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Rifiuta la chemio in gravidanza: Patrizia e il piccolo Federico ce l’hanno fatta

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Aveva scoperto di avere un tumore al seno al quinto mese di gravidanza: i medici riescono a salvare Patrizia e il suo piccolo Federico.

La storia di Patrizia è un manifesto di coraggio, quel coraggio che solo le mamme possono avere: rifiutare di curarsi, pur di salvare un figlio che ancora non ha nemmeno visto la luce.

E se ultimamente si è sentito parlare spesso di “medici eroi“, quelli che hanno salvato la 34enne e il suo bambino rientrano nella stessa categoria, anche se non hanno combattuto un virus.

A maggio del 2019 Patrizia riceve la diagnosi di un tumore al seno, ma la donna non ha avuto dubbi: sarebbe nato prima Federico e, solo dopo, avrebbe accettato di curarsi. E questo non è stato l’unico gesto coraggioso che Patrizia ha fatto. Al momento della diagnosi e della sua decisione di posticipare le cure a dopo il parto, la donna ha lasciato scegliere il suo fidanzato. Se avesse voluto, sarebbe potuto andare via perché in tutta onestà… scappare davanti ad una situazione del genere sarebbe stato più che comprensibile! Ma la sua risposta è stata ben altra.

Mi ha chiesto di sposarlo. Cosa che abbiamo fatto, con rito civile, prima che nascesse Federico.

Dal momento della diagnosi Patrizia è stata seguita dalla Brest Unit dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, equipe medica diretta dal professor Ferdinando Riccardi. Ogni anno questi medici affrontano circa 300 casi di tumori al seno, con pazienti che vanno dai 25 agli 85 anni. Ma nel caso di Patrizia, sebbene il tumore fosse abbastanza comune, c’era da considerare la questione della gravidanza. Riccardi spiega:

Abbiamo fatto la pianificazione delle cure con il dottor Santangelo e concordato i tempi con Patrizia. A quel punto abbiamo iniziato le terapie. Prima del parto aveva portato a termine 4 cicli di chemio.

A settembre del 2019 poi, con la nascita di Federico, Patrizia ha potuto finalmente sottoporsi all’intervento e all’ultimo ciclo di chemio e radioterapia, e la donna sembra avere una marcia in più per affrontarli.

Sono stata forte, sapevo di dover stare bene per mio figlio, per prendermi cura di lui. Credo che sia stato questo a darmi la forza di affrontare una situazione che, fino a quando non la vivi in prima persona, non capisci cos’è fino in fondo. Devo molto ai medici, alla loro professionalità, all’umanità con la quale sono stata accolta e all’organizzazione messa in campo dalla direzione generale del Cardarelli.

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San Giorgio a Cremano: uomo assassinato in pieno giorno

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Omicidio di camorra: un uomo è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

L’omicidio, secondo quanto ripota Il Mattino, è avvenuto in in via Luca Giordano. La polizia di Stato, intervenuta dopo la segnalazione di diversi spari, ha trovato il corpo senza vita di uomo con numerose ferite provocate da colpi di arma da fuoco.

Si tratta di Raffaele Gallo, pregiudicato di 54 anni, fratello del pentito Giovanni. Quest’ultimo ha accusato i fratelli Giuseppe e Andrea Attanasio dell’omicidio di Agostino Ascione. Il delitto, avvenuto nel gennaio 2009, è stato inserito nello stesso contesto malavitoso che portò, due anni dopo, all’agguato in via San Giorgio Vecchio di cui fu tragicamente vittima Vincenzo Liguori.

Liguori, di professione meccanico, fu colpito per errore da uno dei proiettili che il commando esplose per uccidere Luigi Formicola, vero obiettivo del raid.

Accanto al cadavere di Raffaele Gallo è stato ritrovato anche lo scooter a bordo del quale stava presumibilmente viaggiando. La vittima per gli inquirenti è vicina al clan Mazzarella. Sull’accaduto sta indagando la polizia.

 

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Napoli, blitz contro i rapinatori che si spacciano per poliziotti

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Blitz a Napoli contro la banda dei falsi poliziotti. Nella scorsa settimana c’erano state più di tre rapine in provincia.

Da stamattina è in corso tra Napoli e provincia un blitz contro la banda dei falsi poliziotti. Si dà esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di un gruppo accusato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine commesse simulando l’appartenenza alle forze dell’ordine.

Si spacciavano per poliziotti, per carpire la fiducia delle ignare vittime e poi agivano. Si tratta di una tecnica collaudata e, forse, imitata da bande analoghe. Le rapine avevano tutte lo stesso modus operandi. Prima i malviventi piazzavano il lampeggiante su una vettura, una Fiat Bravo priva di colori di istituto, poi posizionano un posto di blocco. Quando gli automobilisti credono di andare incontro ad un controllo si fermano. I finti agenti mostrano dei tesserini fasulli, poi fanno scendere gli automobilisti. In quel momento parte la rapina.

