venerdì, Dicembre 19, 2025
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Bimbo di quattro mesi lanciato dalla madre in un dirupo

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di Raffaele Accetta- Una vera e propria tragedia è avvenuta sulla statale telesina nel Beneventano. Una donna, dopo un litigio con il marito, si è allontanata dalla sua abitazione di Avellino per dirigersi nel Beneventano. L’auto durante il tragitto è finita contro il gardreil per cause ancora da chiarire e, subito dopo l’impatto, la donna ha lanciato il figlio di pochi mesi in un dirupo. Pochi secondi dopo la donna è scesa dall’auto e si è scagliata contro il piccolo (probabilmente già senza vita), colpendolo con un bastone.

Gli inquirenti hanno potuto solo constatare il decesso.

Oscar 2020: i 5 film che potrebbero rappresentare Napoli e l’Italia

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Oscar 2020: dei cinque film che potrebbero rappresentare l’Italia, ben tre hanno a che fare con Napoli.

Oltre a “Il Primo Re” di Matteo Rovere e “Il Traditore” di Marco Bellocchio, la cinquina si compone, infatti, di “Martin Eden” di Pietro Marcello, fresco di Coppa Volpi a Luca Marinelli per la sua interpretazione al Festival di Venezia. A fargli compagnia ci sono “La Paranza dei Bambini” di Claudio Giovannesi, tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano, e “Il Vizio della Speranza” di Edoardo De Angelis, che ha visto premiata l’attrice non protagonista Marina Confalone agli scorsi David di Donatello.

Un riconoscimento importante per la città di Napoli che, dopo anni passati nel dimenticatoio, ritorna prepotente sulla scena cinematografica degli ultimi anni.

Il cinema sembra, infatti, aver trovato una nuova casa a Napoli, una casa dove ha scoperto storie che valga la pena raccontare.

È il caso de “Il Vizio della Speranza”, film che racconta il traffico di uteri in affitto in quel di Castel Volturno. Ma è anche il caso de “La Paranza dei Bambini” dove scopriamo la perdita dell’innocenza dei baby-boss.

Ma oltre la denuncia sociale, Napoli rimane sempre e comunque un’ambientazione suggestiva come poche altre.

È probabilmente per questo che il “Martin Eden” californiano della penna di Jack London cambia i suoi connotati e si ritrova ad essere un pescatore napoletano nel film di Marcello. Perché, come spiega il regista stesso, in fondo tutte le città di porto un po’ si somigliano.

Entro il 1° ottobre, l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive) dovrà riunirsi per decidere quale tra i cinque film verrà presentato all’Accademy. A sua volta, l’Accademy renderà note le candidature per la 92° edizione degli Oscar il prossimo 13 gennaio.

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“Giancarlo scriverebbe di…”: l’iniziativa per diventare giornalisti per un giorno

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“Giancarlo scriverebbe di…” è l’iniziativa dell’associazione “Studenti contro la Camorra” per commemorare quello che sarebbe stato, quest’anno, il sessantesimo compleanno del noto giornalista napoletano, assassinato dalla Camorra il 23 settembre 1985.

Su cosa si basa tale iniziativa e quali sono i suoi obiettivi?

L’associazione “Studenti contro la Camorra”, impegnata da sempre nelle attività di sensibilizzazione contro ogni forma di illegalità e contro il crimine organizzato, ha ideato un’iniziativa all’attenzione dei tanti ragazzi che vogliono pubblicamente manifestare il loro pensiero: essa invita i ragazzi a diventare “giornalisti giornalisti” per un giorno scrivendo, in un vero e proprio articolo giornalistico, di storie criminali, di riscatto o di degrado avvenute nel proprio quartiere di residenza, nonché gli elementi che andrebbero valorizzati nei quartieri stessi.

Insomma, non si chiede altro, a chi vorrà partecipare, di raccontare ciò che Giancarlo raccontava e che avrebbe continuato a fare, la verità! E per farlo, bisogna scrivere un articolo giornalistico e inviarlo, entro il 18 settembre all’indirizzo e-mail info@studenticontrolacamorra.it: gli articoli verranno poi letti in occasione dell’VIII edizione del “Buon compleanno Gianca” ed una parte di questi verrà pubblicata sull’edizione online de “Il Mattino” e su RadioSiani.it.

