Amanda Tosi, la ragazza che era stata gettata dagli scogli dal fidanzato al seguito di una lite, sta meglio. Ora respira da sola e i medici fanno ben sperare.
Amanda Tosi, la ragazza di 22 anni gettata giovedì scorso dagli scogli, spinta dal fidanzato al seguito di una lite e salvata da uno dei buttafuori del locale Nepo che aveva assistito alla scena, sta meglio. Per fortuna la giovane ora respira da sola e i medici fanno ben sperare.
Ricoverata al Policlinico della Federico II a Napoli. Le sue condizioni erano gravissime ed era in terapia intensiva. Purtroppo Amanda non può essere considerata ancora fuori pericolo di vita ma ora riesce a respirare autonomamente.
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Quando tutto sembra andare per il verso sbagliato, quando si perdono tutte le energie investite in un progetto, quando si vuole intendere d’aver subito una beffa oltre che il danno oppure quando per aver indugiato troppo a lungo si perde un’occasione, in Campania si usa un’espressione un po’ strana:
Avimmo perduto Filippo e ‘o Panaro!
Sovente accompagnata da mugugni disperati, questo bizzarro modo di dire è noto a tutti gli abitanti della regione, anche se in pochi oramai ricordano perché si usi dire così.
Se siete tra coloro che non sanno chi sia questo Filippo misteriosamente disperso e come si sia perduto il prezioso panaro, non abbiate timore: #BussoLaLingua è qui per voi, pronta a dissipare le tenebre che attanagliano quest’espressione bizzarra e per svelare a voi, ormai cari lettori, tutti i suoi segreti.
Un’espressione teatrale
Tutto è da ricondursi ad Antonio Petito, ottocentesco attore teatrale e drammaturgo napoletano.
Noto come “Totonno ‘o pazzo” per via della sua vivacità, fu insolitamente apprezzato sia dai ceti popolari, per i quali si esibiva principalmente, sia dall’alta borghesia.
Il ruolo che interpretò principalmente fu quello della maschera di Pulcinella al Teatro di San Carluccio e l’espressione “Avimmo perduto Filippo e ‘o Panaro!” deriva proprio da una delle farse pulcinellesche scritte dal drammaturgo.
Durante la rappresentazione, un nobile di nome Pancrazio affidava ad un suo servo di nome Filippo un panaro ricolmo di ogni sorta di delizie e cibarie, raccomandandogli di riportare il cestino a casa.
Ma Filippo, disobbedendo al suo ordine, invece di fare ciò che Pancrazio gli aveva detto finisce per divorare tutto il contenuto del panaro insieme ad alcuni suoi amici.
Rendendosi conto d’incorrere nella certa ira del nobile, Filippo fugge via. Dopo una lunghissima attesa, infine Pancrazio si rassegna: il suo servo non tornerà mai. E’ allora che, sconfitto ed esasperato, esclamerà: “Avimmo perduto Filippo e ‘o Panaro!”
Avimmo perduto Filippo e ‘o Panaro!
Nonostante la particolarità di questo modo di dire, la sua spiegazione è in realtà assai semplice.
Dopo aver letto questa breve storia ed aver scoperto chi sia il malfidato Filippo, ora anche voi potrete esclamare, esasperati dalle circostanze e dalle indecisioni, di aver perduto Filippo e panaro.
Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulla nostra cultura regionale o leggere altre storie della Campania, non perderti le nostre rubriche sulle Leggende e sui Sapori della nostra regione : #BussoLaLeggenda e #BussoLaTavola
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Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, torna a parlare della situazione Coronavirus: “Basta terrorismo sul virus. Il Paese deve riprendere a vivere”.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in un lungo post su Facebook, torna a parlare della situazione Coronavirus e scrive che il Paese deve riprendere a vivere. Spiega che:
“La ripartenza a Napoli si vede ed è anche significativa, ma la luce forte è ancora lontana. Troppa paura, depressione, lentezza per non parlare degli ostacoli divenuti mine sulla strada della rinascita. Apriamo parchi, spazi, luoghi, pedonalizziamo, facciamo piste ciclabili, proviamo a riqualificare il territorio… e provano a fermarti. Non ci arrivano. Continuano a parlare di movida che non c’entra nulla. A noi sta a cuore la città che deve ripartire, il dramma del lavoro e della disoccupazione, l’assenza di liquidità in tante famiglie. Al potere interessa la lotta mediatica, politica ed istituzionale”.
