Alcune decorazioni natalizie sono già installate e funzionanti, altre si aggiungeranno: Napoli si prepara al Natale 2019
Quasi 16 chilometri delle strade napoletane sono già decorate dalle luminarie natalizie provenienti da un museo di Zurigo. Ma non mancheranno decorazioni a chiese, parchi, piazze ed edifici pubblici: è questo il progetto del capoluogo partenopeo per gli addobbi natalizi della città.
La spesa totale toccherà i 450mila euro totali.
In questo budget è compresa la bolletta della corrente elettrica che, si stima, arriverà a circa 23mila euro, ma anche i 77mila euro di tasse ed imposte. I soldi saranno prelevati dal fondo creato dalla tassa di soggiorno che ogni turista che arriva a Napoli paga. In totale, le luminarie natalizie raggiungeranno un costo di 237mila euro.
Ma le luminarie non saranno l’unico addobbo della città.
Un enorme albero di Natale fatto di sole lampadine alto 16 metri illuminerà nel periodo natalizio Piazza Trieste e Trento, oltre al più classico albero di 6 metri addobbato nella Galleria Umberto. Soltanto il primo raggiunge un costo di 25mila euro. Suggestiva sarà, poi, la decorazione posta in via Toledo: una soffitta luminosa di 800 metri senza interruzioni.
Anche la sede del comune, ora dominata dai famosi lupi, avrà un aspetto più docile.
Un disegno di fiori luminosi collegati da un drappeggio di lampadine addolcirà l’aspetto di Palazzo San Giacomo. Si tratta di un’installazione che vanta la definizione di “installazione artistica” dal valore di 15mila euro.
Pochi ma mirati gli interventi nelle periferie.
Anche nelle periferie di Scampia, Chiaiano, San Giovanni, Barra, Marianella e San Pietro a Patierno piazze e chiese saranno illuminate in maniera più modesta, ma comunque efficace.
Enrica Barretta, 12 anni, nel corso di un compito in classe ha scritto a Vittorio D’Alessio, sindaco di Mercogliano, in provincia di Avellino, comune in cui da qualche anno si è trasferita. Ama la lettura, Enrica, ma nel suo comune non c’è una vera e propria biblioteca. L’Abbazia del Loreto ospita stampe e manoscritti, ma non sempre l’accesso è agevole, così come la possibilità di consultare i volumi. Enrica ha scritto al sindaco facendo dunque una proposta molto concreta: “far costruire una biblioteca dove noi e le nostre famiglie ci impegneremo a portare i libri. In fondo, se a Mercogliano siamo 13.500 abitanti ed ognuno di noi porta due libri, avremo una biblioteca con 27.000 volumi, un numero grandissimo!”.
La richiesta è subito arrivata sulla scrivania del sindaco D’Alessio, che in aula consiliare si è impegnato pubblicamente a realizzarla. “Ci impegneremo affinché la vostra richiesta venga realizzata il prima possibile, individuando un luogo in cui possiate dedicarvi alla lettura”. Intanto, il primo a tendere la mano a Enrica è stato padre Andrea Cardin, direttore della Biblioteca statale di Montevergine, che ha promesso di mettere a disposizione dei lettori il patrimonio dell’Abbazia. Ma il passo più atteso resta quello del sindaco. Le idee ci sono. Si pensa di incentivare la realizzazione di una vera biblioteca all’interno del Centro sociale Campanello a Mercogliano.
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di Filomena Cristiano – Dopo la pausa di buon tempo degli ultimi giorni, la protezione civile della regione Campania ha emanato un nuovo avviso di allerta meteo per piogge e temporali con criticità idrogeologica e un rischio di livello giallo a partire dalle 20 di questa sera, lunedì 2 dicembre, e fino alle 8 di domani mattina, 3 dicembre.
Le zone interessate sono: la zona 1 (Piana Campana, Napoli, Isole, Area Vesuviana) e la zona 2 (Alto Volturno e Matese).
I fenomeni temporaleschi saranno caratterizzati da incertezza previsionale e rapidità di evoluzione, per questo potrebbero rivelarsi intensi in alcuni punti delle zone di allerta indicate. Tra le aree in cui le piogge potrebbero essere più probabili, la piana campana.
Nell’avviso si legge: “possibilità di rovesci e temporali, puntualmente di moderata intensità. Possibili raffiche di vento nei temporali”. Si segnala anche la possibilità di grandinate e fulminazioni.
