giovedì, Maggio 8, 2025
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“Oggi è festa, volevo bere qualcosa”, evade dai domiciliari per andare a bere al bar nel napoletano: scoperto dai Carabinieri

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Evade dagli arresti domiciliari per bere una bibita al bar. I carabinieri riconoscono la sua bici e per un 60enne di Cimitile scattano le manette. E dire che nel primo controllo dei carabinieri era tutto risultato regolare.

I carabinieri della sezione radiomobile di Nola lo avevano trovato a casa, di sera. Dopo un’ora circa, gli stessi militari hanno però notato la bicicletta del 60enne all’esterno di un bar di Cimitile. Dentro c’era l’uomo al bancone che stava sorseggiando una bevanda alcolica.

“E’ festa, volevo solo bere qualcosa”, la sua spiegazione ai militari. L’uomo è stato sottoposto di nuovo ai domiciliari, è ora in attesa di giudizio.

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Incidente con lo scooter contro un’auto in Costiera Amalfitana, morto 30enne

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Ieri sera un 30enne di Meta di Sorrento, in provincia di Napoli, ha perso la vita in un incidente stradale. Era in sella al suo scooter quando è finito contro un’auto, lungo la strada SS163 Meta-Amalfi.

Il passeggero del motociclo è rimasto lievemente ferito ed è stato portato in ospedale per accertamenti. Indagini dei Carabinieri della compagnia di Sorrento per ricostruire la dinamica.

Salma a disposizione dell’Autorità giudiziaria per l’esame autoptico.

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Napoli celebra Alessandro Scarlatti nel 300/o della morte

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NAPOLI ALESSANDRO SCARLATTI
NAPOLI ALESSANDRO SCARLATTI

Si intitola ‘300 Alessandro Scarlatti il progetto speciale che, tra il 29 aprile e il 24 ottobre, celebra a Napoli, nel 300/o della morte, il grande musicista attivo tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento.

Concerti, incontri e una mostra nel programma della manifestazione realizzata dall’Associazione Alessandro Scarlatti con il sostegno del ministero della Cultura e del Comune che la inserisce negli eventi di ‘Napoli 2500’.

‘Alessandro Scarlatti – sottolinea Laura Valente, direttrice artistica di ‘Napoli 2500′ – occupa un posto straordinario nella storia della musica. Era giusto celebrare il suo genio con una rete di partnership prestigiose, incrociando le due ricorrenze’.

Un progetto speciale dell’Associazione Scarlatti, presieduta da Oreste de Divitiis, che rende omaggio alla figura del suo nume tutelare “attraverso un ciclo di concerti – evidenzia il direttore artistico Tommaso Rossi – che accolgono interpreti di fama internazionale, specialisti riconosciuti nel repertorio musicale barocco eseguito con strumenti antichi e prassi storicamente informate”.

Con il sostegno della Regione Campania e in collaborazione con Fondazione Emiddio Mele, Fondazione Banco di Napoli e Gruppo Caronte, la manifestazione comincia martedì 29 aprile (alle 18) nel Conservatorio San Pietro a Majella con ‘La Gloria di Primavera’ (del 1716) eseguita dall’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori italiani diretta da Ignazio Schifani. Il 6 maggio nella Chiesa dei SS. Marcellino e Festo la giornata di studio dedicata al compositore inizia (alle 11) con la presentazione del volume di Luca Della Libera ‘The Roman Sacred Music of Alessandro Scarlatti’, e continua (alle 17.30) con l’esecuzione de “I concerti sacri di Alessandro Scarlatti” ad opera dello ScarlattiLab diretto da Antonio Florio.

In programma anche ‘Il popolano ostinato’ concerto ideato da Alessandro de Carolis (13 maggio), e ‘Il violoncello di Partenope’ (22 maggio) con Adriano Fazio ed Elisabetta Guglielmin. A ottobre gli ultimi due concerti, con l’ensemble polacco Il Giardino di Delizie (19 ottobre) e la Cappella Neapolitana diretta da Antonio Florio (24 ottobre) e l’inaugurazione a Palazzo Ricca di una mostra documentaria dei reperti manoscritti di Alessandro Scarlatti.

