Anche quest’anno il Rione Sanità prenderà parte al Carnevale Sociale, organizzato da Rete Educativa Rione Sanità
Maschere, persone in costume, bambini e bande che suonano musica sfilando per le strade della città; può sembrare una normale celebrazione del Carnevale, eppure nel Rione Sanità questo termine e questa sfilata assumono un significato più profondo, più sociale.
Anche quest’anno infatti, al Rione Sanità è andato in scena il Carnevale Sociale, arrivato alla sua XI edizione. Il Carnevale Sociale è un momento di aggregazione, condivisione, socializzazione e riflessione. L’edizione del 2020, tenutasi il 21 Febbraio, è partita da Piazza Sanità; da qui i partecipanti hanno sfilato fino a Piazza Cavour.
E si, anche questo è un Carnevale dove si mangiano chiacchiere e dove ogni scherzo vale ma è anche un giorno dal forte significato simbolico, i cui temi sono tutt’altro che uno scherzo, nonostante l’attrazione e il divertimento della ricorrenza restino inalterati. Entrambe le piazze sono infatti simbolo del degrado urbano e la sfilata vuole porre l’accento su questo problema, nella speranza di poter sensibilizzare i cittadini sull’argomento e riqualificare l’area, possibilmente creando apposite aree ricreative.
Carnevale Sociale 2020 e Luoghi Comuni
La Rete Educativa Rione Sanità annuncia la sua difficile sfida lanciata con questo Carnevale e che cittadini e amministrazioni devono cogliere:
La scelto dello slargo riflette la preoccupazione di noi tutti e noi tutte per lo stato in cui versa la piazza [Piazza Cavour, ndr], pessimo non solo da un punto di vista del degrado urbano e del verde, ma anche per problemi più generali di vivibilità. Questo ci costringe ad intervenire con azioni educative di partecipazione che tendono a coinvolgere bambini e adulti per porre all’attenzione degli amministratori ipotesi di recupero urbano dell’area, di implementazioni di spazi ricreativi, di creazione di presidi fissi sociali e culturali.
La riflessione circa il degrado, in particolare, di Piazza Cavour, è perfettamente in linea con il tema centrale del Carnevale Sociale 2020: “Luoghi comuni: al di là di ogni luogo comune – Bellezza, Cura e Comunità.” L’attenzione dell’intero evento si è focalizzata sui quattro elementi: Acqua, Aria, Fuoco e Terra. L’iniziativa ha previsto inoltre l’attivazione di laboratori nelle scuole e nei centri Territoriali, animazione per le strade e concorsi per ragazzi. I partecipanti hanno passato settimane a predisporre, preparare e ad attrezzare i luoghi per l’evento. All’iniziativa, oltre che ai cittadini, hanno preso parte appunto numerose scuole e centri territoriali.
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Si tratta di vere e proprie bande organizzate con ruoli ben precisi quelle sgominate dalla Squadra Mobile di Napoli.
Tutto parte dalla denuncia di una turista: i furti contestati alle due bande vanno, infatti, dall’estate del 2017 a gennaio 2018. Lo scorso 7 febbraio un’ordinanza di custodia cautelare ha portato in carcere ben 10 esponenti di batterie specializzate in furti e spaccio.
Le attività delle bande
La prima banda era specializzata in furti ai danni degli automobilisti, fermati con il famoso trucco dello pneumaticoforato. Alla vittima, impegnata nel cambio della ruota, venivano nel frattempo sottratti i beni presenti nella vettura. Con le accuse di rapine sono stati arrestati i fratelli Vittorio e Fabio Maranta insieme a Umberto Ioia e Ciro Iafulli, a cui vengono anche contestati episodi di cessione di stupefacenti.
Il secondo gruppo è invece mossa l’accusa di furto con strappo e rapine di orologi di valore. A finire in manette Giuseppe Scafaro, Nicola Baldi, Marco De Stefano e Antonio Gaudino. Anche in questo caso, il modus operandi era specializzato. La vittima, quasi sempre un turista, veniva seguita e poi, colta in un momento di distrazione, veniva derubata. Successivamente, il ladro fuggiva in scooter sul quale lo aspettava un complice.