Domenica, c’erano state una serie di rapine di questo genere sull’asse mediano. Nel tratto compreso tra l’Agro Aversano e il territorio di Giugliano. Tre persone sono state aggredite e rapinate da falsi agenti di polizia. Mentre al commissariato di Giugliano si segnalavano queste rapine, a Trentola Ducenta altre 2 persone hanno denunciato una cosa simile.

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Convalidato l’arresto dei 3 attivisti dopo i tafferugli a piazza Bellini: oggi il flashmob in loro sostegno

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Dopo i tafferugli di ieri sera a piazza Bellini, sono stati convalidati gli arresti di tre uomini.

Si tratta di Pietro Spaccaforno, 39 anni, Fabiano Langella, di 27 anni, e Diego Marmora, di 40 anni.

I tre dovranno rispondere di minaccia, lesioni, resistenza e danneggiamento aggravato nonché denunciati per oltraggio a Pubblico Ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità.

Il flash mob

Intanto il centro sociale Mezzocannone Occupato – al quale i tre uomini appartengono – ha organizzato un flashmob per chiederne la liberazione immediata. L’appuntamento è stasera, ore 19:30, a piazza Bellini.

Il gruppo parla di un abuso in piena regola e ricostruisce così la vicenda:

“Ieri sera a Piazza Bellini tre ragazzi, che sono anche tre attivisti storici di Insurgencia, sono stati fermati (e successivamente arrestati e portati in carcere) durante uno dei pattugliamenti delle forze dell’ordine nelle zone più affollate del centro storico. La colpa? Ancora ora, risulta incomprensibile”.

“Pare che la follia cui stiamo assistendo sia iniziata – aggiungono –  perché qualcuno, tra i controllati, non portava con sé il documento di identità, cosa che – ricordiamolo visto il numero di assurdità che siamo costretti a leggere in queste ore – non costituisce di per sé reato (in Italia è obbligatorio solo esplicitare le proprie generalità, non esibire immediatamente una loro certificazione). Questo pretesto ha dato la stura al solito atteggiamento provocatorio delle forze dell’ordine, di cui abbiamo avuto tante prove in questi mesi”.

La versione della Polizia

Completamente diversa è tuttavia la versione della Polizia.

La Questura di Napoli in una nota fa sapere che l’equipaggio è stato bersaglio di parole ingiuriose durante il servizio di controllo del territorio. Con il ripetersi di insulti,  gli agenti hanno così deciso di identificare l’uomo che si è rifiutato di dichiarare le proprie generalità continuando ad offendere gli operatori ed attirando l’attenzione delle altre persone presenti.

Secondo la ricostruzione della Questura, i poliziotti hanno chiesto l’aiuto di altre pattuglie dopo vani tentativi di riportare la calma. Nel bilancio si parla di “un funzionario di polizia e altri 11 operatori che hanno riportato contusioni e traumi con prognosi da 3 a 17 giorni mentre cinque volanti sono state danneggiate”.

Inoltre, il questore di Napoli Alessandro Giuliano ha dichiarato: “Gli operatori delle Volanti hanno gestito la situazione con equilibrio, a fronte di un inaccettabile comportamento aggressivo e minaccioso di decine di persone. Verrano svolte indagini per individuare i responsabili di queste condotte”.

I testimoni

Discordati anche le versione dei testimoni. Sui social c’è chi dichiara che i tre stavano tranquillamente prendendo l’aperitivo, ma anche chi sostiene di averli sentiti inveire contro gli agenti.

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Apre a Napoli il più grande mercato contadino del Sud Italia

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Giovedì 18 giugno apre a Napoli, al Parco San Paolo di Fuorigrotta, il più grande mercato contadino coperto del Sud Italia, promosso da Coldiretti Napoli e Campagna Amica. Su circa mille metri quadrati coperti e trecento scoperti sarà possibile trovare il meglio delle produzioni agroalimentari della Campania, proposte da aziende agricole provenienti da tutto il territorio regionale all’interno di 27 box stabili e 15 mini box per proposte di nicchia. I giorni e gli orari di apertura saranno: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 15, sabato dalle 10 alle 19. L’accesso al mercato è in via Guidetti 72.

I cittadini napoletani potranno trovare al mercato San Paolo di Campagna Amica un’ampia scelta di produzioni a km zero: farina, pane, prodotti da forno e dolci, macelleria (bovina e suina), pesce fresco, mozzarella e ricotta di bufala campana, salumi di bufala, frutta, ortaggi, verdura di stagione, pollo, uova, latte fresco, conserve di pomodori, pasta con grano 100% italiano, salumi, legumi, formaggi freschi e stagionati, yogurt, prodotti dop e bio freschi e trasformati, miele, olio extravergine d’oliva, birra agricola, vini della campania (in bottiglia e alla spina), succhi di frutta senza conservanti, marmellate, derivati della canapa, fiori e piante, prodotti cosmetici a base di bava di lumaca.

