mercoledì, Maggio 1, 2024
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Sapori Leggendari: il fantasma delle Sfogliatelle

Frolla o riccia che la si preferisca, tutti amano il sapore della sfogliatella – ed il suo profumo.

Ma Napoli è una città maledetta, le cui strade sono affollate più da fantasmi che cittadini, e persino la deliziosa storia della sfogliatella cela intrighi, segreti e spettri: ancora oggi, la sera, un odore di sfogliatelle si manifesta misteriosamente insieme al suono straziante di un pianto nei pressi del vecchio policlinico.

Questa settimana vi raccontiamo la storia del fantasma delle sfogliatelle.

Tre sorelle

Lì dove oggi sorge il complesso del vecchio policlinico, prima si ergeva il Monastero di Croce Lucca di Napoli.

Il Monastero era particolarmente ambito dalle famiglie della nobiltà napoletana. Per assicurare un posto alle proprie figlie tra le mura del complesso religioso, ed anche per contrastare le voci secondo cui voleva spingere le tre ragazze alla vita monacale per risparmiare sulla dote, il principe di Cellamare ristrutturò l’edificio e vi apportò numerose migliorie.

Le tre ragazze vennero dunque accolte nel Monastero, dove vissero insieme per anni senza farsi mancare alcuna comodità.

Una gara di cucina

All’epoca i vari monasteri della città erano soliti partecipare ad una gara culinaria. La gara aveva cadenza annuale ed ogni monastero aveva aveva un proprio cavallo di battaglia: quello del monastero di Croce Lucca di Napoli era proprio la sfogliatella.

Ciascuno dei partecipanti alla gara teneva ben nascoste le proprie ricette, nonostante non mancassero, ogni anno, i tentativi di furto e spionaggio. Ognuno dei conventi avrebbe pagato oro per conoscere i segreti degli altri partecipanti, per poter far proprie le ricette squisite che ad ogni gara venivano proposte; ma, fino ad un certo punto, le ricette non uscirono mai dalle cucine dei monasteri.

Pintauro ed Aurelia

Ma, un anno, poco dopo la gara, accadde l’impensabile: un pasticciere, Pintauro, iniziò a vendere sfogliatelle per le strade di Napoli! In qualche modo il segreto della ricetta era stato rivelato.

Iniziarono subito i sospetti e dopo poco partirono accuse e recriminazioni – ed alla fine, la colpa ricadde sulle tre sorelle Cellamare. Alcuni dissero che una di loro, Aurelia, avesse avuto una relazione col giovane Pintauro e che per questo gli avesse rivelato la ricetta segreta; altri dissero addirittura che Cellamare avesse fatto entrare la propria figlia nel monastero solo per far arrivare la ricetta a Pintauro.

Dopo quello che fu un vero e proprio interrogatorio, la madre superiora accusò le tre sorelle. Non le cacciò dal convento, ma non fu loro più permesso di avvicinarsi alle cucine. 

Non sono stata io!

Di Aurelia e delle altre sorelle Cellamare non sappiamo molto, da qui in poi. Mai fu confermata la storia d’amore tra la fanciulla e Pintauro, e se c’è stata non ne conosciamo le definitive sorti: i due amanti continuarono a frequentarsi in segreto? O lo scandalo li separò per sempre?

Non c’è dato di saper nulla; di Aurelia sappiamo solo che, anche in punto di morte, continuò a proclamare la propria innocenza. Si dice che abbia continuato a farlo anche dopo la morte: è lei, infatti, che compare, in un profumo di sfogliatelle, nei pressi del vecchio policlinico, singhiozzando: “Non sono stata io!”.

E voi? L’avete mai vista o sentita? Avete mai sentito l’odore di queste fantasmatiche sfogliatelle?

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