De Magistris ricorda che:
“La situazione sociale ed economica è molto seria e grave. La miccia della bomba sociale è accesa, solo la durata del timer è incerta. Il Governo continua a discutere e a prendere impegni, ma i fatti concreti non arrivano ancora. Sottovalutano in tanti il contagio criminale che sta dilagando nel nostro Paese”.
Prosegue:
“Questa è l’ora del coraggio, della concretezza, della visione. Basta terrorismo sul virus, si deve fare un lavoro immenso sulla sanità pubblica ed investire su reti di protezione sanitaria che mettano in sicurezza l’Italia e i suoi abitanti. Le persone non possono vivere nell’incubo del ritorno della malattia e rimanere schiavi della paura. Il Paese deve riprendere a vivere, si devono tessere relazioni umane e sociali, dare forza alla cultura. L’economia deve ripartire più veloce, si deve mantenere il lavoro e crearlo, utilizzando anche le opportunità della crisi”.
De Magistris conclude:
“A Napoli per primi abbiamo chiuso tutto e per questo soprattutto ci siamo salvati, solo mille infetti documentati su un milione di abitanti, infatti abbiamo meno morti dell’anno scorso. Ora, però insieme dobbiamo ripartire, non possiamo contare 100 morti con il coronavirus e migliaia di morti per altre patologie o per ragioni sociali, economiche e lavorative”.
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La costa del golfo di Napoli è stata oggetto di indagine dell’operazione “Spazzamare’ che ha rivelato quanto il fondale sia diventata una pattumiera.
La costa del golfo di Napoli è stata oggetto di indagine dell’operazione “Spazzamare’ che ha rivelato quanto il fondale sia diventata una pattumiera. Carcasse di motorini, sedili e rifiuti di ogni tipo estratti dai fondali solo dal porto di Torre Annunziata, dove si sono immersi i sommozzatori della Guardia Costiera insieme con subacquee volontari in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani.
Nello stesso giorno sono state ispezionate darsene e porticcioli di tutti le regioni costiere d’Italia per una giornata di tutela straordinaria dei fondali marini. Bottiglie, sacchetti di plastica e copertoni che giacciono sui fondali, oltre a guanti e mascherine, ormai segnalati ovunque in mare.
L’operazione “Spazzamare” promossa da Clean Sea Life e dalla Guardia Costiera italiana, è stata la più grande task force di subacquei al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto dell’ambiente marino e costiero.
Nel porto di Torre Annunziata hanno operato i sommozzatori del 2° Nucleo Sub della Guardia Costiera di Napoli che, al termine della mattinata, hanno rimosso dal fondale marino circa mezza tonnellata di rifiuti di ogni genere.
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La Campania offre una miriade di sentieri per esplorare la natura e le bellezze del suo territorio. Ecco 10 imperdibili mete per escursioni mozzafiato.
Con la primavera a riscaldare le nostre giornate, passeggiare immersi nella natura e nel suo silenzio sembra una buona idea per godere di una ritrovata libertà, soprattutto dopo le restrizioni dovute all’emergenza da Covid-19, tra le quali anche la chiusura di molte zone ‘green’, dalle aree comunali ai percorsi naturalistici. Che fiancheggino la costa o si immergano nella più incontaminata montagna, la Campania offre una grande varietà di sentieri e di scorci memorabili! Ecco 10 idee per chi vuole unire la voglia di trekking a viste eccezionali.
Tra mare e monti: ecco 10 sentieri mozzafiato della Campania
Sentiero del Mediterraneo
Cominciamo dal Cilento e, in particolare, da Marina di Camerota (SA). Lo facciamo con uno dei sentieri più rappresentativi di una Campania che unisce panorami costieri suggestivi alla natura selvaggia. Il Sentiero del Mediterraneo inizia presso la spiaggia di Lentiscelle, con un percorso che sale fino al Monte di Luna e si immerge nella tipica macchia mediterranea.
Il sentiero, selvaggio e rurale, è caratterizzato da salite, anche un po’ ripide, e discese. Percorrendolo, si giunge prima alla spiaggia del Pozzallo, e poi alla Cala Bianca, dalle acque cristalline e dalla sabbia bianca – come suggerisce lo stesso nome. La vista dal sentiero è davvero imperdibile, con l’azzurro del mare che risalta contro la costa disegnandone i contorni.
