mercoledì, Agosto 6, 2025
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Svolta per il fisco: arriva la “lotteria degli scontrini”

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Dopo svariati rinvii arriva la lotteria degli scontrini. I commercianti dovranno inserire il codice fiscale dei propri clienti per permettergli di partecipare all’estrazione. Saranno punite le negligenze, con ingenti multe.

Per far quadrare i conti della prossima manovra di bilancio, occorre recuperare 7,2 miliardi e parte del piano anti evasione sta per essere attuato tramite quest’iniziativa. Alla base del concetto del provvedimento, queste misure dovrebbero, nell’ipotesi migliore, restituire un recupero per lo Stato di 3,47 miliardi di euro. In quella peggiore, invece, non si prevede di andare oltre i 2,64 miliardi. La misura che nelle intenzioni del governo dovrebbe dare i maggiori ritorni (1,08 miliardi) è la stretta sulle compensazioni Irpef e Ires. Verrà, in pratica, introdotta una regola “gemella” a quella già in vigore sull’Iva. Se il credito vantato dal contribuente nei confronti dell’Erario è superiore a 5 mila euro, per poterlo compensare con un debito fiscale sarà necessario farselo certificare da un commercialista.

Misure antifrode per prodotti petroliferi

Saranno applicate, facendo non solo pressione sugli evasori, ma tutti i contribuenti. L’introduzione del Das, il documento di trasporto del carburante, in forma elettronica permetterebbe di recuperare, secondo il governo, tra i 400 milioni e un miliardo di euro. Inoltre  verranno introdotti dei sistemi di misurazione automatica del livello di carburante presente nei depositi in modo da permettere un migliore controllo delle risorse. Il che permetterebbe di compensare con  200 milioni di euro solo nel settore petrolifero.

 

Il ritorno della lotteria

Per partecipare non basterà la ricevuta, ma sarà necessario inserire il codice fiscale. I commercianti che si rifiutano di immettere nel sistema i dati del contribuente, saranno sanzionati con multe tra i 500 e i 2.000 euro. Chi pagherà con carta di credito o bancomat avrà possibilità doppia di vincere uno dei premi.

Il Museo Madre sommerso dai rifiuti, è emergenza

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A poco più di un mese la strada per arrivare al museo Madre è di nuovo diventata una discarica a cielo aperto. È bastato così poco tempo per rendere vano lo sforzo e l’impegno dei volontari del museo che, armati di scope e mascherine, hanno sgombrato via Settembrini, via d’accesso per il museo.

Ed è forse questo esempio una perfetta allegoria di Napoli.

Un connubio senza precedenti di gente che ama la propria città, ma che deve condividerla con chi invece non la ama, che fa finta di amarla. Se i volontari del museo Madre hanno cercato di fare qualcosa di buono, ecco subito che i veri nemici di Napoli, figli della città stessa, non hanno esitato un attimo a ridurla in uno stato ancora peggiore di quello precedente alla bonifica.

È una causa persa cercare di sconfiggere questo nemico così potente?

Di certo, non si è meno colpevoli se si dovesse decidere di lasciare Napoli nelle loro mani.

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Napoli: spacciavano calando le dosi col paniere, arrestati

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Un blitz antidroga ha portato all’arresto di quattro spacciatori che vendevano le dosi calandole col paniere, davanti ai loro figli.

I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 4 persone per spaccio. Vendevano stupefacenti con l’aggravante della commissione del reato in presenza di minori. L’indagine inizia nel 2017 a seguito dell’arresto di un pusher operante nel rione De Gasperi a Ponticelli. Il lavoro dei militari ha consentito di accertare l’operatività di una fiorente attività di spaccio volta al rifornimento di crack e cocaina. La attività sono state documentare dai carabinieri attraverso la videoregistrazione. Gli inquirenti sono riusciti a registrare decine di scambi tra venditori e acquirenti, anch’essi segnalati alla Prefettura quali assuntori di stupefacenti. In alcuni casi gli spacciatori calavano le dosi dal balcone col paniere. Questo espediente veniva utilizzato da soggetti già agli arresti domiciliari al fine di non violarli. Gli scambi avvenivano anche alla presenza dei figli degli spacciatori, che assistevano al lancio dal balcone o alla calata del paniere. Due degli spacciatori erano conviventi e un altro era a loro legato da vincoli di parentela.

