lunedì, Agosto 18, 2025
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Massimo Troisi: il ricordo del nipote al Maschio Angioino

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Massimo Troisi ritorna nella sua Napoli: è il regalo che Stefano Veneruso fa a suo zio, ma soprattutto a tutte le persone che lo hanno amato.

Questa sera alle 21, infatti, nel cortile del Maschio Angioino andrà in scena “Troisi. Poeta Massimo”, lo spettacolo ideato proprio dal nipote dell’attore.

Lo spettacolo, che fa parte della 40esima edizione di “Estate a Napoli”, è a ingresso libero fino ad esaurimento posti.

“Da anni volevo dedicare uno spettacolo a Massimo” dice Veneruso che a soli 24 anni curò il backstage del film “Il postino”.

“Dopo tanto tempo ho trovato la chiave giusta: le sue interviste degli anni ’70 e ’80. Da lì ho estratto i suoi pensieri, anche più intimi, sulla religione, l’amore, Napoli, i luoghi comuni”.

E così Stefano ha deciso di regalare a quella Napoli che ha tanto amato suo zio non solo lo spettacolo di questa sera, ma anche un film, cui riprese cominceranno ad ottobre.

Nello spettacolo “c’è un Massimo riconoscibilissimo, la sua visione geniale della vita, del suo cuore malandato […] intervallati da video che faceva girare a me o ai suoi amici” continua Veneruso.

Ed è proprio in quei momenti che l’ispirazione per nuovi pezzi poteva arrivare, come ad esempio quello di “Le porti un bacione a Firenze” con Renzo Arbore che, alle prime note di un mandolino, diventava “Lacrime Napulitane”.

Lo spettacolo tra prosa, filmati e musica vede in scena l’attore Matteo Nicoletta, accompagnato dalla voce e dalla chitarra di Alessandra Tumolillo, dalla chitarra di Matt Eo e dal contrabbasso di Stefano Napoli.

Nello spettacolo saranno riproposti, infatti, i brani scritti da Massimo: da “Quando” a “O’ssaje comme fa o core”, passando per “Saglie Saglie”.

“Troisi. Poeta Massimo” si concluderà poi con video inediti dei momenti catturati nel backstage del film “Il postino”.

Un finale perfetto che lascia all’ultimo film di Troisi il compito di congedarsi con il pubblico, così come, ormai 25 anni fa, Massimo aveva accompagnato fino alla fine quel film che aveva voluto realizzare a tutti i costi, spegnendosi a poche ore dall’ultimo ciak.

Wimbledon 2019: Semplicemente IL TENNIS

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di Luigi Carrara – Djokovic si aggiudica l’edizione 2019 di Wimbledon dopo una finale leggendaria contro Roger Federer.

Ci sono momenti in cui lo sport raggiunge il suo apice nel momento più importante brillando così di una luce accecante capace di fermare il mondo, pronto a sedersi e ammirare cotanta beltà.

Questo è ciò che è accaduto domenica 14 luglio 2019 sul Center Court di Wimbledon, il campo più famoso e prestigioso del mondo, il tempio del Tennis, prestatosi in questo giorno ad uno dei match più belli ed emozionanti che questo sport abbia mai offerto.

La partita più lunga di sempre

I due protagonisti, il campione in carica e numero 1 Novak Djokovic, ed il Re di Wimbledon Roger Federer, ci hanno regalato 4 ore e 57 minuti di puro spettacolo, mostrandoci classe, forza, resistenza, coraggio, resilienza ed ogni possibile qualità si possa avere su di un campo di tennis.

Questa partita, la più lunga finale di sempre, ha visto un solo vincitore, il serbo, ma ha regalato agli amanti del tennis e in generale dello sport uno spettacolo ad un livello impareggiabile, oltre le umane aspettative, un duello che nei prossimi anni ci farà esclamare: ” io quel giorno c’ero”.

L’atmosfera del Center Court è parsa a tratti surreale, si respirava tutta l’elettricità che questo epico duello stava emanando, con due campioni che si sfidavano senza esclusione di colpi, senza mai mollare, senza mai tirarsi indietro, senza mai cedere allo sconforto o all’esaltazione, mostrandosi con tutta la loro classe dall’inizio alla fine, dimostrando un rispetto incredibile per il proprio avversario.

In queste quasi 5 ore abbiamo visto tutta la regalità e classe di colui il quale ha deciso di sfidare gli dei del tempo mostrandosi ancora scintillante li dove più conta seppur con i 38 anni che festeggerà tra venti giorni.

Dall’altro lato abbiamo ammirato la forza, la resistenza e l’inumana freddezza di un giocatore che non pare più poter essere annoverato come essere umano ma piuttosto come un cyborg, capace di andare oltre tutti i limiti che il nostro corpo mortale ci impone.

