sabato, Dicembre 14, 2024
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BussoLaLeggenda // Storia del Monaciello tra amori e spiritelli

La figura del Monaciello – o Munaciello – è tra le più famose del folklore napoletano: si tratta di uno spiritello dispettoso, basso di statura, con indosso un abito da frate. Talvolta in mano ha un bastone, altre delle fibbie argentate alle scarpe, e sono in molti a giurare d’averlo visto o incontrato.

Lo spiritello, secondo alcuni, appare in alcuni luoghi specifici di Napoli e della Campania; secondo altri, si muove nel labirinto della Napoli Sotterranea e potrebbe manifestarsi in tutte le case più antiche della città.

Ci sono diverse storie che lo riguardano, alcune più realistiche, altre ammantate di magia e leggende: questa settimana, #BussoLaLeggenda ve le racconta tutte. E chissà, forse grazie alle nostre parole, se vi dovesse capitare d’imbattervi in questo spiritello, saprete precisamente di fronte a chi – o cosa – vi trovate e come comportarvi con lui…

A chi arricchisce e a chi appezzentisce

Del Monaciello si dice: a chi arricchisce, e a chi appezzentisce! , riferendosi al fatto che lo spiritello può tanto manifestarsi positivamente e portare ricchezza e fortuna, tanto può decidere d’essere dispettoso e rendere più povero chi s’imbatte in lui.

Le leggende raccontano infatti che, se il Monaciello vi prende in simpatia, potrebbe lasciare nella vostra casa dei regali come piccole quantità di monete.

Anche qualche suo scherzo, però, potrebbe essere positivo: quando il Monaciello compie qualche burla, sarà probabile vincere alla lotteria, soprattutto se “tradurremo” i suoi scherzi in numeri grazie alla smorfia napoletana. Infatti, quando qualcuno vince o ottiene improvvisamente una grande somma di denaro si dice che “deve avere il monaciello in casa“.

Talvolta, quando in una casa vive una bella ragazza, il Monaciello potrebbe manifestare il suo apprezzamento sfiorandole il viso o i capelli.

Lo spiritello può essere tuttavia anche dispettoso, se non sarete abbastanza gentili con lui: in tal caso, vi soffierà nelle orecchie durante la notte e farà sparire degli oggetti.

Non preoccupatevi, però, perché per accattivarsi la sua simpatia sarà sufficiente lasciare per lui del cibo. Se sarete fortunati, non lo mangerà e lo trasformerà in oro. Fate attenzione, però, perché se parlerete in giro delle magie compiute dal Monaciello, questi si offenderà ed abbandonerà la vostra casa – e, con lui, lo farà anche la fortuna.

Il Monaciello è un demone?

Se la maggior parte delle storie riguardanti il Monaciello lo ritrae come uno spiritello comunque benefico, al massimo un po’ dispettoso, c’è chi crede invece che si tratti di un vero e proprio demone.

Secondo questa ipotesi, anche quando il Monaciello si mostrerebbe benevolo, per esempio quando dona delle monete, sarebbe in realtà malvagio: il denaro servirebbe infatti ad attrarre a sé e dunque al male gli uomini. 

Seguendo le storie dove si racconta che il Monaciello sia un piccolo demone, non so dovrebbe cercare di rabbonirlo ma solo cercare di scacciarlo dalla propria casa il più presto possibile.

I luoghi del Monaciello

Le leggende che riguardano questa figura tanto cara alla tradizione Napoletana raccontano che il Monaciello si mostrerebbe solo di notte. Sebbene sia sempre possibile ritrovarselo in casa, in qualche modo – soprattutto nelle case antiche – ci sono dei luoghi dove è più probabile avvistarlo.

Ci sono storie e leggende specifiche legate a ciascuno di questi quartieri e, se state cercando di trovare una casa o una strada dove sia più probabile sperimentare sulla propria pelle un incontro con lo spiritello, è bene che prendiate appunti:

Il Centro Storico: il Monaciello e lo studente

Si racconta che, a via dei Tribunali, vi fosse un appartamento infestato da un Monaciello assai irascibile. Per questo, l’appartamento rimase a lungo disabitato fin quando, visto anche il conveniente prezzo, non vi si trasferì uno studente di filosofia.