Quali requisiti dovrà avere l’articolo per poter essere approvato?

  • Deve trattare di una storia o di un fatto di camorra, degrado, droga, riscatto sociale, cittadinanza
    attiva o di qualsiasi altro fatto di cui pensi Giancarlo avrebbe scritto.
  • Deve contenere una foto del luogo o della persona di cui tratta
  • Deve contenere un titolo ed un sottotitolo nei quali va chiarito l’argomento trattato
    (carattere: GEORGIA, dimensione: 25 per il titolo, 20 per il sottotitolo)
  • Non deve superare la lunghezza di una pagina word (carattere: GEORGIA, dimensione: 15)
  • Deve rispettare le regole di correttezza formale, sintattica e grammaticale
  • Deve essere inviato entro il 18 settembre a info@studenticontrolacamorra.it (nella mail indica il tuo nome e cognome ed un recapito telefonico).
    Per maggiori info:
    o pagina Fb STUDENTI CONTRO LA CAMORRA
    o cell: 3886282285 / 3463292878
    o e-mail: info@studenticontrolacamorra.it

 

Articolo di Nicola Avolio

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Da “Pizzaiolo del papa” a truffatore seriale: l’incredibile parabola del noto imprenditore napoletano

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di Luigi Manzo – Vincenzo Cacialli, celebre come “Il pizzaiolo del Papa”,  è stato arrestato dalla squadra mobile di Genova con l’accusa d’essere un truffatore seriale di anziane e pensionate.

Il pizzaiolo e imprenditore, molto noto in città perché gestore insieme ad alcuni soci della pizzeria “La figlia del Presidente” nel centro storico di Napoli, era salito alla ribalta mediatica nel marzo 2015.  Quando, cioè, Papa Francesco venne in visita pastorale a Napoli e fu omaggiato da Cacialli di una pizza «speciale»  che ricordava i colori del Vaticano: mozzarella di bufala, pomodorini gialli e la scritta a corredo “W il Papa”.

Nelle ultime ore, però, è trapelata la notizia dell’arresto. Il “pizzaiolo del Papa” è stato colto in flagranza di reato lunedì scorso in corso Vittorio Emanuele a Torino mentre cercava di raggirare una donna di 85 anni. A lei, come ad altri poveri pensionati, raccontava di essere l’avvocato ingaggiato dai loro nipoti.

Sapori Leggendari: Lacryma Christi, da dove deriva il suo nome?

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Il Lacryma Christi è un vino campano apprezzato in tutto il mondo. Tra fonti storiche che ne confermano l’origine davvero antica e leggende cristiane, questa settimana vogliamo parlare di questo vino dal sapore così buono da essere citato in trattati storici, opere letterarie e miti.

Una terra amata da Bacco

Le viti che producono l’uva da cui deriva il Lacryma Christi crescono alle pendici del Vesuvio. Questa terra fertile produce vini da tempi remoti – già Marziale scrive in fatti, facendo riferimento a questo:

Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit – Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa.

La terra dell Vesuvio è particolarmente fertile e la sua composizione dona un sapore unico a tutto quello che vi cresce: i vitigni non fanno eccezione. Questi discendono direttamente dagli antichi Aminei di Tessaglia, ed il terreno vulcanico contribuisce a dare carattere agli acini d’uva da cui il vino deriva.

Le lacrime di Cristo

In molti hanno cercato un motivo che spiegasse il nome del vino Lacryma Christi, nome che ad oggi rimane ancora ammantato di mistero.

Una delle leggende vede Cristo struggersi per la Campania – leggenda che questo vino condivide in parte con altri prodotti che crescono alle pendici del Vesuvio, come il pomodorino del piennolo: Lucifero, nel cadere verso gli inferi, avrebbe strappato un pezzo di Paradiso e lo avrebbe portato sulla terra.

Il tocco di Lucifero l’avrebbe resa infertile, e Gesù Cristo, commosso da tanta bellezza ormai contaminata dal tocco del demonio, avrebbe pianto copiose lacrime. Le lacrime avrebbero bagnato la terra, donandole non solo di nuovo fecondità, ma particolare ricchezza: quando nel luogo dove le lacrime caddero venne coltivata la vite, questa si rivelò essere particolarmente saporita e preziosa.

