Bambino immunodepresso nel casertano scrive un appello dove si invitano i cittadini a restare a casa per tutelare i deboli come lui; il bimbo ha subito un trapianto.
Ciao, ho sei anni, sono un bambino trapiantato quindi ‘immunodepresso’ […] Sai cosa significa immunodepresso? Zero anticorpi, zero difese immunitarie. Abito a Cesa e il sindaco del mio paese cerca in tutti i modi di proteggere me e altre persone più deboli come me ma…se tu non resti a casa, il suo aiuto sarà vano…pensaci..
E’ questo l’appello lanciato dalla mamma del piccolo Pio tramite una storia su Instagram, condivisa dalla dirigente dell’istituto frequentato dal bimbo e anche dal sindaco stesso.
Un appello commovente che esorta i cittadini a restare a casa per salvaguardare le persone più deboli in questa emergenza sanitaria.
Il piccolo bambino di 6 anni, residente a Cesa nel casertano, ha infatti subito un trapianto e risulta, pertanto, più vulnerabile ai rischi legati al contagio. Nel piccolo comune casertano di Cesa il numero di persone positive al virus è pari a tre.
Il sindaco, Enzo Guida, come del resto tutti i sindaci degli altri comuni, chiede ripetutamente ai cittadini di restare a casa; malgrado gli avvertimenti del sindaco non è raro vedere gente per strada e non mancano le denunce.
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Un operatore ecologico di Asìa, in servizio all’autoparco di Scampia, si è spento poche ore fa a causa del Coronavirus. Colpito da una forte polmonite che l’ha costretto a letto per giorni, ha passato molti giorni in terapia intensiva, perchè risultato positivo al tampone per il Coronavirus.
La notizia è stata annunciata in una nota congiunta di De Magistris, il vicesindaco Enrico Panini e l’assessore all’ambiente Raffaele Del Giudice:
Alla moglie, ai figli e a quanti lo hanno conosciuto va la nostra grande vicinanza in questa tragica situazione, la nostra più piena solidarietà alla sua famiglia, il sostegno ai suoi compagni di lavoro che oggi soffrono e si pongono tanti interrogativi. La sua scomparsa ci coinvolge come Amministrazione ed è per questa ragione che abbiamo immediatamente condiviso con la Presidente di Asia l’impegno della nostra partecipata a farsi carico di tutte le spese per i funerali. Sappia la famiglia sappiano i figli che non li lasceremo soli e che siamo ben consapevoli che al dolore immenso per la scomparsa del loro papà maturerà ben presto la preoccupazione per il loro futuro, in una famiglia monoreddito. Sappiate che l’Amministrazione comunale ed Asia ci sono e non vi lasceranno mai soli. Ai lavoratori ed alle lavoratrici di Asia un abbraccio forte. State lavorando con coraggio e tanta dignità per questa città e perché ad una pandemia non si aggiungano altre emergenze. Vi siamo grati e con l’azienda abbiamo cercato di mettere a disposizione tutto ciò che siamo riusciti a procurare in un mercato in forte emergenza. Siamo orgogliosi di voi così come orgoglioso si è sempre sentito un lavoratore stimato da tutti. Non ti potremo accompagnare, assieme ai tuoi cari, nel tuo ultimo viaggio. Lo faremo con il pensiero e con il cuore.
#TeatroACasa – Sul canale YouTube del Teatro Stabile di Napoli, continuano ad essere disponibili gli spettacoli che hanno segnato le stagioni e questa volta tocca a “Mal’essere ovvero l’Amleto di Shakespeare”.
Sul canale Youtube dello Stabile, gli spettacoli che hanno segnato le sue Stagioni: “MAL’ESSERE, ovvero l’Amleto di Shakespeare”, nella originalissima riscrittura in napoletano dei rapper Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta, Damiano Capatosta Rossi. Su ideazione, drammaturgia e regia di Davide Iodice
UNO SPETTACOLO DA VEDERE E MUSICALMENTE MOLTO DA ASCOLTARE
Prosegue l’attività del Teatro Stabile di Napoli sui social in questi giorni di necessaria sospensione delle atiività pubbliche di contrasto al coronavisus.
