lunedì, Dicembre 22, 2025
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Riaperture, il grido degli industriali: Parla Raffaele Anastasio di Aerre Cucine

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Il malcontento generato dal fermo industriale continua a dilagare e ad aumentare, insieme alle richieste degli imprenditori che invocano l’apertura dopo oltre 2 mesi di fermo totale.

A portare la sua testimonianza c’è Raffaele Anastasio, titolare di una azienda di cucine componibili “Aerre Cucine”, con sede ad Arzano in provincia di Napoli, che dai primi di marzo ha dovuto fermare il suo stabilimento e mettere in cassa integrazione tutto il suo personale a causa dell’emergenza Covid19.

“la fase 2 rischia di affondare il settore dell’arredamento – Dichiara Raffaele Anastasio – per la ritardata apertura al 18 maggio dei negozi di arredamento. L’Aerre cucine è una azienda strutturata al tipo di produzione “sartoriale”, ossia cucine realizzate su misura e personalizzate in ogni singolo dettaglio. In primis è fondamentale la ricezione degli ordini da parte dei nostri punti vendita, i quali vengono poi presi in carico dalla nostra azienda. La lavorazione “sartoriale” non prevede lo stoccaggio di pezzi in magazzino, quindi un ulteriore ritardo di 15 giorni per i il nostro ciclo produttivo è un tempo enorme. Scegliere una cucina è un momento importante che richiede tempo e tranquillità, non è un’attività che si presta alla creazione di assemblamento.”

Quindi a questo punto Il titolare dell’Aerre cucine si pone una domanda..

“che senso avrebbe richiamare il suo personale dalla CIGO (cassa integrazione guadagni) se non possiamo riaccendere i nostri impianti? Inoltre faccio un appello anche a nome dei miei dipendenti in quanto siamo a maggio e ancora devono ricevere nessuna retribuzione dallo Stato.”

Conclude Raffaele Anastasio facendo un appello sia a nome suo che a quello di tutti gli imprenditori chiedendo al Governo un intervento immediato che porti alla riapertura dell’intera filiera del mobile per evitare, prima che sia troppo tardi, un danno ancor più pesante al tessuto produttivo italiano.

Nuovo Decreto: Bonus professionisti da 600 a 1000 euro e altre novità

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di Maria D’Angelo – Il bonus per i professionisti passa da 600 a mille euro. E’ questo uno dei provvedimenti che circola nella bozza del decreto che il consiglio dei ministri adotterà entro metà settimana.

Confermato, inoltre lo stop per altri 3 mesi ai licenziamenti. Sono previsti altri 15 giorni di congedi speciali e altri 600 euro di bonus babysitter. Insieme a queste misure, indiscrezioni parlano di Reddito di emergenza da 400 fino a 800 euro mensili in base al nucleo familiare ed allargamento dei requisiti per il Reddito di cittadinanza.

A ciò si sommerà  una proroga degli ammortizzatori sociali Covid a tutto ottobre prossimo, una moratoria dei licenziamenti per giusta causa, prolungata da due a cinque mesi, e risorse e incentivi al Terzo Settore, vale a dire il volontariato al fianco del personale sanitario nella prima linea dell’emergenza coronavirus. Queste sono alcune delle misure di cui si parla in questi giorni che si attendono nel prossimo decreto.

Nella bozza si legge:

“Ai soggetti già beneficiari per il mese di marzo dell’indennità di 600 euro – si legge nella bozza – è erogata anche per il mese di aprile 2020.Ai liberi professionisti titolari di partita iva, iscritti alla Gestione separata, che abbiano subito una riduzione di almeno il 33% del reddito del secondo bimestre 2020, a maggio andrà un’indennità di 1000 euro. Stessa cifra ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa che hanno interrotto il rapporto di lavoro”.

“Agli autonomi iscritti alle Gestioni speciali dell’Ago (Assicurazione generale obbligatoria) e che per Covid-19 hanno cessato l’attività o hanno subito un taglio di almeno il 33% del fatturato nel secondo bimestre 2020, vanno 1000 euro. Indennità e bonus anche per gli addetti stagionali del turismo, delle terme, per quelli dello spettacolo, dello sport e delle vendite a domicilio, per gli intermittenti. Indennità tra i 400 e i 600 euro(con lo spartiacque delle 20 ore settimanali di lavoro) ad aprile e maggio per i lavoratori domestici”.

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I Consiglieri PD Campani Amato,Casillo e Ciaramella in visita ospedale Camilliano

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“Durante queste settimane, come altre strutture accreditate, anche l’ospedale di Casoria era stato costretto a sospendere le proprie attività di assistenza sanitaria e ricoveri in elezione fondamentali non solo per gli oltre 80mila abitanti del comune, ma anche per l’area a nord di Napoli”.