Un mare di plastica: i fondali del Golfo di Napoli tra i più inquinati

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L’ISPRA lancia l’allarme: fondali marini pieni di rifiuti, il 77% è plastica. Concentrazioni sui fondali rocciosi del Golfo di Napoli tra le più alte.

Quando si parla di rifiuti, tocchiamo davvero il fondo. A due settimane dall’ultima mobilitazione globale organizzata dal movimento internazionale FridaysForFuture, arrivano, come una doccia fredda, i dati del recente studio condotto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dal Sistema per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) per monitorare la qualità dei nostri mari. Secondo questa indagine, più del 70% dei rifiuti marini è depositata sui fondali italiani e di questi il 77% è costituito da plastica.

È risaputo, ormai, che la plastica è uno dei nemici più insidiosi per l’ambiente e per l’uomo. Con una decomposizione estremamente lenta, fino ad un millennio, la plastica tende ad accumularsi sulle spiagge, nei mari e negli oceani, infiltrandosi perfino nella catena alimentare, con conseguenze mortali per gli ecosistemi, per gli animali e per gli esseri umani.

Un mare di plastica

Innumerevoli studi hanno evidenziato la pericolosità dell’inquinamento da plastica. Ad ulteriore conferma di ciò, ISPRA e SNPA hanno lanciato l’allarme sulla base di uno studio condotto per monitorare la qualità dei nostri mari. “La situazione che ne emerge – si legge nel comunicato dell’ISPRA*appare molto grave e rappresenta la prima base conoscitiva di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini nei diversi comparti (fondali marini, colonna d’acqua e spiagge).

In generale, sono circa 8 milioni le tonnellate di plastica che, ogni anno, finiscono in mare. Di queste, il 7% si deposita nelle acque del Mediterraneo. Una delle discariche sottomarine italiane più grandi è il Mare di Sicilia, dove sono stati ‘pescati’ 786 oggetti, per un peso complessivo superiore ai 670 kg. A seguire, la Sardegna che, nelle sue 99 cale, ‘ospitava’ 403 oggetti per un peso di 86,55 kg.

Studi precedenti hanno confermato trend pericolosi per l’Italia. Secondo il rapporto del progetto Seas At Risk (2017), l’Italia è uno dei sei più grandi consumatori europei di plastica. Lo stesso rapporto riporta i risultati di uno studio di Legambiente (2016) secondo il quale il 22,3% dei rifiuti ritrovati sulle spiagge italiane è costituito da pezzi di plastica e polistirene, mentre il 7,5% da bottiglie di plastica. Inoltre, il rapporto del WWF (giugno 2019) conferma l’Italia come il maggiore produttore di beni di consumo in plastica dell’area mediterranea. Quasi paradossalmente, però, grazie alla sua immensa estensione costiera, risente particolarmente dell’inquinamento da plastica. Il rapporto afferma che, nel 2016, sono state disperse nel Mediterraneo 53.000 tonnellate di rifiuti plastici, di cui il 24% tende a finire sulle coste entro un anno.

I fondali italiani

Allarmante la situazione dei fondali italiani” – osserva l’ISPRA. L’area Adriatico-Ionica accoglie una media di 300 rifiuti per km2, di cui l’86% è costituito da plastica, sopratutto plastica usa e getta (77%). Le zone con una maggiore densità di rifiuti accumulati sui fondali adriatico-ionici sono: l’area costiera a sud del delta del Po, con 983 rifiuti al km2, le aree a nord e a sud di Corfù, con 910 e 829 rifiuti per km2 rispettivamente, e i fondali che fronteggiano Dubrovnik, con 559 rifiuti per km2.

I rifiuti più comuni? Shoppers, imballaggi alimentari e industriali, retine per la mitilicoltura e le immancabili bottiglie di plastica. L’ISPRA ha anche rilasciato un video che evidenzia i danni dell’uomo sul mare e sugli ecosistemi marini.

I fondali rocciosi

Triste primato per il golfo di Napoli, i cui fondali rocciosi si rivelano (nuovamente) tra i più inquinati. Secondo i dati dell’ISPRA, ad una profondità che va dai 20 ai 500 metri, i fondali rocciosi che presentano più alte concentrazioni di rifiuti sono quelli del Mar Ligure, con 1500 oggetti ritrovati per ettaro, del Golfo di Napoli, con 1200 oggetti per ettaro, e quelli lungo le coste siciliane, dove sono stati ritrovati 900 oggetti per ettaro.

