martedì, Dicembre 30, 2025
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Napoli, tre casi covid alla facoltà di teologia: Cinquanta persone bloccate

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Cinquanta persone bloccate all’interno della facoltà di teologia di Napoli per tre casi covid con cui sono state a contatto.

Ben cinquanta persone sono rimaste bloccate da circa una settimana all’interno della facoltà di teologia di Napoli, dopo aver appreso la positività al Coronavirus di tre persone con cui sono stati in contatto.

Il quotidiano “Il Mattino” fa sapere che quarantacinque seminaristi e cinque “animatori”, ovvero i responsabili di classe attendono l’arrivo dei risultati dei tamponi ai quali sono stati sottoposti, subito dopo la scoperta dei tre casi covid.

Pare che il contagio sia dovuto a uno studente che l’avrebbe contratto dalla sorella più piccola durante l’ultimo fine settimana trascorso a casa. Intanto il rettore, don Michele Autuoro ha chiuso, in via precauzionale, le porte del collegio. Ha fatto sapere che:

“Nessuno potrà entrare o uscire da qui fino a quando i medici della Asl non avranno dato le indicazioni da seguire”.

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Al via la nuova stagione del Teatro di Napoli con “I manoscritti del diluvio”

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Parte al teatro Mercadante la Stagione 2020|2021 del Teatro di Napoli–Teatro Nazionale con il debutto in prima nazionale dello spettacolo “I manoscritti del diluvio” di Michel Marc Bouchard con la regia di Carlo Cerciello.

Comunicato Stampa

#lacittàsimuove: al via il 14 ottobre al teatro Mercadante la Stagione 2020|2021 (prima parte) del Teatro di Napoli–Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò con il debutto in prima nazionale dello spettacolo “I manoscritti del diluvio” di Michel Marc Bouchard con la regia di Carlo Cerciello in un suggestivo allestimento che occupa l’intera platea con gli spettatori distribuiti (in sicurezza) lungo gli ordini dei palchi.

Parte il 14 ottobe prossimo la Stagione 2020/2021 del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, la prima a firma del direttore Roberto Andò, regista di teatro, cinema, opera e scrittore palermitano, alla guida del Teatro di Napoli dallo scorso gennaio.

Nel settecentesco teatro di Piazza Municipio, mercoledì 14 ottobre, secondo le modalità previste dai regolamenti ministeriali e regionali di contrasto al Coronavirus, la Stagione si apre con il debutto in prima nazionale dello spettacolo I manoscritti del diluvio, testo di Michel Marc Bouchard, nella traduzione di Barbara Nativi, con la regia di Carlo Cerciello.

In scena fino a sabato 31 ottobre, lo spettacolo è interpretato da Walter Cerrotta, Michele Nani, Danilo Nigrelli, Franca Penone, Bruna Rossi, Maria Angeles Torres. Le scene sono di Roberto Crea; i costumi di Daniela Ciancio; le luci di Cesare Accetta; le musiche di Paolo Coletta; il suono di G.U.P. Alcaro. La produzione è del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.

I manoscritti del diluvio, del sessantaduenne autore canadese Michel Marc Bouchard, denuncia con poetica e malinconica consapevolezza il disarmante e crudo disagio senile dinanzi alla propria immagine riflessa, quando i desideri, la voglia di vivere, amare, condividere e progettare ancora, sono intrappolati dentro un corpo in disfacimento. Un’alluvione, un gruppo di anziani intenti a ricostruire i relitti di una memoria collettiva che le giovani generazioni vogliono ignorare. “Siamo noi stessi superstiti di un recente diluvio, scrive nelle note Carlo Cerciello, un diluvio che ha messo, purtroppo, in evidenza i buchi neri sociali ed etici di questa società dell’apparenza, dove il valore della vita umana corrisponde esclusivamente alla sua capacità di produrre. La cinica considerazione degli anziani durante questa pandemia, ne è certamente un tragico indicatore”.