La protezione civile raccomanda alle autorità competenti “di attivare tutte le misure atte a prevenire e contrastare gli scenari connessi al rischio idrogeologico per temporali, come possibili allagamenti o fenomeni franosi; di monitorare il verde pubblico e le strutture esposte alle sollecitazioni del vento”.
Si raccomanda poi “una particolare attenzione per i terreni già saturi a causa delle precipitazioni dei giorni scorsi, anche in assenza di nuove piogge”.
Napoli, scontri davanti al Castel dell’Ovo: la polizia allontana gli attivisti di Fridays For Future.
Un gruppo di attivisti di Napoli del movimento Fridays For Future è stato allontanato di forza dalla polizia mentre manifestava sul ponte di accesso a Castel dell’Ovo, dove è in programma l’apertura dei lavori di Cop 21, la conferenza delle parti aderenti alla Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e delle regioni costiere del Mediterraneo. Alcuni dei ragazzi sono stati momentaneamente fermati dagli agenti.
Due ragazze, attiviste, hanno diffuso un video in cui hanno commentato così l’accaduto:
«Non abbiamo nulla da ascoltare da questi signori, ancora una volta siamo di fronte a una passerella, i ministri dell’Ambiente dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo saranno a Napoli a riempirsi la bocca di vuoti proclami. Per questo non abbiamo intenzione di stare a guardare e la Cop sarà bloccata e contestata in ogni modo».
Ora gli attivisti minacciano di spostarsi in presidio davanti alla questura di Napoli:
«per esigere la liberazione dei due strikers fermati dalla polizia».
Inoltre, hanno annunciato che si sarebbero riuniti nel pomeriggio presso il Dipartimento di Studi Umanistici, sito in via Porta di Massa, per discutere di quanto accaduto.
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Un bambino è stato infatti avvistato a bordo del bagagliaio di una macchina che circolava in pieno centro.
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi e Gennaro Cardone, attivista dei Verdi hanno commentato così l’accaduto:
“Una cosa che non ha alcun senso logico che ci ha lasciati davvero senza parole. Come si può pensare di fare anche solo pochi metri con un bambino nel cofano? Un rischio incredibile per la sua incolumità, una situazione pericolosissima che poteva finire in tragedia. Ci auguriamo vivamente che quelli alla guida dell’auto non siano i genitori, altrimenti ci sarebbe da revocare la potestà genitoriale“.
Borrelli e Cardone vogliono fare chiarezza sulla vicenda del bambino e invieranno tutto il materiale alle autorità affinché indaghino su questo assurdo episodio. Inoltre aggiungono:
“La goliardia, la follia, non possono mettere a repentaglio la vita di un bambino. Chi ha sbagliato dovrà essere punito a dovere. Siamo un paese civile, questi comportamenti devono essere banditi al più presto”.
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Rapina in pieno centro a Caserta: i malviventi sono scappati dalle fogne.
Rapina in pieno centro questa mattina a Caserta. Nel mirino dei malviventi, l’ufficio postale sito in Corso Giannone, come riporta “Il Mattino”.
Quattro i malviventi che hanno fatto irruzione nell’ufficio e che hanno tentato di portar via i contanti dalla cassaforte e pare siano scappati passando dalle fogne.
Polizia e carabinieri sono sulle loro tracce. Anche i giardini della Reggia di Caserta sono stati setacciati perché c’è un ingresso che la collega a corso Giannone ed è possibile che i rapinatori siano potuti passare da qui.
Pare non ci sia alcun ferito e non è ancora chiaro il bilancio del danno fatto dai ladri.
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C’è un dolce, a Natale, che mette d’accordo tutti i campani: gli Struffoli, talvolta chiamati anche “Strangola-preti” o “Strangolaprevete”.
Che li preferiate carichi di miele come vuole la tradizione o un pochino più asciutti, che amiate riempirli di canditi o di diavoletti di zucchero, non importa: le palline fritte che ogni Natale invadono le nostre tavole ogni anno piacciono davvero a chiunque.
Ma conoscete davvero la storia degli struffoli? Sapete perché sono un dolce strettamente legato al periodo Natalizio?
Questa settimana vi raccontiamo delle loro origini antiche e del viaggio che hanno compiuto per arrivare fino a noi, della loro simbologia e del loro sapore delizioso: ecco a voi la storia degli Struffoli.