Il Golfo di Napoli

Il Golfo di Napoli aveva già fatto parlare di sé. Nel 2018, un dossier, pubblicato da Greenpeace Italia, con l’Istituto di Scienze Marine del CnR di Genova e l’Università Politecnica delle Marche, ha identificato Portici come l’area con la più alta densità di microplastiche tra quelle analizzate: 3,56 per m3. Tuttavia, il problema era rappresentato anche da altre plastiche, la maggior parte delle quali era riconducibile al polietilene, il polimero che compone le principali plastiche per packaging e imballaggi usa e getta. Inoltre, secondo il WWF** Napoli è una delle città costiere che producono più rifiuti, insieme a Catania, Venezia, Bari, Roma, e Palermo.

Dunque è necessario agire in fretta, per arginare il problema. A questo proposito, sono in atto diversi piani di sensibilizzazione, condotti da numerose associazioni. Ricordiamo, per esempio, le iniziative nell’ambito del progetto #BreakFreeFromPlastic, come il Brand Audit di Greenpeace Napoli a Portici, e il Blueblitz ad Ischia.

Quale strada verso il mare?

Una delle corsie preferenziali per lo sversamento dei rifiuti in mare è rappresentata dai fiumi. Attraverso un’operazione di monitoraggio, condotta nell’ambito del progetto europeo MedSeaLitter (2017 – 2018), l’ISPRA ha rivelato che sono proprio le foci dei fiumi a raccogliere il maggior quantitativo di macro-rifiuti galleggianti (> 1000 oggetti per km2). Man mano che ci si avvicina alla costa, i numeri si riducono, con valori che oscillano tra i 10 e i 600 oggetti per km2. Quantità decisamente inferiori quando ci si allontana verso il mare aperto, dove gli oggetti sono compresi in un range che va da 1 a 10 per km2.

Non solo mare

Tuttavia, i rifiuti non si accumulano solo sui fondali che, tra l’altro, “sono quasi impossibili da ripulire“- afferma il WWF.** L’ISPRA avverte che in superficie la densità di macro-plastiche oscilla tra i 2 e i 5 oggetti per km2, mentre quella di microplastiche (< 5mm) è compresa tra 93mila e 2014mila micro-particelle per km2. Anche i litorali sono duramente colpiti dall’accumulo di rifiuti: sulle nostre spiagge, infatti, ogni 100 metri ritroviamo in media dai 500 ai 1000 rifiuti. “La plastica che si deposita sui fondali marini” – avverte il WWF – “è 9 volte meno di quella che si accumula sulle coste.

Pescatori di plastica

Per l’osservazione ed il controllo dei fondali marini, l’aiuto dei pescatori risulta essenziale. In particolare, l’ISPRAR fa sapere che, in 6 anni, sono state rinvenute 194 tonnellate i rifiuti, incastrati nelle reti di 224 pescherecci. I rifiuti sono stati raccolti durante il monitoraggio dei fondali marini condotto nell’Adriatico dal 2013 al 2019 e i pescherecci utilizzati erano coinvolti in due progetti di ricerca europei: Defishgear e Mlrepair. Inoltre, l’ISPRAR aggiunge: “solo nella marineria di Chioggia raccolte 45 tonnellate.

Un pericolo per tutti

Il problema dei rifiuti marini non è solo una questione ambientale. In uno studio europeo internazionale Indicit condotto dal 2017 al 2019, sono stati analizzati i rifiuti ingeriti da 1406 esemplari (458 vivi e 948 morti) di tartarughe Caretta Caretta, che sono viste come un indicatore ambientale essenziale per monitorare la quantità e la distribuzione delle plastiche nel Mediterraneo.

In particolare, il 63% degli esemplari aveva ingerito plastica, mentre quasi il 58% delle tartarughe vive presentava plastica nelle feci. Questo studio sottolinea la pericolosità dell’inquinamento da plastica, non soltanto per il mare, ma anche per i suoi abitanti e, di conseguenza, per gli esseri umani. I risultati ottenuti hanno ulteriormente confermato che gli oggetti di plastica si spostano anche su lunghe distanze, seguendo le correnti marine ed entrando nella catena alimentare. Tuttavia, uno dei dati più allarmanti di questo studio italiano risiede nella consonanza dei valori rilevati con quelli raccolti in tanti altri studi effettuati in altre aree marine del Mediterraneo e non solo. Questo evidenzia la dimensione globale dell’inquinamento marino (e non) da plastica che, se non contrastato adeguatamente, rischia di condannare il pianeta ad una lenta agonia.