Meta finale dell’itinerario è la Baia Infreschi, riserva marina protetta e porto naturale, ancora custode di un paesaggio incontaminato, eletta nel 2013 da Legambiente anche spiaggia più bella d’Italia, attraverso un sondaggio web che ha raccolto migliaia di preferenze. La Baia degli Infreschi è tra le più famose del Cilento, caratterizzata da falesie e grotte, sottomarine e di superficie. Le grotte, in particolare, sono anche di importante rilievo storico, poiché in quest’area sono state rinvenute tracce di uomini primitivi.
Notizie utili
Il segnavia è bianco-rosso, ma occorre prestare sempre attenzione alle indicazioni, che non sempre possono risultare ben visibili. Data la posizione del sentiero è opportuno anche evitare le ore più calde della giornata o la piena estate. Il dislivello è di circa 400m e il sentiero è lungo circa 5 km in andata.
Cascate “Capelli di Venere”
Restiamo in Cilento, ma questa volta nella sua parte montuosa. Ci spostiamo a Casaletto Spartano (SA), paesino arroccato nel pieno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Qui parte il sentiero che porta alle cascate Capelli di Venere. Questo nome particolare deriva da una pianta, detta “capelvenere”, che cresce proprio nel punto in cui sgorga la cascata.
L’itinerario parte da Casaletto Spartano e, attraverso un saliscendi, giunge all’oasi Cascate Capelli di Venere. Il percorso si snoda in uno scenario quasi fiabesco, costeggiando il fiume e addentrandosi in un piccolo bosco. Una tappa imperdibile per chi visita il Cilento!
L’oasi
Le Cascate Capelli di Venere, ch si trovano nel cuore dell’oasi che prende il loro nome, si formano dal Rio Bussentino. All’interno dell’oasi si snodano sentieri naturalistici per gli amanti del trekking, con ponti che forniscono all’intero paesaggio un carattere ancora più fiabesco. Le cascate, con il loro meraviglioso gioco di luce sulla vegetazione, sorgono proprio nei pressi di un ponte di origine normanna, vicine a passerelle in legno.
Attenzione, però, ad immergervi nell’acqua delle piscinette che si creano nell’oasi: qui la temperatura è gelida, difficilmente sopportabile anche d’estate!
Dopo aver percorso i sentieri ed essere stati affascinati dalle cascate, si può raggiungere l’area attrezzata, dove si può godere di un po’ di relax, con tavolini e barbecue. Per accedere all’oasi delle cascate “Capelli di Venere” bisogna fare un biglietto (costo 3 euro). Con questo, si può accedere alle cascate e all’area attrezzata.
Sulla cima dei Monti Lattari, nel cuore della Costiera Amalfitana, si trova uno degli itinerari escursionistici probabilmente più conosciuti in Italia e nel mondo. Il Sentiero degli Dei si snoda lungo una parte della costiera, partendo da Bomerano di Agerola e arrivando a Positano, presso la località di Nocelle. Il panorama che si può osservare lungo il sentiero è davvero suggestivo. Divino, proprio come lascia intendere il suo nome.
Il percorso è lungo 10 km, è della durata di circa 7 ore e presenta un dislivello di circa 600 metri. Questo incantevole sentiero, in realtà, si sviluppa su due livelli: un sentiero ‘alto’, un po’ più impegnativo per la presenza di più tratti in salita, e quello ‘basso’, meno faticoso.
Lungo questo percorso si percepisce la connessione con la natura costiera incontaminata, tra scorci paesaggistici di ineguagliata bellezza e una vista su un mare da cartolina. Dall’alto della montagna, a picco sul mare, è possibile godere di un’incantevole vista su tutto il territorio circostante: il golfo di Salerno, l’isola di Capri, la penisola sorrentina sono solo alcune delle bellezze che offre questo sentiero. Un panorama da togliere il fiato. In più, la natura qui si sviluppa rigogliosa: si è circondati dalla vegetazione tipica della costiera e da piccoli boschi.