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Approvata legge sul gioco d’azzardo, Ciaramella (Pd): «La Campania combatte la ludopatia, tutelando posti di lavoro»

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«La legge che regolamenta il gioco d’azzardo in Campania mette fine alla situazione di confusione nella quale ha vissuto fino ad oggi il settore, conciliando la necessità di contrastare il gioco patologico e di mantenere un decoro urbanistico nelle nostre città, con quella di non danneggiare in maniera irreparabile imprese che, negli scorsi anni, nella piena legittimità, hanno investito risorse e creato posti di lavoro».

A sostenerlo è la consigliera regionale del Pd Antonella Ciaramella, relatrice del provvedimento approvato oggi dal Consiglio regionale. La legge, che ha recepito le osservazioni del governo sul testo precedente, era attesa da tempo da un comparto delicato che in Campania conta oltre 20mila addetti (di cui 16mila circa da lavoro diretto), ma genera anche un carico per le Asl di oltre 1.500 persone con disturbo da gioco d’azzardo patologico ed è ad altissimo rischio usura.

La nuova normativa, prendendo come parametro i limiti minimi previsti dall’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni nella distanza tra sale gioco e luoghi sensibili (scuole, ospedali, luoghi di culto), ha anche dato risposta alle polemiche e ai contenziosi che erano sorti sulla possibilità che i Comuni potessero o meno introdurre norme più stringenti.

È stato stabilito, infatti, che la distanza non possa mai essere inferiore a 250 metri per le nuove aperture. Per le sale già esistenti, che abbiano sede ad una distanza inferiore ai 250 metri, e che siano però in linea con la normativa precedente, non è previsto uno spostamento, per non creare un danno ingiusto ad imprenditori che hanno messo in campo investimenti basandosi su una diversa legge. Per queste sale vengono, però, introdotti limiti di orario e obblighi di adeguamento strutturale e di formazione del personale oltre che informativo. Per chi non li rispetta sono previste sanzioni che andranno ad alimentare un fondo dedicato alla prevenzione ed educazione sul gioco d’azzardo.

È previsto, inoltre, l’obbligo di spostamento di sede per la sala giochi che, pur rispettando il limite di 250 metri, si trovi sulla stessa facciata di un edificio in cui è presente un luogo sensibile. Questo ad ulteriore tutela anche del decoro urbano.

«Questa normativa, unica nel panorama nazionale, regolamenta il settore con l’obiettivo di contenere i rischi che può comportare il gioco patologico e di contrastare fenomeni come l’usura. La sua elaborazione ha previsto il coinvolgimento del terzo settore e delle Asl» ha dichiarato Ciaramella, cha ha aggiunto: «Punto indispensabile è il ripristino dell’Osservatorio che ci consentirà non solo di avere una fotografia reale del fenomeno e dei numeri che lo caratterizzano, ma anche di programmare efficacemente le risorse del Fondo nazionale contro il gioco d’azzardo patologico che vengono trasferiti alle Regioni».

Secondo la consigliera,

«la legge è un riuscito punto di incontro tra diverse esigenze che mira, però, prioritariamente ad evitare che le nostre città vengano invase da centri per scommesse, con il rischio che si possa generare non solo un disagio psichico ma anche sociale. La “ludopatia”, infatti, – conclude Ciaramella – è riconosciuta come una malattia vera e propria, tanto da essere compresa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). L’attenzione, quindi, deve essere massima».

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Ripartono i provini per l’Accademia del doppiaggio di Napoli

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I doppiatori Christian Iansante e Roberto Pedicini, dopo il grande successo ottenuto lo scorso anno, il primo di vita della sede napoletana della loro Accademia del Doppiaggio, raddoppiano i corsi a Napoli. Quest’anno ci sarà anche un corso base oltre a quello riservato ai professionisti.

Questa idea – dicono Iansante e Pedicini- ci è venuta lo scorso anno notando come il numero degli ammessi al corso a Napoli è stato basso rispetto alla grande affluenza che abbiamo registrato ai provini. Abbiamo quindi voluto dare la possibilità a tutti, anche a quelli che mai hanno avuto rapporti con il mondo artistico, di acquisire le basi tecniche per svolgere il mestiere di doppiatore grazie ad un corso base.

Abbiamo voluto fortemente una sede  dell’Accademia a Napoli perché è una città che accoglie tantissimo e che ci fa sentire sempre a casa con il suo calore, con la sua poesia, con la sua nostalgia. Come il Brasile è festosa e nostalgica ad un tempo ed è la culla dell’arte per eccellenza. Siamo stati accolti in maniera eccezionale e siamo felici di offrire un qualcosa di nuovo quest’anno.

Napoli è stata l’ultima città italiana in ordine di tempo ad accogliere una sede dell’Accademia già presente a Roma, Milano, Firenze, Padova e Pescara, e la scelta della sede è stata a lungo ponderata perché si cercava un luogo con una sua storia come l’Auditorium Novecento ex Phonotype casa discografica italiana fondata nel 1901 che ha visto lavorare al suo interno artisti del calibro di Claudio Villa, Eduardo De Filippo e Totò.