Per la prima volta nella storia dei Championship un giocatore è stato capace di vincere il titolo dopo aver affrontato match-point a sfavore, riuscendo quindi a risalire quando ormai era sull’orlo del baratro, giungendo così al quinto successo personale, pareggiando la leggende di Borg.

Se Djokovic è riuscito a vedere la morte in faccia e sfuggirle mostrandosi un cyborg, Roger Federer ci ha mostrato un tennis di una bellezza disarmante, con un tasso di rischio enorme, che purtroppo però, ha mostrato, nei momenti chiave, le falle di un giocatore immenso ma pur sempre umano e quindi fallibile.

Il campione elvetico si è detto consapevole di aver sprecato un occasione incredibile, ma al contempo conscio di aver dato tutto ciò che aveva e anche più, dicendo a tutti i più esperti che a 38 anni “non è ancora finita”.

La partita dell’otto volte campione di Wimbledon è stato un trattato d’estetica ed efficacia, giunto ad un solo punto dalla perfezione, sfuggitagli per le tante, troppe, occasioni sprecate.

Il rammarico è ben descrivibile tramite i numeri, che ci mostrano un Federer superiore in tutti gli ambiti più importanti, quali Game fatti, punti, vincenti, tranne, purtroppo per lui, nel punteggio finale.

Un unicum in uno sport come il tennis, dove quasi sempre chi vince ha ottenuto più dell’avversario meritando così il successo, diversamente da stavolta dove la vera differenza l’hanno fatta i momenti chiave, dove un serbo freddissimo ha avuto la meglio del fenomeno di Basilea parso a tratti un pò teso.

Roger Federer è stato tutti noi, un uomo in missione, un qualcuno che con la sua luce voleva disinnescare il tennis robotico e letale dei suoi straordinari rivali, quei Djokovic e Nadal che mai era riuscito a battere uno dopo l’altro, e che questa volta invece sembravano pronti a capitolare sotto i colpi dell’immenso cuore messo in mostra dallo svizzero, che ci ha emozionato e commosso per la generosa testardaggine con cui ci ha provato nonostante tutto quanto abbia già ottenuto in carriera, mostrandoci che se si ama qualcosa c’è sempre un modo per superare i propri limiti.

Rafa Nadal, il numero 2 del mondo è l’altro deluso insieme allo svizzero, arrivato alle semifinali mostrando un tennis di grandissima solidità, sbriciolatosi contro la magica varietà svizzera, capace di porgli troppi problemi da risolvere, dissolvendo così le certezze dell’iberico che appena 2 settimane prima lo aveva sconfitto al Roland Garros.

Se lo spagnolo più famoso si è detto triste, poichè consapevole che non avrà tante chance, di ben altro avviso era l’altro semifinalista iberi, quel sorprendente Bautista Agut arresosi in 4 set al futuro campione serbo.

Il piccolo spagnolo si è reso protagonista di un torneo al di là delle più rosee aspettative, issandosi per la prima volta in carriera fino ad una semifinale slam, dove ha incontrato uno di quei 3 giocatori semplicemente fuori portata per i comuni mortali come lui.

Wimbledon: non solo leggende

Wimbledon però non è stato solo il torneo delle leggende e dei campioni inarrivabili, ma anche dei comuni mortali, come Agut ma anche giocatori ben poco attesi alla seconda settimana come Sousa o Pella, capaci di approfittare al meglio di un erba veramente lenta, dovuta un pò a modifiche strutturali ma soprattutto alle due settimane di sole incessante a Londra, una rarità da quelle parti.

Tra i giocatori approdati alla seconda settimana del più prestigioso dei tornei, vi è anche qualcuno che ha portato avanti i colori azzurri, che escono da questo Wimbledon con delle ottime notizie.

Per la prima volta in carriera infatti, Matteo Berrettini è approdato ad un ottavo slam mostrando tutti i suoi progressi sull’erba, disinnescati, duramente, solo da sua maestà Roger Federer in un rapido match senza storia sul Center Court, che probabilmente ha fatto tremare un pò troppo le gambe del nostro alfiere.

Un passo dietro Matteo si sono invece fermati gli altri nostri due migliori giocatori, Fabbiano, autore di una magistrale prova contro il numero 6 del mondo Tsisipas, fermatosi al terzo turno come Fognini, che contro Sandgreen ha perso partita e testa, lasciandosi andare a frasi non edificanti che gli sono costate una salata multa al termine del torneo.

Nuovo best ranking

Nonostante ciò, il nostro numero 1 può dirsi comunque ampiamente soddisfatto, dato che su una superficie a lui chiaramente indigesta è comunque riuscito ad ottenere quei punti che l’ hanno portato al suo nuovo best ranking di numero 9 del mondo, un traguardo di cui andare profondamente fieri.