* I dati forniti dall’ISPRA sono disponibili in un comunicato stampa.

** Dati pubblicati nel rapporto del WWF (giugno 2019) “Fermiamo l’inquinamento da plastica”.

Renzi in vista della Leopolda 10: “Sarò chiaro come non mai”

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Sono passati dieci anni sulla dalla  prima Leopolda , ma ad ogni appuntamento il tam tam renziano risuona più forte. Come ogni volta al centro c’è Firenze dove Renzi fu sindaco e da dove è cominciato il cammino verso il panorama nazionale.

E mentre Renzi  rivendica il suo ruolo di regista per il tanto inaspettato governo PD-M5s, sottolineando la “rottamazione” di Salvini e Toninelli, pur avendo incassato la mancata nomina di sottosegretari toscani nella squadra di governo.

Giustamente – sottolinea Renzi «senza di noi non c’è Governo», ed infatti i discorsi da riaprire son tanti, cominciando dalla tav e dalle giravolte che hanno reso l’italia lo zimbello dei media intenazionali. “Bisogna ridare credibilità al nostro paese” grida lo scout di Rignano sull’Arno, fiducioso di riconquistare una leadership spendibile in Europa.

Ricordiamo infatti che all’inizio, nel 2009, era il quasi stagno della politica nazionale quello dove l’esordiente Matteo Renzi esordiva dirompente, ora l’orizzonte di riferimento è un fin troppo colorato populistico e la strategia è cambiata, ma non l’obiettivo: l’oggi senatore, da ispiratore del governo giallorosso che potrebbe salvare gli italiani dall’aumento dell’Iva, vuole dettare l’agenda della politica nazionale.

Renzi nel frattempo sembra più forte che mai, incrocia interviste nazionali e sale rapidamente nei sondaggi. “Alla Leopolda di ottobre sarò chiaro come mai in passato“. Certo è che il can can mediatico scatenato (dopo che nel mese di agosto nonostante la crisi di governo e il rilancio del Pd, i tg Rai – dati Agcom – lo avevano quasi ignorato) restituirà alla Leopolda numero 10 i fasti degli anni più affollati e l’attenzione massima della politica.

Ludoteca di Scampia cerca volontari: arriva l’appello di Lino Guanciale

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La ludoteca di Scampia “L’albero delle storie” cerca volontari. Il progetto di Davide Cerullo è stato pubblicizzato sui social anche dall’attore Lino Guanciale.

«Esistono eroi, oggi? Io credo di si. Esistono persone normali con storie a volte straordinarie, le cui giornate sono interamente dedicate alla cura degli altri». È il caso di Davide Cerullo e della sua ludoteca a Scampia.

Con queste parole l’attore Lino Guanciale inizia un post su instagram, dedicato alla promozione del progetto napoletano. L’attore descrive la ludoteca come una luminosa stella tra le vele di Scampia. Un luogo che rappresenta la lotta per il diritto dei bambini ad avere un’infanzia giocosa e serena, pur vivendo in un territorio difficile. Il fondatore del progetto è Davide Cerullo, “eroe odierno”.

Chi è Davide Cerullo, fondatore della ludoteca di Scampia?

Davide Cerullo, originario di Scampia, è un ex detenuto, ma che ha saputo brillantemente ripartire da zero. Autore di “Ali bruciate. I bambini di Scampia”, è definito da Erri De Luca come “un tizzone scampato a un incendio”.

Forte della sua esperienza in carcere, Davide non si accontenta di essersi salvato, ma vuole anche provare a salvare. Il suo desiderio si avvera soprattutto grazie all’incontro con Paolo Vittoria, attualmente docente di pedagogia all’Università Federico II. Da questa collaborazione nasce il progetto “L’albero delle storie.