Così, in una nota congiunta, il capogruppo Pd, Mario Casillo e le consigliere Enza Amato e Antonella Ciaramella che sono stati in visita nell’ospedale Camilliano di Casoria.

“Avevamo, come consiglieri Pd, accolto con favore l’appello dell’ospedale e del suo personale – spiegano – ad essere a disposizione della Regione Campania nel momento di massima criticità sanitaria, ed oggi abbiamo voluto testimoniare la nostra gratitudine e ribadire la disponibilità ad accompagnare la struttura durante la fase di ripresa delle attività, prevista per il 4 maggio come da disposizione della Direzione generale della Sanità regionale. Accolti dal direttore generale frate Carlo e dal direttore sanitario, Maglione, abbiamo avuto la possibilità di conoscere l’organizzazione dei percorsi di prenotazione e accesso alla struttura in considerazione delle nuove disposizioni mondiali, nazionali e regionali in materia di emergenza e di normalizzazione dell’offerta sanitaria. Durante la visita abbiamo potuto constatare ed appezzare il lavoro che, anche presso l’ospedale di Casoria, sta mettendo in campo la  Protezione civile”.

“Il 4 maggio è la data della ripartenza, ciò denota molteplici difficoltà per la riorganizzazione e la sicurezza dell’utenza e del personale sanitario. E’ questo il momento di ripartire, consapevolmente con il giusto sostegno delle istituzioni. In questo senso continueremo ad essere al fianco anche delle strutture private accreditate che sono chiamate necessariamente a ripensare finanche sotto l’aspetto logistico ed organizzativo la propria operatività accanto e ad integrazione dei servizi di sanità pubblica”

concludono.

Cumana presa d’assalto: Senza mascherina e senza biglietto

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La Cumana è stata raggiunta da un bel po’ di persone senza mascherina e biglietto ma non è stato così ovunque. Corretto il comportamento su Metropolitana, bus e treni.

Cumana presa d’assalto: come riporta Fanpage.it, circa 80 persone sono state fermate alla Stazione di Licola perché non indossavano i dispositivi di protezione obbligatori e non avevano il biglietto. Qualcuno, invece, ha pensato bene di eludere i controlli, scendendo a Montesanto.

Adolfo Vallini (Usb), ha dichiarato:

“A bordo dei treni EAV  zero controlli e zero distanziamento sociale: sono centinaia i passeggeri che stamattina sono stati costretti a viaggiare ammassati a bordo del treno della Cumana partito da Licola verso le 7,00 e giunto nella stazione di Montesanto alle 7,50. Problemi anche su Corso Secondigliano: bus pieni e fermate saltate. Zero controlli sull’R5″.

Sulle linee vesuviane, c’erano pochi passeggeri e tutti con la mascherina. Treni pieni sulla Circumflegrea, tutti con la mascherina; anche sulla Metropolitana “Piscinola-Aversa”, tutti indossavano la mascherina. Per quanto riguarda i bus, nessuno di essi ha superato i 20 passeggeri.

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Magistrato positivo al virus: Nuovo allarme al tribunale di Napoli

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La Fase 2, per quanto riguarda il comparto della giustizia, prenderà il via l’11 e il 13 maggio e proprio in questi giorni saranno messe a punto dai capi degli uffici le linee guida per il settore civile e il settore penale.
Intanto, previsto per domani, 5 maggio,flash mob virtuale dei penalisti sulla piattaforma zoom contro il processo da remoto. Tra i magistrati del settore civile si fanno strada forti riserve sulla possibilità di riprendere le attività in presenza nelle condizioni di sicurezza previste dalle norme. Nei giorni scorsi la segreteria distrettuale di Magistratura indipendente ha ribadito che “la situazione sanitaria certamente non può dirsi ancora tranquillizzante”

[SCARICA QUI] Autocertificazione Fase 2: Quando serve

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Troppi sono i dubbi in merito all’uso del modello di autocertificazione per gli spostamenti durante la fase 2. Ecco alcuni chiarimenti.

Parte oggi 4 maggio la fase 2 dell’emergenza Coronavirus. In molti se lo stanno chiedendo: il modello per gli spostamenti si deve ancora usare? La risposta è sì! L’autocertificazione è ancora necessaria viste le restrizioni ancora attive sui transiti. Il Ministero dell’Interno ha pubblicato sul sito, il nuovo modello di autodichiarazione necessario. (SCARICA QUI)

Risulta possibile usare anche il vecchio modello di autocertificazione, sbarrando le voci non più in vigore.