Se questo torneo ha mostrato tutta l’immensa classe dei vecchietti, il più giovane semifinalista aveva 31 anni, allo stesso modo ha messo a nudo tutti i limiti della next-gen apparsa ancora lontanissima dal poter dire la sua contro questi mostri sacri che continuano a spartirsi slam dall’US Open 2016, ultimo torneo vinto da qualcuno che non fosse uno dei fab 3, che era però l’attuale 32 enne Wawrinka.

Chi più fragorosamente come Tsisipas al primo turno con il nostro Fabbiano, o come Thiem, chi magari meno evidentemente come Aliassime, Zverev o Khachanov i ragazzi a cui si dovrà affidare il tennis dopo le attuali leggende, hanno mostrato una preoccupante mancanza di continuità e capacità di reggere grandi pressioni, che non solo non li ha portati alla vittoria, ma che li ha tenuti lontanissimi dai migliori 3, al momento inarrivabili.

Conclusosi quindi il più prestigioso dei tornei, ci si reca ora in Nord America per giungere pronti al prossimo slam, quello US Open che dovrà dirci se i 3 dei sono ancora così lontani o se qualche giovane proverà la scalata all’olimpo.

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Rapina due ragazzini a Napoli. Il bottino? 30 euro

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L’episodio è avvenuto a Napoli, più precisamente in via Fazzini, quartiere Forcella. Un uomo di 48 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato per rapina dai carabinieri motociclisti del Nucleo Radiomobile di Napoli.

La rapina era ai danni di due quindicenni che, sotto la minaccia di un coltello,  gli avevano già consegnato i soldi quando sono intervenuti i militari. Inseguito e bloccato nelle vie limitrofe la stazione Garibaldi, al delinquente è stato immediatamente sottratto il “ricco” bottino: 30 euro.

Mentre il denaro è stato restituito ai legittimi proprietari, il 48enne – dopo le le formalità di rito – è stato sottoposto ai domiciliari in attesa di giudizio con rito direttissimo.

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Acque di Sorrento inquinate, la sarcastica denuncia: “Ecco il Bagno-schiuma della Regina”

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È con amara ironia che Claudio D’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno, denuncia sui social la presenza di alcuni residui schiumosi al largo dei Bagni Regina Giovanna.

Insigniti della Bandiera Blu, i Bagni della Regina Giovanna sono uno dei luoghi più amati della costiera sorrentina, da sempre meta ambita di turisti da ogni parte del mondo. Quelle acque – solitamente cristalline – sono ora invase da una densa schiuma bianca che, a prima vista, sembrerebbe essere composta da agenti inquinanti e non semplice mucillagine.

Per accendere i riflettori sulla pericolosità dell’inquinante, D’Esposito ha pubblicato sul suo account Facebook le foto in cui si vede chiaramente la schiuma bianca, commentando in maniera sarcastica:

“Per chi non gradisce il bagno-schiuma della Regina Giovanna c’è sempre la pozza/Ginori di piazza Lauro!”.

WWF bagni di Regina Giovanna
La Denuncia del WWF ai bagni di Regina Giovanna

Inutile dire che le foto dell’acqua inquinata hanno fatto il giro del web, allarmando bagnanti e ambientalisti.  Potrebbe essere stato il vento forte che soffia da giorni sulla costiera ad aver contribuito a trascinare gli agenti inquinanti fino a Sorrento e fino all’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

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Ischia, fallimenti pilotati: sigilli nel Castello Aragonese

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Un noto commercialista napoletano, Alessandro Gelormini e tre altrettanto noti imprenditori, Nicola D’Abundo, Domenico Truda e Alfonso Petrillo, sono agli arresti domiciliari per bancarotta ed evasione fiscale. Ad altri due, appartenenti alla Guardia di Finanza, si aggiunge un’indagine per corruzione, con 40 milioni in beni sequestrati. Tra questi figurano anche azioni della società che controlla il Castello Aragonese di Ischia. Progettavano i fallimenti delle società per lucrarvi sopra.

Sono i risultati della vasta operazione delle Fiamme Gialle di Napoli, coordinate dalla Procura di Napoli Nord. Fra i beni sequestrati, oltre al Castello Aragonese ischitano, un immobile sull’isola di Capri, vari stabili situati fra Napoli e Roma, e una lussuosa tenuta nella provincia di Grosseto. Altri 35 sono gli indagati nel mirino degli inquirenti: “Bad Company“, come la famosa band britannica. Così gli agenti delle Fiamme Gialle, agli ordini del Colonnello Domenico Napolitano, hanno ribattezzato l’operazione.

Gli indagati intendevano svuotare i patrimoni di alcune società di pregio attraverso scissioni e fusioni, in modo da renderle “scatole vuote” con l’utilizzo di artifici contabili e rendere inesigibili i debiti contratti con l’Erario e con i creditori, dichiarando i fallimenti delle suddette società. Erano quindi piani studiati con minuzia che vedevano al proprio centro il commercialista 77enne Alessandro Gelormini, famigerato consulente dell’ex-ministro Paolo Cirino Pomicino. Gli imprenditori finiti agli arresti domiciliari sono l’armatore Nicola D’Abundo e gli imprenditori Domenico Truda e Alfonso Petrillo (tra l’altro ischitano). Uomini conosciuti nel mondo della finanza e con relazioni d’amicizia con diversi uomini politici.