Con l’aiuto dell’organizzazione comunitaria e della partecipazione della società civile, si è riusciti a recuperare una discarica trasformandola in un giardino aperto, a portata di bambino. Dal niente quindi, Davide Cerullo è riuscito a creare una ludoteca a Scampia, che da qualche anno offre ai bambini del quartiere spazi all’aperto e al chiuso per giocare, ma anche per imparare.

ludoteca Scampia

“L’albero delle storie”: non solo ludoteca

Il progetto di Scampia però prevede anche attività per altre fasce d’età. Si tratta di una vera e propria associazione di promozione sociale. Infatti, “L’albero delle storie” ha ben tre campi di azione: la ludoteca (diritto all’infanzia), la riqualificazione di spazi pubblici (diritto della terra), l’educazione degli adulti (diritto al dialogo). È un luogo dunque dove i bambini, i loro genitori, i volontari e gli educatori si mettono davvero in “gioco”.

Il post su instagram di Lino Guanciale

Per fortuna, ci sono persone di una certa sensibilità che, grazie anche alla loro fama, promuovono queste iniziative. L’attore Lino Guanciale, che in questo periodo è spesso a Napoli per vari progetti (clicca qui per saperne di più!), ha visitato la ludoteca a Scampia qualche mese fa. Lui e il suo collega Michele Dell’Utri hanno trascorso del tempo con Davide Cerullo, con le educatrici dell’associazione e con il gruppo di clown di “Vip Roma onlus.

Lino Guanciale ludoteca Scampia
Una delle foto postate da Lino Guanciale su instagram, durante la sua giornata nella ludoteca di Scampia

Nel post di instagram, l’attore definisce indimenticabile quella giornata e conclude scrivendo:

«Oggi la ludoteca è in cerca di volontari. Sostenere Davide e i suoi collaboratori è importante. Napoli, le nostre città in generale e i nostri bambini meritano tutta la speranza che siamo in grado di regalargli.»

Nuovo giorno di apertura della ludoteca sarà il lunedì, oltre ai già previsti mercoledì e venerdì. Servono dunque volontari disponibili a contribuire ad accendere questa nuova speranza nel quartiere di Scampia!

Per ulteriori informazioni contattare alberostorie@gmail.com oppure consultare la pagina instagram di Davide Cerullo.

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Whirlpool – Conte incontra i sindacati: “Rinvio della cessione fino al 31 ottobre”

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Incontro a Palazzo Chigi tra Conte, Patuanelli e sindacati sulla vertenza Whirpool: Annunciato il rinvio della cessione fino al 31 ottobre.

A Palazzo Chigi è avvenuto l’incontro convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i sindacati sulla vicenda Whirlpool e del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Le delegazioni di Fiom, Fim, Uilm e Uglm sono guidate dai rispettivi segretari generali, Francesca Re David, Marco Bentivogli, Rocco Palombella e Antonio Spera.

Il premier Conte ha annunciato la sospensione della procedura di licenziamento per i lavoratori di Napoli fino al 31 ottobre proposta dall’azienda. I sindacati hanno chiesto invece che l’azienda ritiri la procedura di cessione dello stabilimento di Napoli, dove lavorano 430 persone e si producono lavatrici, alla società Prs (Passive refrigeration solutions), una società con sede legale a Lugano che fa capo a imprenditori italiani, per produrre container refrigerati:

“Conte e Patuanelli hanno deciso di avviare un’interlocuzione con i vertici di Whirlpool per capire se ci siano ulteriori elementi di novità”

e il governo

“ritiene indispensabile sollecitare i vertici Whirlpool a far chiarezza”. 

Fim Fiom Uilm e Ugl hanno detto, al termine dell’incontro con il premier che non sono d’accordo con la sospensione:

“Non serve a nulla, non è rispettosa dei lavoratori che hanno scioperato fino a ieri. Whirlpool rispetti l’accordo del 2018 e rilanci il sito di Napoli e la produzione di lavatrici”.

E aggiungono:

“Hanno rivenduto una disponibilità, a fronte di una procedura che si sarebbe comunque conclusa il 31 ottobre. Un atto scorretto nei confronti del governo, dei sindacati e dei lavoratori”.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, stando alla ricostruzione dei presenti, avrebbe affermato:

“Il segnale di sospensione della procedura non è il massimo, avrei preferito una interruzione, ma in questo momento è utile andare a vedere le carte in mano all’azienda”.