Arrestati Mariano Martusciello e Antonio Paolella, ritenuti esperti rapinatori di orologi Rolex nei Quartieri Spagnoli sempre ai danni di turisti.
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Un uomo di 55 anni ha deciso di togliersi la vita lanciandosi dal dodicesimo piano del lotto G di via Labriola a Scampia. La tragedia è avvenuta il 20 febbraio, proprio nel giorno in cui Scampia ha visto l’inizio dei lavori per l’abbattimento della Vela Verde. Un giorno di festa e rinascita, macchiato dal dolore dell’uomo morto all’istante.
I soccorritori del 118 e gli uomini della polizia di Stato non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Secondo le prime ricostruzioni, la vittima che viveva in casa degli anziani genitori, soffriva da tempo di problemi di natura psicologica.
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Carmine Piscopo, assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli, ha spiegato il progetto per la rinascita di Scampia dopo l’abbattimento delle Vele, iniziato ieri con la demolizione della Vela Verde: “Ci sono 50 milioni per far decollare la ‘rigenerazione urbana’, da spendere subito non appena le tre Vele che dovranno essere abbattute non ci saranno più. La prima a cadere sarà la Vela Verde, la cui demolizione è cominciata ieri e tra due mesi sarà cancellata da Scampia. Come sarà riempito quel vuoto? In un primo momento con un giardino attrezzato, un piccolo parco di quartiere, mentre sarà la fase 2 quella più difficile, in quanto prevede la riqualificazione della Vela Celeste, che ospiterà gli abitanti delle altre due Vele da abbattere e che sarà destinata quindi a diventare un edificio pubblico, ovvero la sede della Città metropolitana”.
“Restart Scampia” è la sigla del progetto di rigenerazione urbana: si tratta di un intervento che si inserisce in un piano complessivo che prevede la dotazione di servizi urbani integrati, di attrezzature collettive e di servizi alla persona, in particolare prevede la realizzazione di asili nido, scuole materne e di scuole superiori, potenziamento dei servizi sociali per donne e famiglie, alloggi di edilizia residenziale pubblica, realizzazione di strutture commerciali, culturali e per il tempo libero, campi da gioco e insediamenti per la produzione di beni e servizi come laboratori artigianali, piccole botteghe e altro.
Inoltre è già realtà, in quell’area, la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II, e il sindaco Luigi de Magistris ritiene che i corsi per gli studenti potranno iniziare a partire da settembre.
Si provvederà, inoltre, alla totale riqualificazione del parco di Scampia con nuove connessioni stradali con l’area urbana circostante.
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Giorni ed eventi dedicati alla scoperta dei luoghi di cultura poco noti della nostra città grazie all’iniziativa delle Guide Turistiche Campania.
Dopo il successo dell’iniziativa Innamorati di Napoli (che prevedeva visite guidate in compagnia di celebrità) l’Associazione Guide Turistiche Campania propone nuovi interessanti eventi.
Il 29 Febbraio ed il 1 Marzo 2020 saranno infatti giorni ricchi di eventi dedicati alla scoperta dei luoghi bellissimi che la Campania ha da offrire. Le visite saranno gratuite e si terranno con la presenza di guide professioniste.
A breve sarà presentato il programma di visite in tutta la Regione, legato ad un’operazione di solidarietà.
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Ancora una brutta storia di “amore violento“: un uomo di 38 anni, al termine di una lite, prima ha tentato di uccidere la moglie con un fendente alla gola, poi si è tolto la vita impiccandosi.
Lasciando la compagna in una pozza di sangue, il 38enne si era dileguato tra le campagne che circondano la loro abitazione ed è stato poi ritrovato, senza vita, dopo un’ora e mezza. La tragedia è avvenuta nel Salernitano, precisamente ad Olevano sul Tusciano. La donna, una 34enne del posto, è stata trasportata d’urgenza.
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Al Teatro Augusteo lo spettacolo “Tango Fatal – Tango y Amor!” della compagnia internazionale di Tango diretta dal ballerino e coreografo di fama internazionale Guillermo Berzins.
