lunedì, Dicembre 22, 2025
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Coronavirus, Fase 2: Ecco l’ordinanza della Campania

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Coronavirus, Campania: arrivata l’ordinanza regionale per l’ulteriore passaggio della fase 2. Riaperture in giorni stabiliti delle diverse categorie lavorative, nel rispetto delle norme anti-contagio.

L’ordinanza contiene l’apertura di parrucchieri, barbieri, centri estetici, le attività commerciali al dettaglio e anche i bar ma per il solo servizio al banco; per quello ai tavolini bisognerà attendere il 21 maggio, giorno scelto per la riapertura delle attività di ristorazione. Gli esercizi commerciali possono rimanere aperti dalle 7 alle 23, senza obbligo di chiusura domenicale.

Riaprono già da oggi, lunedì 18 maggio, anche musei, biblioteche e luoghi di cultura.

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca:

“Raccomanda alle aziende e alle amministrazioni, pubbliche e private, il massimo ricorso allo smart working e, ove si renda necessaria la prestazione lavorativa in presenza, l’articolazione del lavoro con orari differenziati che favoriscano il distanziamento fisico riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e impedendo assembramenti sia sui mezzi di trasporto sia in entrata e in uscita. Prevedendo flessibilità di orari, nonché il prolungamento dell’orario di apertura degli uffici e dei servizi, ovvero la rimodulazione dell’orari di lavoro anche in termini di maggiore flessibilità giornaliera e settimanale”.

Ripartono anche le attività sportive, come previsto dall’ordinanza nazionale ma solo quelle che consentono la distanza dei due metri come il tennis, a differenza del calcetto e della pallavolo. Riaprono anche i circoli e associazioni sportive, mentre le piscine e le palestre resteranno chiuse fino al 25 maggio.

Le modalità di accesso ai negozi e ai vari esercizi commerciali, sono le stesse delle linee guida concordate nazionalmente. L’unica variante campana è l’obbligo di tenere la mascherina, anche all’aperto.

Per quanto riguarda lo spostamento tra Regioni, non si hanno ancora predisposizioni. Probabilmente tra fine maggio e inizio giugno, sapremo quali saranno le modalità.

Ecco il link per scaricare l’ordinanza.

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Torre Annunziata: poliziotti salvano un bimbo dal soffocamento

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Accade nel napoletano, precisamente a Torre Annunziata: un bimbo rischia di soffocare per una patatina, ma le forze dell’ordine gli salvano la vita.

Ieri sul lungomare di Torre Annunziata (NA) un bimbo di circa un anno e mezzo ha rischiato di morire per soffocamento mentre mangiava una patatina. Una ragazza ha prontamente fermato alcuni poliziotti per chiedere aiuto, che sono subito intervenuti. Un intervento che effettivamente è stato provvidenziale, poiché il piccolo era già cianotico e privo di conoscenza, proprio per mancanza di ossigeno.

A descrivere la scena del salvataggio del bimbo dal soffocamento è Vincenzo Chianese, segretario generale di ES Polizia (Equilibrio Sicurezza, sindacato dei poliziotti). Egli ha sottolineato l’importanza delle forze dell’ordine per difendere i cittadini dai reati, ma anche “da tutte le altre insidie che ogni giorno possono minacciare la nostra tranquillità e la vita stessa“. Inoltre Chianese racconta:

«Le manovre tentate dai genitori si erano rivelate inutili, la situazione era drammatica e non c’era tempo di aspettare l’ambulanza.  Gli agenti non hanno esitato un attimo a portare fuori il piccolo, cianotico e quasi privo di conoscenza, per praticargli la manovra di Heimlich fino a quando non ha espulso la patatina incastrata in gola che aveva rischiato di ucciderlo. La felicità e la gratitudine del bimbo, dei genitori e dello zio, per i due colleghi e per tutti noi appartenenti alla polizia valgono più di qualsiasi premio o gratificazione».

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Boom di furti d’auto al Policlinico: “Una concessionaria a cielo aperto”

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Boom di furti d’auto al Policlinico di Napoli durante l’emergenza Covid: personale sanitario e pazienti vittime di saccheggi criminali.