Dopo ‘NZULARCHIA di Mimmo Borrelli, per quanti vorranno, da casa, è disponibile sul canale Youtube (TeatroStabileNapoli) la visione integrale dello spettacolo MAL’ESSERE, dall’Amleto di William Shakespeare, su ideazione, drammaturgia e regia di Davide Iodice, e la riscrittura in napoletano di Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta, Damiano Capatosta Rossi. Con Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia, e con i rapper-attori Gianni ‘O Yank De Lisa, Vincenzo Oyoshe Musto, Paolo Sha One Romano, Damiano Capatosta Rossi, Peppe Oh Sica. Spazio scenico, maschere, pupazzi di Tiziano Fario, costumi di Daniela Salernitano, disegno luci di Angelo Grieco e Davide Iodice, musiche composte ed eseguite dal vivo da Massimo Gargiulo. Produzione del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale. Andato in scena al Teatro San Ferdinando dal 1 al 12 febbraio 2017.
Dalle note di regia di Davide Iodice:
«Amleto, la tragedia shakespeariana forse più conosciuta e citata, è tra le opere più frequentemente rappresentate, ed è considerata un banco di prova cruciale nella carriera di un attore. “Covo da anni il sogno di un Amleto – dichiara Davide Iodice – studiato più volte, più volte apparso come fantasma, ricacciato sempre per pudore e per paura, nell’attesa di una giusta distanza dalle grandi lezioni dei padri, appunto; perché Amleto è l’emblema stesso del fare teatro ed è questione di maturità. Ritrovo questa necessità ora, come ritrovo la necessità di dire tra tante, una parola mia su Napoli. In questo tempo di “paranze d’‘e criature” e di criature morti ammazzati, di padri che mandano – ancora – i figli alla strage, nell’Elsinore dove vivo, tra Forcella e Sanità, qui mi riappare l’ombra di Amleto, qui sento che non è tanto questione di essere o non essere ma di mal’essere, nel senso doppio della nostra lingua che dice insieme di persona cattiva ma anche di un profondo scoramento, esistenziale: essere o non essere il male, piuttosto. Nessuno più e meglio dei numerosissimi rappers dei nostri territori sa esprimere, a parer mio, questo malessere oggi.»
Pare che il Covid-19, in Campania, colpisca più i giovani che gli anziani. Particolarmente colpiti i ventenni, molto più degli over 70. La casistica probabilmente non ha una ragione scientifica, ma, più semplicemente, ha origine nell’irresponsabilità di alcune fasce demografiche: sono stati infatti ragazzi i più restii, a seguire le restrizioni imposte dal governo e dalla Regione sul divieto di uscire, almeno per quanto riguarda la Regione Campania.
L’analisi, cui fa da base il bollettino dati dell’Istituto superiore di Sanità del 16 marzo (quando i casi erano 381), conferma che sono almeno dieci i casi positivi in Campania nella fascia di età tra 0 e 19 anni: l’1% dei casi si registra nella fascia d’età 0-9 e l’1,6% in quella 10-19.
La percentuale più alta di contagiati è nella fascia 50-59 – il 20,5% – questo dato individua nei 52 anni l’età media dei contagiati. Seguono 40-49 anni (17,3%), 60-69 anni (15,5%) e 30-39 anni (9,4%). Nei giovani tra i 20-29 anni il contagio è dell’8,9%, al 7,9% quelli compresi tra i 70 e i 79 anni. Minimi i casi tra gli ultraottantenni (il 3,7%) e gli ultranovantenni (0,5%).
Sul piano nazionale le percentuali variano molto. L’età media dei contagiati è 62 anni e sono proprio i settantenni quelli più colpiti (20,4%). La percentuale di positivi tra gli 0 e i 9 anni è dello 0,5%, mentre arriva allo 0,7% nella fascia 10-19 e al 3,9% nella fascia 20-29 anni.
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Questa mattina a San Sebastiano al Vesuvio è stata celebrata la promessa di matrimonio di Anna e Salvatore. La cerimonia si è svolta all’esterno del comune di San Sebastiano al Vesuvio con tutte le precauzioni del caso: le mascherine e la paura sono stati “accessori” inaspettati e fastidiosi, ma ha fermato il loro sogno d’amore.
Si sposeranno il 16 maggio, Coronavirus permettendo. Le parole della sposa, vestita con un tailleur grigio, sono un misto di amarezza e felicità: “L’emozione è tanta ed è l’unica cosa che conta. Avevamo previsto un pranzo a Positano, ma ci accontenteremo di una torta. Non abbiamo disdetto il matrimonio, speriamo che il 16 maggio sia tutto finito. L’amore, per fortuna, resta.
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Niente più test per l’abilitazione di medici neolaureati: basteranno la laurea e tre mesi di tirocinio.