Le melodie del tango argentino prendono vita grazie ad un’idea di Guillermo Berzins. Nato a Buenos Aires e paragonato al Roberto Bolle del tango, ha deciso di portare in Europa la magia di questo ballo passionale.
In attesa che lo spettacolo abbia inizio una melodia tanguera si diffonde in sala, ed ecco che le luci si spengono ed il maestoso sipario si apre. Sullo sfondo del palco c’è l’orchestra, davanti i ballerini che aprono le danze. Gli spettatori vengono catapultati nell’Argentina di tanti anni fa, quella che diede vita al tango.
La coreografia entra nel vivo ed assistiamo ad un “duello” tra due compratidos, El Compradrito è una figura chiave del tango poiché è stato uno degli attori principali della nascita di questo genere; una sorta di boss che si aggira per le strade ed i vicoli di Buenos Aires con un coltello in tasca; un personaggio baldanzoso più interessato a ballare e corteggiare le donne che a cercare la rissa.
Le coreografie ripercorrono tutte le tappe evolutive di questo sensuale e nostalgico ballo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, dal tango canyengue all’energia contagiosa del folklore argentino, fino ad arrivare a spettacolari coreografie contemporanee.
Gli otto ballerini alternano diverse coreografie, ciascuna coppia si intervalla nella ballata della milonga argentina mostrando una sensualità e una leggerezza di movimenti che solo questo tipo di ballo riesce a dare, danno vita a performance dalla forte carica emotiva e sensuale, dove l’uomo guida e la donna segue, seppur con movimenti del corpo differenti. La camminata sensuale, l’incontro tra uomo e donna, lui che le cinge la vita e lei che si lascia guidare, i volti sono seri immersi nella magia del momento, una magia che trasmettono al pubblico in sala, il rumore dei passi sul pavimento dà intensità e solennità al momento.
I vincitori del Festival & Campionato italiano di tango argentino Alessandro Cavallaro e Marcella Monaco si esibiscono con Recuerdo, straordinarie le performance del primo ballerino Guillermo Berzins accompagnato da Marijana Tanaskovic, ballerina dotata di una grande capacità tecnica e interpretativa, e quelle di Costanza Gruber, Gabriel Gomez, Eleonora Visentin e Martin Acosta.
Ciascuna coppia riesce a dar vita ad uno spettacolo straordinario ed unico nel suo genere, riescono a mantenere viva l’attenzione degli spettatori nelle oltre due ore di rappresentazione; attraverso coreografie che rievocano le magiche atmosfere argentine intrise di nostalgia, malinconia, sensualità, passione e rabbia, perché come diceva Borges:
“Il tango è un pensiero triste”.
Suggestiva la performance della caccia, siamo nella foresta ed i guachos sono intenti a cacciare. Muniti di bombos e boleadoras danno vita ad un’esibizione avvincente e affascinate. Riportano in vita, attraverso i suoni degli strumenti di caccia e i movimenti tipici, un vissuto che seppur lontano dai nostri tempi riesce a suscitare curiosità e interesse. Il corpo di ballo conclude lo spettacolo scendendo dal palco e ballando tra la folla di spettatori che li applaudono entusiasti.
Il tutto è accompagnato dalla maestria dei musicisti diretti da Oksana Peceny violinista dotata di una straordinaria bravura che attraverso l’archetto riproduce una melodia che oltre le corde del violino tocca anche quelle del cuore. Una performance straordinaria, intensa, carica di emozioni accompagnata da Marko Tursic al contrabasso, Aleksander Zivko al pianoforte, Andraz Frece al bandoneon e Matic Dolenc alla chitarra. L’orchestra situata sullo sfondo del palco sembra avere in realtà un palco a sé pur fondendosi con le coreografie dei ballerini; un palco nel palco.
L’Augusteo un teatro antico come “antico” è il tango argentino. La platea, in discesa quasi ad abbracciare e ad avvolgere il palco, ben si fonde con l’elemento principe della serata: il tango!
Recensione a cura di Veronica Amendola
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“Orgoglio e Pregiudizio” di Cirillo è la pièce che non ti aspetti. Primo adattamento teatrale italiano del romanzo della Austen, è in scena al Mercadante fino al 1 marzo. Ecco la recensione.
