sabato, Agosto 16, 2025
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Girolamini in lenta agonia: Dopo il saccheggio, la mancanza di personale

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Biblioteca dei Girolamini di Napoli in lenta agonia. Costretti a negare la visita ai turisti: “Siamo senza personale”.

La Biblioteca dei Girolamini di Napoli, continua la sua storia controversa. Già oggetto di razzie e di azioni fraudolente che ne hanno messo a rischio l’ingente e importantissimo patrimonio, è in lenta agonia per mancanza di personale e gli impiegati si trovano costretti a negare l’accesso ai turisti che sempre più numerosi fanno richiesta di visitarla.

Un’associazione culturale e letteraria di Catania contatta i Girolamini tramite mail, il 1 ottobre: in trenta vogliono visitarla, il 29 o il 30 dicembre, ma rispondono che:

«Non è possibile».

Il 2 ottobre la stessa domanda è rivolta da Bari per una quarantina di dipendenti e funzionari della prefettura e della questura per sabato 30 novembre. Nulla da fare: tour negati anche in questo periodo. Poi il 3 ottobre a scrivere è l’Università della Svizzera italiana, con sede a Lugano, a nome di 30 studenti del master, anch’essi respinti. Sono arrivati anche messaggi di piccoli gruppi, da due, tre o quattro persone, ma a nessuno è consentito l’accesso a causa delle carenze in organico che continuano ad aggravarsi al punto che già adesso le attività nel complesso monumentale sono ridotte e i dirigenti sono dimezzati.

È da poco andata via l’archeologa Ilenia Gradante, incaricata del riordino della collezione antiquaria della Biblioteca e impegnata nella comunicazione scientifica: assunta nel 2017 mediante la selezione denominata “60 esperti per il patrimonio culturale”, con contratto a termine, rinnovato nel 2018 e prorogato per altri 9 mesi nel 2019, fino alla scadenza del 29 ottobre. Vito de Nicola direttore dei Girolamini, fa il punto sulla situazione registrata dalla riapertura al pubblico, il 16 aprile, nell’ultimo semestre e segnala il paradosso che si è creato, in una relazione:

«Le richieste di prenotazione anche tramite CoopCulture aumentano, ma gli operatori sono sempre di meno. Arrivano tra le 10 e le 15 telefonate al giorno da cittadini e da comitive che chiedono di ammirare gli inestimabili tesori, soprattutto la Biblioteca».

La Biblioteca di via Duomo a Napoli, è la più antica in città e la seconda d’Italia, dopo la Malatestiana di Cesena, con i suoi 150mila titoli tra cui 514 manoscritti censiti prima del saccheggio e il grande interesse, da parte di napoletani, turisti e intellettuali, è dimostrato anche dalle adesioni alle iniziative proposte. Tantissimi sono i biglietti staccati, tanto che a causa della problematica in questione, spesso folti gruppi di turisti sono rimasti fuori senza poterla visitare.

Un altro documento, sottoscritto da De Nicola, è stato indirizzato al neoministro per i beni culturali, ricordando la visita ai Girolamini compiuta da Dario Franceschini nel precedente mandato:

«Ma il personale in servizio ai Girolamini a oggi risulta composto da dieci unità, e nemmeno tutte a tempo pieno»

Sono sei dipendenti del Mibac a tempo indeterminato: due addetti all’accoglienza e alla vigilanza a tempo pieno e due in part-time, due assistenti amministrativi, un funzionario specializzato in storia dell’arte impegnato come direttore operativo nei cantieri della Soprintendenza e quattro addetti alla movimentazione dei libri. Sempre de Nicola, dice con orgoglio:

«Con queste minime risorse nell’ultimo anno il sito dei Girolamini, così importante e significativo per Napoli, saccheggiato e devastato, spesso assunto a paradigma del patrimonio culturale italiano, ha manifestato importanti segni di rinascita».

Tutto questo però potrebbe essere destinato a una lenta agonia, avvisa il direttore che:

«Senza rinforzi, nostro malgrado non potremo più aprire al pubblico se non con il contagocce e in circostanze straordinarie».