Un testo di sorprendente attualità messo in scena da uno dei registi di punta della scena partenopea contemporanea qual è Carlo Cerciello, al quale il direttore Roberto Andò ha voluto affidare la ripartenza del teatro “chiamato oggi ad occupare un ruolo centrale nella ricostruzione, morale e materiale, della nostra società colpita al cuore dalla pandemia”.

i manoscritti del diluvio

Teatro Mercadante, Napoli, Piazza Municipio

dal 14 al 31 ottobre 2020

I MANOSCRITTI DEL DILUVIO
di Michel Marc Bouchard*
traduzione Barbara Nativi
regia Carlo Cerciello
con Walter Cerrotta, Michele Nani, Danilo Nigrelli, Franca Penone, Bruna Rossi, Maria Angeles Torres

scene Roberto Crea
costumi Daniela Ciancio
luci Cesare Accetta
musiche Paolo Coletta
suono G.U.P. Alcaro
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

prima nazionale

*Michel Marc Bouchard è rappresentato in Italia da Agence Althéa / éditions Théâtrales, Parigi

Il testo I manoscritti del diluvio di Bouchard denuncia con poetica e malinconica consapevolezza il disarmante e crudo disagio senile dinanzi alla propria immagine riflessa, quando i desideri, la voglia di vivere, amare, condividere e progettare ancora, sono intrappolati dentro un corpo in disfacimento.

Un’alluvione, un gruppo di anziani intenti a ricostruire i relitti di una memoria collettiva che le giovani generazioni vogliono ignorare. Ciascuno di essi si assume la responsabilità di ricordare e, dunque, riscrivere a mano, in parte o per intero, i libri distrutti dall’acqua nella biblioteca durante il disastro.  “Siamo noi stessi superstiti di un recente diluvio, scrive il regista nelle sue note, un diluvio che ha messo, purtroppo, in evidenza i buchi neri sociali ed etici di questa società dell’apparenza, dove il valore della vita umana corrisponde esclusivamente alla sua capacità di produrre.

La cinica considerazione degli anziani durante questa pandemia, ne è certamente un tragico indicatore. Gli anziani, più comunemente definiti in senso dispregiativo “vecchi”, sono ai margini di questa giovanilistica società dell’apparenza; politicamente rappresentano il peso scomodo e improduttivo della memoria di sé, dinanzi all’avanzare strumentale di quel revisionismo storico che è, invece, l’arte machiavellica della confusione e della mistificazione.

Dei “vecchi” fanno comodo le pensioni che, risolvendo i problemi economici di tante famiglie, sopperiscono ai vuoti dello stato sociale, ma il tesoro della terza età in termini di vissuto, l’esperienza degli anziani, quella, cioè, che un tempo li rendeva preziosi e saggi, oggi sembra non avere più senso.

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In 200 ad un matrimonio, focolaio a Monte di Procida

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Una festa di matrimonio con 200 invitati ha fatto esplodere un focolaio di contagi a Monte di Procida (Napoli); nelle ultime ore sono stati registrati 13 casi positivi tutti riguardanti l’evento, tenutasi ad inizio settimana in un locale del vicino comune di Bacoli.

Il sindaco, Giuseppe Pugliese, alle prime avvisaglie di concittadini che denunciavano sintomi del virus ed a conoscenza della massiccia partecipazione di famiglie del comune alla megafesta, venerdì scorso ha ‘blindato’ il territorio comunale chiudendo scuole, parchi pubblici e privati, sale giochi e di scommesse e circoli per anziani, vietando, inoltre, attività sportive sia agonistiche che amatoriali, con l’intento di frenare l’espandersi del contagio.

Caso Palamara: Il crollo di un sistema

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Nelle ultime settimane il caso Palamara è stato trattato e analizzato da ogni punto di vista, e durante questa settimana abbiamo potuto assistere ad una sentenza estremamente grave per un giudice: la radiazione. Con questa sentenza, Palamara è per sempre sospeso dalla carica di giudice, tornando di fatto ad essere un normale cittadino. Ma parlare di chi è Palamara, di come abbia piegato la magistratura alla politica, o di come abbia venduto le cariche giudiziarie ormai, alla luce della sentenza di radiazione, è inutile. Ciò che davvero bisogna comprendere è la portata istituzionale di tale atto.

Qual è il significato più profondo di questa sentenza? Cosa cambierà d’ora in poi?

C’è chi afferma che non ci sarà nessun cambio di rotta all’interno della magistratura, che di fatto il sistema marcio e corrotto resterà in piedi, eppure non sembra essere davvero il caso. L’ex-giudice ha già affermato che egli non era il solo, e che sta pagando lui per molte più persone. Questa affermazione, se Palamara farà i nomi dei colpevoli, porterà ad un vero e proprio crollo potenziale del sistema, non solo giudiziario, ma anche politico. Ancora bisogna comprendere il collegamento che può esserci tra il caso Palamara e i partiti politici, il parlamento o il governo, eppure basta analizzare una delle ultime e più scandalose intercettazioni fatte, riguardante il processo all’ex ministro Salvini, dove Palamara stesso afferma, di fatto, che non c’è nessun reato e il processo ha uno scopo politico.

