Si è tenuta oggi, in una prima domenica di maggio insolitamente grigia e fredda, la manifestazione “DisarmiAMO Napoli”.
Risposta dal basso all’agguato di camorra che, 3 giorni fa, ha ferito un pregiudicato e due innocenti – tra cui la piccola Noemi ora in prognosi riservata al Santobono – la manifestazione non portava la firma di alcun partito.
Se alle 11, orario di inizio della manifestazione, sembrava ci fossero a stento 300 persone – come in una moderna e disincantata battaglia delle Termopili – a mano a mano i partecipanti sono iniziati ad arrivare.
In circa un migliaio si sono radunati in piazza Nazionale per dire “no” alla camorra
Data la sensibilità e l’urgenza del tema, ci si aspettava una partecipazione maggiore, ma è comunque un segnale importante per una città che, dopo la partecipazione alla manifestazione #Primalepersone di ieri, si è stancata di contare vittime innocenti più che di scendere in piazza.
Le facce sono arrabbiate. I toni sono duri. Le passerelle politiche non ammesse, anche se non mancano alcune presenze istituzionali, di comitati e associazioni
Le parole di Fabio Giuliani di Libera interrotte dai fuochi d’artificio
L’associazione Libera contro le mafie parla con la voce di Fabio Giuliani: “Allo Stato chiediamo risposte e sicurezza. Sono un operatore sociale: chiaro che non basti la repressione e basta. Ma ora qui occorre soprattutto presenza dello Stato, che si riprenda il monopolio dell’ordine della forza”.
Mentre Giuliani parla, le sue parole sono coperte dal rumore di alcuni fuochi d’artificio fatti esplodere poco distante. Sale il nervosismo. Scoppia la polemica. “Com’è possibile che accada una cosa del genere?”, “Vi rendete conto che vogliono prenderci in giro?” “Dovete stare in silenzio, in silenzio!”.
L’impressione del momento tra la folla è che, come succede spesso a Napoli, la Camorra abbia trovato il modo di far sentire la sua beffarda voce attraverso i fuochi d’artificio. La verità è che, a qualche isolato di distanza dalla manifestazione DisarmiAMO Napoli, la vita continua come se nulla fosse. E, simbolo di una città che non riesce a comunicare con le sue varie stratificazioni sociali e non, c’è l’inaugurazione di un nuovo locale da festeggiare e manca la sobrietà, o forse il rispetto. Del resto, The show must go on anche anche se c’è una bambina di tre anni che lotta tra la vita e la morte perché colpita al torace proprio in quella piazza.
E allora la speranza del coro che come una preghiera chiama forza per “Noemi, Noemi, Noemi“ si trasforma in rabbia e la rabbia si riversa contro l’uomo che le ha sparato e che ora si nasconde: “Sei un verme! Costituisciti”.
Il vicesindaco Panini: “Quelli che uccidono sono nati in Italia“
Pur mancando bandiere di partito, DisarmiAMO Napoli nasce in seguito a un appello della terza municipalità che fa capo a esponenti della maggioranza del sindaco de Magistris e, portavoce della giunta Dema, c’era tra gli altri il vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Napoli.
Panini dice ai giornalisti di condividere l’analisi del procuratore nazionale antimafia Cafiero: “Ha ragione il vertice della Dna: vengano a Napoli ogni mese il ministro dell’Interno, i vertici delle forze dell’ordine. A rendicontare alle cittadine e ai cittadini sugli impegni assunti, i fatti accaduti e i risultati conseguiti”.
Interrogato ai microfoni di NanoTV sul successo di consenso di Salvini, soprattutto in quartiere difficile come il Vasto per quanto riguarda la spinosa questione dell’immigrazione, il vicesindaco risponde con una domanda retorica: “ Possiamo dire che quelli che stanno uccidendo, sparando, massacrando sono tutte persone nate in questo paese e che hanno la residenza in questo paese?”
Il no alla camorra del figlio del boss
Sta girando in tutto il web, poi, il “no alla camorra” di Antonio Piccirillo, figlio di un boss e che, sulla base del suo esempio, invita tutti i figli della camorra a dissociarsi. “Sono stili di vita che non pagano – dice Antonio –è una cultura priva di etica, priva di valori, priva di tutto. la Camorra, anche 50 anni fa, ha sempre fatto schifo, è sempre stata ignobile”.
Accanto a lui, tra le prime fila, ci sono i parenti di chi ha perso la vita per “sbaglio”, perché si trovava nel posto “sbagliato” al momento “sbagliato” o perché coinvolto in scelte di vita “sbagliate” per colpa di chi – sempre per “sbaglio” – non ha saputo offrigli l’alternativa giusta.