Strongolous e Loukomades
Gli Struffoli sono un dolce giunto a Napoli molto, molto tempo fa, insieme ai Greci che approdarono sulle sue coste per costruire una nuova città.
Il miele che li ricopre, la dolcezza che li contraddistingue e la pasta fritta di cui sono fatti sarebbero un’ulteriore prova della loro origine ellenica: questi elementi ricordano tantissimo infatti i sapori dei dolci greci.
In particolare, c’è un dolce che somiglia davvero molto agli struffoli: si tratta di zeppoline dolci chiamate Loukomades, che proprio come gli struffoli sono fritte e ricoperte di miele e che al posto di confettini e “diavulilli” sono guarniti con granella di noci, mandorle e con una spolverata di cannella.
L’etimologia del nome degli Struffoli è incerta, ma una delle ipotesi più accreditate è che derivi dall’unione delle parole greche “Strongulous”, che significa “rotondo”, e “Pristos” che vuol dire tagliato: piccole sfere, rotonde e tagliate, cioè proprio ciò che gli Struffoli sono.
Un’altra ipotesi è che la parola “Struffolo” derivi da strofinare, ovvero dal movimento compiuto per lavorare il loro impasto.
Struffoli donati e Struffoli segreti
Gli Struffoli ebbero grande fortuna a Napoli, e non solo ai tempi del Greci.
La ricetta venne conservata, nel Medioevo, grazie ad alcuni conventi: qui le suore continuarono a cucinarli per secoli, dandoli in dono alle famiglie della nobiltà napoletana che s’erano distinte per le loro opere di carità.
Con il trascorrere del tempo si vennero a creare tante piccole varianti della ricetta degli Struffoli, tramandate in gran segreto di generazione in generazione, quasi come se decidere quanti diavulilli spolverarvi sopra fosse una magia o un rituale esoterico.
Ogni napoletano e campano ne conosce una versione diversa, e chiunque vi dirà che la “sua” è la ricetta autentica ed originale, quella dei veri struffoli. La verità è che, oltre le piccole differenze, ci sono poche ma fondamentali caratteristiche per cucinare degli autentici Struffoli napoletani: le palline fritte devono essere il più piccole possibile, per poter raccogliere più miele, e quest’ultimo deve essere decisamente abbondante.
Questo non solo perché ne gioverà il sapore del piatto, ma anche perché il miele è collegato alla figura di Gesù e dunque al Natale.
La roccia che dà miele
Il miele è in realtà citato spesso nei testi sacri Cristiani e Cattolici: nell’Esodo il miele viene paragonato alla manna ed alla parola di Dio, e come questa cade dal cielo per nutrire e saziare gli uomini; il miele viene anche da una “roccia”: e così viene definito Gesù Cristo, come “la roccia che dà miele” e che con le sue parole buone colma di dolcezza e speranza chi gli presta ascolto.
L’amore viene spesso paragonato al miele nei testi sacri, sia quello che intercorre tra sposo e sposa che quello di Gesù nei confronti degli uomini.
E’ anche per questo che i mielosi Struffoli sono probabilmente diventati uno dei dolci tipici del Natale: uno dei loro ingredienti principali era strettamente collegato ad una simbologia cattolica e cristiana riguardante l’amore, Dio e soprattutto Gesù.
Che lo si faccia seguendo questo spirito religioso o preferendo le sue origini pagane, è certo che gustare questo dolce Natalizio fa bene e rincuora sia il corpo che lo spirito.
E voi? Amate il sapore mieloso degli Struffoli? Avete una vostra ricetta “segreta”, oppure vi affidate alle mani sapienti di nonni, genitori o pasticceri?
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Oggi prima domenica del mese torna in Campania l’iniziativa del Mibact che prevede ingressi gratuiti nei musei.
Per molti la prima domenica del mese è un giorno tanto atteso. Già da 5 anni infatti, la Regione Campania aderisce alla “Domenica al museo”, l’iniziativa del Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo) che permette di entrare gratuitamente in alcuni musei campani.
Di seguito un elenco dei musei principali campani che aderiscono all’iniziativa.
Nella provincia di Napoli:
Museo Archeologico Nazionale di Napoli (piazza Museo Nazionale, 19, NA), orario biglietteria: 9.00-19.00.