Ignorato dallo studente, il Monaciello iniziò a fargli dei dispetti: prima, riempì l’appartamento di topi; lo studente, senza scomporsi, allora prese con sé un gatto. Sempre più arrabbiato, il Monaciello fece cadere una mensola sulla quale si trovavano delle porcellane, ma lo studente pensò che la colpa fosse dei chiodi poco robusti. Lo spiritello allora iniziò a suonare il campanello della casa a tutte le ore del giorno e della notte, ma lo studente diede la colpa ai ragazzini che abitavano nel quartiere e che erano soliti fare molti scherzi.

Ben deciso a farsi considerare dal ragazzo, il Monaciello gli apparve davanti, ma lo studente credette di stare sognando. Avvilito, il Monaciello gli disse di non raccontare a nessuno quanto aveva visto, aggiungendo che non se ne sarebbe pentito.

Lo studente di filosofia così fece, ed infatti divenne celebre ed assai ricco.

I Ponti Rossi: il Monaciello gigante

Questa storia è stata raccontata dal caporeparto dell’acquedotto di Napoli. Questi racconta che il nipote si sia trovato a dover andare in una casa temuta dagli abitanti della zona, nota per essere abitata dagli spiriti e teatro di strane apparizioni.

Il giovane avrebbe dunque bussato alla porta della casa misteriosa, e questa sarebbe stata aperta da un uomo di piccola statura.Cosa volete?“, avrebbe chiesto. Il nipote avrebbe risposto di dover vedere il contatore dell’acqua ma, appena proferite queste parole, l’uomo di piccola statura sarebbe diventato sempre più alto, sempre più grande, fino a diventare delle dimensioni di un gigante.

Il ragazzo, terrorizzato, sarebbe fuggito via.

Piazza Garibaldi: il Monaciello e la vedova

In un appartamento nei pressi della stazione, viveva una vedova.

La vedova era povera e disperata: faceva del suo meglio per far crescere i figli al meglio e far avere loro quanto serviva, ma spesso il denaro non le bastava nemmeno a mettere un piatto in tavola. Ogni sera, la vedova piangeva copiose lacrime cariche di angoscia e tristezza.

Un Monaciello viveva nella sua casa, e vedendo i suoi sforzi e le sue lacrime si commosse, decidendo di aiutarla. Iniziò allora a nascondere denaro nei luoghi più strani della sua casa. Grazie a quel denaro, la vedova riuscì a tirare avanti.

Capitò che la donna raccontasse quanto accadeva a suo fratello: questi riconobbe l’operato del Monaciello e decise di giocare dei numeri al lotto. I numeri giocarti furono 1 (il fantasma), il 14 (il denaro) e 15 (la meraviglia): il biglietto si rivelò vincente e, riscossa la vincita, l’uomo acquistò un palazzo su corso Umberto I, che oggi è diventato un albergo.

Secondigliano: il Monaciello e la pianta che cammina

Una donna, che viveva a Secondigliano, una sera vide una luce venire da un cassetto; ma la ignorò.

Il giorno dopo, da quel cassetto vide uscire un topo. Spaventata e disgustata dall’animale, lo coprì con un vaso in cui collocò poi una piantina. Il topolino era in realtà un Monaciello: la piantina prese vita e scappò via, velocemente, portando con sé tutto il vaso.

Castellammare di Stabia: il Monaciello che scalcia

A Castellammare di Stabia pare che il Monaciello sia particolarmente molesto: appena cala la notte, appare vicino ai lampioni per prendere a calci tutti i passanti. 

La sua presenza è costante, ed è talmente sentita che a lui è dedicata persino una strada.

La storia tra Caterinella e Stefano

C’è chi dice che alla base di questa figura leggendaria e fantastica ci sia una storia reale: è una storia d’amore dal finale tragico, come tante di quelle che hanno avuto luogo in Campania.

A metà del 1400, sotto il regno di Alfonso V d’Aragona, viveva a Napoli una bella fanciulla, il cui nome era Caterinella Frezza. Caterinella era fortunata ed assai ricca, figlia d’un mercante di panni e di stoffe.

Capitò però che la ragazza s’innamorasse di Stefano Mariconda, un garzone assai meno ricco di lei. Sebbene Stefano ricambiasse l’amore di Caterinella, la sua famiglia era decisamente contraria a quell’unione e per questo le vietarono di frequentare il garzone.