Sentiero dei Limoni
Restiamo in costiera amalfitana per parlare del Sentiero dei Limoni. Nessun nome sarebbe stato più iconico per questo luogo, d’altronde, data la connessione con il prodotto tipico di quest’area della provincia di Salerno. Percorso abbastanza facile, che da Maiori giunge a Minori, il Sentiero dei Limoni lascia che i visitatori si immergano in quell’antica atmosfera di un passato pre-industriale, con un’esperienza a trecentosessanta gradi. Qui i colori della macchia mediterranea si uniscono a quello dei famosi agrumi e al verde dei terrazzamenti costieri, risaltando sullo sfondo dell’azzurro del mare. In estate, se si è fortunati, è possibile anche assistere alle fasi della raccolta dei limoni.
Prima della costruzione della statale amalfitana, questo sentiero era l’unico collegamento tra i due paesi della costiera che attraversa, l’unica alternativa al mare. Oggi, questo percorso racconta la storia di questo angolo di costiera, tra i suoi villaggi arroccati e una vista spettacolare sulle sue insenature. Il percorso è piuttosto breve, della durata media di un’ora. Per la gran parte è pavimentato, ma bisogna tenere in considerazione una caratteristica tipica: tante scale, sia in salita che in discesa.
Sentiero della Baia di Jeranto
Da un lato all’altro della costiera, questa volta il versante è quello sorrentino. Il Sentiero della Baia di Jeranto inizia a Termini, una frazione di Massalubrense (NA). Ma lo si può incontrare e imboccare anche da via Jeranto, nella piazzetta di Nerano. Il percorso prevede diversi punti panoramici, tra i quali quello di Villa Rosa, dove visse anche Norman Douglas che proprio qui scrisse il suo “Siren Land”. Dopo la Grotta delle Noglie, si giunge a Crinale di Spirito, dal quale si può godere di una splendida vista sui Faraglioni di Capri, su Punta Campanella, sulla costiera amalfitana. Ma si possono amminare anche gli isolotti de Li Galli e la Baia di Jeranto. Successivamente, si segue per la proprietà FAI, per raggiungere infine la spiaggetta di Capitiello.
La Baia di Jeranto, bene del FAI, è una delle aree più suggestive dell’area marina protetta Punta Campanella. Probabilmente derivante dal greco ‘Jerax’, ovvero ‘rapace’, il nome del percorso e della baia si riferirebbe alla forma del promontorio. La spiegazione più ‘divina’, invece, farebbe derivare la parola dal greco ‘Ieros’, ovvero ‘sacro’. Ciò si ricondurrebbe alla presenza del tempio di Athena presso la vicina Punta Campanella, e a questo tratto di mare che, mitologicamente, sarebbe stato caratterizzato anche dalla presenza delle Sirene.
Oltre agli uliveti, che caratterizzano il percorso soprattutto per la sua prima parte, la vegetazione è quella tipica della macchia mediterranea, i cui colori, nelle giornate terse, si stagliano contro il vivido azzurro del Mediterraneo. Il percorso non presenta segnaletica, né orizzontale né verticale, quindi bisogna prestare massima attenzione. Piuttosto breve – si tratta di un paio d’ore circa a/r – questo itinerario è lungo circa 3 km ed è piuttosto difficile.
Collocato nei pressi di Gragnano, il sentiero che porta alla Valle dei Mulini era un tempo meta anche degli intellettuali e degli artisti impegnati nel Grand Tour e faceva parte del percorso che da Castellammare di Stabia conduceva ad Amalfi.
È possibile arrivare alla Valle dei Mulini da Prato San Pietro, passando per la Fucina dei Carlini, e percorrendo la mulattiera. Ma sono diversi i sentieri che si snodano e che attraversano la Valle dei Mulini, che in sé è lunga solo 2 km. Questo probabilmente perché l’intera zona veniva utilizzata come luogo di passaggio ‘di terra’ tra le due ‘costiere’.
L’itinerario, caratterizzato da natura selvaggia, boschi, ruderi della valle dei Mulini, è ricco di storia. La valle prende il nome dai locali mulini che vi si trovavano già a partire dal XIII secolo, e sfruttavano la portata d’acqua discontinua del torrente Vernotico. Le prime concessioni di alcuni feudatari per azionare le macine “in flumine Graniani” risalgono, infatti, alla seconda metà del tredicesimo secolo.
