della droga ricevettero una pasticca di tachipirina. Per vendetta rubarono lo zaino di Sergio Brugiatelli, amico del pusher, morto nel 2021, e proposero un ‘cavallo di ritorno’ (lo zaino in cambio di cocaina).

L’incontro venne fissato per l’alba, in via Pietro Cossa. Ma ad attenderli, invece di Brugiatelli, c’erano due carabinieri in borghese, Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale.

La dinamica dell’aggressione fu rapidissima. Finnegan Lee Elder, armato di un coltello di 18 centimetri, colpì Cerciello con 11 fendenti in meno di mezzo minuto. Varriale, disarmato, affrontò Hjorth. “It’s enough!”, gridò Natale prima della fuga.

I due vennero arrestati poco dopo, in una stanza d’albergo. Nel processo di primo grado erano stati entrambi condannati all’ergastolo. Le sentenze d’Appello e poi la Cassazione avevano già ridotto la pena di Elder a 15 anni e 2 mesi. Ora, con l’ultima pronuncia della Corte d’Appello, anche Hjorth ha visto ridursi la condanna.

Omicidio Cerciello Rega: legale famiglia, soddisfazione morale minima per sentenza appello ter

La sentenza d’appello ter del processo per l’omicidio di Mario Cerciello Rega “e’ una soddisfazione morale minima, tenendo conto che siamo partiti dall’ergastolo e se la stanno cavando tutto sommato a buon mercato”. Lo ha detto il professore Franco Coppi, legale di parte civile della famiglia di Mario Cerciello Rega, dopo la sentenza di appello ter del processo per l’omicidio del vicebrigadiere, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio del 2019 nel quartiere Prati della Capitale. “La sentenza ha confermato la sussistenza delle circostanze aggravanti, sulla pena sapevamo che c’era un errore di calcolo che e’ stato corretto e che ha portato a una diminuzione di pochi mesi”, ha concluso.

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