Arturo Cirillo si confronta con la regia di un classico della letteratura inglese, e porta in scena, per la seconda volta a Napoli, Orgoglio e Pregiudizio, un singolare omaggio al celebre romanzo di Jane Austen. Primo adattamento teatrale italiano dell’opera, a cura di Antonio Piccolo, lo spettacolo ritorna al Mercadante, dopo il debutto dello scorso luglio al Napoli Teatro Festival.
Orgoglio e Pregiudizio
Non era per niente facile. Accostarsi a un grande classico della narrativa con un adattamento teatrale (105 min.) è un progetto di per sé ambizioso. Bisogna fare i conti, in primo luogo, con i tempi del teatro, che sono molto diversi da quelli del romanzo. E poi c’è bisogno di un grande lavoro per realizzare qualcosa che crei ancora stupore agli occhi degli spettatori, accomodati per farsi raccontare – probabilmente per l’ennesima volta – la storia di ElizabethBennet e Mr. Darcy.
Dunque, è naturale chiedersi: abbiamo bisogno di una versione teatrale italiana per questo capolavoro della letteratura inglese? La risposta è: sì. Perché non si tratta di una mera trasposizione del romanzo – come potrebbe esserlo, d’altronde?
La commedia di Cirillo è spettacolo d’intrattenimento. Una pièce che propone un’interpretazione originale dell’opera più celebre della Austen, una rilettura in chiavecomica, farsesca, a trattigrottesca che prende chiaramente spunto dalla commedia dell’arte – si fa riferimento persino a Pulcinella. Espressione della commedia all’italiana, piuttosto che della letteratura vittoriana – potremmo azzardare –, questo spettacolo fa ridere genuinamente il pubblico. A questo proposito entra in gioco il colore locale che la pièce esprime attraverso un brillante uso delle musiche originali (Francesco De Melis), dal ritmo coinvolgente, e di espressioni e gestualità tutte italiane.
E bisogna dire che l’opera della Austen si presta – quasi inaspettatamente – bene ad una sua teatralizzazione. Merito, questo, soprattutto dell’adattamento e della regia. Insomma, senza dubbio un esperimento riuscito, questa prima riduzione teatrale italiana di Orgoglio e Pregiudizio.
L’originalità della scena
L’originalità della pièce prodotta da Marche Teatro e Teatro Stabile di Napoli emerge anche nella scenografia. La rappresentazione è comicamente dinamica e la scenografia è l’effetto di un gioco di riflessioni e di rifrazioni, grazie alla presenza degli enormi specchi che la riempiono. Sfondando i limiti del palcoscenico, questi creano nuovi spazi e ambienti, riflettono e moltiplicano, ampliano i confini della mente.
Presentazione a Lady Catherine. Sulla scena: Charlotte, Elizabeth, Lady Catherine, il domestico, Collins.
La storia rappresentata rispecchia i tempi e gli spazi teatrali. Perciò, pur restando fedele in linea di massima alla fonte, la trama ruota intorno agli eventi cruciali del romanzo. Si preferisce rielaborare, adattare in modo originale e, in alcuni casi, fare (necessario) ricorso all’ellissi. Scelta che si rivela molto efficace ai fini della rappresentazione, sebbene gli amanti della Austen corrano il rischio di storcere a volte il naso.
Le dinamiche tra i personaggi in scena sono esilaranti; il ritmo della storia è talvolta frenetico; i dialoghi, spesso incisivi e serrati, si susseguono velocemente. La vivacità linguistica trova grande spazio nei momenti di conversazione, e l’interpretazione è supportata dall’astuzia tipica dei dialoghi della Austen, che Antonio Piccolo adatta sapientemente, mantenendone il contenuto saliente, e che Antonio Cirillo dirige con ironia.
Un’interpretazione esilarante dei personaggi
“È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un’ampia fortuna debba avere bisogno di una moglie”.
La scena si apre con Arturo Cirillo, nei panni del signor Bennet, il quale, recitando questa celebre introduzione, conferisce già quel tono di umorismo e comicità che caratterizzerà i personaggi e l’intera performance.