Dettaglio Valle dei Mulini. Fonte: Wikimedia Commons. Autore: Mentnafunangann
Il percorso risulta un po’ difficile a causa dei suoi significativi dislivelli. Dunque, chi non è allenato per questo tipo di escursione può pensare di percorrerne solo la prima parte (ca. 1 ora), la quale comunque permette di immergersi a pieno nella natura e nella storia di questi luoghi. Percorribile interamente in circa 3,5 ore, l’itinerario è caratterizzato da ponti di legno, passerelle, canali, cascate, la grotta dei Darden e tanti altri luoghi suggestivi.
Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito web della Valle dei Mulini.
La Valle dell’Inferno
Affascinante quanto tenebroso, “Valle dell’Inferno” sembra il nome adatto ad un’area sulle pendici del Vesuvio, nel cuore dell’omonimo Parco Nazionale.
Il sentiero comincia da Ottaviano (NA), in particolare da Largo Angelo Prisco, ed è caratterizzato dal tipico scenario delle pendici del vulcano campano: ginestre, in primis, ma anche roccia lavica, con caratteristiche bocche eruttive e cunicoli, il che rende unico il paesaggio e gli conferisce un tono selvaggio, inesplorato. Affiancando il Gran Cono del vulcano, ci si addentra nella Valle dell’Inferno, caratterizzata dalla fauna e dalla flora tipiche dell’area del Vesuvio.
Il sentiero è lungo circa 12,5 km (a/r) e percorrendolo si raggiungono i 1000 metri sul livello del mare. Il tempo di percorrenza stimato è di circa 7 ore e la difficoltà è elevata, quindi adatto soprattutto ad escursionisti esperti. Tuttavia, il gioco vale la candela, poiché agli occhi dei visitatori il territorio sottostante sembra sconfinato. Dall’area nocerina a quella nolana, dai Monti Lattari al cratere del Vesuvio che emerge ad un certo punto del percorso.
Per maggiori informazioni sulla storia e sulla natura del percorso è possibile consultare il sito web del Parco Nazionale del Vesuvio.
Parco del Matese
A Nord della provincia di Caserta, al confine tra Campania e Molise, troviamo l’area protetta del Parco del Matese, con i suoi fiumi e torrenti (Titerno, Tammaro), i suoi laghi (Letino, Matese), i suoi monti (Mutria, Miletto, Gallinola). Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
L’area del Matese è ideale per chi ha voglia di escursioni su sentieri naturalistici, caratterizzati da una ricca fauna e da una vegetazione mediterranea lussureggiante. Percorribili non solo a piedi, ma anche in mountain bike. Il Matese presenta diversi sentieri, sviluppati sull’antica rete di percorsi dell’area, facilmente percorribili e individuabili grazie alla segnaletica.
Oltre alle passeggiate nel cuore della natura, quest’area offre la possibilità di svolgere una varietà di attività, come passeggiate in mountain bike, a cavallo, arrampicate su roccia, voli in deltaplano o col parapendio. Grazie alla sua conformazione, il Parco del Matese è adatto anche ad escursioni speleologiche.
Per sapere di più sull’area del Matese, date uno sguardo al sito del Parco Regionale.
Monte Cervati
Restiamo in montagna, perché con i suoi 1899 metri, il monte Cervati è la cima più alta della Campania. Situato nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, il monte è raggiungibile da diversi punti, attraverso vari sentieri, ognuno con le sue specificità. Tra questi, il sentiero storico della Madonna della Neve, ma anche quello da Monte San Giacomo.
Un altro itinerario possibile è quello che inizia e termina a Piaggine. Si tratta di un sentiero piuttosto difficile, con un dislivello di circa 750 metri. Il sentiero include diverse tappe intermedie, come la Fontana di Caciocavallo, quella degli Zingari, il Santuario della Neve quasi in vetta. Un sentiero di montagna complesso ma suggestivo, con vista sul Monte Bulgheria, Monte Scuso, Monte Gelbison e Monte Stella.
Monte Faito
Il Monte Faito (1131 metri) è una delle cime più conosciute della catena dei Monti Lattari. La veduta dal monte è spettacolare, poiché abbraccia alcune tra le mete più affascinanti della regione: penisola sorrentina e costiera amalfitana, Capri, Golfo di Napoli, Vesuvio, Golfo di Salerno.