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80° Anniversario della Liberazione, alla Reggia di Caserta il ricordo della firma della resa

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Anniversario della Liberazione Reggia di Caserta
Anniversario della Liberazione Reggia di Caserta

Il 29 aprile, in occasione dell’80° Anniversario della Liberazione, la Reggia di Caserta, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, il Comune di Caserta e l’Archivio di Stato di Caserta, celebra il ricordo della firma della Resa di Caserta del 1945.

L’iniziativa di condivisione e collaborazione tra importanti istituzioni del territorio invita a rileggere una tappa storica del nostro Paese e a mantenere viva la sua memoria anche in relazione al ruolo avuto dal complesso monumentale, oggi sito Unesco riconosciuto attrattore culturale destinato dalla legge del 2014 all’esclusiva funzione museale, educativa e culturale. Il 27 aprile apre le celebrazioni “La Resa.

Performance di danza e narrazione”, a cura del Comune di Caserta, in collaborazione con ARB Dance Company, che ha luogo al Vestibolo superiore dalle ore 17.00 alle 19.00. Il 29 aprile alle ore 12.30 inaugura la mostra, presso l’Archivio di Stato di Caserta, “La Reggia liberata. L’occupazione militare alleata, la resa tedesca, la restituzione all’Italia. 1943-1947”, a cura di Fortunata Manzi e Giuseppe Angelone, aperta al pubblico fino al 2 settembre 2025.

Dalle ore 9 alle 12.30, in Sala Romanelli, ha luogo il convegno “La resa tedesca in Italia ottant’anni dopo: 29 aprile 1945 – 29 aprile 2025”. Intervengono Francesco Eriberto d’Ippolito, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, Fortunata Manzi, Direttrice dell’Archivio di Stato di Caserta, Tiziana Maffei, Direttrice della Reggia di Caserta. Coordina e modera Simonetta Conti, Società italiana di storia militare.

Intervengono come relatori: Giovanni Cerchia, dell’Università degli Studi del Molise, Matteo Luigi Napolitano, dell’Università degli Studi del Molise, Paolo De Marco, dell’Istituto campano per la Storia della Resistenza e dell’età, Francesca Canale Cama, dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Comunicazioni di Felicio Corvese, dell’Istituto campano per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea “Vera Lombardi”, Fortunata Manzi, dell’Archivio di Stato di Caserta, Fosca Pizzaroni, dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Luca Gianfrancesco, di Mediacontents, Tommaso Tartaglione, del Centro Studi della Provincia di Caserta.

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La morte del Papa non ferma il pellegrinaggio per la Madonna dell’Arco, è polemica

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Pellegrinaggio Madonna dell'Arco Morte Papa Francesco
Pellegrinaggio Madonna dell'Arco Morte Papa Francesco

La morte di Papa Francesco ha fermato il Campionato di Serie A, B e di tutte le leghe professionistiche ma non il pellegrinaggio al Santuario della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli.

La 574esima edizione del pellegrinaggio nel Lunedì in Albis non è stata sospesa per la morte di Papa Francesco. Alle ore 12 il pellegrinaggio è stato fermato per un minuto di silenzio per poi riprendere fino al termine, ha fatto sapere l’organizzazione attraverso i canali social.

Il pellegrinaggio, molto sentito a Napoli e in provincia, muove centinaia di migliaia di persone. In tanti si sono indignati sui social commentando in modo apertamente negativo la scelta di non fermare l’evento. Già in mattinata molte persone si erano lamentate sui social per bande musicali e fuochi d’artificio in vari comuni del napoletano, quando la notizia della morte di Papa Francesco era già ampiamente diffusa. Va anche detto che in alcuni comuni invece è accaduto il contrario, ovvero che tutte le manifestazioni sono state interrotte.

Le manifestazioni religiose dei fujenti da diversi anni sono al centro delle critiche e sotto la lente di Magistratura e Forze dell’Ordine per conclamate infiltrazioni della criminalità. L’ultimo episodio, in ordine cronologico, è stata una sparatoria durante una processione nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, a Napoli. Inoltre in alcuni comuni della provincia queste manifestazioni sono state vietate previa un’attenta analisi da parte delle Autorità ed eventuale autorizzazione.