Questo il contenuto dell’ultimo decreto del governo per far fronte all’emergenza coronavirus; non mancano tuttavia le polemiche.
Misure straordinarie
Il 9 Marzo 2020 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legge che prevede misure straordinarie per l’assunzione di personale medico. Tale operazione si è resa necessaria per essere in grado di contrastare la temibile minaccia del Covid-19.
Il decreto prevede, tra le altre cose, di rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale attraverso il reclutamento di neolaureati in medicina e chirurgia, per i quali è stato sospeso l’esame di stato.
Questo vuol dire che perché i neolaureati siano abilitati saranno sufficienti la laurea e tre mesi di tirocinio; abolito il test a crocette. L’ultima sessione abilitante prevista si è tenuta il 28 Febbraio 2020.
Le polemiche
Non mancano tuttavia le polemiche.
Gli studenti ed i neolaureati sono infatti sì emozionati ed entusiasti di poter dare il loro contributo alla lotta contro la pandemia di Covid-19, ma sono anche disturbati dal fatto che non siano stati stanziati fondi per le specializzazioni.
A dire dei neolaureati, l’esperienza di queste ultime settimane ha infatti insegnato che siano sì necessari i medici di base, ma soprattutto specializzati come infettivologi o virologi.
L‘abilitazione non è, secondo i diretti interessati, condizione sufficiente all’essere pronti. Sarebbe stato secondo loro più opportuno che venissero previsti sovvenzionamenti per aumentare il numero di medici specializzati.
I Neolaureati in Campania
Nella sola Campania, i medici che saranno abilitati con soli laurea e tirocinio saranno più di mille già prima dell’estate. Bisognerà attendere solo l’iscrizione all’Albo dei Medici.
Al di là delle polemiche, una sola cosa è certa: contro questo terribile male che purtroppo il nostro tempo ha messo sul nostro cammino, sarà necessario tutto l’aiuto disponibile.
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Sono 249 i medici che all’ospedale Cardarelli, il più grande del Sud Italia, hanno presentato certificati di malattia per non presentarsi a lavoro.
Una strana coincidenza, considerando che proprio adesso viene richiesto proprio al personale sanitario uno sforzo maggiore per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Il direttore del dipartimento emergenze del Cardarelli Ciro Mauro non ci sta e denuncia il comportamento di medici che, in questi giorni i emergenza, hanno dichiarato di essere in malattia.
Non c’è rancore nelle parole del direttore, ma piuttosto commiserazione. Lo sfogo, affidato ai suoi canali social, esprime allo stesso tempo anche ammirazione per coloro che, invece, durante l’emergenza sono impegnati a combattere sul fronte, al loro posto di lavoro. Mauro, inoltre, annuncia che ci saranno verifiche sulla veridicità delle condizioni dei medici in malattia. Qualora non risultassero in condizioni effettivamente gravi di salute, essi saranno richiamati al proprio dovere.
Ma i medici napoletani non sono solo così: l’altra faccia della medaglia è rappresentata da persone come il dottor Franco Faella. 74 anni, infettivologo in pensione, ha deciso di scendere in campo per dare il suo prezioso contributo nella battaglia contro il virus.
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Ieri, l’Aifa ha annunciato l’autorizzazione dello studio TOCIVID-19, che valuterà l’efficacia e la sicurezza del tocilizumab nel trattamento della polmonite da Coronavirus.Paolo Ascierto, l’oncologo napoletano del Pascale, aveva sperimentato il farmaco su alcuni pazienti campani. I buoni risultati e il confronto con i colleghi cinesi, che pure hanno utilizzato il farmaco, l’aveva portato a richiedere un protocollo nazionale.
Tuttavia, in serata, nella puntata di Carta Bianca su Rai3, Massimo Galli dell’Ospedale Sacco di Milano, con tono risentito e con un linguaggio più che sconclusionato, ha intimato di dare “a Cesare quel che è di Cesare e ai cinesi quel che è dei cinesi“. Galli ha dichiarato che il farmaco era già in uso in molti istituti e il primo a utilizzarlo in Italia sarebbe stato un medico bergamasco “nonostante le migliaia di casi affrontati nel suo ospedale“. Infine, ha implicitamente accusato Ascierto di volersi prendere i meriti e di fare “provincialismi di varia natura“.