La sete di un mendicante

Un’altra leggenda, che ha sempre come protagonista Gesù Cristo, racconta invece che questi vagasse alle pendici del Vesuvio sotto le mentite spoglie di un mendicante.

Giunto alla casa di un eremita che viveva nei pressi del Vulcano, Gesù avrebbe chiesto all’uomo qualcosa da bere, presentandosi come un bisognoso assetato.

L’eremita con grande generosità avrebbe dissetato e rifocillato Gesù che, per ricompensare l’uomo, avrebbe trasformato la sua acqua in un vino delizioso come non se ne erano mai visti né saggiati – il Lacryma Christi.

Le lacrime dell’uva

Accanto a queste leggende di matrice cattolica si diffuse, anni fa, la convinzione che il nome di questo vino pregiato derivasse dal fatto che i suoi acini d’uva fossero così dolci da stillare lacrime di zucchero.

Per quanto suggestive, purtroppo queste voci si rivelarono false ed infondate. 

Un inebriante mistero

L’origine del nome di questo vino rosso, bianco e rosato rimane dunque un inebriante mistero.

Ma che le sue origini siano reali o pagane non importa; come ci invita a fare anche Curzio Malaparte nel suo celebre romanzo “La pelle”, non ci resta che versarci un calice di “questo sacro, antico vino” e goderci il suo sapore unico.

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A Ischia torna “La Filosofia, il Castello e la Torre”

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A fine settembre, il festival del pensiero La Filosofia, il Castello e la Torre torna a Ischia con ospiti e appuntamenti degni di nota.

L’EVENTO

Torna La Filosofia, il Castello e la Torre, l’appuntamento filosofico ischitano con conferenze, mostre, concerti e laboratori. La rassegna rientra nell’ambito della quinta edizione dell’Ischia and Naples International Festival of Philosophy. Si svolgerà dal 22 al 29 settembre sull’isola e in città dal 3 al 4 ottobre. Organizzati dall’associazione culturale «InSophia», gli appuntamenti in programma si svolgeranno al Castello Aragonese, alla Biblioteca Antoniana, al Carcere di Punta Molino, all’Arciconfraternita di Santa Maria di Costantinopoli e ai Giardini “La Mortella”.

I NOMI

Quest’anno, pensatori internazionali si confronteranno col quesito metafisico per eccellenza: Dio. Tra gli ospiti d’eccellenza de La Filosofia, il Castello e la Torre figurano Pietro Greco (Università di Padova), che terrà una lezione sul ruolo dell’errore nella scienza. Sessioni simultanee attraverseranno l’intera durata della rassegna, con un confronto continuo tra filosofi junior e senior. Tra i laboratori, ci sarà Totani e tabù con lo psicosessuologo Giorgio Espugnatore. La lectio magistralis di Eugenio Mazzarella (Università di Napoli) dal titolo Una natura in ansia. La filosofia per i ragazzi con Giuseppe Ferraro (Università di Napoli). La lectio magistralis di Giulio Giorello (Università di Milano) dal titolo Il corpo di Dio. L’atteso incontro con un non-filosofo, Peppe Barra. Per il programma dettagliato consultare il sito de La filosofia, il Castello e la Torre.

L’ORGANIZZAZIONE

 

“L’edizione de La Filosofia, il Castello e la Torre – spiega il direttore scientifico Raffaele Mirelli – si presenta rinnovata e dinamica. Oltre agli eventi principali, abbiamo un cuore pulsante di oltre cento conferenze aperte al pubblico. La filosofia smette di essere un tabù, legata alla credenza che chi ama essere critico sia solo un ‘soggetto’. Anzi, nel marasma di informazioni che riceviamo continuamente, riferendomi alle azioni politiche fatte sui social per puro egocentrismo e agli inutili opinionismi del saggio di turno, la filosofia si contrappone con la sua lucidità critica. Ecco perché questo festival è un piccolo miracolo, un servizio per coloro che mano esercitare corpo e animo alla vita di tutti i giorni”.