E nonostante tutto, il caso Palamara sembra aver davvero scosso le fondamenta del sistema intero, che ricordiamo basarsi sempre e comunque sul consenso popolare, consenso che già era debole nei confronti della magistratura, e adesso è semplicemente crollato a picco. Ora come ora, l’obiettivo principale della magistratura è riottenere il prestigio perso attraverso le azioni di Palamara e i suoi complici, e sembrano essere sulla giusta strada.

Il processo al leader della Lega è stato rinviato attraverso un rinvio di giudizio, ed è quindi in fase di udienza preliminare. Scopo del giudice è quello di ascoltare anche il premier Conte e il ministro Di Maio, sopra tutti, avendo essi partecipato al precedente governo. Una volontà che mette in luce il desiderio di chiarezza e trasparenza del giudice, che non vuole lasciare nulla al caso e vuole evitare una ripetizione del caso Berlusconi(il leader di Forza Italia è stato, nel corso dell’anno corrente, sollevato da tutte le accuse).

La deriva politica che ha avuto la magistratura negli ultimi anni è stata pagata da un solo uomo, e quest’uomo, da solo, potrebbe far crollare l’intero di sistema corrotto e politicizzato. Un sistema costruitosi nei decenni e che forse, finalmente, sta per crollare, restituendo alla magistratura il ruolo che gli spetta e “purificandola” da ogni orientamento politico. Non resterà che vedere come si evolveranno gli eventi.

BussoLaLeggenda // Il fantasma innamorato di Monte Janara

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Il fantasma innamorato di Monte Janara

Ormai lo sapete, cari lettori: la Campania è un luogo magico e ricco di racconti fantastici. La terra di cui la nostra regione è composta assorbe la realtà e la trasforma in leggenda, in miracolo, in incanto, mutando il sangue in inchiostro e i corpi dei morti in storie fatte di santi e maledizioni.

Nelle dicerie e nelle favole tutti si trasformano in fantasmi; pare che nessuno sia capace di abbandonare questi palazzi e queste case e nemmeno il nostro mare e i nostri monti: le strade, anche quelle meno battute, sono affollate di spettri, così come anche paesini e vallate.

Una triste leggenda e un fantasma disperato abitano persino Valle Agricola, un piccolo comune in provincia di Caserta che conta poco più di ottocento abitanti. Nelle notti di luna piena si racconta che lo si possa vedere mentre vaga disperato, gridando qualcosa contro il cielo – secondo alcuni un nome, a sentire altri una preghiera.

Oggi, come fossimo bardi o cantastorie, vi cantiamo la sua storia: ecco per voi la leggenda del fantasma innamorato di monte Janara. E’ una storia di sangue e ingiustizia, di disperazione e di soldati: ma, soprattutto, è una storia d’amore.

Due innamorati

In un tempo molto lontano vissero, a Valle Agricola, due giovani innamorati. Lei, bianca come la luna e dai capelli corvini, seppe che lui sarebbe stato il suo grande amore non appena lo vide; e lui, tanto scuro quanto lei candida, giurò di amarla e proteggerla non appena incrociò il suo sguardo ceruleo.

Furono insieme, invero, per pochissimo tempo, ma il loro amore fu tanto palese e intenso da diventare subito leggenda; dopo pochi mesi di frequentazione decisero di sposarsi e così cominciarono i preparativi per le nozze.

Fu cucito l’abito per la sposa e costruita una casa dove avrebbero dovuto vivere insieme; avvisati i parenti, decise le danze e persino intrecciate le corone di fiori che avrebbero adornato i loro capi, non restava che una sola incombenza: chiedere il permesso di sposarsi al signore locale, un Conte che viveva in un castello poco lontano.

Un conte crudele

I due raggiunsero nel giorno stesso delle nozze quel luogo imponente e chiesero dunque la benedizione del Conte, che però, vedendo la bella fanciulla e i suoi occhi di cielo, venne preso da una lussuriosa cupidigia.

