giovedì, Dicembre 25, 2025
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Carinola, sacerdote si reca in carcere con addosso 9 cellulari

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Un sacerdote, che stamattina si è recato nel carcere casertano di Carinola per la messa domenicale riservata ai detenuti, è stato bloccato dalla Polizia Penitenziaria che l’ha trovato in possesso di ben 9 cellulari (8 micro telefoni e uno smartphone) nascosti in alcune buste di tabacco.

Secondo quanto rende noto l’Uspp, l’Unione dei Sindacati di Polizia Penitenziaria, interpellata dall’Ansa, sull’accaduto è ora in corso un’indagine dell’autorità giudiziaria. “L’episodio evidenzia ancora una volta – dicono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente e segretario regionale dell’Uspp – la necessità di dotare la Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati, anche in grado di schermare gli istituti di pena, per contrastare questo fenomeno. Grazie agli sforzi finora profusi la Polizia Penitenziaria malgrado i turni massacranti e le scarse risorse riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione sia di telefonini sia di droga. Complimenti ai colleghi del carcere di Carinola“.

Maxi rissa a Via Aniello Falcone, torna la movida insanguinata al Vomero

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A Napoli torna la movida insanguinata. Rissa a suon di calci, pugni e bottiglie spaccate con oltre una quindicina le persone coinvolte; provvidenziale intervento della Polizia Municipale. Borrelli: “Non è più accettabile, ogni domenica mattina, dover fare il bollettino dei feriti e dei danni causati dalla movida violenta e selvaggia”. Via Aniello Falcone ridotta ad una discarica.

L’allentamento del lockdown ha fatto assaporare a migliaia di persone un ritorno parziale alla normalità e alla vita di sempre, movida compresa. Proprio quella movida che tanto aveva fatto già discutere in passato e destato i malumori di molti ragazzi che per mesi hanno dovuto fare a meno di uscire in giro con gli amici. Ma se da un lato la movida degli ultimi giorni rappresenta una ventata di normalità, una boccata d’aria da assaporare e respirare a pieni polmoni e un grido liberatorio, da un altro torna a far danni.

Una movida insanguinata, come riporta “Il Mattino” , con calci, pugni e bottiglie spaccate è l’altro lato della medaglia. Dopo tante settimane di calma, torna la movida violenta e selvaggia a Via Aniello Falcone, noto luogo di ritrovo in, particolare per i giovani, nel quartiere Vomero. I vetri dei parabrezza di alcune macchine, i cocci delle bottiglie frantumate e delle macchie di sangue sull’asfalto sono la cruda testimonianza di quanto accaduto. Succede cosi che uno dei luoghi simbolo del Vomero si trasforma in un teatro di violenza e degrado.  Solo l‘intervento, provvidenziale, di una pattuglia della Polizia Municipale ha fatto sì che le persone coinvolte (una quindicina, di cui la metà intente a darsele di santa ragione) si disperdessero facendo perdere cosi le proprie tracce.

I fatti

Mancano pochi minuti alle 2:00 di notte in Via Aniello Falcone, all’altezza dell’incrocio con calata San Francesco. I locali, come da decreto, si stavano apprestando a chiudere le saracinesche, i residenti dormivano nelle loro case. Ad un tratto tuttavia la situazione degenera: urla, bottiglie che si infrangono e due gruppi di ragazzi che si affrontano dando vita ad una maxi rissa. La gente scappa, qualcuno tenta di fare da paciere per calmare le acque, ma è inutile: una decina di ragazzi continua l’aggressione, anche brandendo bottiglie di vetro e ferendo altri ragazzi.

L’intervento della Municipale

Nella gravità della situazione fortuna ha voluto che una volante della Polizia Municipale si trovasse in zona per i controlli di routine. Alla vista dei due agenti i rissosi, anche quelli feriti e che perdevano sangue,  si sono dati alla fuga, evitando che la situazione sfociasse in un bilancio ben più grave.
Sono in corso controlli negli ospedali per verificare se qualcuno dei fautori della rissa si sia recato presso un pronto soccorso per farsi medicare.