Sebbene già palesi da tempo, i furti di automobili nel parcheggio del Policlinico di Napoli aumentano durante l’emergenza sanitaria di questi giorni. Nonostante l’esigua presenza di auto, i ladri non smettono di appropriarsi e di vandalizzare auto lasciate in un parcheggio che, almeno a parole, è custodito.
Gli ospedali non possono essere usati dai delinquenti come un bancomat personale” è la denuncia del consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli.

I furti

Una concessionaria a cielo aperto per la microcriminalità organizzata“. Così definisce i furti il chirurgo e sindaco del comune salernitano di Sassano Tommaso Pellegrino che, solo dall’inizio di quest’anno, ha subito ben due furti.

Il primo furto a febbraio e il secondo pochi giorni fa. In entrambe le occasioni avevo parcheggiato nelle aree di sosta interne, ma se conto anche gli anni passati, al Policlinico mi hanno rubato l’auto quattro volte.

E non è di certo l’unico ad aver subito danni simili, tanto che la situazione viene definita ormai “insostenibile” dal personale sanitario tutto.

Un amaro risvolto della medaglia: se da un lato c’è chi elogia l’operato di medici ed infermieri durante l’emergenza covid, dall’altro c’è chi li ripaga rubando, aggredendo e assalendo chi combatte in prima linea. Per questo, il consigliere Borrelli chiede che si prendano seri provvedimenti per far fronte a questa emergenza. E una situazione analoga si è verificata anche all’ospedale Cardarelli. Qui, però, il direttore Giuseppe Longo rassicura che i furti riguardano il passato e che negli ultimi tempi non si siano più verificati eventi del genere, grazie ad un potenziamento del sistema di sorveglianza.

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Azzolina, firmate tre ordinanze: ecco ciò che c’è da sapere

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Confermate le 3 ordinanze sugli esami di primo e secondo ciclo e sulla valutazione. Azzolina: «Ora una nuova sfida: esami di maturità e riportare tutti i nostri studenti a scuola a settembre».

Firmate dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina le tre ordinanze (9, 10 e 11 del 16 maggio 2020) sugli esami finali del primo ciclo, sulla valutazione e sulle modalità di svolgimento dell’esame di maturità. La Azzolina ne ha illustrato i punti salienti nel corso di una conferenza stampa, affiancata da Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico, e dal professor Alberto Villani, membro del comitato.

Nessun cambiamento sostanziale rispetto a quanto già trapelato dalle bozze, discusse con i sindacati e valutate dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Confermata la maturità in presenza per circa 500mila studenti in Italia, di cui poco più di 71mila in Campania, ma seguendo un rigido protocollo di sicurezza. «Mi aspetto dagli studenti massimo senso della responsabilità», ha affermato, a questo proposito, la Azzolina.

Non sono però mancate le opposizioni. E infatti, nelle scorse settimane sono state mosse diverse critiche alla decisione di procedere con la maturità in presenza.

«Tenere le scuole chiuse – ha specificato la ministra durante la conferenza – ci ha permesso di salvare vite umane». Ma ora bisogna cercare di ripartire. Perché no, anche dalla scuola. Per la Azzolina gli esami di Stato sono «un momento importantissimo, un momento per certi versi di passaggio». Insomma, un’esperienza che non sarebbe stato giusto sottrarre agli studenti «a maggior ragione in un’Italia che sta ripartendo».

Maturità in presenza

L’esame di maturità in presenza sarà un vero e proprio banco di prova per le misure di controllo e sicurezza e un primo importante test in vista di un possibile ritorno in classe, che la ministra Azzolina comunque auspica per settembre. Compatibilmente con le condizioni epidemiologiche, gli esami inizieranno il 17 giugno alle 8:30 e saranno articolati in un solo colloquio orale della durata massima di 60 minuti.

Il colloquio orale

Il colloquio orale consterà di diverse “fasi”. Ogni maturando dovrà discutere un elaborato sulle discipline di indirizzo circa un argomento che sarà concordato con i propri docenti entro il 1 giugno. Il secondo passo prevede la discussione di un testo di lingua e letteratura italiana già studiato durante l’anno. A seguire, i candidati dovranno discutere e analizzare materiali assegnati loro dalla commissione circa le restanti discipline, coerentemente con il percorso di studi. Infine, essi discuteranno la propria esperienza nell’ambito del PTCO (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) e le conoscenze in “Cittadinanza e Costituzione”.