Sul Monte Faito si intrecciano diversi sentieri, in un ‘labirinto’ di vie che vanno su e giù per il monte costiero. Tutti i percorsi sono caratterizzati da boschi, sorgenti, flora e fauna tipica dell’area, alcuni anche da aree per picnic. Uno fra gli itinerari più noti è quello verso Monte San Michele (1444 metri), noto per la sorgente dell’Acqua Santa che, secondo la leggenda, fu San Michele Arcangelo stesso a creare. Il sentiero dell’Angelo inizia con la salita Quisisana e sale su, fino alla cresta del Monte Faito, passando per la sorgente Acqua dei Porci. Prima della salita per il santuario di San Michele, scende per poi avviarsi verso la base del monte ‘Molare‘, la più alta dei Lattari.
Altri sentieri sono quello da Campo del Pero a Monte Cerasuolo, quello di Croce della Conocchia, quello che dal Centro Sportivo porta a Moiano. Per arrivare sul Monte Faito si può prendere anche la funivia da Castellammare di Stabia. È possibile salire sul Monte anche da Vico Equense, raggiungendo il piazzale di cava in auto, procedendo poi in escursione per il resto del tragitto.
Il dislivello dei percorsi è variabile. I tempi di percorrenza variano in base al sentiero.
Sul sito web del Cai dei Monti Lattari sono elencati alcuni dei percorsi più interessanti.
Da ricordare
Nonostante alcuni percorsi abbiano riaperto dopo le chiusure a causa del Covid-19, altri potrebbero essere soggetti ancora a restrizioni. Dunque, meglio accertarsi circa le condizioni dei parchi e dei percorsi, prima di cominciare l’avventura. Anche gli escursionisti dovranno rispettare pertinenti disposizioni nazionali e regionali sulle norme anti-contagio, mantenendo le distanze e usando dispositivi di protezione.
Ricordate di prestare sempre attenzione sui sentieri, di verificare le condizioni meteorologiche, e di controllare se la tipologia di difficoltà dell’itinerario è adatta a voi. Inoltre, è necessario attrezzarsi per bene, con scarpe da trekking e con abbigliamento idoneo. Fondamentale è avere uno zaino con tutto il necessario, finanche per un’intera giornata nel caso dei percorsi più lunghi e difficili.
Il Sentiero dei Parchi
Per celebrare le bellezze naturali di cui è ricco il nostro territorio, e in seguito a un’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e il CAI (Club Alpino Italiano), è nato il progetto di un “Sentiero dei Parchi”, costituito da 25 Parchi Nazionali italiani.
Questo sentiero collegherà i parchi e le riserve dell’Italia in un unico percorso, con l’obiettivo di favorire un turismo sostenibile, promuovendo le aree protette e naturali presenti sul nostro territorio, di diffondere la cultura dell’ambiente e di valorizzare la biodiversità e le identità locali. Tutto questo sembra ancora più importante nel periodo post-Covid-19. Per gli escursionisti che percorreranno l’itinerario ci sarà anche la possibilità di ottenere un passaporto, come riconoscimento simbolico delle proprie imprese.
“Un itinerario escursionistico che toccherà tutti i 25 Parchi Nazionali del nostro Paese, che avrà come spina dorsale l’attuale Sentiero Italia CAI”, ha spiegato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “I parchi nazionali sono uno scrigno della natura – ha continuato il ministro – bisogna garantirne la conservazione, ma anche la fruibilità”.
Come ha fatto notare il ministro, oltre all’importante accordo tra Ministero e CAI, un altro segnale positivo a favore della valorizzazione dell’ambiente sarebbe la destinazione di 35 milioni di euro nel periodo 2020-2033 alla manutenzione e al potenziamento delle reti sentieristiche.
Sicignano degli Alburni è un piccolo paesino in provincia di Salerno, abitato da poche migliaia di abitanti.
Nei pressi del centro abitato c’è un monastero, ormai abbandonato, circondato da sterpaglie e dalle pareti ricoperte di rampicanti. L’aspetto di questo luogo ormai restituito alla natura non è, a prima vista, spaventoso – ma nessuno vi si avvicina più.
Il monastero viene evitato da tutti i locali e guardato con sospetto da chiunque conosca la sua storia. Gli abitanti di Sicignano lo chiamano “Il monastero dei Monaci del Diavolo” e le leggende dicono che sia infestato da un fantasma.
Non si tratta, tuttavia, di un fantasma simile ai tanti di cui abbiamo sentito parlare nelle altre leggende della Campania: questa presenza è pericolosa e crudele, consumata da un desiderio di vendetta violento e spietato.