Con toni palesemente irritati, Galli ha messo in scena, in diretta nazionale, un teatrino imbarazzante. Con le sue parole, ha sminuito apertamente il protocollo della sperimentazione Aifa e, in piena emergenza nazionale, ha posto vergognosamente l’argomento di una ricerca scientifica nell’ottica di un ‘chi arriva prima’ e di un ‘chi ha più morti’, lasciando imbarazzato lo stesso Ascierto. Per altro in maniera contraddittoria: da un lato, Galli fa intendere che l’attuazione dell’idea in Italia viene dal nord; dall’altro, opina sull’efficacia del farmaco perché non è un antivirale e bisogna capire il metodo e il tempismo della somministrazione – di fatto, sono proprio questi i motivi della sperimentazione Aifa.
In ogni caso, lo studio sul tocilizumab sarà frutto di una stretta collaborazione tra Aifa, università e istituti sanitari su tutto il territorio nazionale, a partire da quello di Napoli e dai corrispettivi di Modena e Reggio Emilia, e altri potranno aggiungersi. Nulla di più giusto che concludere con la replica di Paolo Ascierto arrivata in mattinata:
In un momento di emergenza come questo, tengo a precisare che il lavoro di brain storming fatto con il dr. Franco Buonaguro e le giovani oncologhe Claudia Trojaniello e Maria Grazia Vitale, la discussione “cruciale” fatta con il dr. Ming, la professionalità dei dr. Montesarchio, Punzi, Parrella, Fraganza e Atripaldi dell’Ospedale dei Colli, il supporto dei nostri Direttori Generali Bianchi e Di Mauro e del nostro Direttore Scientifico Dr. Botti, sono tutti elementi che ci hanno portato sabato 7 marzo ad incominciare a trattare i primi pazienti al Cotugno di Napoli. Non ci risulta che qualcuno lo stesse facendo in contemporanea e saperlo ci avrebbe peraltro aiutato. In questa fase, non è importante il primato. Quello che abbiamo fatto è comunicarlo a tutti affinché tutti fossero in grado di poterlo utilizzare, in un momento di grande difficoltà. Non solo. Grazie alla grande professionalità del dr. Franco Perrone del Pascale, in pochi giorni siamo stati in grado di scrivere una bozza di protocollo per Aifa che ha avuto un riscontro positivo. Il nostro deve essere un gioco di squadra e la salute dei pazienti è la cosa che ci sta più a cuore. Andiamo avanti con cauto ottimismo.
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L’idea alla base di “Fa’ vulà ‘o tiempo”è di tre amici – Sergio Aliberti, Alessandro Patruno e Vincenzo Gioiello – ed è molto semplice: il 22 Marzo alle 10:00, per salutare la Primavera, ognuno farà volare dalla propria abitazione un aquilone.
Le strade di Napoli saranno anche deserte, ma il suo cielo si riempirà di aquiloni, di colori e leggerezza – quella leggerezza che, in questi giorni difficili, manca un po’ a tutti noi.
Fa’ vulà ‘o tiempo
Sulla pagina dell’evento vediamo consigli su come costruire un aquilone, istruzioni su quali materiali utilizzare e video dove si vedono aquiloni sorvolare in volo lo splendido panorama del golfo.
Nella descrizione leggiamo:
Adda passa’ ‘a nuttata, o meglio la giornata.
Siamo tutti ora più lontani e isolati ma la voglia di stare insieme può superare qualsiasi barriera.
Per questo, Domenica 22/03 ci divertiremo tutti facendo volare dai terrazzi di Napoli quanti più AQUILONI, i più colorati, i più originali.
Ognuno con il suo messaggio da portare al cielo, per unire, per ringraziare, pe’ Fa’ Vula’ ‘o Tiempo!!
Intervista a Sergio Aliberti
Abbiamo contattato Sergio Aliberti – co-ideatore del progetto – e gli abbiamo posto qualche domanda su questa bella iniziativa.
Si tratta di un flash mob molto diverso dagli altri che si stanno svolgendo in questi giorni particolari. Come ti è venuta questa idea?
L’idea è stata dettata innanzitutto dalla noia.
Io e gli altri organizzatori, che tengo a ricordare (Alessandro Patruno e Vincenzo Gioiello) siamo abituati a passare il nostro tempo a mare tra le spiagge di Posillipo, ma ci siamo inventati qualcosa di diverso.
Be’, il bello è che questo semplice gioco può avere molte chiavi di lettura: dalla nostra più semplice di evasione ad una più poetica.
Perché, secondo te, è importante “salutare la Primavera”?