Museo di Capodimonte (via Miano, 2, NA), orario: Museo: Primo piano (8.30-19.30) Secondo e terzo piano (9.30-17.00) Real Bosco: Ottobre, febbraio, marzo 7.00-18.00. Da novembre a gennaio 7.00-17.00. Da aprile a settembre 7.00-19.30. Orario biglietteria: 8.30-18.30.
Polo Museale della Campania (tra cui Palazzo Reale in piazza Plebiscito, la Certosa di San Martino, Castel Sant’Elmo e Museo Duca di Martina alla Floridiana al Vomero, NA).
Parco e Tomba di Virgilio (salita della grotta, 20, NA), orario biglietteria: 9.00-13.00
Parco archeologico dei campi Flegrei (via Sella di Baia, 22, Bacoli, NA), orario: 9.00 fino a un’ora prima del tramonto.
Scavi di Ercolano, Pompei e Oplonti (NA).
Complesso dei Girolamini (via Duomo, 142, NA), orario: chiusura temporanea con aperture straordinarie il primo e il 15 Dicembre 10.00-11.00-12.00; Prenotazione: Obbligatoria (Telefono: da fisso 848 800 288 e da cellulare +39 06 39967050).
Per avere l’elenco completo dei musei campani che aderiscono all’iniziativa “Domenica al museo”, clicca qui!
Una domenica al museo molto speciale
Quest’anno per la “Domenica al museo” del mese di dicembre, il Mibact invita gli utenti social a partecipare ad un gioco. Per poter partecipare clicca qui! Basterà aguzzare la vista e provare ad identificare le opere di alcuni musei italiani, solo in base alla loro sagoma. La risposta poi va scritta nei commenti al post di facebook.
Tale attenzione all’interattività in campo culturale va di pari passo con la riforma del sistema museale nazionale dei ministro Dario Franceschini. Con iniziativa come i giochi sui sociale e la “Domenica al museo”, i musei sono protagonisti di un progetto di rafforzamento della cultura nel nostro territorio.
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Beckett arriva alla Sanità. Ieri al Nuovo Teatro Sanità la prima di “Primo amore – Atto senza parole I & II”. Ecco la nostra recensione dello spettacolo.
Ieri sera al Teatro Nuovo Sanità è andata in scena la prima di “Primo amore – Atto senza parole I & II”, una pièce composita, nata dall’associazione di tre opere di Samuel Beckett. Lo spettacolo, messo in scena da Sergio Longobardi e Costantino Raimondi, con la regia dello stesso Raimondi, racchiude in sé i semi del pensiero dell’autore irlandese.
L’opera, già portata in scena al “Napoli Teatro Festival”, questa volta viene rappresentata al Nuovo Teatro Sanità, un teatro che si è posto un obiettivo civico e sociale molto significativo, soprattutto per i giovani del rione, seguendo le orme del Nest di San Giovanni a Teduccio.
Per questo spettacolo, ci si è avvalsi di un set davvero particolare. Piccola e raccolta, la struttura che ospita il teatro fa parte della chiesa dell’Immacolata e San Vincenzo, risalente al XVIII secolo. Non appena le porte della sala si aprono, si è accolti in una penombra che caratterizzerà l’intera rappresentazione. L’ambiente accogliente e raccolto, i marmi, le raffigurazioni pittoriche, la vicinanza del pubblico al palco rendono l’atmosfera suggestiva.
Raimondi e Beckett: 3 in 1
Molto interessante la scelta artistica di Raimondi, che decide di mettere in scena una sorta di pièce in tre tempi. Questa non è composta dai classici tre atti di un’unica rappresentazione, ma racchiude in sé tre opere di Beckett: un racconto lungo, precursore della drammaturgia beckettiana, e due opere in atti singoli. Solo un minuto di buio e silenzio – forse anche meno – a segnalare il passaggio dalla parola, tagliente, abbondante, ma schizzofrenica, del primo atto, alla totale assenza della stessa nei due successivi.
Se con la sua tragicommedia dell’attesa, “Aspettando Godot” (1952), Beckett esprime alla perfezione l’idea del silenzio come unica forma accettabile di comunicazione, “Primo Amore” – scritto nel 1946, ma pubblicato solo venticinque anni dopo – già manifesta l’inquietudine beckettiana che culmina, nello spettacolo di Raimondi, in “Atto senza parole I & II” (1956).