A breve dovrebbe esserci anche un incontro tra Governo e vertici della multinazionale americana a cui seguirà una nuova convocazione di Fim Fiom Uilm e Ugl. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha commentato così la vertenza Whirlpool:

“Sono abbastanza scettico per come ho visto l’azienda, una multinazionale che non credo abbia grande sensibilità per le pressioni politico-istituzionali”

Parlando a Radio Crc ha aggiunto:

 “Vediamo come va ma sicuramente rimane una ferita aperta e il Governo e il Ministero del Lavoro credo abbiano il dovere di accompagnare questa vertenza, al di là di Whirlpool”.

Secondo De Luca,

“se Whirlpool decide comunque di dismettere, credo che il Governo abbia il dovere di garantire una stabilità occupazionale vera e non il subentro di qualche piccola azienda svizzera capitalizzata magari per 180mila euro, sono cose ridicole. Per quanto riguarda la Regione, siamo pronti a dare una mano con un contributo finanziario”.

Il fast food KFC sbarca al Centro commerciale Campania

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di Luigi Manzo – La nota catena di fast food Kentucky Fried Chicken, meglio nota come KFC, dopo la prima apertura in Campania al centro “La Cartiera” di Pompei, è pronta ad aprire i battenti al Centro commerciale Campania di Marcianise. Numerose le foto scattate dai clienti del centro commerciale al cartellone “stiamo arrivando” con la sagoma dell’ormai famigerato colonnello, simbolo del fast food.

La storia

Nata negli Stati Uniti nel 1930, Kentucky Fried Chicken è oggi la più famosa catena al mondo di ristoranti che servono pollo: con oltre 19.000 locali in 116 Paesi dà lavoro a 750.000 persone nel mondo. In Italia KFC arriva nel 2014: l’obiettivo è arrivare a 100 locali nei prossimi 5 anni. KFC è una società del gruppo Yum! Brands che comprende anche i marchi Pizza Hut e Taco Bell.

Raid nella notte a Napoli, esplosi 14 colpi

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Numerosi colpi di pistola hanno colpito anche le abitazioni della zona.

Barra, periferia orientale di Napoli, via Villa Bisignano. La scorsa notte qui sono stati sparati 14 colpi di pistola, provenienti da una calibro 9.

Non ci sono feriti, ma alcuni proiettili hanno colpito un’abitazione al primo piano.

Ancora sconosciute le cause del raid.

Dopo una chiamata al centralino della questura intorno alle 23 di ieri sera, hanno preso il via le indagini per chiarire l’accaduto.

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Raccolta differenziata: i dati 2018 per la Campania

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I dati dell’ORGR su produzione di rifiuti urbani, raccolta differenziata e tasso di riciclaggio parlano chiaro: Avellino e Benevento in testa, provincia di Napoli fanalino di coda.

La scorsa settimana l’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti in Campania (ORGR) ha pubblicato il D.D. numero 52, con i dati della produzione dei rifiuti urbani, della percentuale di raccolta differenziata e del tasso di riciclaggio raggiunti dai Comuni negli ATO di appartenenza nel 2018.

In generale, la regione Campania può dirsi solo parzialmente soddisfatta, poiché i valori medi regionali si mantengono ancora piuttosto altalenanti. A fronte di una produzione annua di rifiuti pro capite pari a 449 kilogrammi, solo il 52,70% dei rifiuti viene differenziato nella regione Campania, con un tasso di riciclaggio del 42,92%.

Valori di produzione di rifiuti, raccolta differenziata e riciclaggio nelle province campane (2018) (Fonte: ORGR)*

In linea generale, la classifica è piuttosto stabile per tutti i fattori presi in considerazione dall’Osservatorio. Nella #Top3 per raccolta differenziata e riciclaggio di rifiuti troviamo le province di Benevento (70,56%; 56,36%), Avellino (63,66%; 50,07%) e Salerno (61,90%; 48,55%). Fanalini di coda, con valori al di sotto delle medie regionali, la provincia di Caserta (51,97%; 40,39%) e, ultima, Napoli (47,82%; 36,69%). In linea con questi dati, la classifica resta quasi invariata se si analizzano i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Avellino e Benevento, l’ultimo dei quali nel 2018 perde il primato nella raccolta differenziata, a favore del capoluogo avellinese, che raggiunge un picco del 71,84%.