I doppiatori Roberto Pedicini (voce tra gli altri di Kevin Spacey, Jim Carrey e Javier Bardem, voce di Gatto Silvestro e Pippo della Walt Disney, voce ufficiale di RTL 102.5) e Christian Iansante (voce di Bradley Cooper, Ewan McGregor e Christian Bale, voce ufficiale di Radio 24 e del Canale televisivo FOX) sono alla guida del progetto. Al loro fianco un nutrito team di insegnanti.

Election Day: Consiglio regionale della Campania chiede di anticipare le elezioni

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Più volte il governatore De Luca si è espresso a sfavore della decisione del governo di stabilire l’election day (nel 2020 si vota per le elezioni regionali e comunali) dopo la ripartenza delle scuole.

L’election day dovrebbe tenersi il 20 e 21 settembre, ma sulla data non c’è ancora accordo.

Oggi, il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Rosa D’Amelio, ha approvato a maggioranza una risoluzione con la quale si chiede al Governo di fissare alla prima domenica del mese di settembre le elezioni regionali. Si voterebbe dunque domenica 6 settembre. 

Il capogruppo del Pd Mario Casillo ha sottolineato che «la Regione Campania vuole dare una risposta chiara e concreta alle famiglie e al mondo della scuola garantendo che le operazioni di voto si svolgano prima della riapertura dell’anno scolastico e affinché l’anno scolastico possa procedere senza interruzioni».

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Napoli: bimba recupera l’udito grazie ad un intervento di ricostruzione in 3D

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Una bambina affetta da Atresia Auris (una malformazione congenita con assenza del padiglione auricolare, del condotto uditivo esterno e dell’orecchio medio) ha recuperato l’udito grazie ad un intervento ricostruzione in 3D dell’osso temporale, avvenuto presso l’ospedale pediatrico Santobono-Pausillipon di Napoli. Si tratta del primo intervento in Italia avvenuto con una tecnica innovativa in campo otochirurgico per la pianificazione preoperatoria.

La bambina, a causa della malformazione, presentava un grave deficit uditivo che comprometteva l’apprendimento scolastico.

L’intervento è stato eseguito dall’equipe composta dai dottori Antonio della Volpe, direttore del dipartimento, De Lucia, Varicchio e Granata della Chirurgia Protesica della Sordità Infantile.

I medici hanno creato un modello digitale 3D, sul quale è stato effettuato un planning chirurgico pre-operatorio. L’intervento è stato possibile grazie alla collaborazione tra Santobono e Luigi  Iuppariello, un ingegnere biomedico che ha provveduto alla realizzazione del modello.

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Almalaurea, lavoro e università: Federico II di nuovo al top per retribuzione e occupazione

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XXII indagine AlmaLaurea, risultati positivi per la Federico II per retribuzione e occupazione. Bene anche UniSannio. Laureati soddisfatti e lauree efficaci per UniSa e Suor Orsola.

Dopo la recente QS World University Rankings, che ha dato ottime notizie a due atenei campani, lo scorso 11 giugno sono stati comunicati i dati della XXII indagine Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani. L’indagine analizza le risposte dei laureati di primo livello (triennali) e di quelli di secondo livello (magistrali), questi ultimi ulteriormente divisi in biennali e a ciclo unico.

In che misura i laureati sono soddisfatti del proprio percorso di studi? Quanti sarebbero disposti a emigrare all’estero? Quanto è importante il percorso di formazione? I laureati sono soddisfatti? A queste e a molte altre domande risponde ogni anno il consorzio interuniversitario Almalaurea con i suoi dati ad ampissimo spettro.

Gli intervistati per la XXII indagine di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati sono stati 650mila laureati triennali e magistrali iscritti presso i 76 atenei italiani aderenti al consorzio e contattati a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

La situazione italiana

Le performance occupazionali dei laureati italiani continuano il loro trend in miglioramento. In generale, il tasso di occupazione – definito dal consorzio come il rapporto tra gli occupati e gli intervistati, considerando i primi come tutti coloro i quali dichiarano di svolgere un’attività, anche di formazione, purché retribuita – in Italia si conferma in salita.

Ad un anno dalla laurea il tasso di occupazione per l’intero collettivo è del 53,5%, con sostanziali differenze tra il primo livello (41,4%) e il secondo livello biennale (74,8%). A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione dei laureati magistrali biennali sale all’86,5%.

Parallelamente sono in discesa i tassi di disoccupazione. A tre anni dal conseguimento del titolo, il tasso è del 7,2% per i laureati triennali e dell’8% per il totale di quelli magistrali, con punta del 10,2% per quelli a ciclo unico. A cinque anni dalla laurea, invece, il tasso di disoccupazione cala e si attesta intorno al 6% per tutte le categorie, in particolare al 5,7% per i laureati di primo livello e al 6,2% per tuti quelli di secondo livello.