Le sanzioni

Già prima degli scontri la Municipale era intervenuta per controllare il territorio. Nelle ore precedenti la polizia aveva infatti sanzionato sette giovani per consumo di alcolici lungo la strada: tre proprio in via Aniello Falcone, due in via Morghen e uno in via Tito Angelini. Sanzionato inoltre un locale che vendeva birre da asporto (sempre ad Aniello Falcone). Individuato inoltre un minorenne che consumava bevande alcoliche.

Le parole di Borrelli

Dure le parole espresse da Francesco Emilio Borrelli, consigliere Regionale per i Verdi, nei confronti delle persone che si rendono protagonisti di simili atti a Falcone; atti che causano danni agli altri e ai residenti oltre che all’ambiente urbano stesso.

Per l’ennesima volta via Aniello Falcone, nella notte fra sabato e domenica, si è trasformata nel teatro del delirio. Fra due bande di ragazzi è scoppiata una maxi rissa di una violenza inaudita, a pugni, calci e addirittura colpi di bottiglia. Botte da orbi fermate solo dal provvidenziale intervento della polizia municipale. Alla vista della divisa, infatti, si sono dileguati lasciando tracce di sangue per terra, e qualche vetro delle auto parcheggiate. Non è più accettabile, ogni domenica mattina, dover fare il bollettino dei feriti e dei danni causati dalla movida violenta e selvaggia. Via Aniello Falcone, lo denunciamo da anni, è ormai senza controllo nel weekend e, fra risse e degrado, i residenti sono praticamente sotto scacco, per non parlare del fatto che gli incivili hanno trasformato questa strada in una pattumiera e il belvedere in una mini discarica. Occorrono al più presto presidi di polizia fissi fino a tarda notte almeno nei week end affinché la divisa possa risultare da deterrente per chi pensa di poter fare ciò che vuole. Gli incivili, i “rissosi”, vanno bloccati e puniti, non deve assolutamente serpeggiare fra i giovani il senso di impunità. Anche il divertimento deve avere delle regole, o continueremo a parlare, ogni domenica. di nuove tragedie.

Le parole di Borrelli sono state affidate ad un post sul suo profilo Facebook e corredate da immagini che mostrano le indecorose condizioni in cui versa via Aniello Falcone.

Le immagini del degrado

Al Vomero dunque non solo movida insanguinata, ma anche tanto degrado e sporcizia riconducibile alla movida stessa.

 

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Operatrici del Pascale modelle per beneficenza

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L’iniziativa dell’architetto e artista Alessandro Ciambrone fa sfilare le donne che hanno combattuto in prima linea il Covid con abiti che sono vere opere d’arte. Lo scopo è una raccolta fondi per l’ospedale “Pascale”, centro anti-Covid di Napoli.

Abbandonata per qualche giorno la corsia dell’ospedale, le operatrici del “Pascale” si sono concesse l’esperienza di sfilare in passerella. Dottoresse, infermiere, ricercatrici e terapiste si sono concesse per indossare gli abiti creati da Ciambrone. L’iniziativa nasce proprio dal giovane architetto napoletano e da sua madre Caterina Verre che per prima ha offerto il suo abito di nozze. Dopo 53 anni, l’abito ha visto nuova luce grazie alle sapienti mani di Alessandro, che ha poi coinvolto nel progetto anche amiche e conoscenti con insieme ai loro abiti.