Valori di produzione di rifiuti, raccolta differenziata e riciclaggio nei cinque capoluoghi di provincia campani (Fonte: ORGR)*

Prime della classe in raccolta differenziata: province di Benevento, Avellino e Salerno

Un dato positivo riguarda le due province dell’entroterra campano, ovvero quelle di Benevento e di Avellino. Secondo il documento ufficiale pubblicato dall’ORGR, la provincia di Benevento si conferma, anche nel 2018, quella più virtuosa fra le cinque campane (70,56%), con valori che si alzano di un +0,2% dal 2017 rispetto alla raccolta differenziata. Con circa sette punti percentuali di differenza, segue la provincia di Avellino, che si distingue dalle altre con il 63,66% dei rifiuti differenziati, segnando un +7% rispetto al 2017. Positivi anche i risultati per il tasso di riciclaggio che, in queste due province, uniche a superare la soglia del 50%, raggiunge rispettivamente il 56,36% e il 50,07%.

Tuttavia, il risultato sorprendente arriva confrontando i due capoluoghi. Da un lato, Benevento, malgrado la sua decennale ed efficace campagna a favore della raccolta differenziata, segna un calo del 4% rispetto al 2017, presentando, per la raccolta differenziata, un valore del 63,38%. Dall’altro Avellino che, con un salto di ben oltre il 40%, scavalca nel 2018 la ‘rivale’, raggiungendo il 71,84% della raccolta differenziata, la percentuale più alta tra i capoluoghi di provincia in Campania. Questo significativo e lodevole incremento potrebbe essere dovuto all’avviamento della raccolta differenziata “porta-a-porta”, che il Comune di Avellino ha messo in atto in sinergia con la società Irpiniambiente proprio nel 2018.

Al centro della classifica, la provincia di Salerno sembra essere sulla ‘dritta via’, in linea con i valori riscontrati in quella di Avellino. Infatti, i comuni del salernitano presentano una percentuale media di differenziata del 61,90%, e un tasso di riciclaggio del 48,55%. In particolare, la città di Salerno differenzia il 60,37% dei rifiuti, con un tasso di riciclaggio del 45,39%.

La raccolta differenziata in provincia di Caserta e Napoli

In coda, invece, troviamo le province della Terra dei Fuochi, quelle che sono in emergenza, che tendono a risentire della chiusura dei termovalorizzatori; quelle che, tormentate dai roghi e dagli incendi dolosi di rifiuti (qui l’ultimo episodio), sono costantemente al centro della cronaca sull’inquinamento ambientale. Le province di Caserta e Napoli mostrano valori al di sotto delle medie regionali per raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti. Osservando i dati sulla raccolta differenziata, notiamo che la provincia di Caserta registra un modesto 51,97%, mentre quella di Napoli si ferma al 47,82%. Quanto al riciclaggio dei rifiuti, le cose non vanno meglio: Caserta, in media, ricicla il 40,39% dei rifiuti, mentre Napoli addirittura solo il 36,69%.

Prendendo in considerazione i capoluoghi, il risultato non cambia molto. Entrambi, infatti, registrano un calo del 2-3% rispetto ai valori dell’anno precedente. In particolare, Caserta presenta il 48,58% di raccolta differenziata, con un tasso di riciclaggio del 40,15%; Napoli, invece, registra il 35,99% per differenziata, con soltanto il 26,83% dei rifiuti riciclati.

Eccellenze e rimandati: i migliori e i peggiori della raccolta differenziata nelle province

Benevento

Volendo cominciare dalla più virtuosa della Campania, in provincia di Benevento i tre comuni che guadagnano le prime tre posizioni con percentuali molto alte sono Cusano Mutri (91,32%), San Lorenzo Maggiore (90,98%) e Durazzano (88,99%). In ultima posizione, Ceppaloni non va oltre il 39,72%, e Sassinoro raggiunge il 49,77%. Tra gli altri comuni con le percentuali di raccolta differenziata più basse, Fragneto l’Abate (51,81%), Torrecuso (57,81%), e Campolattaro (58,14%). Tra le altre città della provincia, alcuni comuni davvero meritevoli (> 80%) sono: Baselice (86,78%), Bonea (86,22%), Guardia Sanframondi (84,69%), Bucciano (82,63%), Pietraroja (82,37%), Sant’Angelo a Cupolo (81,46%), Pietralcina (81,33%), Ginestra degli Schiavoni (80,46%), Solopaca (80,31%), Circello (80,08%).