Spesso capita di sentire i personaggi della letteratura del passato distanti, necessariamente diversi da noi perché appartenenti a un’altra epoca. A colmare questo gap arriva il teatro. Infatti, i personaggi sono contestualizzabili in una realtà che definiremmo chiaramente ottocentesca – se non altro per i costumi (Gianluca Falaschi), tuttavia in questo caso immancabilmente appariscenti e dai colori sgargianti –, ma straordinariamente attuale per la verve tutta contemporanea. Cirillo gioca con i personaggi in scena proprio come la Austen si prende gioco nel suo romanzo.
Caratteri esaltati, spassosi, gradevoli pur nella loro – talvolta marcata – ridicolezza. Questa versione di Orgoglio e Pregiudizio mette in risalto i tratti distintivi dei personaggi, enfatizzandoli, però, quasi fino all’estremizzazione.
Ritroviamo l’ingenua e innocente Jane (Sara Putignano); Elizabeth (Valentina Picello), giovane impertinente, arguta e orgogliosa; il sarcastico e cinico signor Bennet (Arturo Cirillo); la signora Bennet (Alessandra De Santis), con il suo comportamento socialmente inappropriato, eppure dalla vivacità e dall’esuberanza trascinanti; Caroline, superficiale e volubile sorella di Bingley (Giulia Trippetta); Bingley (Giacomo Vigentini), dall’animo gentile e amichevole; Darcy (Riccardo Buffonini), arrogante e orgoglioso, ma reso più vivace in questa interpretazione; Charlotte (di nuovo Giulia Trippetta), in cerca di un matrimonio che possa ‘sistemarla’ in società; il reverendo Collins (Rosario Giglio), personaggio importuno e imbarazzante, per questo divertente; infine, Lady Catherine De Bourgh, personaggio sorprendente grazie alla brillante interpretazione di Arturo Cirillo.
Un plus della rappresentazione
Un elemento distintivo della rappresentazione è proprio la performance dello stesso Cirillo, che non si accontenta di essere regista e interprete del signor Bennet, ma ci dona anche una brillante interpretazione di Lady Catherine, superba, altezzosa, e arrogante zia di Darcy.
Elizabeth Bennet (Valentina Picello) e Lady Catherine (Arturo Cirillo).
Se il personaggio del signor Bennet è di per sé sarcastico e, dunque, la sua rappresentazione risulta in linea con le nostre aspettative, è da Lady Catherine che restiamo completamente sconvolti. Oltre alla potenza linguistica delle sue battute, basata anche sull’eredità della Austen, Cirillo ci regala una performance sbalorditiva che non può non suscitare la forte partecipazione del pubblico (e le sue risate!). Incredibile come riusciamo a ridere di uno dei personaggi più distaccati raccontati dalla Austen, il quale, trasposto in chiave comica, diventa fonte inesauribile di autentico intrattenimento.
Oltre i limiti del romanzo
Grazie alle loro interpretazioni, gli attori riescono ad arrivare là dove il romanzo a volte non riesce. Fanno un uso sapiente della gestualità, della mimica e della voce, riuscendo a fornire un’interpretazione originale, che non ci saremmo aspettati. Il quid del mettere in scena un’opera narrativa risiede forse proprio nella possibilità di sfruttare gli stratagemmi teatrali.
Non solo commedia
Momenti di serietà e spunti di riflessione importanti emergono al di là della comicità, nella pièce così come nel romanzo della Austen.
Oltre ai sospiri, agli equivoci, e alle risate ci interroghiamo sulla condizione femminile in una società vittoriana che, per alcuni tratti, non si discosta troppo dalla nostra, e i cui personaggi sono più vicini a noi di quanto non pensiamo. Osserviamo il configurarsi di una donna che, con i suoi giudizi e la sua impertinenza, crea un modello diverso di comportamento, pur essendo piena espressione della sua epoca. Riflettiamo sul matrimonio inteso come punto più alto di emancipazione sociale e familiare. Tutto questo, in un contesto in cui si convive ancora con il fantasma dell’esclusione sociale laddove le condizioni di accettabilità non dovessero essere soddisfatte.
Dove e quando vederlo?