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Il ricordo di Papa Francesco dell’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia

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ARCIVESCOVO BATTAGLIA E PAPA FRANCESCO
ARCIVESCOVO BATTAGLIA E PAPA FRANCESCO

Ci hai parlato con il cuore, Francesco. Con il cuore e con la vita. Con quella voce che sapeva di Vangelo e di strada, di cielo e di polvere, di speranza ostinata e misericordia senza misura. Grazie! Grazie perché ci hai insegnato che la Chiesa non è una fortezza, ma un ospedale da campo. Grazie perché ci hai mostrato che l’autorità è servizio, che la fede è scommettere tutto sul Vangelo, che la tenerezza e la cura sono rivoluzioni necessarie, che la Pace va difesa a tutti i costi, oggi più che mai“.

È il ricordo del Papa diffuso dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Mimmo Battaglia.

Grazie perché hai rimesso al centro i volti, non i numeri. Le storie, non le statistiche. Grazie perché hai seminato il sogno di Dio nei nostri cuori, annunciandoci la gioia del Vangelo, invitandoci a fidarci del Signore Gesù, nostro compagno, amico, fratello. Grazie per quella sera che non dimenticheremo, in cui, nel silenzio irreale di una piazza San Pietro vuota e piovosa, camminavi da solo verso la Croce: in quel gesto, in quel passo lento e carico delle ansie di tutti, ci hai mostrato come siamo indissolubilmente legati gli uni agli altri e all’intero creato, in un vincolo di solidarietà che è necessario accogliere e custodire! Grazie perché ci hai ricordato che i dolori del mondo non si fuggono ma si portano insieme e che la speranza nasce proprio lì, dove la notte sembra regnare per poi essere sorpresa dall’alba di Pasqua, la cui luce è la sorgente inesauribile della nostra fede. Grazie perché hai guidato la barca di Pietro nei mari agitati del mondo, senza paura, spesso controcorrente, con il coraggio mite dei profeti. Grazie perché sei stato davvero un pastore dall’odore delle pecore, immergendoti nell’abbraccio del popolo di Dio, fino a ieri, fino alla fine“, sottolinea Battaglia.

E noi, da Napoli, ti diciamo un grazie speciale. Perché ci hai voluto bene. Perché sei venuto a visitarci come un padre e un amico – scrive ancora Battaglia – dando vigore alla speranza della nostra gente e alla fede della nostra Chiesa. Perché hai benedetto le nostre strade, hai accarezzato le nostre ferite, hai indicato sentieri di giustizia e solidarietà, di prossimità e fraternità per tutte le terre del Mediterraneo! Ora che sei nella casa del Padre – mentre ci manca già il tuo sorriso disarmato e la tua voce paterna e affettuosa – ti affidiamo al Risorto, che tu hai amato e servito con ogni fibra dell’anima. E ti chiediamo, con quella confidenza che solo l’amore conosce: restaci vicino ancora. Benedici il cammino della Chiesa universale, benedici la nostra Chiesa di Napoli, prega per noi, per i tuoi poveri, per i cercatori di senso e di significato, per chi non smette di credere che la forza del Vangelo può cambiare il mondo e che la pace può ancora fiorire!“.

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Dopo la morte del Papa ci saranno i funerali e poi il conclave

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MORTE PAPA FRANCESCO
MORTE PAPA FRANCESCO

La morte del Santo Padre è un momento sicuramente molto doloroso per tutti coloro che professano la fede cattolica ma è anche un tempo scandito e organizzato in tappe messe nero su bianco sui documenti vaticani.

Si tratta della nuova edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, l’ordine delle esequie per i Sommi Pontefici, curata dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche.

I funerali papali si articolano in tre fasi principali, chiamate “stazioni”: la constatazione della morte, l’esposizione del corpo e la sepoltura. Nel caso di Papa Francesco la prima stazione si terrà questa sera. L’esposizione della salma sarà parziale, per stessa volontà di Bergoglio il corpo sarà esposto già nella bara a differenza dei predecessori. Infine la sepoltura non avverrà nella Basilica di San Pietro ma nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sempre per sua espressa volontà.

Entro massimo 15 giorni dall’inizio della “Sede Vacante” si convoca il Conclave, durante il quale viene eletto il nuovo Pontefice da parte dei Cardinali elettori.