Il Castello Aragonese resta aperto al pubblico

La struttura del Castello Aragonese rimane comunque aperta al pubblico: il sequestro riguarda quote di circa 20 milioni di euro della “Eg Holding Srl”, che ha soltanto la partecipazione nella società “Castelli di Ischia” che possiede l’edificio. Oltre questa, altre sei società sono state avocate dallo Stato, fra cui la “Servizi Srl”, un’immobiliare di Roma con un valore di quasi 4 milioni di euro e la “Tragara Srl” alla quale è stato sequestrato un immobile del valore di 3,6 milioni a Capri.

Ingente anche il sequestro per le quote societarie di Castel Porona, hotel di lusso in provincia di Grosseto dal valore di oltre 13 milioni di euro. Il resort, di proprietà di D’Abundo, fu tra l’altro proposto per l’acquisto a Silvio Berlusconi anni fa, che però non volle intavolare alcuna trattativa. D’Abundo fu chiamato a testimoniare nell’inchiesta nei confronti dell’ex Parlamentare del Pdl Alfonso Papa, nell’indagine sulla P4 del 2011. Prima ancora fu indagato nel 1993 per finanziamenti sospetti al Pds napoletano nell’ambito di Tangentopoli, per una mazzetta di 200 milioni di lire. La moglie di D’Abundo, in amicizia con Clemente Mastella, fu candidata con l’Udeur alla Regione Campania.

Un’indagine parallela condotta dal Comandante della Gdf Domenico Napolitano ha portato alla luce un fatto scabroso risalente al 2017 riguardante Gelormini. Il commercialista avrebbe infatti corrotto due agenti della Finanza per 2mila euro per correggere infedelmente il verbale di un proprio cliente, richiedendo poi a quest’ultimo ulteriori 6mila euro per la corruzione. I due finanzieri non sono stati più impiegati per compiti operativi finché non è stata possibile la ricostruzione dell’intero procedimento giudiziario.

L’inchiesta è un filone di un’indagine, poi finita nella competenza della Procura di Roma, che ha riguardato il giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Napoli Nord e di quella di Santa Maria Capua Vetere, Enrico Caria. Il magistrato finì agli arresti lo scorso Aprile con l’accusa di aver veicolato nomine di consulenze in cambio di favori. I pm di Napoli Nord, coordinati dall’aggiunto Domenico Airoma, avevano iniziato a indagare sul supposto giro di affari illecito connesso ai fallimenti societari, scoprendone il business. Quando è emerso il nome di Caria le carte sono passate alla procura di Roma, mentre ad Aversa la Procura di Napoli Nord ha continuato a indagare sul filone locale, risalendo in questo modo a Gelormini.

 

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Campania, Concorsone in pericolo: Ricorso di ex lavoratori blocca tutto

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E’ passata poco più di una settimana dalla pubblicazione dell’attesissimo concorso in Regione Campania per l’assunzione di 10.000 posti nella Pubblica amministrazione annunciato dal Presidente De Luca, e già oggi arriva una prima notizia che potrebbe ribaltare tutto.

Ben 26 ex dipendenti del consorzio agrario in provincia di Avellino hanno infatti presentato un ricorso al consiglio di Stato, chiedendo di essere reintegrati nei loro ex posti di lavoro prima che l’ente possa procedere a nuove assunzioni.

Il ricorso è stato accolto e si procederà alla discussione in camera di consiglio fissata per il giorno 29 agosto. Fino ad allora tutto è in bilico e, in caso di sentenza a favore dei lavoratori, il bando dovrà essere sottoposto a un riesame, il che allungherà inevitabilmente le tempistiche di un concorso che già di per se, per la sua mastodontica portata, è stremante per partecipanti e organizzatori.

Specializzazione in medicina: l’aumento delle borse non basta

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#RaddoppiareLeBorseDiSpecializzazione: migliaia di medici italiani rischiano di restare fuori dalla specializzazione

Mentre i principali siti specializzati sono in aggiornamento per fornire informazioni utili sulla pubblicazione dei risultati, il concorso per l’accesso alla specializzazione in medicina e odontoiatria fa ancora discutere. Svoltosi il 2 luglio, è stato, ed è tuttora, al centro di numerose polemiche, per due motivi principali: il ritardo, a dir poco paradossale, della comunicazione del decreto per i posti disponibili rispetto alla data del concorso e la disponibilità reale di borse di studio per i partecipanti alla selezione.