La ministra Azzolina ha rivolto anche un appello ai docenti. Sebbene non sia scritto nell’ordinanza, la commissione potrà decidere di dare agli studenti la possibilità di parlare della propria esperienza del coronavirus. Secondo la ministra, infatti, le settimane vissute in quarantena e, in generale, l’esperienza della pandemia hanno avuto un forte impatto sugli studenti, rendendoli, forse, cittadini più maturi e consapevoli.

La commissione

I maturandi sosterranno l’esame davanti a una commissione composta da sei membri interni e un presidente esterno. A questo proposito, fa già discutere la mancanza di presidenti per strutturare le commissioni. Ma la ministra ha affermato di essere «assolutamente certa che avremo tutti i presidenti di commissione al loro posto per fare gli esami di Stato».

La valutazione degli esami di maturità

Considerata la difficile situazione di emergenza, quest’anno si è cercato di dare maggior peso al percorso scolastico dei maturandi. Per questo motivo, il totale dei crediti formativi acquisiti durante il triennio potrà arrivare fino a 60 punti. Il colloquio orale, invece, potrà valere fino a un massimo di 40 punti. In questo modo, i candidati possono comunque raggiungere 100/100 ed eventualmente la lode.

Il protocollo di sicurezza

La pulizia quotidiana e quella delle aule alla fine di ogni sessione saranno prioritarie. Inoltre, i candidati e i commissari dovranno mantenere la distanza di sicurezza di almeno due metri. Di cruciale importanza sarà l’igienizzazione delle mani. Obbligatorio l’uso della mascherina da parte degli studenti e dei docenti; sarà possibile abbassarla durante il colloquio esclusivamente con il rispetto della distanza di sicurezza di due metri. Ogni candidato potrà portare con sé un solo accompagnatore, a patto che quest’ultimo rispetti tutte le regole.

Condizioni di massima sicurezza, dunque, per gli esami di maturità, definite in un documento che disciplina misure organizzative e di prevenzione. «Il Comitato tecnico-scientifico ha fornito misure chiare e attuabili per poterli svolgere in presenza», ha assicurato Lucia Azzolina. Si tratta di un documento che sarà inviato alle scuole dopo la firma di un protocollo condiviso con i sindacati.

Inoltre, il ministero dell’Istruzione fa sapere di aver stipulato anche una convenzione con la Croce Rossa Italiana per il supporto delle istituzioni scolastiche durante lo svolgimento degli esami di stato, e di aver stanziato 39 milioni del Decreto Rilancio per attuare le misure di sicurezza.

Il Piano B

Le disposizioni pubblicate nelle ordinanze sono, tuttavia, soggette all’andamento della curva dei contagi e alla situazione epidemiologica. Qualora le condizioni dovessero aggravarsi al punto tale da non permettere lo svolgimento dell’esame in presenza, pronte anche delle ipotesi per un eventuale piano B. «Faremo un monitoraggio costante», ha affermato la ministra Azzolina, specificando che con un peggioramento della situazione «gli esami si svolgeranno in videoconferenza».

Esami del primo ciclo

Quanto all’esame di terza media, invece, la ministra Azzolina ha spiegato di aver accolto le richieste delle scuole, le quali avevano chiesto una estensione delle procedure. Dunque, il termine per concludere le operazioni relative agli esami di primo ciclo è stato fissato al 30 giugno.

Gli studenti dovranno produrre un elaborato su un argomento concordato con gli insegnanti, e discuterlo in modalità online con il consiglio di classe, che poi procederà alla valutazione durante lo scrutinio finale. La valutazione terrà conto dell’intero percorso dello studente.

Scuola primaria: voti o giudizi?

Dilemma anche nella scuola primaria, questa volta riguardo al sistema di valutazione. Voti o giudizi? Da quanto si apprende, la valutazione quest’anno resterà in numeri, poiché i tempi erano troppo stretti per stravolgerne il sistema. «La questione è complessa – ha spiegato la Azzolina – Ci penseremo tutti insieme e capiremo per il prossimo anno scolastico se agire, ma sono cose che hanno bisogno di meditazione».