Nel nuovo modulo il cittadino deve dichiarare di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti, sia nazionali che regionali. Sono riportate le quattro motivazioni che permettono lo spostamento:

-comprovate esigenze lavorative;

-assoluta urgenza;

-situazione di necessità;

-motivi di salute.

Spazio bianco per poter scrivere le ragioni del transito.

Chi va a lavoro potrà esibire un tesserino, in alternativa e potrebbe non servire la dichiarazione per chi va a fare sport o per chi va al parco, anche se i controlli saranno più mirati per evitare gli assembramenti. Ecco quanto specificato dal Governo.

Il Viminale ha inviato una circolare ai prefetti per chiarire ulteriormente alcuni elementi contenuti nel decreto in vigore fino al 18 maggio.

Sono consentiti i tanto agognati spostamenti per fare visita ai congiunti e sempre il Ministero dell’Interno ne spiega il significato, stabilito dalla Cassazione:

“I congiunti sono i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e unione civile, nonché le relazioni connotate da duratura e significativa comunanza di vita e degli affetti”.

Quindi gli amici non sono compresi tra le persone che si possono vedere, bisognerà attendere ancora un po’ e poi è vietato ancora trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto sia pubblici che privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui ci si trova, tranne che per:

“comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza, o per motivi di salute”.

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Coronavirus, Fase 2 a Napoli: I lavoratori del mercato rionale protestano

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Coronavirus: parte la fase 2 ma i lavoratori del mercato rionale di Napoli, protestano per poter tornare a lavorare in sicurezza.

Parte la Fase 2 della pandemia da Covid-19 ma i lavoratori del mercatino di Antignano, quartiere Vomero, si ribellano con un sit in di protesta.

Chiedono la riapertura urgente al pubblico dei banchi di frutta e verdura:

«Siamo chiusi da due mesi, ormai siamo allo stremo. Grazie a ognuno dei banchetti del mercato vivono tra i due e i tre nuclei familiari, persone che in questo periodo non hanno guadagnato nulla».

Sono sicuri di poter lavorare nel mercato rionale con tutta la sicurezza e nel rispetto del distanziamento sociale. Assicurano di dotarsi di tutto il materiale necessario per la tutela, al fine di evitare contatti e contagi.

Continuano, dicendo che:

«Il nostro è un lavoro che si svolge all’aperto, in spazi ampi. Perché non possiamo aprire anche noi?»

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Napoli, al Monaldi uomo salvato da infarto con cuore artificiale

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Grazie all’equipe del cardiochirurgo Andrea Petraio, un uomo di 46 anni è stato salvato da un infarto con l’impianto tempestivo di un cuore artificiale. Ha ricevuto il primo soccorso al Cardarelli, poi è stato trasferito al Monaldi, dove hanno deciso per l’intervento. L’operazione si è resa necessaria per l’arrivo tardivo dell’uomo in ospedale. E’ durata ben otto ore e, a detta di Petraio, cardiochirurgo giuglianese, “non ha precedenti in Italia”.

“L’ingegneria meccanica applicata alla medicina consente di affrontare in tempi rapidi patologie con un altissimo tasso di mortalità. In questo caso, una delle complicanze peggiori dell’infarto miocardico dovuta a un’occlusione trombotica acuta dell’arteria interventricolare anteriore”. All’uomo è stato impiantato un cuore artificiale, di ultima generazione, immediatamente acquistato dai vertici dell’azienda dei Colli.

Il Monaldi è all’avanguardia in questo settore, ma in questi mesi la paura del contagio da Coronavirus ha ridotto il numero di degenti con rischi molto seri per chi si trova ad affrontare una patologia come l’infarto dove il fattore tempo è cruciale ed è strettamente correlato alla sopravvivenza.

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Napoli, cittadini di ritorno dal Nord accolti con termoscan e test in stazione

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La regione Campania adotta norme specifiche per tracciare eventuali malati celati dalle ondate di soggetti in viaggio verso il Sud. La migrazione infatti, resa possibile grazie al permesso di spostarsi di comune in comune, potrebbe portare a un vertiginoso aumento dei casi di Covid.

I viaggiatori in arrivo alla Stazione Centrale di Napoli dovranno seguire un percorso specifico delimitato da nastri, in modo tale da procedere in sicurezza verso i termoscan. Se la temperatura di un soggetto supererà i 37,5 °C, risulterà necessario un veloce test per verificare la presenza del virus. Nonostante l’attenzione per evitare un ulteriore contagio sia rivolta a tutti i treni in arrivo, i treni in arrivo da zone dense di malati sono due: il treno da Milano, in arrivo alle 13.06 con 373 prenotati, e quello da Torino alle 16.35 con oltre 400 prenotati.