Il Festival è sostenuto, tra gli altri, da Regione Campania, Comune di Napoli e Comune di Ischia. “Per noi è fondamentale sostenere eventi di spessore culturale in grado di favorire riflessione e condivisione”, sottolinea il consigliere comunale Carmen Criscuolo, con delega alla Cultura per il Comune di Ischia. “In cinque anni l’evento è cresciuto a dismisura, rivelando il suo forte impatto sul territorio. Accademici da tutto il mondo hanno tenuto conferenze sui temi proposti dal festival, contribuendo a diffonderne la bellezza”.

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Street art ecologica: la nuova iniziativa del Museo Madre

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Lo staff del Museo Madre avvia un’iniziativa di street art ecologica per pulire Via Settembrini e le scalette di Via Loffredi dai rifiuti.

Continuano le operazioni volontarie per pulire la nostra città dai rifiuti. Questa volta siamo in Via Settembrini, e l’iniziativa è dello staff del Museo Madre che, armato di scopa e paletta, ha ripulito la zona circostante al museo. Strade ricoperte di ingombranti, arredi di case, vecchi motorini, siringhe, frigoriferi: questo è lo scenario che spesso si prospetta a chiunque passi per Via Settembrini e tra le scale di Via Loffredi. E come spesso accade in questi casi, la smossa si è resa necessaria all’ennesima richiesta inascoltata:

Pensiamo che non si possa fare lo slalom tra i rifiuti ogni giorno per arrivare in un luogo di bellezza e un museo di arte internazionale come il Madre – osserva Laura Valente, presidente della Fondazione – nonostante i nostri continui reclami e solleciti, queste strade continuano troppo spesso ad essere abbandonate. Abbiamo seguito le vie istituzionali, avuto un confronto con le autorità competenti, ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Oggi puliamo, e se domani sarà sporco puliremo ancora e ancora, fino a che sarà necessario per i cittadini adeguarsi. La bellezza è contagiosa. Vivere nel bello e nella pulizia avrà la sua importanza.

E che la bellezza è contagiosa è proprio vero. Al Museo madre, infatti, hanno dato supporto anche l’associazione Cleanap, impegnata nella promozione di buone pratiche ambientali, molti passanti e turisti, e qualche residente. «Abbiamo già segnalato più volte la situazione ad Asia per la questione degli ingombranti – spiega Emiliana Mellone, presidente di Cleanap – anche sui social riceviamo spesso denunce relative allo stato di incuria della zona. Speriamo si ristabilisca presto una situazione salubre e vivibile, e che soprattutto perduri».

Tra le scalette di Via Loffredi e in Via Settembrini, “adottate” dallo staff del museo, sono stati ora messi dei vasi e piantati semi ed erbe aromatiche, in segno di speranza.

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Sparatoria a Napoli: ferito 30enne in via Marina

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A Napoli si torna a sparare. Ferito alla gamba sinistra un 30enne mentre era in scooter in via Marina. Le forze dell’ordine indagano sull’accaduto.

Questa mattina, poco prima delle 8, si è tornato a sparare a Napoli. L’agguato, questa volta, si è consumato in via Marina. L’uomo, il trentenne A.S., era in scooter quando è stato avvicinato da due sconosciuti che hanno esploso colpi di arma da fuoco, ferendo la vittima alla gamba sinistra. I due assalitori si sono subito dileguati, fuggendo verso il centro storico, mentre la vittima è stata trasportata immediatamente all’ospedale Loreto Mare, dov’è attualmente ricoverata nel reparto di chirurgia d’urgenza. Non sarebbe in pericolo di vita.

Le forze dell’ordine stanno indagando sull’accaduto per ricostruire le dinamiche dei fatti.

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Turisti insoliti fanno la loro presenza nella penisola sorrentina

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di Noemi Laezza – Sulla nota spiaggia di Meta Di Sorrento da una schiusa di una tartaruga nascono 80 esemplari di tartaruga Caretta Caretta generando meraviglia e gioia.