In “Primo Amore”, il protagonista viene coinvolto in un percorso quasi onirico. Attraverso riflessioni dirette e disincantate, lo seguiamo nel suo viaggio mentale, dal ricordo della morte del padre a quello dell’amore. Un amore confuso, distante, discontinuo. Contemporaneo. A seguire, i due atti unici senza parole, nei quali regna la comunicazione non-verbale. Nel primo, il protagonista, solo in un deserto con una luce accecante, si arrende alla tragicità della vita; nel secondo, i due personaggi, simili ma distanti, sono opposti l’uno all’altro.
Il flusso di parola al Nuovo Teatro Sanità
Si potrebbe dire che l’attesa cominci già prima dell’inizio del monologo. Niente entrata per l’attore (Sergio Longobardi), il quale si trova già sul palco, in penombra, attendendo gli spettatori silenziosamente.
Il pubblico si sta ancora accomodando sulle poltrone, quando l’illuminazione si affievolisce, e dal centro del palco si levano suoni sconnessi. Il protagonista balbetta sillabe confuse. Poi, con un faticosissimo “associo” comincia il suo lungo e ininterrotto monologo. Un flusso frenetico di parole che ipnotizza il pubblico, talvolta con immagini dissacranti e spiazzanti.
Il monologo è strutturato attraverso un’assurda rete di connessioni. La morte del padre, l’allontanamento dalla casa, l’incontro con Lulù, il ritiro in una stalla. Tutto viene gettato fuori, con violenta follia, dal protagonista, in un susseguirsi di immagini e riflessioni senza filtri, in cui trovano posto momenti di pragmatica verità, ma anche visioni oniriche. Il teatro dell’assurdo è anche questo: l’abbandono del linguaggio logico-sequenziale, il racconto di una successione – talvolta paradossale – di eventi legati tra loro da battute serrate e mordaci, capaci di far sorridere nonostante la tragicità del dramma.
La scarnificazione di Beckett
Il linguaggio è spoglio, pragmatico, espressione di una visione disincantata della realtà. L’azione è ridotta al minimo: non esiste movimento sulla scena che non sia dato dalla mimica dell’attore e dalla frenesia della parola. Il tutto caratterizzato da umorismo contemporaneo e una buona dose di cinismo.
Nella sua interpretazione, Longobardi si affida molto alla mimica facciale e alla gestualità – a tratti molto (troppo, forse) accentuata. La natura del racconto-monologo del primo atto impone ritmi serrati e assenza di interruzioni nel flusso di parole. Purtroppo, però, alcuni momenti di incertezza nell’oratoria e piccole disattenzioni nel discorso hanno causato brevi intoppi, rallentandone a tratti la comunicazione. Imperfezioni che, comunque, non sembrano aver condizionato il pubblico.
“Primo Amore”
La scenografia è scarnificata. Ridotta al minimo, nel primo atto essa consiste in un piccolo sgabello cubico, sul quale Longobardi resta seduto. A volte unica fonte di luce durante il monologo, lo sgabello produce un’alternanza di colori associata al cambiamento di tematica e di emozione. Anche le emozioni sembrano scarnificate, disordinate, confuse. Momenti più tristi, con riflessioni piuttosto cupe, si alternano a soggetti più “lieti” – ma saranno davvero gioiosi? – che vengono annunciati con grande eccitazione.
“Il torto che abbiamo è dare parola alle persone”
Uno di questi momenti sembra l’amore. Forse. In realtà, si tratta di una storia che assume tratti grotteschi e singolari. Un amore che, proprio come tutto il resto della pièce, subisce la scarnificazione. Anche linguistica, se vogliamo, quando il protagonista decide di cambiare il nome dell’’amata’ Lulù con un altro che contenga una sola sillaba.
La relazione che lega i due può dirsi iconica, poiché anticipa il grande problema di comunicazione dell’essere umano contemporaneo. “Mi chiese se volevo che cantasse qualcosa; le dissi che volevo che mi dicesse qualcosa”. Ma avrà davvero qualcosa da dire?
Il protagonista intende il dolore come l’incapacità di sentire, provare, vivere. Confessa dal palco che, quando non si è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcol, “non si sente nulla”, il tutto “non si può esprimere”.