Come procedere

Chiunque arrivi in stazione, sarà indirizzato verso il binario 8, dove l’Asl Napoli 1 ha predisposto delle postazioni per misurare la temperatura corporea. Chi presenterà un valore oltre il limite, sarà testato ed eventualmente portato in ospedale. Polizia di Stato, Carabinieri, esercito, l’apparato di sicurezza di Grandi Stazioni e la protezione civile regionale parteciperanno alla delicata operazione.

BussoLaLingua // Perché si dice “E che d’è stu quatto e maggio?”

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Si è tanto parlato, nei giorni appena trascorsi, di questa data – il 4 Maggio. Se n’è discusso dal punto di vista politico, economico, sanitario; è stata indicata come una data foriera di speranza e di rinascita, ma, contemporaneamente, di paura e di confusione.

L’ambivalenza emotiva che suscita l’inizio di questa nuova fase del 2020 è normale: in noi convivono la voglia di ricominciare a vivere e mille, frastornanti timori. Tra mille decreti ed ordinanze, sicuramente ci siamo ritrovati estremamente confusi.

Caso ha voluto che esista, nella lingua napoletana, un’espressione, un modo di dire che recita proprio così: E che d’è stu quatto e maggio? (Ma cos’è questo quattro di Maggio?). Questo motteggio viene utilizzato proprio per indicare un estremo caos, e sta a significare “Ma cos’è questa confusione?“.

Carlos Ruiz Zafòn scrisse che “le coincidenze sono le cicatrici del destino“: così noi, sfruttando questa incredibile casualità, riprendiamo la nostra rubrica #BussoLaLingua per raccontarvi tutti i segreti di questa espressione.

Ricominciamo, proprio come voi tutti cari lettori, a vivere riprendendo il filo delle nostre abitudini proprio lì dov’è stato bruscamente spezzato.

E che d’è stu quatto e maggio?


Perché si usa questa strana espressione per indicare la confusione? 

Forse non tutti sanno che, qualche decennio fa, a Napoli il 4 Maggio era il giorno ufficialmente dedicato ai traslochi, al cambiar casa. Proprio così: tutti coloro che volevano trasferirsi altrove dovevano farlo in questa data. 

Il risultato era, naturalmente, decisamente confusionario: è facile immaginare la quantità spropositata di persone che si ritrovavano a transitare per le strade trasportando pacchi, pacchetti e pacchettini fino alla loro nuova dimora.

Da Agosto a Maggio e poi per tutto l’anno

Le origini di questa abitudine risalgono fino all’Impero Romano.

Per evitare di far confusione durante i giorni lavorativi dell’anno, tutti i traslochi dovevano essere assolutamente fatti ad Agosto; per la città di Napoli, nello specifico, era stata scelta la data del 10 Agosto.

Il giorno, tuttavia, non era adatto allo scopo: in quel periodo estivo, tra le strade partenopee si avvertiva in modo davvero troppo forte il caldo della stagione. Allora, per ovviare a questo inconveniente, nel 1587 il Viceré Juan de Zunica spostò la data da dedicare ai traslochi al primo Maggio.

Purtroppo, anche questa data non fu particolarmente apprezzata dai napoletani – proprio in quella data infatti si festeggiavano San Filippo e San Giacomo. Nessuno rispettava l’imperativo di traslocare soltanto il primo Maggio e si finiva per assistere ai traslochi durante tutto l’anno.

Fu nel 1611 che il Viceré Pedro Fernando de Castro spostò infine la data al 4 Maggio, molto più gradita alla popolazione: da allora, quel giorno fu sempre sinonimo di chiasso e terribile confusione.

Il conforto del caos

Questa è la storia di questo modo di dire e della confusione che il 4 Maggio porta sempre con sé nella vita dei napoletani.

Non ci resta che abbracciare questo caos ed assistere al concerto di chiasso e di rumori che torneranno a colmare – con prudenza e moderazione, naturalmente – le nostre strade anche in questo strano e spaventoso 4 Maggio 2020: tornerà a riecheggiare il frastornante fragore della vita che, in questi ultimi mesi, ci è tanto mancato.

Perché, in questa città, è confortevole e viva persino la confusione.

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Scopri i segreti di altre parole e modi di dire:

Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulla nostra cultura regionale o leggere altre storie della Campania, non perderti le nostre rubriche sulle Leggende e sui Sapori della nostra regione : #BussoLaLeggenda e #BussoLaTavola

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