Avellino

Tra i comuni più diligenti in provincia di Avellino, troviamo Domicella (94,61%), Sperone (92,54%) e, quasi a pari merito, Marzano di Nola (88,97%) e Taurano (88,75%). I tre peggiori, quelli che presentano percentuali di raccolta differenziata inferiori al 40%, sono Morra De Sanctis (33,68%), Petruro Irpino (36,93%) e Rocca San Felice (38,98%). Si uniscono ai ‘rimandati’ Sant’Angelo dei Lombardi (39,72%), Guardia Lombardi (40,32%), Lacedonia (41,79%) e Torrioni (41,12%). Tra gli altri, comuni virtuosi, invece, sono Sirignano (82,06%), Sant’Andrea di Conza (80,55%), Chiusano di San Domenico (78,52%), Bisaccia (78,45%) e, con percentuali leggermente più basse, Lauro (75,81%), Montaguto (75,77%) e Roccabascerana (75,60%).

Salerno

La provincia di Salerno sembra raccogliere in sé diverse contraddizioni. Se, da un lato, troviamo Tortorella che, con il suo 99,12% di raccolta differenziata, è il comune campano con la più alta percentuale di differenziazione, dall’altro la provincia tocca il fondo con Pagani, che stagna a quota 18,71%, classificandosi come uno dei peggiori comuni della Campania per la raccolta differenziata. Anche i piccolissimi comuni di Campora (33,01%) e di Valle dell’Angelo (34,41%) raggiungono risultati molto deludenti, sfatando un po’ il ‘mito’ per cui la differenziata funzionerebbe meglio nei piccoli centri. Altri comuni che registrano risultati molto bassi sonoGioi (34,62%) e Vietri sul Mare (36,82%). Tornando al banco dei virtuosi, dopo Tortorella, ottimi i risultati per i comuni di Morigerati (92,55%), Montecorice (88,73%), Atrani (88,56%), Serre (85,67%), Castelnuovo Cilento (85,16%), Cetara (83,82%), Montesano sulla Marcellana (83,16%) Alfano (82,40), Sassano (82,08%), Roscigno (81,22%), Pollica (81,21%), Tramonti (81,01%), Baronissi (80,37%), Bellizzi (80,25%).

Caserta

Penultima nella classifica generale, la provincia di Caserta presenta decisamente troppi ‘rimandati’. Tra le situazioni più difficili, sebbene i comuni non siano particolarmente popolosi, evidenziamo Ciorlano (5,25%), Cancello Ed Arnone (8,47%), Fontegreca (10,17%) e Raviscanina (16,06%). Gli altri comuni della provincia superano il 20%, ma con percentuali che restano decisamente troppo basse: Letino (26,18%), Villa Literno (30,58%), Maddaloni (31,20%), Gricignano di Aversa (31,40%), Casaluce (31,53%), Castel Volturno (32,09%), Capriati al Volturno (32,98%). Invece, tra le città più all’avanguardia, quella che ottiene il risultato più alto è Castello del Matese (83,32%), mentre tutte le altre restano al di sotto dell’80%. Tra queste, Marcianise (79,73%), Santa Maria a Vico (77,94%), Parete (77,46%), Galluccio (77,42%), Conca della Campania (76,47%), Cervino (75,90%).

Napoli

Chiude la classifica per la raccolta differenziata la provincia di Napoli, divisa in tre sottogruppi: ATO NA 1, NA 2 e NA 3. Nonostante arranchi in linea generale, la provincia di Napoli presenta delle eccellenze. È il caso di Visciano (93,99%), Vico Equense (83,51%), Monte di Procida (83,12%), e Bacoli (81,36%), seguiti da altri comuni che si impegnano nella differenziata, quali Casola di Napoli (78,49%), Striano (77,41%), Pimonte (75,18%) e Ottaviano (75,08%). Eppure, l’ORGR ci conferma dati piuttosto avvilenti, in particolare percentuali di raccolta differenziata ancora molto (troppo) basse, che spesso non superano il 25%: Serrara Fontana (20,12%), Tufino (20,81%), Trecase (24,79%) e Torre del Greco (24,92%). Situazione scoraggiante anche a Caivano (29,06%), Melito di Napoli (31,09%), Afragola (31,56%), Lacco Ameno (38,07%), Marano di Napoli (38,23%), Arzano (38,31%), Casandrino (38,71%), Casamicciola Terme (38,85%), e Forio (40,35%).

 

* Dati presi e adattati dal Decreto 52 dell’Osservatorio Regionale sulla gestione dei rifiuti in Campania.

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