Università e lavoro

I dati AlmaLaurea confermano la necessità del titolo di studio per avere accesso a migliori condizioni occupazionali. I livelli di occupazione sono più alti per i laureati rispetto ai non laureati, e i valori aumentano con gli anni anche per chi si era inserito nel mercato del lavoro durante gli anni della crisi economica.

Una buona connessione tra università e lavoro è data dall’aumento dei tirocini curriculari, opportunità interessanti per gli studenti che vogliono acquisire competenze professionali pratiche. I tirocini coinvolgono il 60,7% dei laureati di primo livello e il 63,1% dei laureati di secondo livello.

Un dato che può orientare i giovani nella scelta universitaria è sicuramente la retribuzione. Come spiega il rapporto sull’occupazione, le retribuzioni reali dopo un anno dalla laurea crescono del 16,7% per i laureati di primo livello, e del 18,4% per quelli di secondo livello, rispetto al 2014. Il miglioramento è evidente anche nell’ultimo anno, con un +3% per i laureati triennali e un +3,8% per quelli magistrali.

A distanza di cinque anni, in media i laureati di primo livello percepiscono 1.418 euro, mentre quelli di secondo livello 1.499 euro, con un aumento rispetto alla precedente rilevazione.

Quanto alla retribuzione, bisogna, tuttavia, tristemente segnalare che permangono differenze di genere pressoché ovunque. Gli uomini, infatti, tendono ad avere un guadagno medio mensile superiore rispetto alle donne, a volte anche di diverse centinaia di euro.

Gli studenti si formano all’estero?

Buone notizie da Almalaurea a livello di internazionalizzazione del percorso formativo. Lo studio all’estero è sicuramente una carta da giocare per entrare nel mondo del lavoro. Secondo il rapporto Almalaurea, gli studenti che hanno svolto un’esperienza all’estero hanno il 12,9% di possibilità in più di trovare un lavoro a un anno dalla laurea.

In particolare, il 15,7% dei laureati magistrali biennali ha scelto di studiare fuori dai confini italiani. Questo dato aumenta del 5,1% considerando i laureati che hanno partecipato a programmi di studio all’estero durante l’intero percorso 3+2. Questo porta la percentuale a 20,8%, valore che supera l’obiettivo fissato per il 2020 in sede europea (20%). I programmi di scambio sono scelti dai laureati magistrali biennali soprattutto per svolgere una parte rilevante di ricerca per la propria tesi (45,5%). Internazionalizzare il proprio percorso formativo si conferma, quindi, un vantaggio per i laureati.

Dalla Campania all’estero

Considerando i dati relativi alla regione Campania, l’università con maggiore numero di studenti che hanno effettuato un’esperienza all’estero è “L’Orientale” di Napoli, con il 19,3% dei laureati classe 2019 di primo livello, e il 32,8% di secondo livello. Seguono l’Università di Salerno e il Suor Orsola Benincasa, i cui laureati triennali del 2019 sono stati all’estero nel 6,7% e nel 6,4% dei casi rispettivamente. Quanto ai biennali, invece, laureati sempre nel 2019, hanno studiato fuori rispettivamente il 10,6% e il 7,3% degli studenti dei due atenei. Valori piuttosto alti anche per l’Università del Sannio e per la “Federico II”: nelle due università ha effettuato un soggiorno fuori Italia il 14,3% e l’11,8% dei laureati biennali.

L’emigrazione

Ecco che, dunque, ritorna lo spettro che l’Italia teme. Tutti lo immaginano, i dati lo confermano. L’emigrazione all’estero è una prospettiva che molti laureati prendono sempre più in considerazione. Quasi la metà dei laureati italiani è disposta a emigrare (47,3%), mentre il 31,8% si sposterebbe addirittura in un altro continente. In aumento rispetto alla precedente rilevazione, la percentuale di laureati magistrali biennali che ad un anno dal titolo lavora all’estero è del 7,1%, che sale al 7,6% a cinque anni dalla laurea.

Il divario Sud-Nord

Sostanzialmente in linea con la precedente indagine, dopo aver studiato nel proprio territorio, il 14,1% dei residenti al Sud trova lavoro al Nord, mentre solo il 5,7% al Centro.

Il divario tra il Nord e il Sud del Paese coinvolge principalmente il tasso di occupazione (14,6%). Se, tra i residenti del Nord, è occupato l’83,2% dei laureati ad un anno dal titolo, il tasso di occupazione per il meridione è del 68,6%. Una delle aree disciplinari più interessata da questo gap è quella dell’insegnamento, con un differenziale del 22,4% a discapito del Sud. Parallelamente, tra i residenti al Sud il tasso di disoccupazione è superiore dell’11,8% rispetto al Nord, attestandosi al 20,1%, contro l’8,3% delle regioni settentrionali. A pagarne lo scotto, soprattutto i laureati del gruppo geo-biologico e psicologico, con un divario di oltre il 20% tra Nord e Sud. Diseguaglianze evidenti anche per chi è laureato in letteratura (19,9%) e in discipline relative all’insegnamento (18,2%).