Modelle d’eccezione

Ad indossare gli abiti personalizzati non potevano che essere, secondo Ciambrone, le operatrici del Pascale che nel periodo di emergenza hanno fatto l’impossibile. Così l’abito da sposa di Caterina, quello che nelle sfilate rappresenta il capo più importante, è stato indossato dalla psicologa Daniela Barberio; quelli di Francesca Ragosta e Stefania Ricci dalle ricercatrici Marilina Piccirillo e Stefania Scala; quelli di Cinzia Marino e Maria Carmen Ragosta dalle chirurghe Stella Gallo e Maria Teresa Melucci. E ancora, gli abiti di Fiorella Girace e Bianca Stranieri hanno vestito i medici oncologici Claudia Trojaniello e Sabrina Rossetti. Quello di Rosita Ingenito è andato all’infermiera di ricerca Gelsomina Iovane; Angela Aloschi ha dato il suo abito alla radioterapista oncologa Eva Iannacone; quello di Paola Guma è stato indossato dal medico fisiatra Monica Pinto. Infine, quello di Arianna Rodriguez è andato alla logopedista Marianna Minasi.

Le foto delle operatrici-modelle possono essere viste sul sito di Alessandro Ciambrone, mentre saranno venduti per conto del “Pascale” dalla professoressa Bianca Stranieri del Liceo Artistico Palizzi, dove gli abiti saranno in esposizione. Il costo degli abiti va dai 300 ai 500 euro e, oltre all’abito, chi li comprerà riceverà anche una targa con il proprio nome e il nome dell’indossatrice di quell’abito.

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Covid, ancora piccoli focolai, necessario il distanziamento

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Per il report del Ministero e dell’Iss sulla situazione epidemica, indice Rt sotto il valore 1 in tutt’Italia, ma persistono piccoli focolai. E’ necessario continuare a rispettare le misure di prevenzione.

I dati sono in calo, ma l’epidemia non è finita. La strada verso la normalità è ancora lontana. Lo evidenzia il monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. L’analisi si basa sugli indicatori odierni, che però corrispondono ovviamente alla situazione epidemica della settimana tra il 25 e il 31 maggio. Secondo l’Iss la stima dell’indice di trasmissibilità (Rt) in questo momento mostra valori medi al di sotto di 1 in tutte le regioni.

Ma lo stivale è diviso tra regioni a contagio zero e territori che continuano a registrare piccoli focolai. Le misure di lockdown in Italia “hanno effettivamente permesso un controllo dell’infezione da coronavirus”, ma “persiste, in alcune realtà regionali, un numero di nuovi casi segnalati ogni settimana elevato seppur in diminuzione”. E’ dunque ancora necessario il “rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico”.

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«Mai più come prima. Lockdown per gli inquinatori»: la mobilitazione del 6 giugno a Napoli

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La mobilitazione «Mai più come prima. Lockdown per gli inquinatori» per ripartire dalla tutela dell’ambiente e della salute. Appuntamento sabato 6 giugno alle 17 davanti alla sede della Regione Campania.

«Mai più come prima. Lockdown per gli inquinatori»: sabato 6 giugno alle ore 17 gli attivisti della rete “Stop Biocidio” scenderanno in piazza per far sentire la propria voce e per chiedere più attenzione alla sicurezza ambientale e alla tutela della salute.

È prioritario, infatti, che vengano adottate misure severe nei confronti di chi inquina, che vengano effettuati maggiori controlli sugli sversamenti illeciti, che si adoperino misure di messa in sicurezza ambientale e di bonifica dei territori. L’appuntamento è a Napoli, in via Santa Lucia 81, proprio davanti alla sede della Regione Campania. La mobilitazione di sabato 6 giugno rispetterà le norme di sicurezza dovute al Covid-19.

Quasi 100 le organizzazioni e le associazioni che aderiscono e supportano l’iniziativa di “Stop Biocidio”, tra le quali anche Fridays for Future, Let’s do it, Legambiente Campania, WWF, Greenpeace Italia, Retake Napoli, Giù le mani dal Sarno.

«Da 30 anni ormai in questa regione viviamo a contatto con questi veleni che sono la causa di un’epidemia ancora più spietata di quella legata al covid19: il biocidio», recita l’appello degli organizzatori sulla pagina dell’evento.