Atto Senza Parole I & II
Ma è nei successivi due atti dello spettacolo che viene massimamente espresso il tema della comunicazione. La scena è vuota, proprio come lo è la parola. Gli attori – Raimondi prima, Longobardi poi – affidano tutta la propria espressività alla mimica, sfociando talvolta in momenti tragicomici.
Brillante il lavoro, nel secondo atto, di Costantino Raimondi, la cui performance è stata molto più potente di un monologo recitato. Non servono parole; le parole sono inutili.
L’importanza della gestualità – “Atto senza parole I e II”
Luci ed ombre diventano essenziali nel secondo atto della pièce, poiché conferiscono quella spazialità teatrale che manca a causa dell’assenza di scenografia. Infatti, anche quella bozza di scenografia concretizzatasi nello sgabello iniziale, con i due atti senza parole scompare del tutto. Essa è riempita esclusivamente dalla gestualità e dall’espressività degli attori.
Anzi, nel secondo atto, la scenografia scardina i canoni teatrali e si sposta in sospensione sul palco. Infatti, mentre il palco riproduce una realtà desertica, tutti gli oggetti utilizzati dal protagonista restano sospesi in aria e vengono avvicinati al suolo solo se richiamati da un fischio. Ogni fischio comanda, dunque, le azioni del personaggio (interpretato da Raimondi), permettendogli di ottenere un elemento alla volta. Il protagonista, simbolo dell’uomo sconfitto, cerca sbadatamente di utilizzarli nel vano tentativo di raggiungere una caraffa d’acqua, che per lui, tuttavia, resta irraggiungibile.
Nell’ultimo atto, invece, Longobardi raggiunge Raimondi in scena. Tuttavia, due inaspettate ‘protagoniste’ di questa parte della rappresentazione sembrano le due buste di plastica, che esprimono tutta l’alienazione dell’uomo contemporaneo. I due personaggi adottano comportamenti simili, ma sono diversi, opposti, distanti. Il legame (non-verbale) tra i due esseri umani è sempre solo accennato, associato ad espressioni di vacuità e tristezza. Ognuno dei due finisce chiuso nella propria bolla, sfiorando l’altro, prima di ritornare nel suo piccolo guscio di plastica.
Perché vedere Beckett alla Sanità?
Nella sua strutturazione, questa pièce condensa in sé tutto il dramma della comunicazione contemporanea. Difficoltà di interazione, empatia e compassione, propria non soltanto del mondo raccontato da Beckett, ma segnale che riesce a raccontare qualcosa anche della nostra quotidianità.
Diplomato all’ “Ecole Internationale de Mimodrame Marcel Marceau” a Parigi, Raimondi afferma: “il mio linguaggio parte dal corpo, mezzo che esprime, attraverso il gesto, il pensiero e le emozioni, un immaginario collettivo, teatrale e contemporaneo. Lo scopo” – continua – “è recuperare la risonanza lirica attraverso il silenzio, per dare all’interprete voce, peso e densità, con un teatro di maschera e carne, pragmatico e non psicologico.”
Le prossime repliche
Quando?
Sabato 30 novembre ore 21
Domenica 1 dicembre ore 18
Dove?
Teatro Nuovo Sanità, Piazzetta San Vincenzo, 1.
Per maggiori informazioni su spettacolo e biglietti, consultate il sito ufficiale.
Gli sconti del Black Friday hanno fatto salire la febbre per gli acquisti, risultando più pericolosi di quello che si potesse immaginare
In coda dalle prime ore del mattino per accaparrarsi la migliore offerta del Black Friday: è questo lo scenario di ieri mattina al Centro Commerciale Campania di Marcianise. Numerose sono le offerte dichiarate dai vari store per questo speciale weekend di sconti, tanto convenienti da sfociare addirittura in risse.
La rissa in questione è accaduta al negozio di abbigliamento sportivo JD.
In particolare, l’oggetto in questione per l’eccezionale sconto Black Friday è un paio di scarpe: le AdidasYeezy Boost 350, disegnate per il brand dal rapper Kanye West. Le scarpe, vendute intorno ai 200 Euro e in edizione limitata, presentavano una sconto (già applicato) del 50% rispetto al prezzo effettivo.
Nonostante lo spiacevole incidente, il Black Friday si presenta anche come un’opportunità per fare del bene.
Fino a sabato 30 novembre, infatti, sarà possibile far incartare i propri regali di Natale allo stand Telethon in Piazza Centrale (dove è allestito il grande albero di Natale).
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