Orgoglio e Pregiudizio è in scena al Teatro Mercadante fino al 1 marzo. Qui potete trovare tutte le informazioni sugli orari e i biglietti dello spettacolo. Orgoglio e Pregiudizio sarà poi in tournée in diverse regioni italiane.
Fermo (3 marzo) – Teatro dell’Aquila;
San Casciano in Val di Pesa (5 marzo) – Teatro Niccolini;
Pavia (dal 6 all’8 marzo) – Teatro Fraschini;
San Marino (10 marzo) – Teatro Nuovo;
Brescia (dal 12 al 15 marzo) – Teatro Sociale;
Torino (dal 17 al 22 marzo) – Teatro Carignano;
Genova (dal 25 al 19 marzo) – Teatro Duse;
Reggio Emilia (dal 31 marzo al 1 aprile) – Teatro Ariosto;
Udine (dal 2 aprile al 4 aprile) – Teatro Nuovo Giovanni da Udine;
La Spezia (7 e 8 aprile) – Teatro Civico.
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Torna a Napoli la“Napoli City Half Marathon”, una delle corse podistiche più belle di tutto il mondo in quanto ambientata nel centro storico della città di Napoli: la lunghezza del percorso è di 21 km, di cui 13 sul lungomare, uno dei più rinomati al mondo.
La grande manifestazione durerà tre giorni, dal 21 al 23 febbraio, e si prevede la partecipazione di oltre ventimila persone provenienti da tutto il mondo, di cui circa ottomila podisti per la mezza maratona del 23 febbraio.
Di seguito il programma dell’evento:
La manifestazione si aprirà venerdì 21 e sabato 22 febbraio con lo Sport Expo, un grande salone ad ingresso libero per presentare tutte le novità riguardanti il mondo dello sport, del turismo e del tempo libero.
Sabato 22 febbraio si correrà la Family Run&Friends alle ore 11.00, una manifestazione non competitiva di 2 km, senza classifica, cui tutti possono partecipare previa iscrizione di 5 €.
Domenica 23 febbraio ci sarà invece la Napoli City Half Marathon 2020, che partirà alle ore 9:00 da viale Kennedy per la sua settima edizione portando gli atleti tra le bellezze della città, dal lungomare al Castel dell’Ovo, dal Teatro San Carlo a piazza del Plebiscito.
Da non perdere, nello stesso 23 febbraio, la novità di questa edizione della Napoli City Half Marathon, ossia la Staffetta Twingo, sulla distanza di 10 km + 11,097 km, non agonistica con ritrovo alle ore 07:30 all’interno del polo fieristico della Mostra d’Oltremare e partenza alle ore 09:00 da viale J. F. Kennedy. Alla staffetta possono partecipare tutti coloro che abbiano compiuto i 16 anni di età al 23 febbraio 2020 ed è richiesta la presentazione di un certificato di sana e robusta costituzione. La coppia della staffetta può essere mista (uomini e donne).
Un occhio di riguardo anche per l’ambiente: da quest’anno, infatti, le bottigliette di plastica potranno essere utilizzate come gettone per l’iscrizione alla gara.
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Lo scrittore Roberto Saviano è intervenuto in merito all’abbattimento della Vela Verde di Scampia: “Le Vele di Scampia non hanno colpa. Sono divenute simbolo del degrado, loro malgrado. Le Vele sono state il simbolo di un progetto ambizioso e poi tradito per mancanza di risorse. Sono il simbolo della precarietà della vita al Sud: mal costruite, abitate prima che fossero agibili e poi abbandonate per decenni dallo Stato, abbandonate insieme alle persone che lì hanno vissuto senza presidi di legalità, senza caserme, senza scuole, senza aeree per la socialità“.
Poi continua: “In 40 giorni si abbattono le Vele, ma non le cause che hanno generato tutto ciò di cui sono simbolo. Oggi la politica fa a gara a chi mette la faccia sulla demolizione, a chi se la intesta, non sarebbe meglio intestasi la ricostruzione e il riscatto vero della periferia di Napoli e del Sud, eterna periferia d’Italia? La rinascita del territorio avviene con il lavoro, con gli investimenti, con l’attenzione costante, con l’attenzione perenne“.