Il decreto del Ministero

Una delle grandi incertezze è stata proprio la disponibilità di posti. In pratica, l’elemento in base al quale, a volte, si sceglie in primo luogo se partecipare o meno ad una selezione di qualsiasi sorta. Sembra irragionevole che migliaia di laureati possano trovarsi a concorrere per un posto che, paradossalmente, potrebbe anche non esistere. Fantascienza? No, a grandi linee la condizione di migliaia di laureati in medicina che hanno partecipato, lo scorso 2 luglio, al concorso per l’accesso alle scuole di specialità. Infatti, il decreto su disponibilità e distribuzione delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione, finanziate dallo Stato, dalle regioni e da altri enti pubblici e/o privati, è stato pubblicato soltanto lo scorso 8 luglio. In pratica una settimana dopo lo svolgimento della prova.

Come se non bastasse, due giorni dopo, questa prima pubblicazione è stata integrata con un secondo decreto che ha definito il numero reale delle borse a disposizione. Le borse di specializzazione sono in totale 8.905. Di questi posti, 8.000 sono statali, 741 regionali e 164 relativi a risorse di altri enti pubblici o privati.

Borse in aumento

Se procediamo al confronto con lo scorso anno accademico, quando erano state destinate 6.934 borse, la situazione ci sembra in fase di miglioramento, seppur lento. Per la specializzazione 2019 parliamo di 8.905 posti, per i quali le borse statali hanno segnato un incremento del 29%, con 1.800 contratti statali in più, previsti dalla legge di bilancio, rispetto allo scorso anno. Sono aumentate anche le borse regionali che, dalle 640 dello scorso anno accademico passano a 741, e le borse finanziate da altri enti pubblici e privati che nel 2017-2018 ammontavano solo a 94, mentre ora sono 164.

Considerando il totale delle borse statali, regionali e di altri enti,  aggiornato al decreto dell’8 luglio, in Campania, è la Federico II ad avere una maggiore disponibilità, con 414 posti. Seguono la Vanvitelli, con 296 e l’università di Salerno con 58. Tutti i dettagli circa la distribuzione delle borse è accessibile consultando l’allegato al decreto.

Distribuzione delle borse regionali

Per quanto riguarda la distribuzione delle borse regionali in Italia, secondo i dati pubblicati dall’Associazione Liberi Specializzandi (ALS), sono poche le regioni del Paese che, fortunatamente, riducono la disponibilità delle borse nel 2019. Generalmente, il numero delle borse è riconfermato o vengono segnalati dei piccoli aumenti. In rosso nel calcolo della differenza tra il 2018 e il 2019 sono Veneto, Emilia Romagna, provincia autonoma di Bolzano, Umbria e Valle d’Aosta, anche se per queste ultime due regioni le riduzioni di borse sono limitate (si parla, infatti, di 1 e di 5 borse in meno rispettivamente).

Buone notizie dalla Sicilia e dalla Toscana, che si configuravano inizialmente in perdita ma che, in un secondo momento hanno chiarito le proprie situazioni. Dopo l’eliminazione inaspettata delle 46 borse di studio (per un totale del 100% della disponibilità), la regione Sicilia ha confermato il loro reintegro. Una rettifica al decreto è stata chiesta anche dalla regione Toscana che ha attribuito la scomparsa di 83 borse probabilmente ad un errore informatico, confermando la disponibilità di 132 borse.

Come si configura la Campania in questo elenco? La regione registra un aumento di 18 borse rispetto al 2018, con un incremento del 17,65%, per un totale di 120 borse. In particolare, l’accesso alla specializzazione ritorna quasi ai valori del 2013, dopo un calo abbastanza significativo nel 2015 ed un lieve aumento negli anni successivi.

Il ranking di ALS

Interessantissima la classifica dell’ALS circa il ranking delle scuole più scelte. Grazie al documento scaricabile, si possono ottenere molte informazioni sulla disponibilità di posti per le diverse scuole di specializzazione, anche nel dettaglio delle singole università, per poter confrontare al meglio le diverse situazioni. Considerando la relazione tra il posizionamento di chi ha scelto una determinata scuola e l’università, ad esempio, troviamo la Federico II in situazione superiore alla media per chirurgia vascolare, dietro solo al San Raffaele di Milano, la Vanvitelli per dermatologia e venereologia, mentre Salerno per Farmacologia e tossicologia clinica. Per un quadro completo dello studio invitiamo a consultare il sito e la classifica.

I risultati reali

Belle notizie, sicuramente un primo passo in avanti. Tuttavia, l’aumento delle borse di specializzazione è solo un primo segnale di miglioramento o, piuttosto, di consapevolezza. Uno sforzo importante, dunque, ma non ancora sufficiente, poiché comunque migliaia di medici rischiano di essere fuori dal percorso di formazione specialistica per mancanza di posti.