Il calendario prevede solo altre sette opportunità di accesso nei prossimi due mesi. L’appello lanciato sembra essere inascoltato al momento ma non è accettabile che in un Paese come il nostro che vanta eccellenze e patrimoni artistici e culturali di ineguagliabile valore, con un alto tasso di laureati in materie umanistiche e un altrettanto alto tasso di disoccupazione generale, si possano verificare casi come questo. Possibilità lavorative ci sono, il patrimonio dei Girolamini è inestimabile e porta evidenti profitti. Ciò che è necessario è lo sblocco delle assunzioni di personale qualificato per far sì che si eviti questo ulteriore sfregio alla bellezza.

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Violenza all’Ospedale del Mare per un mal di pancia: Forse è il gesto di un folle

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Violenza e nuova aggressione all’Ospedale del Mare: un uomo scatta senza apparente motivo, però le telecamere non erano in funzione.

Violenza e nuovo episodio di aggressione all’Ospedale del Mare. Un uomo arriva di corsa al pronto soccorso, si siede e comincia a lamentarsi: ha un forte dolore alla pancia e chiede una siringa per calmare le fitte. Il medico con pazienza gli dice di accomodarsi sulla barella così da visitarlo ma l’uomo ha uno scatto improvviso e butta tutto quello che aveva davanti per aria e si dilegua.

Ecco quanto accaduto ieri mattina: non ci è dato sapere di cosa si sia trattato, se del gesto di un folle o una provocazione, le telecamere del pronto soccorso non erano funzionanti. L’aggressione è la n. 94 del 2019 e come sottolinea Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi:

«Una media di 2 a settimana solo a Napoli»

e torna a chiedere posti di polizia negli ospedali.

Pino Visone, della Cgil Medici, ha detto:

«Al netto di casi riconducibili alla follia dei singoli o al trasferimento, tra le mura ospedaliere, di usi e costumi di un tessuto socio-culturale degradato bisogna considerare che le aggressioni trovano radici anche nell’attuale organizzazione dei pronto soccorso che comportano affollamento e lunghe file per i codici a bassa urgenza, elementi indicati in letteratura come precondizione di aggressività dell’utenza. Capita in un ufficio postale figuriamoci in un pronto soccorso dove c’è un vissuto di ansia.»

E continua:

«Prendiamo i codici verdi fanno riferimento alla registrazione di parametri vitali stabili ma possono contenere alcune situazioni difficili per il paziente e talvolta evolvere in maniera critica. Coliche renali, dolore addominale da aneurisma dell’aorta addominale, primo episodio di uno scompenso diabetico, acidosi metabolica. È importante la sicurezza ma militarizzare i pronto soccorso non è la soluzione».

Sarebbe fondamentale evitare che pazienti con patologie banali giungano in ospedale, si tratta di un problema culturale e di organizzazione dei servizi di primo livello su cui pure il ministro della Salute ha annunciato, nell’intervista di ieri al “Mattino”, di voler intervenire. Poi bisognerebbe gestire meglio i carichi di lavoro, per evitare sia lunghe file e attese con flussi di parenti continui per decine e decine di giorni che non fanno altro che creare ingorghi. Senza contare che stress e burn-out innesca nel personale medico e infermieristico ostilità.

Sempre Visone, conclude così il commento:

«Al Cardarelli il fatto che dopo il triage si attende in una grande stanza dove tutti possono vedere l’enorme flusso dei pazienti in gravissime condizioni stempera l’aggressività e consente un rapporto diretto senza frapposizione di porte, tra noi e l’utenza che si sente più protetta».

Natale De Falco, operatore della medicina del territorio e consigliere regionale della Cimo, ci tiene a sottolineare che:

«La ricetta per venire a capo delle aggressioni? Far rispettare le leggi che ci sono. Ci sono procedure aziendali già previste e norme che prevedono l’arresto immediato per interruzione di pubblico servizio più l’aggravante in caso di lesioni. Sembra che siamo sempre all’anno zero. Oggi nei reparti abbiamo un infermiere ogni otto ricoverati, in un pronto soccorso ne gestisce molti di più».

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Allerta Meteo a Napoli: scuole e cimiteri aperti, chiusi i parchi

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Sembrava quasi certa la notizia di un’allerta meteo nella giornata di oggi e, in effetti, così è stato.

Il sito del Comune di Napoli ha pubblicato un comunicato che prevede un’allerta meteo gialla per la giornata di domani, lunedì 4 novembre. L’allerta dichiarata prevede, però, solamente la chiusura dei parchi cittadini, mentre resteranno aperte scuole e cimiteri.

Le condizioni climatiche sembrano essere, infatti, in discreto miglioramento nelle prossime ore.