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Tragedia ad Avellino: malore durante gita di Pasqua, morta 74enne di Pozzuoli

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Tragedia di Pasqua in un agriturismo in provincia di Avellino. Una donna di 74 anni di Pozzuoli (Napoli), in gita insieme ai familiari, è stata stroncata da un malore improvviso poco prima dell’ora di pranzo. Inutili i tentativi di rianimarla.

Sul posto, in località Scampata, i carabinieri di Ariano Irpino e i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso. La salma, su disposizione della Procura di Benevento, è stata trasferita nel capoluogo sannita all’ospedale “San Pio”.

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È morto Papa Francesco

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È il PAPA “venuto dalla fine del mondo”. Il 266esimo, simbolo e carne di un altro mondo possibile, coscienza critica e speranza in un tempo di guerre, disuguaglianze e incoscienza nei confronti del prossimo e della “casa comune”.

Una vita, quella di Jorge Mario Bergoglio, eletto sommo pontefice il 13 marzo 2013, scomparso oggi all’età di 88 anni, straordinaria e allo stesso tempo comune. Comune: così ha sempre pensato se stessa. “Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi” si legge in una biografia di Bergoglio pubblicata dalla Santa Sede. “Suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli”. E c’è un’altra persona speciale. Si chiama Rosa Margherita Vassallo.

“Ho ricevuto il mio primo annuncio cristiano da una donna” ricorda Francesco pochi giorni dopo essere stato eletto PAPA: “Mia nonna”. Rosa Margherita Vassallo è originaria della provincia di Savona, in Liguria. Ancora giovane si trasferisce però nelle Langhe, una regione dove allora si vive dell’essenziale, non di tartufi né di vini pregiati. Ed è qui che, è sempre Bergoglio a ricordare, Rosa impara che “c’è sempre un pezzo di pane da donare a chi sta peggio”.

Tra il Piemonte e Roma c’è l’America. Il Sud America: la “fine del mondo”, l’emisfero agli antipodi della Curia romana, dei trafficanti di armi e dei super-ricchi, il mondo guardato alla rovescia da Bergoglio. “È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus” si legge ancora nella biografia.

“La mia gente è povera e io sono uno di loro” pare abbia detto una volta Bergoglio per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti raccomanda misericordia, coraggio e porte aperte. Mettendoli in guardia dalla cosa peggiore che può accadere nella Chiesa: quella che de Lubac chiama “mondanità spirituale”, che vuol dire “mettere al centro se stessi”. È l’esatto contrario di ciò che Bergoglio ritiene parte imprescindibile della vita cristiana: l’impegno per la giustizia sociale.

Ed è proprio in uno spazio pubblico e sociale, nonostante il carattere riservato, che Bergoglio si fa conoscere e diventa un punto di riferimento. È il 2001: in Argentina tempo di crisi economica, di ricchezze volatilizzate e nuove emergenze.

È anche l’anno nel quale PAPA Giovanni Paolo II lo crea cardinale: lui, un diplomato tecnico chimico entrato poi nel seminario diocesano e nel noviziato della Compagnia di Gesù. Il percorso ecclesiastico, con gli studi umanistici e la laurea in filosofia, in Cile e ancora in Argentina, è continuato fino al ruolo di provinciale, a quello di collaboratore del cardinale Antonio Quarracino, a Buenos Aires, e poi di arcivescovo.

In America Latina la figura di Bergoglio diventa sempre più popolare. Come arcivescovo, invita religiosi e laici a lavorare insieme, fissando come una delle priorità l’assistenza ai poveri e ai malati. Partecipa poi al conclave del 2005, quello di Ratzinger, Benedetto XVI, “il pastore tedesco”, secondo un titolo di giornale irriverente. Sarà anche il pontificato segnato del discorso di Ratisbona, con il richiamo all’identità dell’Occidente e la reazione delle piazze islamiche per il riferimento ai dialoghi sulla jihad dell’imperatore bizantino Manuele II paleologo: ci furono proteste, vittime e violenze, dall’Africa al Medio Oriente all’Asia.