Infatti, da un lato, questo incremento potrebbe non avere conseguenze notevoli, se pensiamo alla contingente significativa e ondata di pensionamenti prevista, in aggiunta ai risultati di Quota 100, di cui si è fatto promotore l’attuale governo. Inoltre, come riportano diversi siti specializzati, i partecipanti al concorso sono stati 18.773, il che significa che per il prossimo anno accademico saranno più di 10.000 i laureati che resteranno fuori dalla specializzazione e che, nella migliore delle ipotesi, dovranno aspettare un altro anno per iniziare il loro percorso specialistico per l’accesso alla specialità.

Il bisogno di specialisti

Bisogno di medici? No, di specialisti. Secondo quanto riportano diversi organi specializzati,  è di medici specialisti che l’Italia ha veramente bisogno. “È un problema nostro, è un problema vostro ed è un problema di tutta la popolazione” – queste le parole di chi ha cercato di raggiungere persino i deputati in Parlamento per scuotere le coscienze. In effetti, le prospettive per il Sistema Sanitario non sembrano proprio positive.

Secondo le stime dell’Anaao Assomed, sindacato dei medici, entro il 2025 potrebbero restare scoperti 16.500 posti da specialisti negli ospedali. Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), esprime tutto il timore degli esperti del settore, affermando che, entro il 2025 «se non arriveranno nuovi specialisti a sostituire i colleghi che vanno in pensione, il Servizio Sanitario Nazionale rimarrà senza chirurghi, anestesisti, ortopedici, ginecologi, medici di famiglia».

La fuga all’estero

Bisogna fare i conti col fatto che molti giovani medici, vista la mancanza di posti e pur di continuare il proprio percorso, preferiscono emigrare. Si stima che ogni anno circa 1500 medici vadano a specializzarsi all’estero – dove possono avere concrete possibilità di stabilizzazione, tra l’altro– ad un costo, per il nostro Paese, di più di 225 milioni, secondo i dati della  FNOMCeO. Una situazione che ha dell’incredibile: l’Italia spende migliaia di euro per formare studenti di cui ha bisogno, che poi ‘regala’ ad un paese straniero. Accantonando l’idea quasi romantica del dover abbandonare la propria terra d’origine, questo meccanismo implica una significativa perdita economica da parte dello Stato Italiano che, quindi, rischia di entrare in un circolo vizioso.

Test di accesso e specializzazioni

Se, da un lato, Bussetti ha evidenziato l’aumento dei posti per i corsi di laurea in medicina, d’altro canto bisognerebbe riflettere sulle conseguenze di questa decisione. In particolare, nel lungo periodo si rischia di ritrovarsi con un numero addirittura superiore di laureati, con una percentuale, di conseguenza, inferiore di assorbimento nelle scuole di specializzazione. Questo diventerebbe un problema significativo senza l’incremento delle borse di specializzazione nei prossimi anni.

A proposito della discrepanza tra il numero di posti per l’accesso alla facoltà di medicina quest’anno e l’effettiva disponibilità delle borse di specializzazione, il Ministro ha affermato di voler lavorare al ridimensionamento di questo imbuto formativo, ribadendo che è necessario dare ai giovani laureati in Medicina e Chirurgia la possibilità di completare la propria formazione ed esercitare la professione. Un provvedimento sensato, sarebbe, dunque, l’incremento delle borse di specializzazione, assorbendo (quasi) totalmente e abbastanza velocemente il numero dei medici all’interno delle scuole di specialità.

Ci era stata fatta la promessa che lo studio, l’impegno e l’istruzione ci avrebbero resi liberi, liberi di scegliere”.

Di ieri è la lettera, indirizzata al Ministro Bussetti e pubblicata dalla FNOMCeO, di una giovane specializzanda, le cui parole, citate sopra, non possono che farci riflettere sulla situazione nella quale ci troviamo – e ci troveremo – tutti, in quanto società civile. In particolare, non soltanto sulle prospettive, ci verrebbe da dire ancora fortemente limitate, di migliaia di giovani medici italiani, ma anche sulla loro libertà di scelta.

Sicuramente, il miglioramento non avviene dal giorno alla notte. Come dice il proverbio inglese e la più conosciuta canzone degli Skunk Anansie: Rome wasn’t built in a day (Roma non è stata costruita in un giorno). Per questo motivo, vogliamo credere alle parole del Ministro dell’Istruzione, secondo il quale la direzione da prendere nei prossimi anni sarà quella del progressivo aumento dei contratti delle specializzazioni, “per dare ai nostri giovani medici la concreta possibilità di completare il proprio percorso formativo e di ottenere la specializzazione necessaria come noto per l’ingresso nel Servizio Sanitario Nazionale”.

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Vittime sul lavoro: la provincia di Napoli è terza

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I dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre hanno registrato un incremento delle vittime sul lavoro in Campania, ma più in generale anche in Italia, rispetto ai primi mesi del 2018.