«Mai più come prima. Lockdown per gli inquinatori»

Per questi motivi, ora è il momento di cambiare rotta, di «dire basta», come sottolineano gli attivisti. Attraverso la mobilitazione di sabato 6 giugno si vuole chiedere che:

«- i droni, gli elicotteri e le forze dell’ordine impiegate per controllare gli spostamenti delle persone durante la quarantena e nella fase 2 siano utilizzati per il controllo degli sversamenti di rifiuti;
– i fondi per la ripartenza siano destinati unicamente alle aziende che rispettano l’ambiente e che vengano utilizzati nei settori delle bonifiche, della messa in sicurezza ambientale, dell’economia circolare e della sanità pubblica;
– si preveda una misura di lockdown per gli inquinatori».

Gli attivisti chiedono a tutti i partecipanti di portare una foto o un cartello che mostri lo stato di inquinamento ambientale del proprio territorio.

Ciò che si richiede è che le istituzioni regionali forniscano risposte immediate ed esaustive, e supporto per combattere il biocidio in Campania con lo stesso rigore e la stessa forza applicati per fronteggiare la pandemia. Gli attivisti vorrebbero che il governatore ascoltasse «chi questa terra l’ha sempre difesa e curata, sapendo bene come e da dove farla ripartire».

Più consapevolezza con il lockdown

Il grave problema dell’inquinamento in Campania non è di certo una novità. Purtroppo, sono innumerevoli gli esempi di degrado e di contaminazione ambientale nella nostra regione. Il più emblematico dramma è, evidentemente, quello della Terra dei Fuochi, ma certamente non è l’unico. Come riportato sulla pagina della mobilitazione, tra il 2012 e il 2018 sono stati ben 12747 i roghi tossici in Campania, una regione che è la prima in Italia per mortalità a causa di tumore, di cui si registrano circa 5.000 casi all’anno. E sarebbero oltre quattromila i siti da bonificare.

Eppure, sembra che durante l’emergenza sanitaria sia emersa più forte la consapevolezza dello stato delle cose. Più volte è stato evidenziato il legame tra la diffusione della pandemia, lo sfruttamento ambientale e i cambiamenti climatici. Non solo. Con la chiusura delle industrie e delle aziende a causa del lockdown è emerso più che mai come il virus per l’ambiente sia, in realtà, l’uomo. Prove inequivocabili sono arrivate dalla drastica riduzione – o piuttosto azzeramento – dell’inquinamento delle acque dei mari, dei fiumi, dei canali italiani in concomitanza con la chiusura delle attività. Esempi eclatanti campani sono stati il Sarno e l’Agnena, la cui limpidezza delle acque però non ha resistito alla riapertura delle industrie e alla ripresa degli sversamenti abusivi.

Così, in poco tempo si è tornati punto e a capo, con le acque del Sarno e dell’Agnena in condizioni davvero preoccupanti. Nella Terra dei Fuochi sono tornati i roghi tossici. Gli sversamenti sono ripresi. Dunque, come scrivono gli attivisti nel loro appello per la mobilitazione del 6 giugno, è chiaro che «esistono nuove priorità da portare avanti con forza: la promozione dell’economia circolare, la cooperazione sociale, il controllo dei territori, la lotta alle ecomafie e l’obiettivo di immaginare un’economia che tuteli la salute e l’ambiente».

Maggiori informazioni sulla mobilitazione «Mai più come prima. Lockdown per gli inquinatori»  sono disponibili sulla pagina Facebook dell’evento.

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Nuova ordinanza regionale, continua la polemica sulle restrizioni di apertura dei “baretti”

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Ordinanza 55 della Regione Campania: ancora restrizioni sulla riapertura dei “baretti”.

Ieri il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha firmato l’ordinanza 55, che prevede la riapertura di ristoranti e baretti. L’ordinanza non ha però raccolto il favore dei proprietari dei baretti, poiché vieta la vendita di alcolici con asporto dopo le ore 22. Ecco quindi il testo dell’ordinanza che ha dato il via ad un’altra polemica:

Fino al 30 giugno 2020, l’orario di chiusura degli esercizi commerciali è fissato, limitatamente ai fine settimana (venerdì- domenica), alle ore 02,00 p.m. Rimane il divieto di vendita di alcolici con asporto oltre le ore 22. È fatta salva la possibilità di musica, anche dal vivo, negli esercizi di ristorazione (bar, pub, ristoranti, etc.), ma resta confermato il divieto di assembramenti e di balli, all’aperto o al chiuso.”