Quest’oggi, #BussoLaLeggendavi racconta la leggenda del fantasma di Sicignano e del Monastero dei monaci del Diavolo: è una storia di assassinii, amore, vendette, stregoneria ed omicidi.
Il Mendicante
La leggenda narra che un giorno, alle porte del Monastero Benedettino di Sicignano, bussasse un uomo: si trattava di un mendicante, malato ed affamato, che i monaci accolsero subito.
Lo nutrirono, gli prepararono un letto e cercarono di curarlo, ma le sue condizioni erano così disperate da spingerli a dargli persino l’estrema unzione. Contro ogni pronostico, dopo molti giorni di malattia, febbre e delirio, il mendicante guarì.
Per ricambiare i monaci della loro gentilezza e del loro spirito cristiano, il mendicante rimase nel monastero a prestare la propria opera: lì dove c’era da compiere una qualsiasi fatica il mendicante interveniva. Riparava oggetti, portava pesi, sbrigava commissioni; ben presto, per i monaci, divenne un aiuto irrinunciabile.
Il mendicante, dal canto suo, si affezionò ai suoi compagni e quella vita semplice e cristiana. Dopo qualche anno, decise di prendere i voti e diventare monaco lui stesso – mai scelta fu tanto triste ed infausta.
L’amore tra un Monaco ed una Strega
Accadde infatti che il novello monaco incontrò un mattino una donna china a raccogliere delle erbe nei pressi del monastero. Si trattava di una ragazza bella e gentile: parlando con lei, il monaco scoprì che veniva dalla vicina cittadina.
I due cominciarono ad incontrarsi spesso, e giorno dopo giorno si compì il loro destino: si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra. La loro fu una storia di perdizione e bruciante passione.
Ben presto, tuttavia, gli altri monaci li scoprirono. Sconvolti, turbati ed invidiosi della relazione che il monaco aveva intrecciato con la ragazza, decisero di punirli.
Imprigionarono l’uomo, punendolo affinché espiasse i suoi peccati carnali. E se questo vi sembra un triste destino, sappiate che la sua amata fu molto più sfortunata: venne accusata di stregoneria, torturata e seviziata. Alcune versioni della leggenda dicono che le inflissero tali tormenti da condurla alla follia e poi e alla morte; altre che le torture la spinsero a confessare di essere una strega e che morì arsa sul rogo.
In entrambi i casi, la povera ragazza morì e i due amanti non si videro mai più.
La Vendetta
Il monaco liberato, venuto a conoscenza della terribile sorte toccata all’amata, ne fu distrutto.
La leggenda, già a questo punto a tinte fosche, a questo punto diventa ancor più oscura: gli altri monaci che vivevano nel monastero, coloro che si erano resi responsabili della crudele morte dell’amata fanciulla, morirono uno dopo l’altro in circostanze misteriose.
Il monaco liberato divenne capo del monastero e tutti gli abitanti di Sicignano presero ad evitare quel luogo, convinti, per via delle numerose morti che vi si erano verificate, che fosse maledetto.
Alla fine, il monaco morì e da allora si dice che il suo fantasma continui ad infestare il monastero, ancora ricolmo d’odio e sete di vendetta per l’ingiusta e crudele morte toccata al suo amore.
La carrozza ed il bosco
Dopo moltissimi anni dalla morte del monaco, un giorno un uomo ed una donna di nobile lignaggio si diressero al monastero con la loro carrozza. Sembra che fosse una notte di tempesta, buia e gelida: marito e moglie chiesero ospitalità al monastero per quella notte e dunque si fermarono lì.
Ma accadde qualcosa di terribile: la carrozza fece infatti ritorno a Sicignano, ma a bordo c’era solo il marito. Non si sa come fece a rientrare e nemmeno chi avesse guidato i cavalli: l’uomo a bordo, infatti, era morto. Col cranio fracassato ed il viso distrutto, sedeva con la testa penzoloni e sanguinante sulla carrozza.
Questa terribile circostanza rinfocolò le braci della leggenda: ad ucciderlo era stato, si diceva, il fantasma del monastero di Sicignano!
La storia più recente riguardante il fantasma ed il monastero maledetto risale, infine, al recentissimo 1989.