Le valutazioni

Per la ministra è importante che tutti gli studenti abbiano la possibilità di recuperare, poiché le condizioni di questi mesi sono straordinarie. «Abbiamo attraversato la tempesta», ha affermato la Azzolina. Perciò, la valutazione generale degli alunni terrà conto dell’intero lavoro svolto, in presenza e attraverso la didattica a distanza.

«Gli alunni potranno essere ammessi alla classe successiva anche con voti inferiori a 6 decimi, in una o più discipline – si legge del comunicato del Ministero – Ma per chi è ammesso con insufficienze o, comunque, con livelli di apprendimento non pienamente raggiunti sarà predisposto dai docenti un piano individualizzato per recuperare quanto non è stato appreso. L’integrazione degli apprendimenti partirà da settembre e potrà proseguire, se necessario, durante tutto l’anno scolastico 2020/2021».

Bocciature?

Dunque, «resta la possibilità di non ammettere all’anno successivo? Sì, ma solo in casi molto circoscritti», queste le parole della Azzolina. In particolare, come ha spiegato la ministra dell’Istruzione durante la conferenza stampa, sarà possibile bocciare in due casi specifici. Il primo caso riguarda la mancanza di frequenza dello studente nel primo periodo didattico. Il consiglio di classe, in questa condizione, non ha elementi sufficienti per una valutazione completa. In situazioni del genere, sarà necessario il voto unanime. La seconda possibilità, invece, è che lo studente non venga ammesso a causa di provvedimenti disciplinari gravi.

Nei restanti casi, lo studente verrà ammesso all’anno successivo, ma con l’obbligo di recuperare le insufficienze prima del prossimo anno scolastico.

Ipotesi ritorno a settembre?

A proposito dell’anno scolastico 2020/2021, viene naturale domandarsi se si tornerà tra i banchi a settembre. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato la ministra – è riportare gli studenti a scuola». Tuttavia, è chiaro che la questione è complicata, specialmente agli inizi di una fase 2 i cui effetti sono ancora tutti da scoprire.

«Giungeremo alla struttura di un documento tecnico-scientifico che chiaramente immaginerà diverse ipotesi- ha risposto la Azzolina – non abbiamo la sfera di cristallo per quello che sarà lo scenario epidemiologico di settembre, quindi dovremo immaginare tutte le diverse possibilità».

La “nuova” scuola

Sicuramente, non dobbiamo aspettarci un ritorno al tempo del pre-coronavirus. Piuttosto, occorre ripensare l’idea di scuola. Tra le ipotesi che potrebbero prospettarsi, un allargamento degli spazi scolastici, e (forse) una scuola che possa, perché no, persino “uscire fuori” dai suoi confini, più o meno stereotipati.

«Sarà una scuola nuova, diversa. Sarà forse l’occasione per migliorarla, questa scuola. Insieme a tutti. Perché quando si parla di scuola, si parla di Paese. A settembre dobbiamo immaginare una scuola ancora più aperta quindi coinvolgeremo tutti gli stakeholder che sono presenti nei territori e che possono farci immaginare una scuola che non sia necessariamente chiusa nell’edificio nel quale siamo abituati a vederla».

Infine, resta ancora l’incertezza sulle misure e sull’uso dei dispositivi di sicurezza da mettere in campo durante il prossimo anno scolastico. Su questo è intervenuto Agostino Miozzo, allargando le braccia:

«Dobbiamo immaginare e inventarci un percorso non previsto in alcun testo di organizzazione stiamo sperimentando formule di aggregazione studentesca mai vista nella storia. Dobbiamo inventarci un nostro percorso sulla base dell’analisi seria e professionale delle conoscenze che abbiamo. L’esame a giugno è un test, a settembre avremo tutti gli studenti della scuola. Si può pensare ad ingressi scaglionati: alle otto, alle otto e venti… ma sono tutte ipotesi».

«Daremo suggerimenti per ridurre il numero studenti all’interno delle classi», ha continuato Miozzo. Tuttavia, è evidente la difficoltà di prevedere al momento cosa succederà nei prossimi mesi.