Si tratta dello 0,5% in più di vittime sul lavoro sulla base dei dati INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), ma l’incremento arriva al 3% quando si tratta di casi di infortuni mortali.

In tutta Italia, Roma registra il maggior caso di vittime sul lavoro. Al secondo posto troviamo Milano, al terzo Napoli e al quarto Torino. La triste “top ten” prosegue con Palermo, Foggia, Brescia, Firenze, Verona, Vicenza.

Non bisogna meravigliarsi di trovare sul podio le province più densamente popolate d’Italia, ma i dati registrati non sono certo un vanto per la nostra città.

Per quanto riguarda i dati analizzati per territorio si registrano tali statistiche:

dati INAIL vittime sul lavoro
Dati INAIL sui casi di vittime sul lavoro

Nello specifico però, i dati riguardanti la regione Campania non sono confortanti. Con 26 decessi, la nostra è la quarta regione d’Italia, a pari merito (o meglio “a pari demerito”) con la Sicilia, che registra più vittime sul lavoro, preceduta da Lombardia (44), Lazio (29), Piemonte (27).

Il territorio nord-occidentale di Italia è invece la zona con più vittime straniere.

Il comunicato stampa dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre delle vittime sul lavoro dei primi mesi del 2019 si conclude con una speranza:

«Al fine di promuovere e diffondere la Cultura della Sicurezza sul Lavoro, ci auguriamo che il comunicato non solo sia un utile strumento di lavoro per Voi ma anche una fonte di riflessione e di analisi di fronte alla grave situazione che colpisce la nostra Penisola».

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Universiadi: la straordinaria cerimonia finale

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Domenica 14 luglio si è tenuta allo stadio San Paolo di Napoli la straordinaria cerimonia finale della 30^ edizione delle Universiadi.

La chiusura del periodo di giochi universitari che ha coinvolto le settimane che andavano dal 3 al 14 luglio ha lasciato tutti senza fiato, sincronizzando il battito dei cuori di migliaia di persone di etnia, origine, religione e provenienza totalmente disparate. Come di consueto però, ogni medaglia seppur lucciacante ha il suo rovescio, e sicuramente le polemiche non sono mancate.

Universiadi 2019: la cerimonia finale

La lettura di 3 articoli della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sulla libertà, la dignità, il diritto alla vita e all’istruzione da parte di un bambino, ha dato il via alla cerimonia di chiusura delle Universiadi di Napoli 2019. Circa 40mila gli spettatori allo stadio San Paolo per seguire la cerimonia che chiude i 10 giorni di giochi universitari.

La cerimonia, come quella di apertura affidata alla Balich Worldwide Shows, si svolge all’ombra del braciere olimpico, un grande Vesuvio che occupa parte della Curva B.

A introdurre la cerimonia e l’ingresso delle bandiere sono i “The Jackal”, un gruppo di ragazzi partenopei simpatici ed intraprendenti, che da tempo regalano sorrisi agli italiani con i loro video parodici e innovativi, e che sicuramente hanno confermato le grandi aspettative dei propri fan.

In tribuna Vip siede il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, insieme al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, al prefetto di Napoli Carmela Pagano e al commissario delle Universiadi Gianluca Basile. Con loro Oleg Matytsin, presidente della Fisu, Federazione internazionale sport universitari.

Tanti gli ospiti che hanno divertito e intrattenuto il grande pubblico. Uno degli artisti più attesi della serata è stato sicuramente Clemente Maccaro, meglio noto come Clementino e per gli amici Iena White. Uno tra gli artisti più interessanti della scena rap napoletana e non, si è esibito sul palco dello stadio San Paolo con un medley dei suoi successi, fra le “rime interrotte”, il dialetto napoletano e la lingua italiana e ha fatto ballare i 40mila presenti.

L’amozione è però schizzata alle stelle quando tutti i presenti hanno intonato Napul’è. Lo stadio San Paolo ha visto e sentito mille volte risuonare quelle parole, ed è stato proprio il brano più simbolico del grande Pino Daniele a fare da chiusura alla XXX Universiade di Napoli che ha entusiasmato la città e i tanti atleti universitari presenti.

I The Jackal hanno salutato il pubblico chiedendo di dire “grazie” ad ognuno dei presenti nella propria lingua e poi hanno dato il via alla musica di Pino Daniele, applaudita da coloro che conoscevano la canzone e sottolineata da un emozionante gioco di luci. Così, dunque, si è concluso lo show ideato da Marco Balich. Poi, lo spettacolo dei fuochi d’artificio intorno al San Paolo. Via via le delegazioni torneranno da dove sono venute, spesso dall’altra parte del mondo, portandosi dentro Napoli e il ricordo di questi magici giorni in città.

 Gioia e legami: Napoli con il mondo in pieno spirito sportivo!