Sebbene il divario persista a 5 anni dalla laurea, questa forbice tende ad assottigliarsi nel tempo. Una notizia davvero incoraggiante per chi sceglie un ateneo del Sud. Infatti, il tasso di occupazione al Nord è pari al 91,1%, mentre al Sud è del’82,3%, con un divario che è ‘soltanto’ dell’8,8% (la stessa coorte partiva da un gap del 20% ad un anno dalla laurea).

Laureati magistrali biennali anno 2014: tasso di occupazione per ripartizione geografica di residenza alla laurea. Anni di indagine 2015, 2017, 2019 (valori percentuali). Fonte: dati pubblicati da Almalaurea, riportati così come estratti da “Rapporto laureati magistrali biennali”, p.15.

Il quadro degli atenei campani

Occupazione

Buone notizie da AlmaLaurea per gli atenei campani che, in linea generale, danno buoni risultati considerando i tassi occupazionali dei laureati.

Nel breve periodo, sono i laureati dell’Università Suor Orsola Benincasa ad avere il tasso di occupazione medio più alto ad un anno dalla laurea (47,3%). Tuttavia, prendendo in considerazione i laureati di primo livello nello stesso periodo, a guidare la classifica troviamo l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” (39,4%), con buoni risultati anche per l’Università Suor Orsola Benincasa e per la “Parthenope” (entrambe al 37,4% di occupazione). Considerando, invece, i laureati biennali, la “Parthenope” ha un tasso occupazionale a un anno dalla laurea del 75,3%, il valore più alto tra gli atenei campani. Seguono Università “Federico II” (70,3%) e Università del Sannio (70,2%).

Sono, invece, i laureati dell’Università “Federico II” ad avere il tasso di occupazione più elevato a 5 anni dal conseguimento del titolo (82,4%), con i valori più alti in assoluto raggiunti dai laureati biennali (84,6%). Buoni risultati anche per i laureati magistrali biennali dell’Università “L’Orientale” e dell’Università degli Studi di Salerno, con tassi di occupazione, dopo cinque anni, dell’81,9% e dell’81,8% rispettivamente. Buoni risultati anche per la Vanvitelli (81,1%), mentre i restanti atenei presentano valori tra il 70-79%.

La Campania si sposta al Nord?

Nel breve e nel lungo periodo più del 60% dei laureati negli atenei campani, in media, resta al Sud. I valori ovviamente oscillano in base a diverse variabili, tra le quali il ciclo e il corso di studi. In testa, l’Università Parthenope, con il 76,6% dei laureati che in media, ad un anno dal titolo, lavora al Sud. Spostando l’attenzione sui laureati biennali, questo valore sale fino all’83,9% del Suor Orsola Benincasa.

Contattati a 5 anni dal conseguimento del titolo, più della metà dei laureati biennali in tutti gli atenei della Campania, ad eccezione dell’Università del Sannio, lavora al Sud. La percentuale più alta è registrata dall’Università Vanvitelli (72,4%), mentre il valore più basso è dell’UniSannio (49,5%). Il 57,1% dei laureati biennali della Federico II lavora al Sud, mentre in tutti gli altri atenei campani le percentuali sono superiori al 60%.

Dopo un anno, in media, lavorano al Nord soprattutto i laureati della Federico II (16,2% al Nord-Ovest e 6,3% al Nord-Est), quelli dell’UniSannio (15,6% al Nord-Ovest e 6,1% al Nord-Est), e quelli dell’Università di Salerno (14,2% al Nord-Ovest e 6,6% al Nord-Est). Dati confermati anche a 5 anni: Federico II e UniSa sono gli atenei con il maggior numero di laureati al Nord. Restringendo il campo ai laureati biennali, nel lungo periodo, gli ex-studenti della UniSannio si sono spostati al Nord quasi nel 30% dei casi. In particolare, il 16,2% lavora nel Nord-Ovest e il 13,5% nel Nord-Est.

Lavoro a tempo indeterminato

In termini di lavoro a tempo indeterminato, la Federico II è l’ateneo con una percentuale maggiore di laureati con contratto a tempo indeterminato nel lungo periodo (59,2%), insieme al Suor Orsola (59,2%). Bene anche l’Università di Salerno, dove gli occupati con contratto a tempo indeterminato dopo cinque anni rappresentano il 58,1%. A un anno, invece, maggiori possibilità sono offerte dalla Vanvitelli, con il 30,7% di contratti a tempo indeterminato. Anche in questo caso troviamo la Federico II e il Suor Orsola, entrambi al 29,8%. Forse per la natura delle discipline offerte, abbastanza male, rispetto agli altri atenei campani, va L’Orientale, con il 21,6% di contratti a tempo indeterminato ad un anno, e poco più del doppio (46,7%) dopo cinque anni.