Un gruppo di ragazzi, inoltratisi nel bosco, avrebbe ad un certo punto scorto una figura strana e misteriosa accanto alle mura del monastero. L’uomo, vestito come un monaco, si diresse verso si loro, avanzando lentamente tra i rovi e le fronde degli alberi; i ragazzi, terrorizzati, scapparono.
Uno di loro cadde e venne raggiunto dalla figura, che si chinò su di lui sussurrandogli nell’orecchio parole in una lingua sconosciuta prima di allontanarsi e svanire nel nulla.
Il Monastero dei monaci del Diavolo di Sicignano
Una storia terribile appesantisce l’aria che circonda il monastero abbandonato di Sicignano.
Che crediate o meno ai fantasmi, una cosa è sicura: le sue mura sono intrise del sangue di un’innocente e di quello dei suoi carnefici e in ogni caso questo basta a rendere quel luogo un monastero maledetto.
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Non perderti gli altri articoli sulle leggende della Campania:
Ancora un tentativo di furto presso il punto vendita “Pam Panorama Cassino”. Questa volta ad essere preso di mira è stato il reparto liquori, dove una donna è stata sorpresa dalla sicurezza del centro mentre tentava di occultare un ingente quantitativo di bottiglie di liquori.
L’addetto alla sicurezza, resosi conto del tentativo della donna di oltrepassare la barriera della cassa senza pagare, ha prontamente bloccato la ladra e allertato le forze dell’ordine che, giunte sul posto, hanno prelevato la donna, portandola nel commissariato di zona per effettuare le procedure del caso.
A Vietri troppe persone sulle spiagge libere. Il sindaco chiude tutto. Protezione civile, vigili urbani e persino i carabinieri per impedire gli accessi.
Nonostante il meteo incerto degli ultimi giorni, a Vietri sul Mare c’è stato un notevole afflusso di bagnanti. Ieri poi anche un litigio tra ragazzini su una delle spiagge libere. Così il sindaco Giovanni de Simone, per garantire le misure di sicurezza anticontagio, ha vietato l’accesso alle spiagge libere. Si attende l’introduzione di un’app per ricevere le prenotazioni.
“Le abbiamo chiuse perché ieri c’è stata un’affluenza troppo grande”, spiega de Simone. Le spiagge saranno chiuse “fino a quando non riusciremo ad organizzare il tutto con la prenotazione tramite app“. Intanto, a presidiare gli arenili ci sarebbero le guardie ambientali, la protezione civile, i vigili urbani e persino i carabinieri per impedire gli accessi.
Per quanto riguarda la riapertura, de Simone sottolinea che “provvederemo al più presto a riaprirle, penso che nella prossima settimana sarà pronta l’app e faremo le prenotazioni. E’ soltanto un momento transitorio per organizzare al meglio”. Chi ha le possibilità economiche potrà usufruire degli stabilimenti privati. Lo Stato fallimentare, arrivato impreparato all’epidemia sul piano della sanità pubblica, delega ai privati sempre più anche la gestione del diritto al mare.
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Non cala la tensione al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dove nella notte sei agenti della Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti da due detenuti extracomunitari che, dopo aver dato fuoco alla propria cella – il rogo è stato spento – sono stati portati in infermieria; durante il trasporto, i due reclusi si sono scagliati addosso ai poliziotti mettendo a soqquadro sia la sezione che l’intero corridoio.
Tre agenti sono finiti in ospedale per le ferite riportate: uno lamenta un trauma cranico provocato da un colpo di sgabello.
Sono stati infine denunciati all’autorità giudiziaria, e della vicenda è stato informato il provveditore regionale. “Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni e dalla politica”, dice l’assistente capo della penitenziaria Gaetano Napoleone.
Tentativo di furto al negozio Pam di Cassino dove tre donne sono entrate in azione servendosi di un carrozzino, grazie al quale riuscivano ad occultare la merce in una sacca creata dietro lo schienale.
L’obiettivo delle tre donne era un’ingente quantità di barattoli di Nutella. I movimenti sospetti delle donne hanno messo in allerta gli uomini della vigilanza che, dopo essersi avvicinati per un controllo, hanno fatto scattare il tentativo di fuga delle ladre, bloccato prontamente dalla sicurezza stessa.
La vigilanza ha potuto constatare che, oltre alla merce del negozio appena derubato, le ladre erano in possesso anche di altra merce trafugata in altri negozi del vicinato i cui colpi erano andati a segno. La merce è stata successivamente restituita ai proprietari.