Il premier Giuseppe Conte parlando con i cronisti delle Universiadi poco prima di fare il suo ingresso allo stadio San Paolo di Napoli afferma:«È stata una bella prova, degli atleti italiani innanzitutto con 44 medaglie abbiamo raggiunto un record, e questo è da sottolineare come prima notizia. Poi – ha aggiunto – è stata una bella festa di sport, una bella prova di Napoli e quindi un ringraziamento va a tutti gli organizzatori, agli enti locali, e a tutti i cittadini napoletani».

«Quanto successo qui è un messaggio per i giovani – ha aggiunto il premier – perché le Universiadi sono una bella testimonianza di agonismo ma anche di amore per lo sport, per i valori del rispetto reciproco, della inclusione, dello scambio di esperienze anche. È una bella prova per tutti i giovani e per l’Italia».

Gonfi d’orgoglio per le bellissime parole del premier, possiamo vantare una serie di omaggi per la città di Napoli, che come quella di apertura, hanno caratterizzato la cerimonia di chiusura.

Un grande striscione “Grazie Napoli 2019” è stato esposto durante la cerimonia finale delle Universiadi dalla folta delegazione di atleti e accompagnatori del Canada. I nordamericani hanno festosamente sfilato sul prato dello stadio partenopeo insieme a migliaia di altri colleghi provenienti da ogni parte del globo.

La delegazione sudamericana proveniente dall’amata Argentina ha sfilato nuovamente esponendo la maglia di Diego Armando Maradona, simbolo per Napoli e per gli argentini. Molti ragazzi hanno anche fatto sventolare sciarpe del Calcio Napoli evidentemente acquistate in questi giorni di permanenza all’ombra del Vesuvio.

In omaggio a Napoli due cantanti lirici cinesi si sono esibiti intonando la canzone napoletana più conosciuta al mondo: ‘O Sole Mio.

Il rovescio della medaglia: perché le universiadi non sono state trasmesse dalla tv di Stato?

Le lamentele di routine riguardanti la scarsa qualità dell’audio messo a disposizione sul palco e altre piccolezze del tutto normali per eventi di tale calibro, sono state spazzate dalla polemica riguardante la mancata trasmissione in Rai del grande evento. Nonostante il periodo estivo la tv di Stato non ha trovato spazio sui suoi canali per mandare in onda l’ultimo atto di una manifestazione di prestigio per tutto il Paese. Sui due canali di Raisport, 57 e 58, è andata in onda la replica di ItaliaPortogallo mentre su Rai 2, dov’era stata trasmessa la cerimonia di apertura, ha trovato spazio il telefilm Ncis. Del resto anche la copertura degli eventi sportivi ha scatenato non poche lamentele da parte degli appassionati con la polemica che è montata sui social per una manifestazione che avrebbe meritato maggiore spazio sulle reti.

I Napoletani, risentiti, hanno dato il via ad una vera e propria ribellione tramite web, difendendosi dalle accuse di vittimismo e citando le molteplici volte in cui, nonostante le brillanti iniziative, la città di Napoli è stata oscurata e gettata nel fango.

Questa sorta di boicottaggio però, non ha fatto altro che esaltare la magnificenza della città che all’invidia risponde sempre con vittorie, sorrisi e corni napoletani, che con la scaramanzia qua giù non sischerza mai!

Per il racconto video della serata, ecco il servizio di Imma Borzacchiello:

https://www.facebook.com/labussolanews.it/videos/332424617647802/

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Bando del San Carlo: arriva il comunicato definitivo

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Arrivano gli ultimi chiarimenti da parte del San Carlo riguardo al bando che aveva fatto infuriare giornalisti e non negli ultimi giorni.

Il teatro San Carlo è stato, nell’ultima settimana, al centro di numerose polemiche per via di un bando che ricercava la figura di un addetto stampa “senza difetti fisici”. Inoltre, faceva appello ai giornalisti pubblicisti e non ai “professionisti”, come aveva sottolineato Claudio Silvestri, segretario del SUGC, e si parlava di un “programma d’esame” a cui gli esami dovevano sottoporsi, senza chiarirne la natura.

I chiarimenti

Già nei giorni scorsi era arrivato il comunicato che spiegava il primo e forse più spinoso punto: quello sui requisiti fisici dell’addetto stampa. Ora, con un avviso pubblicato poco fa sulla pagina web del San Carlo, la sovrintendente Rosanna Purchia ha anche specificato che alla selezione sono ammessi i giornalisti professionisti (e non solo i giornalisti pubblicisti, come era stato lasciato intendere nel precedente bando) e che per “programma d’esame” si intende prova scritta e prova orale, a cui si sottoporranno gli esaminati. Infine, la scadenza del bando è stata prorogata al 23.08.2019

Tutto chiarito, dunque. Non ci resta che fare un in bocca al lupo a chi vorrà sottoporsi al severo giudizio del Massimo partenopeo.

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