Ogni anno siamo abituati a fare sempre una festa per l’inizio della primavera. Stavolta useremo questo semplice gioco come modo per unirci di nuovo e passare una domenica diversa dalle altre.
Pensi che queste iniziative aiutino le persone a superare la quarantena?
Be’, almeno non c’è il rischio di contagio. [sorride]
Nella descrizione dell’evento parli di messaggi da affidare agli aquiloni, per farli arrivare al cielo. Possiamo sapere quale sarà il tuo messaggio?
FORZA NAPOLI, sempre!
Ci dai qualche consiglio per costruire un aquilone?
Il metodo migliore per realizzare un aquilone che “davvero” voli è questo: verificare che le due bacchette di legno abbiano grossomodo la stessa lunghezza (tra i 40-50 cm).
Incidere con un coltello una fenditura in prossimità dell’estremità della bacchetta (in questo modo si ottiene l’incavo a “V” per far passare fermamente lo spago).
Posizionare le bacchette a croce. La bacchetta orizzontale deve essere tenuta in tensione curvandola con lo spago.
Unire questo “arco” con l’altra bacchetta a mo’ di croce unendoli saldamente con lo spago. Far passare ora il filo dello spago per tutti gli estremi della croce così creata in modo da creare il telaio di perimetro alla struttura realizzata.
Appoggiare la struttura su un foglio di carta velina (o più fogli uniti insieme) e ritagliare il perimetro della struttura creata con un margine in più di 3 cm.
Una volta ritagliata, ripiegare i bordi sulla struttura e incollarli con la colla. A questo punto creare due piccolissimi fori all’altezza della bacchetta centrale così da far passare il filo del gomitolo che useremo per farlo volare e lo legheremo alla bacchetta.
Le code potrete realizzarle in mille modi per dare colore e equilibrare al meglio il vostro nuovo aquilone.
Grazie mille, sei stato gentilissimo!
Grazie a te.
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Arrivano le nuove mascherine per medici, infermieri, personale ospedaliero e sanitari del 118, ma c’è qualcosa che non va: danno l’idea di essere uno straccio della polvere. La denuncia.
La Regione Campania aveva annunciato nei giorni scorsi l’arrivo di materiale per la sicurezza individuale del personale medico e dei sanitari del 118. Le mascherine sono state elargite oggi e sono state per una parte fornite dalla Protezione Civile Nazionale e in altra parte da Palazzo Santa Lucia, grazie all’accordo con un’azienda produttrice campana.
Ciò che però è giunto nelle mani di tutto il personale medico e ospedaliero, in prima linea nella lotta al Coronavirus, è tutt’altro che sicuro e queste mascherine che dovrebbero quanto più possibile allontanarli dal pericolo di contagio, non sono neanche lontanamente equiparabili a quelle chirurgiche già poco sicure. Fondamentale è però, precisare che lo stesso materiale è stato dato anche alle strutture sanitarie lombarde dalla Regione guidata da Fontana e dalla Protezione Civile, guidata da Borrelli.
La Regione Campania e la Protezione Civile Nazionale non fanno altro che giocare al rimbalzo delle responsabilità e intanto, chi ci rimette, è sempre e solo la sanità italiana, sempre e solo chi non si esima mai dal mettere a rischio la propria vita, nonostante l’incoscienza di tanti e le grandi mancanze con cui tutti noi siamo costretti a scontrarci.
La denuncia, arriva soprattutto dall’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, che ha postato una foto su Facebook che parla da sola e ha scritto:
Queste ci meritiamo?
Sono in distribuzione le nuove mascherine per il personale sanitario, le famigerate “swiffer” (chiamate così per la somiglianza con gli stracci per la polvere) . Qualche collega ha provato ,con apposito spruzzino, a bagnarle simulando uno starnuto di un potenziale paziente infetto ed il risultato è stato imbarazzante; si sono attaccate in faccia. A nostro avviso, che abbiamo l’arduo compito di fare i “developers” (ahimè sulla nostra pelle) questo presidio è inutilizzabile.
O meglio possono essere utilizzate sotto lo swiffer in quanto trattengono bene polvere e microrganismi (sigh) ,costano meno degli swiffer, e ogni confezione ne contiene 50. (Amaro umorismo).
Di certo usarle per la nostra (personale sanitario ) e vostra incolumità è un reale pericolo!
Aldilà di tutto………Meritiamo di più.
Firmato coloro che vivono in corsia
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