L’ordinanza 55 della Regione Campania apre una nuova polemica

Insomma bar e locali aperti fino alle 2:00, ma la vendita di alcolici è permessa solo fino alle 22:00. A tal proposito, ad “alzare la voce” contro l’ordinanza, interviene l’associazione Chiaia Night, guidata da Aldo Maccaroni:

«Sicuramente l’estensione alle due dell’orario di apertura è una gradita notizia, resta però il limite imposto all’asporto che danneggia specialmente i locali più piccoli. Un limite che non garantisce neanche una ripresa a tutti gli effetti delle nostre attività. Ascoltiamo spesso il presidente De Luca parlare di ragazzi minorenni in coma etilico nel periodo pre-Covid, come se questo fosse il dato su cui basarsi per limitare l’orario dell’asporto».

L’associazione Chiaia Night dunque sottolinea che il problema dell’abuso di alcol non può essere risolto con tale limitazione:

«Il problema dell’abuso di alcol da parte dei minori va senz’altro risolto, ma non è questo il modo. I nostri locali lavorano nel pieno rispetto delle regole. Non somministrano alcolici ai minori e a chi è già in evidente stato d’ebrezza. Per un’azione efficace serve come prima cosa un maggior controllo e coinvolgimento dei genitori di questi ragazzi e di tutti coloro che hanno il compito di educarli. Il limite all’asporto di alcolici alle 22, a parer nostro, non solo non riduce i rischi di assembramento, ma non è la soluzione al problema dell’abuso di alcol. In questo modo si sta penalizzando un’intera categoria che lavora onestamente e vorrebbe riprendere a farlo dopo mesi di chiusura».

Anche l’associazione Chiaia Viva e vivibile partecipa alla polemica sull’ordinanza 55 della Regione Campania. I motivi sono però diversi. La presidente Caterina Rodinò afferma:

«Non possiamo condividere il prolungamento degli orari perché penso che i controlli delle forze dell’ordine non saranno prolungati. Sarà ben difficile quindi che vengano rispettate tutte le regole, sia quelle Covid sia quelle sul rispetto degli orari di chiusura e la musica all’interno dei locali senza che venga percepita all’esterno dopo le 24».

Bisognerebbe dunque aumentare i controlli per poter garantire il rispetto delle regole anti-Covid, il rispetto della quiete pubblica. Inoltre è fondamentale ridurre l’abuso di alcol da parte dei minori, ma l’ordinanza 55 della Regione Campania è davvero il giusto metodo?

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Racconti per Ricominciare, il ritorno del teatro dal vivo

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6 attori, 20 spettatori e performance itineranti: ecco come cerca di ripartire il teatro. Inizia il 25 giugno “Racconti per Ricominciare”, un progetto che mira a ridare vita al teatro.

6 città per ricominciare. Più di 60 attori e attrici e oltre 10 autori e autrici impegnati in 60 e più racconti, durante 16 giorni di spettacoli in 10 luoghi campani molto suggestivi. È così che il teatro vuole raccontare la ripartenza. O, almeno, ci prova. “Racconti per ricominciare” è un progetto che nasce dalla voglia di ritrovare il contatto con il pubblico, assente in un periodo di stand-by durante il quale molti operatori del settore teatrale si sono visti privati della loro stessa identità. Si tratta di un «piccolo ma dirompente segnale per superare i tempi eccezionali che stiamo vivendo», si legge nella presentazione del progetto, che mira a ridare al teatro la vita, dopo un momento di grande difficoltà.

Gli spettacoli avranno luogo dal 25 giugno al 12 luglio in diversi luoghi di grande valore storico-culturale della Campania, tra i quali anche il Museo Ferroviario di Pietrarsa.