«Adesso stiamo aprendo musei, ristoranti, spiagge. Stiamo tentando di tornare ad una sorta di normalità. Dovremo vedere quali effetti ci saranno fra 1-2 mesi. Sarà un esercizio di studio continuo e di ipotesi di programmi che dovranno essere adattati in corso d’opera».

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De Luca: “Non ho firmato l’intesa Stato-Regioni”.

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Il governatore della Campania Vincenzo De Luca al programma “Mezz’ora in più su Rai 3, ha dichiarato di non aver firmato l’intesa Stato – Regioni. “Su alcune norme di sicurezza generale – spiega il governatore – deve pronunciarsi il ministero della Salute, non è possibile che il Governo scarichi opportunisticamente tutte le decisioni sulle Regioni. Non è accettabile”.

Al centro della questione l’allentamento repentino delle misure che da lunedì prevederà diverse riaperture. Dopo la conferenza stampa il presidente Conte ha convocato l’ennesimo vertice con le regioni che, dopo aver richiesto più volte degli allentamenti, si sono ritrovati in disaccordo con le decisioni governative. Le regioni dovranno confrontarsi sistematicamente con l’Inail in materia di protocolli di sicurezza. Diversi governatori, tra i quali De Luca, sono preoccupati e non poco.

Dal 3 giugno ho sentito, anche ieri sera dal premier, liberi tutti. Io ragionerò il 2 giugno per capire a che punto è il contagio, ma che significa liberi tutti se abbiamo ancora curve epidemiologiche alte in alcune parti dell’Italia”, ha proseguito il governatore della Campania.

“C’è un clima di confusione in Italia – continua De Luca – Basti pensare che siamo a domenica pomeriggio e dovremmo riaprire lunedì mattina, così hanno comunicato all’Italia. Voglio chiarire che noi non apriamo lunedì mattina né i ristoranti, né i pub, né altro, per serietà. Abbiamo deciso di avere un’interlocuzione con le categorie economiche per prepararli alla sanificazione, a procurarsi dei pannelli di divisione tra cliente e cliente e per agevolare l’apertura anche di piccoli ristoranti”.

Scontro tra Governo e Regioni sul nuovo Dpcm

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Il nuovo Dpcm, annunciato dal premier Conte sabato 16 Maggio, prevede una riapertura dell’Italia quasi totale. In tarda serata tuttavia i governatori delle Regioni lamentavano di non aver ricevuto il testo con le linee guida. Tavolo tra Regioni e Governo a l’una di notte per approfondire il decreto. Accordo raggiunto dopo oltre due ore di confronto.

Continuano le incomprensioni e gli scontri tra Regioni e Governo. L’ultimo capitolo di questo atto risale alla tarda serate del 16 Maggio, giorno in cui il presidente Conte ha esposto agli italiani il nuovo Dpcm, che prevede una riapertura dell’Italia quasi totale. A mettere a repentaglio il nuovo Dpcm, sarebbe l’assenza di linee guida per le Regioni; i governatori avrebbero infatti lamentato di non aver ricevuto il testo contenente le linee guida, strumento essenziale per poter gestire la situazione ed emettere ordinanze regionali, e sono insorti contro il Presidente del Consiglio. Il premier Conte si è dunque visto costretto ad intavolare una discussione con le Regioni a l’una di notte per salvare il nuovo Dpcm.

A notte fonda, dunque, tavolo tra il premier Conte, Francesco Boccia (ministro per gli Affari regionali) e i governatori delle Regioni. La riunione serviva a garantire che le autorità regionali firmassero il decreto sulla riapertura. Tra i governatori, infatti, si sarebbe fatto strada il timore che lo stesso Dpcm indebolisse le disposizioni su cui si erano accordate le Regioni dopo aver consultato le categorie. Un accordo si sarebbe raggiunto alle 3:20 di notte, dopo che l’esecutivo ha allegato al testo del Dpcm le linee guida unitarie delle Regioni.

Questo ennesimo scontro ha rischiato di mettere in seria discussione l’accordo stipulato venerdì, rischiando anche di far saltare il programma di riapertura che inizierà Lunedì 18 Maggio.