Nonostante ciò, il bollettino d’allerta in vigore fino alle ore 14 di domani consiglia ai dirigenti delle scuole di non autorizzare l’accesso a studenti e personale agli ambienti esterni.

Si invita, inoltre, la cittadinanza a prestare la massima attenzione nei siti di rischio idrogeologico ed idraulico per possibili frane o allagamenti.

Già nella giornata di oggi, infatti, ci sono stati molti disagi.

Allagamenti e caduta di rami ed arbusti hanno interessato le zone del Vomero, Posillipo, Bagnoli, Cupa Toscanella, via Pigna e viale Traiano. Molti teloni in via Marina e in Piazza Fuga hanno necessitato di rinforzi, mentre il sottopasso di via Scaglione è stato prontamente liberato dagli addetti. Resta comunque ancora chiuso il sottopasso di via Claudio.

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Allerta meteo in Campania, domani scuole chiuse

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A causa del maltempo è stata diramata la sospensione delle attività didattiche per lunedì 4 novembre a Nocera Inferiore e a  Mugnano. Le ordinanze sono state firmate dai primi cittadini dei due comuni “per effettuare le necessarie verifiche e garantire così la sicurezza di studenti, insegnanti e personale scolastico alla ripresa delle attività didattiche”.

Il sindaco di Giugliano ha fatto sapere tramite Facebook che le attività didattiche si svolgeranno regolarmente: “Per quelli che mi chiedono di chiudere le scuole: non ce n’è motivo!”.

Il primo cittadino di Benevento Clemente Mastella, sempre dal suo profilo social, si è espresso sull’allerta: “Domani è allerta gialla. Ho sempre detto che chiudo le scuole quando l’allerta è arancione. Perciò, ai tanti studenti che mi sollecitano dico: si va a scuola e studiate”.

SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI

 

L’Italia ha il suo Maestro, Berrettini vola alle ATP Finals

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Momento storico per il tennis italiano, che dopo 41 anni ritrova un suo alfiere nel torneo dedicato agli 8 “maestri” del circuito ATP.

 

Che quest’annata potesse essere una svolta per il tennis italiano lo si era capito presto, precisamente in una giornata primaverile, quando Fabio Fognini sollevava il primo master 1000 dopo oltre 40 anni di attesa, lanciandosi così di gran carriera verso un posto in top-10.

Sembrava già questo essere un traguardo storico per il tennis nostrano, ed invece si è dimostrato solo l’inizio di un annata ricca di soddisfazioni tricolori.

Di li a poco infatti grazie agli sforzi profusi da FIT (federazione italiana tennis), regione Piemonte e dalla città di Torino, l’Italia otteneva l’assegnazione proprio delle ATP Finals per le annate dal 2021 al 2025, portando così il quinto torneo più prestigioso del mondo sul territorio italico, cosa mai accaduta prima, vincendo la concorrenza di grandiose città, prima fra tutti Londra.

Trascinati dai traguardi di Fognini, i ragazzi dietro di lui sono apparsi più convinti e decisi nei propri mezzi iniziando a macinare prestazioni e risultati notevoli, a partire già da giugno con lo storico titolo erbivoro di Berrettini in quel di Stoccarda, slancio fondamentale per arrivare pronto a Wimbledon dove si è spinto fino agli ottavi di finale fermato solo dal Re di Londra, sua maestà Roger Federer.

Era dunque finita qui? Assolutamente no!

Dopo la dura sconfitta con Federer a Wimbledon molti avevano maturato qualche dubbio sul talento del nostro Matteo che però in terra americana ha fatto ricredere tutti, con un US Open ad altissimi livelli che gli è fruttato la semifinale giocata contro il futuro campione Rafa Nadal, contro il quale ha giocato stavolta alla pari, dimostrando di aver superato quella timidezza mostrando contro Federer.

Da li è iniziata quindi la folle corsa del nostro nuovo numero 1 nazionale verso le ATP Finals, culminata con la vittoria dell’ATP 500 di Vienna che di fatti lo ha posto ad un passo dall’obiettivo, raggiunto grazie all’aiuto del canadese Shapovalov che eliminava negli ottavi il rivale di Matteeo, il francese Monfils.

Nel mentre però la sconfitta del francese che ha dato la certezza delle Finals per Matteo è stata portata a termine da un canadese, il momento di svolta per il nostro numero 1 è stato portato a termine da una nuova stella nascente tricolore, quel Jannik Sinner entrato in top-100, il più giovane del lotto, e che battendo Monfils ha dato l’ultima dimostrazione di come il suo talento sia cristallino e la sua crescita dirompente, un ulteriore motivo di grande gioia ed orgoglio per il tennis italiano.