Racconti per Ricominciare è un progetto ideato ed organizzato da Vesuvioteatro.org, con il coordinamento artistico di Giulio Baffi e di Claudio Di Palma. L’idea di fondo è quella di creare percorsi teatrali dal vivo, itineranti e di breve durata, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Ciò vuol dire che saranno pochi gli attori ad alternarsi di volta in volta sulla scena, davanti ad un pubblico molto limitato nel numero.

«Proviamo a rimetterci in moto», spiega Giulio Baffi. «I numeri ci dicono che c’è pronto un piccolo esercito compatto. Cresceremo e saremo ancora più numerosi. Poi vinceremo o saremo sconfitti. Ma allo scoperto, cercando di dare voce al teatro del “dopo”».

Percorsi di teatro dal vivo: dove, come, quando?

Per il momento, gli spettacoli teatrali dal vivo saranno ambientati in dieci location molto suggestive, tra le quali Villa Tufarelli a San Giorgio a Cremano, il Museo Ferroviario di Pietrarsa e la Reggia a Portici, Villa Campolieto, Villa Favorita e Villa Signorini a Ercolano, Villa delle Ginestre a Torre del Greco, il Complesso Badiale Santa Maria del Plesco a Casamarciano e il Mulino Pacifico a Benevento. Ma altri luoghi potranno aggiungersi alla lista, aderendo al progetto.

Gli attori e le attrici metteranno in scena pezzi scelti da grandi classici e da importanti testi teatrali moderni (tra le firme presenti in programma Dino Buzzati, Domenico Rea, Jorge Luis Borges, Karel Čapek, Roberto Defez) ma anche scritture originali di giovani autori e autrici contemporanei come Massimo Andrei, Marcello Anselmo, Gennaro Ascione, Igor Esposito, Massimo Maglietta, Anna Marchitelli, Antonio Marfella, Valerio Mattioli, Sara Sole Notarbartolo, Fabio Pisano, Dario Postiglione.

Per garantire il rispetto delle misure di sicurezza e delle norme anti-contagio, solo 6 attori al giorno saranno impegnati in ogni luogo. Ognuno di essi occuperà un posto ben definito dove interpreterà un racconto della durata massima di 15 minuti, replicabile in sequenza fino ad un massimo di 5 volte. Ad ogni spettacolo itinerante saranno ammesse al massimo 20 persone, le quali, seguendo un itinerario ben definito, potranno assistere alle performance degli attori in sicurezza. Lo spettacolo durerà all’incirca 1 ora.

I diversi programmi saranno resi disponibili a breve e consultabili sulla pagina del progetto su Vesuvioteatro.org.

I Racconti per Ricominciare andranno in scena da giovedì 25 giugno a domenica 12 luglio. Il costo del biglietto unico è di 10 euro con servizio di biglietteria online. Gli spettacoli si svolgeranno dalle ore 17 alle ore 20, con ultimo ingresso alle 19:30.

Per ulteriori informazioni

Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina dedicata ai Racconti per Ricominciare del sito Vesuvioteatro.org. È possibile contattare gli organizzatori del progetto tramite email all’indirizzo info@vesuvioteatro.org o chiamando il numero 0812514145 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18. Il progetto è anche aperto a nuove proposte.

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Camorra, sequestrati beni al clan Polverino per 10 milioni di euro

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Camorra: sequestrati, ai maggiori imprenditori, affiliati al clan Polverino, beni per 10 milioni di euro, tra cui c’è anche un asilo nido.

Il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Napoli ha eseguito, questa mattina, un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Napoli su richiesta della procura della Repubblica di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia, di una serie di immobili a Marano di Napoli.

Il provvedimento, si legge in una nota dei carabinieri, è stato eseguito nei confronti di Antonio Simeoli, Luigi Simeoli e Benedetto Simeoli, padre e figli, proprietari degli immobili sequestrati e già destinatari nel 2013 di ordinanza di misura cautelare per associazione camorristica del clan Polverino, falsità ideologica in concorso, abuso di ufficio e trasferimento fraudolento di valori, insomma:

“Condotte per le quali riportavano condanne irrevocabili”.