Retribuzione

Secondo AlmaLaurea, laurearsi in Campania comporta una retribuzione leggermente inferiore rispetto al profilo nazionale, anche se i valori variano in base all’ateneo. Chi si è laureato all’Università di Napoli “Federico II” o all’Università del Sannio ha migliori possibilità di guadagno nel breve e nel lungo periodo. Ad un anno dal titolo, l’ateneo beneventano presenta una media complessiva di 1.094 euro, superiore anche a quella della scorsa indagine, mentre l’ateneo partenopeo una media mensile di 1.068 euro.

A cinque anni dalla laurea, gli studenti della Federico II possono godere, invece, di una retribuzione mensile media di 1481 euro, che raggiunge i 1523 euro, superiore alla media nazionale, se si considerano i laureati magistrali biennali.  Alti livelli anche per l’Università del Sannio, i cui laureati a cinque anni guadagnano in media 1469 euro, con punta di 1.501 euro per quelli biennali. In tutti gli altri atenei, la media complessiva dopo cinque anni dal conseguimento subisce oscillazioni che vanno dai 1244 euro (Suor Orsola) ai 1365 (Università di Salerno).

Considerando l’Italia ad ampio spettro, alcuni divari permangono. Dopo un anno dalla laurea, le retribuzioni nette sono più alte del 26% per i laureati che lavorano al Nord (1.303 euro vs 1.034 euro). Tuttavia, il gap retributivo tra Nord e Sud sembra ridursi, poiché nel 2019 AlmaLaurea segnala un aumento delle retribuzioni del 5,4% al Sud e del 2,5% al Nord.

Pillole flash sugli atenei campani

Università di Napoli Federico II

Gli ex-studenti della Federico II godono di un maggiore tasso di occupazione a cinque anni dalla laurea. Tuttavia, prendendo in considerazione le lauree magistrali biennali, l’occupazione è nettamente minore nelle aree psicologiche (75,3%), letterarie (75,9%), politico-sociali (75,9%). Al contrario, all’apice della classifica troviamo gli occupati in difesa e sicurezza (100%), ingegneria (94,1%) e in discipline economico-statistiche (87,7%). In termini di corrispondenza tra occupazione e retribuzione, alla Federico II i laureati biennali in ingegneria sono anche quelli che guadagnano di più (1.777 euro in media). Il 63% dei laureati dopo cinque anni considera la propria laurea molto efficace e/o efficace. Dopo un anno dalla laurea, il 53,6% dei laureati valuta la propria preparazione molto adeguata, mentre questo valore raggiunge il 56,5% a cinque anni dal titolo.

L’Orientale

L’Università di Napoli “L’Orientale” è il centro di sinologia e orientalistica più antico in Europa. Data la sua intrinseca propensione allo scambio interculturale, non stupisce che il 10,7% dei suoi laureati biennali abbia trovato lavoro all’estero. Inoltre, più della metà dei laureati al biennio nel 2019 sono disponibili a trasferirsi in Europa (62,1%) o in un paese extra-europeo (47,0%). Molto buono il tasso di occupazione dei laureati biennali magistrali, che raggiunge un picco nell’area linguistica (86,9%), mentre sono inferiori i valori per l’ambito politico-sociale (79,9%) e letterario (64,4%). In generale, nell’89,7% dei casi i laureati biennali lavorano nel settore dei servizi. Interessanti anche le prospettive di ricerca. Nel 2019 il 44,4% dichiara di voler continuare gli studi, di cui il 18,4% con un dottorato di ricerca.

Parthenope

Il 56% dei laureati presso questa università, a cinque anni dalla laurea, ha notato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto alla laurea, di cui il 40,5% parla di miglioramento delle competenze professionali, il 26,2% rispetto alla posizione lavorativa, e il 21,4% dichiara un miglioramento economico. Inoltre, il 53,7% degli occupati a cinque anni dal titolo ha dichiarato di usare in misura elevata le competenze acquisite durante il percorso di studi, mentre il 62,4% ritiene la propria laurea efficace o molto efficace.

Università della Campania “Luigi Vanvitelli”

All’Università della Campania, dopo cinque anni i laureati in discipline giuridiche sono quelli che soffrono il tasso di occupazione più basso (66,7%). Molto meglio i laureati in discipline politico-sociali (85,5%), geologi e biologi (86,7%) e i laureati in ingegneria (94,5%). Nel lungo periodo, a guadagnare di più sono i laureati in campo medico, con uno stipendio mensile medio di 1.701 euro. Va molto peggio ai laureati in discipline giuridiche, che chiudono la classifica con 626 euro. Degli ex-studenti dell’università casertana, a cinque anni dal titolo, il 67,9% ha trovato lavoro nel settore privato, il 29% nel pubblico.