Ora tocca a Matteo, 41 anni dopo Barazzutti e 43 dopo Panatta, dimostrare che è li perchè lo merita fino in fondo, sperando che il tennista romano possa essere il primo italiano a vincere un match nel torneo dei Maestri, consolidando il suo spettacolare ottavo posto in classifica e candidandosi per un 2020 da assoluto protagonista, perchè si, il ragazzo ha tutto per esserlo, Tennis, fisico e testa!

L’Italia del tennis è in salute come non lo era da tempo, con due giocatori in top-15, Berrettini numero 8 e Fognini 12 delle classifiche ATP, con un il più giovane e promettente under-19 del mondo che porta i nostri colori e dal prossimo anno la possibilità di ospitare uno dei tornei più storici, gli Internazionali d’Italia e le ATP Finals.

Avanti Italia, avanti Matteo, è il momento che gli appassionati italiani aspettavano da tanto, in bocca al lupo!

Sapori Leggendari del Natale: i Divinamore e le Paste Reali

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Quasi ogni cosa, a Napoli ed in Campania, nasconde una leggenda fantastica o almeno una storia interessante. Quasi ogni piatto della tradizione della nostra regione nasconde misteri, segreti e curiosità: i nostri dolci, anche quelli natalizi, non fanno eccezione.

Ed ecco perché #BussoLaTavola, con l’avanzare dell’atmosfera invernale e dell’avvicinarsi del giorno di Natale, vuole dedicare ai sapori di questa festa magica e sentita alcune delle sue storie.

Oggi cominciamo parlandovi dei Divinamore e delle Paste Reali, svelando le ragioni per cui si chiamano in questo modo.

Le Paste Reali

Secondo la leggenda, il re Ferdinando IV di Borbone un pomeriggio decise di far visita al Convento di San Gregorio Armeno. S’incamminò così al convento e, giunto, fu sorpreso nello scoprire che le suore avevano preparato per lui un vero e proprio banchetto: sulla tavola imbandita c’erano frutta, carne e salumi.

Essendo passata da poco l’ora del pranzo, il re, imbarazzato, declinò l’invito delle suore a mangiare quel che avevano preparato per lui. Ma queste insistettero più e più volte, al punto che re Ferdinando si vide costretto ad assaggiare almeno un boccone.

Stupito, il re si rese conto che la carne non aveva il giusto sapore: era dolcissima. Si trattava di dolcetti di marzapane, modellati e decorati tanto finemente da essere scambiati per cibo vero. Il re gradì molto la sorpresa ed il sapore di quei dolcetti, di cui divenne goloso.

Da allora i dolci di marzapane vennero chiamati Paste Reali.

Breve storia del Marzapane

La storia delle Paste Reali comincia con la creazione dei primi dolci di marzapane.

Offerti ad alcune divinità con fini propiziatori, gli antenati dei dolci di marzapane hanno origini etrusche e romane ed erano fatti di mandorle sminuzzate. Probabilmente, il termine Marzapane deriva da maw-thabàn, nome di una moneta d’argento mediorientale che corrispondeva canonicamente ad una quantità definita di una pasta dolce a base di mandorle, zucchero ed acqua di rose.

Tuttavia è solo intorno al tredicesimo secolo che il marzapane assume la sua forma definitiva, quella che oggi conosciamo, e cioè un impasto di albume d’uovo, miele, zucchero e mandorle triturate – questa pasta zuccherina costituisce la base di molti dolci natalizi, sia campani che di altre regioni d’italia, tra cui le Paste Reali.

I Divinamore

Tra le Paste Reali spiccano, per via del loro colore brillante, i Divinamore.

Questi dolcetti ovali e ricoperti di ghiaccia rosa devono il loro nome al luogo dove sono stati creati: il Convento del Divino Amore. Si dice che le monache avessero inventato questo dolce dall’aspetto gradevole e delicato in onore della madre di Carlo II d’Angiò, Beatrice di Provenza. La donna li gradiva infatti sia per il loro colore che per il sapore.