Ma l’amore è impavido ed imprudente, e così i due si incontravano di nascosto durante la notte. Per raggiungere Caterinella, Stefano saltava sui tetti di Napoli, compiendo un percorso assai pericoloso – ma non gli importava quanto lo fosse: avrebbe fatto di tutto per vedere la ragazza tanto amata.

Continuarono così a vedersi, ad incontrarsi, e durante i loro incontri clandestini scorreva forte la passione; tutto procedeva, con il limite delle circostanze avverse, nel migliore dei modi, quando accadde una tragedia: Stefano, mentre percorreva ancora una volta il pericoloso tragitto tra i tetti della città, inciampò e cadde, morendo.

Caterinella era disperata, distrutta: ma le sue sfortune non s’erano ancora esaurite. Si scoprì infatti, dopo poco, di essere in dolce attesa.

Il piccolo monaco: la nascita del Monaciello

La sua famiglia la allontanò da casa, spedendola in convento, e qui dopo qualche mese diede alla luce un bambino. Come se tutto il dolore sopportato dalla ragazza non fosse stato ancora sufficiente, il neonato non nacque sano: era deforme, dalla testa grossa e il corpo storto.

Caterinella pregò Dio e la Madonna di guarire il suo bambino, ed in segno di devozione e cercando di attirare una benedizione divina cominciò a vestire il proprio figlio con abiti da monaco; ma le sue preghiere non vennero ascoltate.

Il bambino, quando camminava per la città, soprattutto nella zona del Porto, veniva guardato con fare talvolta incuriosito e talvolta sospettoso – un po’ per il suo aspetto deforme, un po’ per il bizzarro abbigliamento che aveva indosso.

La gente iniziò a parlare di lui, chiamandolo monaciello – piccolo monaco – ed iniziarono a fioccare delle leggende e delle strane dicerie sul suo conto: si diceva che vederlo portasse fortuna, ma a patto che il suo cappuccio fosse di colore rosso; viceversa, avvistare il piccolo monaco con un cappuccio nero indosso era di cattivo augurio.

Alla morte della madre, che l’aveva sempre protetto, la situazione per il povero ragazzo peggiorò: a lui s’attribuivano tutte le sfortune. Il monaciello venne spesso aggredito e malmenato, ed ad un certo punto scomparve: le malelingue dissero che se l’era portato via il diavolo.

Si raccontava anche che talvolta lo si vedesse ancora, ma che all’inferno avesse conquistato poteri magici ed occulti: era adesso capace di portare ricchezza e fortuna a chi lo trattava bene, e di vendicarsi con sfortune e dispetti con chi l’aveva trattato male.

Probabilmente, invece, fu assassinato dai suoi parenti, gli altri esponenti della famiglia Frezza. Prova di ciò sarebbero le ossa, appartenute quasi certamente a un nano, ritrovate qualche tempo dopo all’interno di una cloaca.

Il Pozzaro

Questa però non è l’unica ipotesi sull’origine delle leggende sul Monaciello.

Alcuni credono infatti che il Monaciello fosse, in origine un Pozzaro, ovvero un antico gestore di pozzi. Il Pozzaro sarebbe riuscito, per la sua statura minuta, a passare attraverso i canali che permettevano di tirar su l’acqua dal pozzo e di entrare dunque nelle case.

Alla base delle storie che vedono il Monaciello come uno spiritello dispettoso che fa sparire degli oggetti ci sarebbero stati dei furti reali operati dal Pozzaro: questi infatti non sempre veniva pagato e quasi mai adeguatamente per i suoi servigi; così, si sarebbe appropriato, entrando di nascosto nelle case, di alcuni oggetti appartenuti alle persone che non gli avrebbero dato il denaro che gli si doveva.

Il Monaciello

Che siate più inclini a cercare una spiegazione razionale alla sparizione di oggetti e comparsa di denaro o che amiate affidarvi a storie fantastiche e misteriose, adesso sapete che la tradizione popolare indica come responsabile di dispetti e fortune casalinghe il povero Monaciello.

Ed adesso che lo conoscete bene e che avete sentito le leggende che lo riguardano, se vi dovesse apparire davanti, a dispetto di ogni razionalità e buon senso, non spaventatevi: trattatelo con la gentilezza che gli è stata negata in vita, offritegli qualcosa da mangiare e aspettate che la fortuna giunga nelle vostre case.

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