Cambia tutto, Bergoglio, a cominciare dal nome: Francesco, come mai nessun PAPA prima di lui. E c’è il suo carattere, con i gesti, l’immediatezza, l’empatia, naturale capacità comunicativa. Ne parliamo con padre Daniele Moschetti, missionario comboniano per tanti anni in Africa. Uno che l’ha conosciuto. È del PAPA la prefazione del suo libro ‘Sud Sudan, il lungo e sofferto cammino per pace, giustizia e dignità’. “Quando gli consegnai il volume guardò il bambino sud-sudanese in copertina e mi disse: ‘Devo andarci a tutti i costi, il popolo mi aspetta'”.

Cinque anni dopo, e dopo tre tentativi, Francesco arriva a Juba: la capitale del Paese più giovane del mondo, nel cuore del continente più giovane del mondo, ferito dalla guerra. “Avverto il bisogno di sensibilizzare la comunità internazionale su un dramma silenzioso, che necessita dell’impegno di tutti per giungere a una soluzione che ponga fine al conflitto in corso” sottolinea il PAPA.

“Disinteressarsi dei problemi dell’umanità, soprattutto in un contesto come quello che affligge il Sud Sudan, significherebbe infatti dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso”.

Padre Moschetti ricorda anche un altro momento. È il 2019 e i dirigenti politici e militari del Sud Sudan, a cominciare dal presidente Salva Kiir e dal suo vice e poi rivale Riek Machar, partecipano a un inedito ritiro a Roma. In Vaticano, nella residenza pontificia di Casa Santa Marta, c’è anche Justin Welby, il primate della Chiesa d’Inghilterra che sarà poi a Juba con Francesco.

Il PAPA chiede agli ospiti di “rimanere nella pace” e di diventare “padri della nazione”. È a questo punto che si inchina, sorretto da un traduttore, e bacia loro i piedi. “Sapeva che avevano fatto uccidere migliaia di persone ma volle fare un gesto importante che arrivasse dritto al cuore” ricorda padre Moschetti. “Fu un segno di umiltà e attenzione verso il popolo sud-sudanese, non un’umiliazione di fronte a quei dirigenti”. Le prospettive e i ricordi possono essere più di mille. Come gli appelli.

Ad esempio in difesa della “casa comune”, il pianeta “depredato”, al centro della enciclica Laudato sii’ e poi del sinodo speciale per l’Amazzonia. E però gli ultimi giorni del PAPA sono segnati ancora dal desiderio della pace, dopo le tante denunce del commercio delle armi “che muove i fili delle guerre con tutti i soldi pubblici destinati agli armamenti”. Nuovi richiami a un’altra enciclica, la Fratelli tutti, nata anche dal lavoro comune con l’imam Ahmad al-Tayyeb, ad Abu Dhabi.

Tornano alla mente anche le parole pronunciate dalla parrocchia della Sacra famiglia, nella Striscia di Gaza devastata dai bombardamenti israeliani: “Il PAPA ci ha chiamati, era di buon umore, la voce un po’ affaticata, ma ha voluto sapere come stiamo”. Francesco era ricoverato al Gemelli. Stava male lui ma non dimenticava i palestinesi e tutti coloro che non hanno più una casa. Sono i più deboli del mondo, come le vittime di tutte le guerre. Altre immagini, altri momenti.

Il PAPA è solo, la piazza San Pietro vuota, sotto la pioggia battente, il 27 marzo 2020, anticipo del venerdì santo al tempo del Covid-19. E ancora Roma, per un altro mondo possibile: mentre l’Europa divisa si arma e lancia proclami di guerra, Francesco vuole che alla Via Crucis partecipino due famiglie in più: una ucraina e una russa, insieme nella tredicesima stazione. Cristo è deposto sulla croce e il suo corpo viene riconsegnato alla Madonna.

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Napoli: agente Polizia Locale ferito e aggredito da ambulante

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Napoli Agente Locale aggredito
Napoli Agente Locale aggredito

Un agente della polizia locale è stato ferito a Napoli da un venditore ambulante abusivo, durante i controlli in zona Porta Nolana.

Gli agenti dell’Unità Operativa Avvocata sono stati minacciati e aggrediti con un coccio di una mattonella da un venditore di stracci. Il ferito non è grave, è stato medicato in ospedale al Pronto Soccorso del Pellegrini.

il venditore, in possesso di un coltello a serramanico, è stato fermato. È risultato non regolare sul territorio, condotto a Poggioreale come disposto dal pm di turno.

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