Suor Orsola Benincasa

Dopo cinque anni, il 79,2% dei laureati al Suor Orsola Benincasa giudica efficace o molto efficace la propria laurea, mentre il 65,7% giudica la propria formazione professionale molto adeguata. La quasi totalità dei laureati biennali (96,6%) dopo cinque anni è impiegata nel settore dei servizi, il 75,5% svolge un’attività nel privato, mentre il 22,6% nel pubblico. I settori nei quali si inseriscono gli ex-studenti biennali del Suor Orsola sono soprattutto quello linguistico (78,9%) e quello politico-sociale (67,6%). Al Suor Orsola Benincasa tra i laureati classe 2019 della magistrale biennale il 75,5% ha avuto un’esperienza lavorativa durante l’università. Questo è un dato molto importante se si vuole considerare il rapporto tra università e mondo del lavoro.

Università del Sannio

Tra i laureati all’Università del Sannio, il 62,8% dei magistrali biennali reputa la propria formazione universitaria molto adeguata al tipo di lavoro che svolge dopo cinque anni. Nella media anche la soddisfazione, che si attesta al 63,4% sia dopo un anno che dopo cinque anni dal titolo. Invece, il 55,6% trova benefici e miglioramenti nello svolgimento dell’attività lavorativa dopo l’acquisizione del diploma biennale. Dopo un anno dalla laurea biennale, ingegneria raggiunge il 100% di tasso di occupazione, immediatamente seguita da difesa e sicurezza (98,4%) e economia e statistica (87,7%). Mentre a cinque anni, oltre ai laureati biennali in campo ingegneristico (94,1%) e medico (90,7%), riescono a districarsi bene anche i laureati in campo linguistico (84,9%) e letterario (80,3%). Molto alta la percentuale di laureati (88,3%) che, durante il corso di studio di secondo livello, ha effettuato tirocini curriculari o lavori riconosciuti.

Università di Salerno

Secondo i dati AlmaLaurea, i laureati dell’Università di Salerno sono molto soddisfatti: a cinque anni dalla laurea il 70,6% dei laureati considera la propria laurea molto efficace e/o efficace per il lavoro che svolge, e abbastanza efficace nel 20,9% dei casi. Il 76,3% si iscriverebbe di nuovo allo stesso corso magistrale! I tassi occupazionali restano in linea con gli altri atenei campani. Considerando i laureati biennali magistrali e i settori disciplinari, ad un anno dalla laurea i percorsi a più alto inserimento lavorativo sono quelli ingegneristici (89,0%) e scientifici (84,9%), mentre va male per l’area letteraria (46,5%). A cinque anni dal titolo, invece, mentre resta stabile l’occupazione in ingegneria (93,2%), ottime notizie arrivano dall’area linguistica, che gode di un tasso di occupazione dell’84,8%, e dall’area scientifica (83,7%).

E il Covid-19?

Certo, bisogna riconoscere che in questo momento storico il futuro è pericolosamente incerto. Soprattutto se consideriamo lo scenario prospettato dall’ISTAT che nel 2020 prevede un calo del 9,3% degli occupati, con oltre 2 milioni di posti di lavoro persi e un crollo del PIL pari all’8,3%. Insomma, se l’incertezza nella correlazione titolo di studio-occupazione era già presente nell’era pre-covid, lo è certamente in seguito a quello che molti definiscono uno shock senza precedenti.

La rilevazione di AlmaLaurea purtroppo non tiene conto del crollo verificatosi in seguito alla pandemia durante i primi mesi del 2020. Tuttavia, i dati ci forniscono un affresco realistico della situazione delle nostre università e del rapporto tra laureati e mondo del lavoro.

Inoltre, gli analisti di AlmaLaurea, nel loro rapporto, hanno effettuato alcune considerazioni sugli effetti della pandemia, analizzando dei dati parziali. Chi sembra aver sofferto maggiormente a causa dell’emergenza sono i neo-laureati, quelli che, insomma, aspettavano di entrare nel mondo del lavoro proprio ora. Invece, chi era già inserito ha sofferto meno il colpo. I dati parziali, infatti, evidenziano un calo del tasso di occupazione di -9.0 punti percentuali per i laureati di primo livello (65%) e di -1.6 punti percentuali per quelli di secondo livello (70,1%) rispetto alla rilevazione del 2019. Al contrario, dopo 5 anni dal conseguimento del titolo il tasso è in aumento, attestandosi all’88,8%.

L’Italia non è un Paese per ‘smart workers’

Nel pieno della pandemia, gli analisti di AlmaLaurea si sono interrogati anche sullo smart working. I dati confermano che l’Italia arranca ancora in digitalizzazione del lavoro. Nel 2019 lo smart working è poco diffuso tra i laureati. A un anno dal titolo, solo il 3,1% dei laureati di primo livello e il 4,2% di quelli di secondo livello ha dichiarato di svolgere un lavoro da remoto, percentuali che salgono al 4,6% e al 5,2% a cinque anni dal titolo.

Dati estratti dai diversi rapporti forniti da Almalaurea, nell’ambito della XXII indagine sulla condizione occupazionale dei laureati (2020) e sul profilo dei laureati (2020).

I dati della XXI indagine Almalaurea sono disponibili qui.

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