sabato, Luglio 27, 2024
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Leggende della Campania: la seducente fantasma dell’ex-monastero di Sant’Arcangelo

C’è un fantasma, tra i tanti, che si aggira tra le strade di Napoli. E’ una giovane donna, bella ed attraente, che appare soprattutto nei pressi e tra le mura dell’ormai ex-monastero di Sant’Arcangelo, edificio ormai in decadenza che fu noto alla cronaca Napoletana del ‘500 per gli scandali, le tresche amorose e gli assassinii che si sono verificati al suo interno.

Questa settimana ve ne parliamo.

Un edificio di Forcella

Le vicende che andiamo a raccontare raggiungono il loro culmine nel 1577.

In quest’anno, l’edificio che ospitava quelle che erano state nominate come “le ricche novizie” viene soppresso; la chiesa accanto a cui sorgeva il monastero venne interdetta ed abbandonata allo stato laico.

L’-ex monastero è oggi un edificio diroccato, che si trova in una delle storiche vie di Forcella.

Si dice che quanto accadde al suo interno – atti peccaminosi e rituali orgiastici, assassinii ed avvelenamenti – si verificò per via della posizione in cui il luogo sacro sorgeva: pare infatti che le sue fondamenta fossero state poste su un antico sacello pagano dove avevano luogo specifici rituali propiziatori. Anche il corso d’acqua che vi scorreva accanto aveva fama di essere magico e, coi suoi influssi, pareva favorire le condotte più peccaminose.

Il monastero delle ricche novizie

L’edificio religioso, sorto in quel punto proprio per contrastare il perseverare dei culti pagani che i monarchi cercavano di eliminare, ospitava fanciulle della nobiltà napoletana. Diventato poi infatti noto come “il monastero delle ricche novizie” ospitò anche Maria d’Acquino – che altri non era che la Fiammetta di Boccaccio.

Tra le altre, nelle sue stanze vissero Livia Pignatelli, Giulia Caracciolo, Chiara Frezza, Luisa San Felice, Eufrasia d’Alessandro e Agnese Arcamone.

La vita monacale annoiava purtroppo le aristocratiche novizie, abituate a ben altro stile di vita. Le loro azioni, volte a placare il tedio che le affliggeva, avrebbero ben presto reso la vita delle suore ben più che entusiasmante.

Un luogo di perdizione

Le monache iniziarono ad intrecciare delle relazioni con dei nobili del luogo. I protagonisti di queste vicende amorose non si sforzarono troppo di mantenere il segreto di ciò che accadeva tra le mura del convento, e così ben presto tutta la città iniziò a parlarne.

Le cose parvero degenerare, e tra la popolazione si iniziò a sussurrare di rituali pagani ed orgiastici, perversioni e malefici. Tutto scoppiò tra le mani delle novizie quando all’interno del monastero vennero consumati alcuni assassinii.

Accusate di blasfemia, sodomia ed eresia, le suore sopravvissute furono trasferite nel convento San Gregorio Armeno. 

Sull’edificio, ritenuto causa della condotta blasfema delle suore per via dei suoi influssi pagani, vennero eseguiti numerosi esorcismi, ma pare che niente riuscisse ad impedire a chi lo frequentava di sprofondare nel peccato. Venne dunque abbandonato allo stato laico. 

Delle vicende riguardanti le giovani novizie scrisse un anonimo francese, nei primi anni dell’800. Quando il libriccino giunse a Napoli dopo qualche anno, tradotto, sconvolse tutti coloro che lo lessero.

Gelosie e Vendette

Pare che tutto sia degenerato per via di alcune rivalità e dicerie nate all’interno del monastero.

Due delle novizie, la bella Giulia Caracciolo e la dolce Agnese Arcamone, avevano una profonda amicizia e trascorrevano molto tempo insieme: erano a dire il vero inseparabili. Gelosa di quel legame, Eufrasia d’Alessandro, con l’aiuto della sua confidente Chiara Frezzi, diffuse la voce secondo cui tra Giulia ed Agnese ci fosse un sentimento amoroso che andava ben oltre la semplice amicizia.

Presto tutto il monastero ed anche il vicinato cominciò a mormorare riguardo la relazione che sarebbe esistita tra le due suore. Adesso, ogni volta che venivano viste insieme adesso ricevevano sguardi di sospetto e la loro amicizia venne malvista.

Sentendosi offesa e tradita, sicuramente ribollente di rabbia, Giulia decise di vendicarsi, e lo fece commissionando l’assassinio degli amanti di Chiara ed Eufrasia, che vennero uccisi davanti alla badessa ed a due delle novizie.

Sebbene le autorità non abbiano voluto investigare su quell’accadimento, la Chiesa decise di punire le suore.

Alcune delle monache, per non incorrere nelle punizioni, si suicidarono; tra queste c’era Chiara, che si uccise con un pugnale. Eufrasia morì avvelenata, scontando così la sua colpa, mentre Giulia venne condannata all’ergastolo. 

Agnese, invece, fuggì. Di lei non si hanno da allora più notizie.

Il fantasma del monastero

Durante le notti di luna piena c’è un fantasma che si aggira nei dintorni dell’ex-monastero diroccato. Piange e si lamenta, dando l’impressione di non darsi pace. 

In molti l’hanno vista: dicono che sia una giovane molto bella, il cui singhiozzare fa male al cuore. Alcuni pensano che si tratti della dolce Agnese, tornata, dopo la morte, tra le mura del convento; altri dicono che si tratti invece di Chiara, che non  riesce a darsi pace per aver cominciato la serie di terribili aventi che avrebbero sconvolto per sempre l’armonia del monastero.

Di chiunque sia l’identità del fantasma, una cosa è certa: nessuno, neanche dopo la morte, potrà trovare pace tra le mura del monastero maledetto. 

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