Proprio sulla spiaggia di Meta Di Sorrento una tartaruga della specie Caretta Caretta giunge nel mese di Luglio per deporre le sue uova. Quattro giorni fa si verifica la schiusa, da cui nascono 80 tartarughine pronte a dirigersi in mare. Un evento inatteso e”del tutto eccezionale che ci riempie di gioia” come ha precisatoAntonino Miccio,direttore dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella,che da 10 anni si occupa della tutela di questo meraviglioso abitante dei mari, e che ad oggi conta già 160 esemplari salvati. Un fenomeno raro che non si verificava da circa 30 anni. Purtroppo però 14 di queste non sono state in grado di raggiungere autonomamente le acque a causa della presenza di luci e di alcune persone e sono state pertanto affidate alla stazione geologica Dohrn. A distanza di tre giorni, sono poi state rilasciate a 15 miglia dalla costa di Punta Campanella in direzione di Punta Carena a Capri. Per accompagnarle in mare aperto, sono intervenuti una motovedetta della Capitaneria di Porto con a bordo gli esperti della Stazione zoologica Dohrn e i membri dello staff dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. Da quel momento ha avuto inizio il loro “periodo buio”,durante il quale non sappiamo dove le tartarughe si troveranno o cosa faranno ma dopo il quale,avendo conquistato una carapace di dimensioni tali da poter fronteggiare i predatori,potrebbero far ritorno sulla stessa spiaggia nativa per dare origine magari ad una nuova schiusa. Antonino Miccio ha aggiunto “E’ stata un’emozione indescrivibile, il lavoro svolto in questi anni nel salvataggio e nella tutela di questa specie grazie alla Stazione Geologica di Dohrn e la Capitaneria di Porto e pescatori attenti e sensibili al problema ha portato a risultati insperati. Speriamo che ci siano altre schiuse in futuro e sicuramente cercheremo di lavorare per renderle possibili.”

Leggende della Campania: la seducente fantasma dell’ex-monastero di Sant’Arcangelo

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C’è un fantasma, tra i tanti, che si aggira tra le strade di Napoli. E’ una giovane donna, bella ed attraente, che appare soprattutto nei pressi e tra le mura dell’ormai ex-monastero di Sant’Arcangelo, edificio ormai in decadenza che fu noto alla cronaca Napoletana del ‘500 per gli scandali, le tresche amorose e gli assassinii che si sono verificati al suo interno.

Questa settimana ve ne parliamo.

Un edificio di Forcella

Le vicende che andiamo a raccontare raggiungono il loro culmine nel 1577.

In quest’anno, l’edificio che ospitava quelle che erano state nominate come “le ricche novizie” viene soppresso; la chiesa accanto a cui sorgeva il monastero venne interdetta ed abbandonata allo stato laico.

L’-ex monastero è oggi un edificio diroccato, che si trova in una delle storiche vie di Forcella.

Si dice che quanto accadde al suo interno – atti peccaminosi e rituali orgiastici, assassinii ed avvelenamenti – si verificò per via della posizione in cui il luogo sacro sorgeva: pare infatti che le sue fondamenta fossero state poste su un antico sacello pagano dove avevano luogo specifici rituali propiziatori. Anche il corso d’acqua che vi scorreva accanto aveva fama di essere magico e, coi suoi influssi, pareva favorire le condotte più peccaminose.

Il monastero delle ricche novizie

L’edificio religioso, sorto in quel punto proprio per contrastare il perseverare dei culti pagani che i monarchi cercavano di eliminare, ospitava fanciulle della nobiltà napoletana. Diventato poi infatti noto come “il monastero delle ricche novizie” ospitò anche Maria d’Acquino – che altri non era che la Fiammetta di Boccaccio.

Tra le altre, nelle sue stanze vissero Livia Pignatelli, Giulia Caracciolo, Chiara Frezza, Luisa San Felice, Eufrasia d’Alessandro e Agnese Arcamone.

La vita monacale annoiava purtroppo le aristocratiche novizie, abituate a ben altro stile di vita. Le loro azioni, volte a placare il tedio che le affliggeva, avrebbero ben presto reso la vita delle suore ben più che entusiasmante.

Un luogo di perdizione

Le monache iniziarono ad intrecciare delle relazioni con dei nobili del luogo. I protagonisti di queste vicende amorose non si sforzarono troppo di mantenere il segreto di ciò che accadeva tra le mura del convento, e così ben presto tutta la città iniziò a parlarne.

Le cose parvero degenerare, e tra la popolazione si iniziò a sussurrare di rituali pagani ed orgiastici, perversioni e malefici. Tutto scoppiò tra le mani delle novizie quando all’interno del monastero vennero consumati alcuni assassinii.