Del Convento, che sorgeva a Spaccanapoli, nei pressi di via San Giacomo dei Librai, non rimane purtroppo traccia. Per nostra fortuna, però, la ricetta del dolce creato dalle monache è giunta fino a noi, che possiamo ancora trovare un po’ di spazio nel nostro stomaco al termine dei nostri abbondanti pranzi natalizi per questi deliziosi pasticcini.

E voi? Avete mai assaggiato i Divinamore? Vi piace il sapore dolce delle Paste Reali? Che il loro sapore antico rapisca o meno il vostro palato, adesso conoscete la loro storia.

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Sistema Romeo: reati contro la Pubblica amministrazione per Bocchino, Caldoro e Verdoliva

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Alfredo Romeo, Italo Bocchino, Stefano Caldoro e Ciro Verdoliva contestati a vario titolo per reati contro la pubblica amministrazione.

La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio di 55 persone, tra cui l’ex parlamentare Italo Bocchino, l’ex governatore Stefano Caldoro, l’imprenditore Alfredo Romeo e l’attuale direttore dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva. L’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Romeo”, condotta dai pm Celeste Carrano, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, è stata possibile grazie al trojan introdotto nel cellulare dell’imputato. Tra i reati contestati, a vario titolo, c’è la corruzione e turbativa nell’ambito di appalti relativi a servizi.

Ad Alfredo Romeo, al suo collaboratore Ivan Russo e a Italo Bocchino, i pm contestano l’associazione per delinquere finalizzata a delitti contro la pubblica amministrazione, alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti in relazione all’assegnazione degli appalti. Per l’ex governatore della Campania Stefano Caldoro cade l’accusa di corruzione, convertita in traffico di influenze. Ciro Verdoliva, nella veste di ex dirigente del Cardarelli, avrebbe favorito l’azienda di Romeo, all’epoca impegnata nella pulizia dell’ospedale. Verdoliva avrebbe anche distrutto la documentazione relativa alle segnalazioni degli inadempimenti della Romeo Gestioni SpA.

Intanto, due carabinieri, Sergio Di Stasio e Vincenzo Romano, avrebbero rivelato segreti d’ufficio a Verdoliva. Anche Giovanni Annunziata, ex dirigente comunale, avrebbe contribuito a cucire un bando di gara su misura per la Romeo Gestioni SpA. Annunziata è accusato di aver raccolto informazioni contro il sindaco De Magistris. Sotto inchiesta anche Emanuele Caldarera, ex dirigente del Ministero della Giustizia che avrebbe sbloccato pagamenti per la Romeo Gestioni SpA in cambio dell’assunzione di una parente.

L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 6 dicembre alle 9.30 e si svolgerà davanti al gup Simona Cangiano.

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BussoLaStoria: Francesco II, l’ultimo Re delle Due Sicilie

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La scorsa settimana su BussoLaStoria abbiamo esaminato l’intrigante figura di Giambattista Vico, principale esponente dell’illuminismo nel Regno napoletano: facendo un salto nel tempo di più di un secolo, scopriremo di più su Francesco II di Borbone, l’ultimo sovrano del Meridione indipendente.

L’Ultimo re del Sud

Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altr’aria, non ho veduti altri paesi, non conosco altro suolo, che il suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni mie ambizioni.

Francesco II di Borbone (il cui nome di battesimo era Francesco d’Assisi Maria Leopoldo),  soprannominato Franceschiello (Napoli, 16 Gennaio 1836 – Arco, 27 Dicembre 1894), fu l’ultimo re delle Due Sicilie, dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio 1861, quando fu deposto. Salito al trono molto giovane e in un’epoca di fermenti nazionalisti, diverse fonti lo descrivono come timido, cupo e costantemente perso nei suoi pensieri.

Questa personalità ben si rifletteva nei suoi ideali reazionari e avversi a un cambiamento necessario per assicurare l’esistenza del Regno: rifiutò la proposta costituzionale del Presidente del Consiglio Carlo Filangieri, che intendeva porre le Due Sicilie sotto l’influenza francese, poiché lo riteneva l’unico modo di scampare all’Unificazione che pareva ormai sempre più vicina.

Il sovrano non mancava però in nobiltà d’animo: davanti alle ripetute sconfitte del suo esercito, dopo lo sbarco dei Mille in Sicilia e le varie battaglie che seguirono, si rifiutò di rendere la sua capitale teatro di stragi e violenze. Dopo un proclamo, si ritirò da Napoli. Combatté a Gaeta, ultimo bastione di un Regno ormai scomparso, e perse firmando la capitolazione quando capì che ormai non c’era più speranza di trionfare.