Le parole di Toti

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, è stato uno dei primi ad esprimere il suo disappunto, minacciando addirittura di non firmare il decreto stesso data l’assenza delle linee guida.

Siamo ancora in ufficio perché la Conferenza delle Regioni sta per riunirsi quasi all’una di notte per un confronto urgente con il premier Conte e il ministro Boccia. Il Decreto del Presidente del Consiglio che dovrebbe aprire da lunedì la nuova fase del Paese non corrisponde all’accordo politico raggiunto ieri. Le linee guida per la riapertura delle attività commerciali, concordate con le categorie, devono essere chiaramente recepite. Serve un’assunzione di responsabilità e coraggio. Sennò troppi pareri tecnici e troppi cavilli affonderanno l’Italia definitivamente. Noi non ci stiamo.

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Fase 2, dal 18 maggio riprendono anche le messe

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Nuove disposizioni per la riapertura delle chiese al pubblico: da domani 18 maggio, riprenderanno le celebrazioni pubbliche delle messe, ma con le dovute limitazioni.

É domenica e i fedeli hanno ormai perso il conto di quanti weekend hanno passato lontani dalle loro comunità parrocchiali. Il governo e la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) hanno però firmato un nuovo protocollo e da domani riprenderanno le celebrazioni pubbliche delle messe.

La riapertura delle chiese e di tutti gli altri luoghi di culto non è totale, ma avverrà solo dopo la sanificazione di ogni luogo e con dovute limitazioni. In quanto credenti, bisogna essere testimoni di amore: il rispetto di semplici regole è un semplice gesto di amore nei confronti del prossimo.

Le norme da rispettare per accedere alle chiese

Tutti i fedeli dovranno indossare la mascherina (in maniera opportuna, con bocca e naso coperti) e rispettare le distanze di sicurezza. Il sacerdote, invece, oltre l’obbligo della mascherina, ha anche il dovere di portare i guanti per poter distribuire l’Eucarestia. A tal proposito, i fedeli dovranno disporsi in una fila ordinata, ad un metro di distanza l’uno dall’altro e il celebrante ha l’obbligo di consegnare l’ostia solo sulle mani del fedele, prestando molta attenzione a non avere alcun contatto. Per evitare il contatto è proibito anche il momento della questua. Ogni chiesa dovrà provvedere a mettere all’ingresso un contenitore per le offerte.

Inoltre, secondo le nuove norme, i fedeli non potranno prendere l’acqua santa dalle acquasantiere poiché saranno vuote. L’organista o il pianista per accompagnare i canti potrà essere presente, ma non il coro. Non saranno distribuiti neanche i libretti dei canti.

Il Ministero ha anche fissato un limite per il numero massimo di partecipanti in ogni chiesa. 200 è il limite per grandi chiese, come le Cattedrali. Se le messe sono celebrate in luogo aperto, sono consentiti anche 1000 fedeli. Sono ovviamente numeri limite, poiché ogni chiesa dovrà prima di tutto rispettare la norma di distanziare i fedeli in ogni panca (ad esempio, le chiese di medie dimensione ne ospiteranno 2 per panca).

Superato il limite massimo, le porte della chiesa saranno quindi chiuse per evitare il mancato rispetto delle regole. Esclusi dalla partecipazione delle celebrazioni sono tutti coloro che sono ancora in contatto con persone positive al virus. Alcune chiese continueranno però a dare la possibilità di seguire le messe in streaming.

Per altre limitazioni e accorgimenti da prendere per poter accedere alle chiese durante le celebrazioni, ecco uno schema riassuntivo:

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Standard & Poor’s premia gli sforzi della Campania: “Giudizio Positivo”

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Nella serata di ieri, a mercati finanziari chiusi, l’agenzia Standard & Poor’s Global Ratings ha confermato il rating di Regione Campania in “BBB-” con outlook positivo.