Accusate di blasfemia, sodomia ed eresia, le suore sopravvissute furono trasferite nel convento San Gregorio Armeno. 

Sull’edificio, ritenuto causa della condotta blasfema delle suore per via dei suoi influssi pagani, vennero eseguiti numerosi esorcismi, ma pare che niente riuscisse ad impedire a chi lo frequentava di sprofondare nel peccato. Venne dunque abbandonato allo stato laico. 

Delle vicende riguardanti le giovani novizie scrisse un anonimo francese, nei primi anni dell’800. Quando il libriccino giunse a Napoli dopo qualche anno, tradotto, sconvolse tutti coloro che lo lessero.

Gelosie e Vendette

Pare che tutto sia degenerato per via di alcune rivalità e dicerie nate all’interno del monastero.

Due delle novizie, la bella Giulia Caracciolo e la dolce Agnese Arcamone, avevano una profonda amicizia e trascorrevano molto tempo insieme: erano a dire il vero inseparabili. Gelosa di quel legame, Eufrasia d’Alessandro, con l’aiuto della sua confidente Chiara Frezzi, diffuse la voce secondo cui tra Giulia ed Agnese ci fosse un sentimento amoroso che andava ben oltre la semplice amicizia.

Presto tutto il monastero ed anche il vicinato cominciò a mormorare riguardo la relazione che sarebbe esistita tra le due suore. Adesso, ogni volta che venivano viste insieme adesso ricevevano sguardi di sospetto e la loro amicizia venne malvista.

Sentendosi offesa e tradita, sicuramente ribollente di rabbia, Giulia decise di vendicarsi, e lo fece commissionando l’assassinio degli amanti di Chiara ed Eufrasia, che vennero uccisi davanti alla badessa ed a due delle novizie.

Sebbene le autorità non abbiano voluto investigare su quell’accadimento, la Chiesa decise di punire le suore.

Alcune delle monache, per non incorrere nelle punizioni, si suicidarono; tra queste c’era Chiara, che si uccise con un pugnale. Eufrasia morì avvelenata, scontando così la sua colpa, mentre Giulia venne condannata all’ergastolo. 

Agnese, invece, fuggì. Di lei non si hanno da allora più notizie.

Il fantasma del monastero

Durante le notti di luna piena c’è un fantasma che si aggira nei dintorni dell’ex-monastero diroccato. Piange e si lamenta, dando l’impressione di non darsi pace. 

In molti l’hanno vista: dicono che sia una giovane molto bella, il cui singhiozzare fa male al cuore. Alcuni pensano che si tratti della dolce Agnese, tornata, dopo la morte, tra le mura del convento; altri dicono che si tratti invece di Chiara, che non  riesce a darsi pace per aver cominciato la serie di terribili aventi che avrebbero sconvolto per sempre l’armonia del monastero.

Di chiunque sia l’identità del fantasma, una cosa è certa: nessuno, neanche dopo la morte, potrà trovare pace tra le mura del monastero maledetto. 

Non perderti gli altri articoli sulle leggende della Campania:

BussoLaLeggenda I : Da dove nascono le Janare? 

BussoLaLeggenda II : Il fantasma del Caffè Gambrinus

BussoLaLeggenda III: La maledizione della Gaiola

BussoLaLeggenda IV: La Strega del Vesuvio

BussoLaLeggenda V: La Tomba di Dracula

BussoLaLeggenda VI: L’amore tra Posillipo e Nisida

BussoLaLeggenda VII: Giovanna la pazza e i suoi amanti senza riposo

BussoLaLeggenda VIII: La Bella ‘Mbriana e l’ospitalità

BussoLaLeggenda IX: I segreti della Grotta Azzurra 

BussoLaLeggenda X: la storia di Castel dell’Ovo

BussoLaLeggenda XI: La strega di Port’Alba

BussoLaLeggenda XII: Tra diavoli e fate, le leggende del lago d’Averno

BussoLaLeggenda XIII: La storia d’amore dei colli di Napoli 

BussoLaLeggenda XIV: Storia della regina verde di Agropoli

BussoLaLeggenda XV: il fantasma di Tiberio e la bella Carmelina

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