Gli immobili sequestrati sono: due ville da dodici vani complessivi, due garage e un magazzino-deposito di via Marano Quarto, sei locali commerciali in via San Rocco, un magazzino deposito in via della Recca, tre appezzamenti di terreno delle dimensioni complessive di 39.220 metri quadri e un immobile adibito ad asilo nido, in via Caracciolo.

La complessa azione investigativa dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Napoli, ha individuato nei Simeoli, i maggiori imprenditori del clan Polverino, dall’inizio degli anni novanta, sino al 2009 quando il sodalizio si è interrotto per divergenze di natura economica.

Grazie a un vero e proprio patto societario occulto, il capo del clan, Giuseppe Polverino, finanziava le imprese dei Simeoli e partecipava al 50% dei relativi introiti, costituendo il reimpiego degli ingenti profitti delle attività criminali (soprattutto di quelli dovuti all’importazione di stupefacenti) nelle loro iniziative imprenditoriali.

Il reimpiego, proseguono i carabinieri:

“era funzionale non soltanto al personale arricchimento del capo clan ma anche ad alimentare l’ulteriore capitalizzazione dei traffici di droga e a finanziare le attività illecite del gruppo criminale nelle cui casse venivano versate, a titolo di contributo, somme fisse per ciascun appartamento costruito e tale denaro veniva poi impiegato per il pagamento degli stipendi e per sostenere le spese dell’organizzazione criminale”.

Le risultanze investigative, sono estese anche ai beni di proprietà della società “Garden City Cooperativa Edilizia S.p.a.”, gestita di fatto dai Simeoli. I beni sequestrati hanno un valore stimabile intorno ai dieci milioni di euro.

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Pozzuoli, coltellate e pugni all’ex compagna: Arrestato

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Arrestato un ragazzo di 30 anni di Pozzuoli, Fabiano Giuseppe Vitone,perché accusato di aver tentato di uccidere l’ex compagna al culmine di una lite.

Un 30enne avrebbe cercato di uccidere l’ex compagna dopo una lite ed è stato arrestato. Dopo essersi introdotto furtivamente all’interno dell’abitazione dell’ex, ne sarebbe nata una discussione violenta. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, nella notte del quattro giugno, l’uomo avrebbe violentemente aggredito l’ex, colpendola con pugni al capo, alla pancia e al volto; poi le avrebbe inferto alcuni fendenti con un coltello a serramanico: uno all’addome e due al torace.

All’arrivo del personale di Polizia la donna, in gravi condizioni è stata ricoverata all’Ospedale Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli. Ha subito due operazioni ed è tuttora ricoverata in prognosi riservata. Hanno provveduto all’arresto, gli agenti della Squadra Mobile del commissariato di Pozzuoli dopo un’indagine flash; la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto.

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Salvini: “Caldoro brava persona, ma chi vota Lega vuole cambiamento”

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Il leader della Lega Matteo Salvini, oggi a Napoli, ha detto la sua sulle regionali in Campania, bocciando definitivamente Stefano Caldoro  come candidato alla presidenza della Regione Campania.

“È una brava persona – ha detto Salvini –  ma i campani che scelgono Lega chiedono il cambiamento”.

Poi su Berlusconi: “Ogni tanto non lo capisco, usare la lingua di Prodi e di Renzi da liberale e moderato mi lascia dei dubbi. La Lega dice che prima il governo va a casa e meglio è, spero che nessuno del centrodestra sia disponibile a sostenere altre robe strane”.

Infine il leader della Lega punta sul capitolo scuola: “Chiudere i bimbi nel plexiglass in classe è una cazzata che solo un ministro incompetente poteva pensare. I deputati della Lega sono da due giorni in aula a combattere questo decreto e in aula non ci sono Conte e il ministro dell’istruzione”.

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