Tale conferma – si legge in una nota della Regione Campania giunge in un momento molto delicato per l’economia nazionale e globale, a seguito degli impatti della pandemia in corso, ed assume ancora più rilievo se confrontata con l’outlook negativo appena espresso dalla medesima agenzia per l’Italia. E stato, dunque, riconosciuto il grande lavoro svolto fino ad ora dalla Regione per fronteggiare la crisi sanitaria, sociale ed economica. L’agenzia di rating ha anche preso atto dell’efficace azione messa in campo per migliorare i conti regionali, con il recupero e l’azzeramento dei ritardi storici accumulatisi nell’approvazione dei documenti contabili. L’outlook positivo riflette la valutazione che la Regione Campania continuerà il percorso già dimostrato in questi anni di azione responsabile, rigorosa e tempestiva”.

De Luca commenta così:

Riceviamo da Standard & Poor un importante apprezzamento per la politica economica attuata di recente dalla Regione, mediante la quale è stata assicurata una risposta forte ed immediata per contrastare l’impatto della pandemia sul tessuto economico-sociale e produttivo regionale, anche e soprattutto mediante l’immissione di quasi un miliardo di euro di liquidità sul territorio a sostegno delle famiglie e delle piccole imprese, ancor prima degli interventi posti in essere dal Governo nazionale. Siamo soddisfatti.
La Campania ha un motivo in più per presentarsi a testa alta”, conclude De Luca.

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De Luca fa il pieno di consensi: L’80% degli italiani apprezza il suo operato

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Ovunque se ne parla, anche fuori dalla Campania, e i dati pubblicati da “La Stampa” non lasciano dubbi:Vincenzo De Luca grande protagonista in questa difficile emergenza legata al Coronavirus.

In uno studio pubblicato dal noto quotidiano e curato dall’Università di Siena e dall’Istituto affari internazionali emerge infatti come il profilo del Presidente della Campania hanno travalicato i confini regionali, divenendo una figura di rilievo nazionale.

La ricerca condotta sulle opinioni degli italiani su governo, Europa e presidenti di Regioni  ha evidenziato come De Luca sbanca tutto con un gradimento vicino all’80%.

De Luca condivide il primato con il governatore del Veneto Luca Zaia, quello dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Donatella Tesei della regione Umbria. I presidenti di Liguria, Marche, Puglia e Toscana guadagnano oltre il il 66% dei consensi.

Più indietro Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia il 58%. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio raggiunge il 53%, insieme a quello del Lazio, Nicola Zingaretti. Quella di De Luca si può considerare una grande vittoria politica e di efficienza.

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Cilento, 27enne muore folgorata sotto la doccia

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Non sono ancora chiare le dinamiche che hanno portato alla morte della 27enne cilentana, ma si sospetta sia stata folgorata. La perdita elettrica potrebbe essere partita dallo scaldabagno.

La sera del 15 maggio è morta Francesca Maione, 27 anni, residente a Poderia in provincia di Salerno. Poco dopo le 20, dopo aver passeggiato ha deciso di rinfrescarsi con una doccia, rivelatasi fatale. A dare l’allarme sono stati i suoi familiari dopo aver notato una fuoriuscita d’acqua dalla porta del bagno. La donna non rispondeva, così hanno sfondato la porta e visto la giovane riversa sul pavimento. La chiamata al 118 e i tentativi di rianimarla non sono serviti, perchè il cuore aveva smesso di battere molto tempo prima. Sul luogo dell’incidente sono arrivati anche i vigili del fuoco del distaccamento di Policastro Bussentino e i carabinieri della stazione di Torre Orsaia, comandanti dal maresciallo Domenico Nucera. La procura di Vallo della Lucania ha aperto un’inchiesta. L’autopsia verrà eseguita oggi dal medico legale Adamo Maiese presso la camera mortuaria dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania.

La giovane lascia una famiglia umile ma molto stimata, madre casalinga e padre pizzaiolo sono amati e conosciuti da tutto il paese. Anche la vittima era molto attiva nella vita del paese, e proprio la sera del’incidente aveva partecipato alla festa patronale. Il sindaco Gino Marotta ha dichiarato: “Francesca era una ragazza per bene, lavoratrice, ben voluta e stimata da tutti. Una perdita enorme per il nostro Comune”. Di lei rimangono tantissimi ricordi e momenti felici. ““Il sorriso di Francesca – raccontano gli amici, arrivati sul luogo della tragedia subito dopo – resterà per sempre con noi”.

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