Nonostante il suo regno breve, Francesco II è stato un sovrano di gran rilevanza nella storia ed è entrato nel linguaggio colloquiale: l’Esercito di Franceschiello è ancora oggi un gruppo di persone incapaci e indisciplinate.

L’Esilio di Francesco II

Il 14 febbraio, il re, la regina Maria Sofia di Baviera, i principi e i ministri, dopo aver ricevuto gli ultimi onori militari dalle truppe borboniche schierate sul lungomare di Gaeta e il caloroso saluto dei civili, si imbarcarono per recarsi in esilio a Roma come ospiti del Papa. Quando la nave abbandonò il porto, le batterie di Gaeta esplosero 20 colpi di cannone come estremo saluto al re che partiva in esilio e da terra si sentirono per l’ultima volta le grida dei soldati borbonici. Gridavano “viva ‘o Rre!” a un sovrano che nonostante tutti i suoi errori era stato in grado di farsi amare. Dopo 731 anni, la Corona di Sicilia perdeva i suoi territori.

Sciolse il governo borbonico in esilio soltanto nel 1867: sebbene albergasse in lui la speranza di ricostituire il Regno delle Due Sicilie, il riconoscimento internazionale dell’Italia gli tolse ogni speranza rimasta. Nel 1870 abbandonò Roma e si stabilì a Parigi. Visse privatamente, senza grandi mezzi economici, poiché Garibaldi aveva confiscato tutti i beni dei Borbone. Il Governo italiano ne propose la restituzione a Francesco II a patto di rinunciare ad ogni pretesa sul trono del Regno delle Due Sicilie, cosa che egli non accettò, rispondendo: “Il mio onore non è in vendita“.

Trascorse i suoi ultimi anni ad Arco, in Trentino, assieme alla moglie Maria Sofia. Visse sotto mentite spoglie, conosciuto ivi come il “Signor Fabiani”: soltanto alla sua morte, nel 1894, gli abitanti del posto scoprirono della reale identità del concittadino.

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Benevento, Mastella minaccia di chiudere Corso Garibaldi ai padroni incivili dei Cani

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“L’affetto per i cani e per gli animali è un fatto molto bello. Ma non è possibile che, nonostante la mia ordinanza, molti proprietari girino lo sguardo altrove e non puliscano i bisogni dei loro cani. Questo senso di inciviltà non è accettabile“.

Lo scrive Clemente Mastella, sindaco di Benevento, sulla sua pagina Facebook, invitando i cittadini a rispettare l’ordinanza che impone ai proprietari di cani di dotarsi di bustine apposite e raccoglierne le deiezioni.

“Tanti, e giustamente – aggiunge il sindaco – se ne lamentano. Ho dato disposizione di fare contravvenzioni rigorose e, se la cosa persiste, vedrò se esistono le condizioni di legge per vietare, soprattutto per il corso (Garibaldi, ndr), l’accesso ai proprietari con cani. Possedendo anche io un cane, mi addolora farlo. Perciò, prego tutti di rispettare, con senso civico, la bellezza e la pulizia della città”

Il primo cittadino conclude con un post scriptum:

“P.s vi prego, altresì, di non dare da mangiare ai piccioni, lasciando le briciole che sono una formidabile esca per i topi. Buona giornata a tutti”.

ALLARME TERRORISMO: ricercati due uomini in tutta Italia

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di Maria D’Angelo – Sono ricercati su tutto il territorio nazionale due potenziale terroristi di nazionalità albanese. L’allarme terrorismo, secondo quanto riporta anche Open.it, è scattato tra le forze dell’ordine italiane questa notte.

La minaccia di un attentato terroristico sul territorio italiano seguirebbe – riporta una nota riservata – le “Modalità di esecuzione stile teatro “Bataclan” in Francia».

Affinché si scongiuri una strage simile a quella avvenuta in Francia il 13 novembre 2015, sono stati invitati tutti gli agenti e militari  a ” prestare la massima attenzione, adottando ogni sistema di sicurezza e protezione in caso di controllo persone sospette”

Sono due i potenziali terroristi ricercati: uno risponderebbe al nome di Battar Nabiyula, conosciuto anche come Maximilian Defilade o Bardhyl Hoxha, di 46 anni. L’altro sarebbe Bujar Hysa, che dovrebbe avere tra i 40 e i 48 anni.

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