Vigeva allora, o almeno così racconta la leggenda, lo Ius Primae Noctis, il diritto cioè del signorotto locale di trascorrere la prima notte di nozze con la sposa senza che il marito potesse opporre alcuna resistenza; il Conte reclamò tale diritto e il promesso sposo si ribellò a quella terribile richiesta.

Il Conte, ridendo, lo scacciò dal castello e rinchiuse la fanciulla dai capelli corvini in una delle stanze del maniero, dove avrebbe dovuto attenderlo in attesa della notte.

L’ultimo bacio

La fanciulla, disperata, pianse per ore, convinta di non poter evitare quel drammatico destino; non sapeva però che il suo amore intendeva tener fede al giuramento che aveva fatto sin quando aveva incontrato, per la prima volta, il suo sguardo: amarla e proteggerla. 

Il giovane riuscì a intrufolarsi nel castello e, proprio mentre il Conte stava per entrare nella stanza della sua amata, lo colpì, trafiggendogli il cuore con un pugnale dalla lama lunga e sottile. Ucciso quell’uomo crudele, lui spalancò la porta e strinse al petto il suo tesoro.

I due fuggirono dal castello, tenendosi per mano nella loro folle corsa. Giunta ormai la notte, solo la luna piena illuminava i loro passi disperati. Alle loro spalle si facevano sempre più forti i rumori dei soldati che, scoperta la morte del loro Conte, inseguivano la coppia, ben decisi a vendicarlo.

Rendendosi conto di non avere alcuno scampo, lui disse all’amata di nascondersi nel bosco, mentre lui avrebbe invece cercato rifugio tra le strade scoscese che portavano alla vetta di Monte Janara: si scambiarono un  lungo bacio appassionato, l’ultimo di cui le loro labbra avrebbero potuto godere, e poi si separarono.

Le guardie inseguirono il ragazzo e, sebbene avesse cercato di nascondersi, lo trovarono. Mentre gli trafiggevano il cuore proprio come lui aveva fatto con il Conte, con lo sguardo rivolto all’algida e distante luna lui gridò un nome: era quello della sua amata, che stravolta dalla disperazione capì in quel momento che non avrebbe mai più rivisto il suo amore.

Il fantasma innamorato di Monte Janara

Da allora si dice che, nelle notti di luna piena, il fantasma del povero ragazzo possa essere visto ancora vagare nei pressi di Valle Agricola, disperato e col viso rigato di lacrime, mentre, alzando gli occhi verso la luna, grida ancora una volta il nome del suo amore.

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Torna l’allerta meteo in Campania

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La Protezione civile della Regione Campania ha emanato un avviso di allerta meteo di colore Giallo valevole a partire dalle 12 di domani, domenica 11 ottobre , alle 12 di lunedì 12 ottobre sull’intero territorio regionale.

Si prevedono Precipitazioni sparse anche a carattere di “moderato rovescio” o temporale con locali raffiche di vento.

Si raccomanda agli enti competenti di prestare particolare attenzione alle zone del territorio interessate da incendi boschivi che potrebbero determinare occasionali fenomeni franosi dovuti alle condizioni particolarmente fragili di tali aree.

Tra i principali scenari di impatto al suolo dei temporali legati ad un rischio idrogeologico localizzato si segnalano:
– Ruscellamenti superficiali con possibili fenomeni di trasporto di materiale;
– Possibili allagamenti di locali interrati e di quelli a pian terreno;
– Scorrimento superficiale delle acque nelle sedi stradali, possibili fenomeni di rigurgito dei sistemi di smaltimento delle acque meteoriche con tracimazione e coinvolgimento delle aree depresse;
– Innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua minori, con inondazioni delle aree limitrofe, anche per effetto di criticità locali (tombature, restringimenti, ecc);
– Possibili cadute massi in più punti del territorio;
– Occasionali fenomeni franosi.
La Protezione Civile della Regione Campania segnala la necessità di porre in essere tutte le misure atte a prevenire e contrastare i fenomeni previsti, anche in ordine alle sollecitazioni dei venti e del moto ondoso.
In considerazione dei danni causati dai recenti eventi (25-28 settembre e 7 ottobre) occorsi sul territorio regionale e delle conseguenti situazioni di dissesto determinatesi, con consistente rischio residuo presente nei territori interessati, si raccomanda alle Autorità locali di Protezione Civile la massima vigilanza sulle aree urbane e sui corsi d’acqua ove attualmente sono presenti detriti, alberi, rami e altro materiale ostacolante il normale deflusso delle acque piovane.

Gdf sequestra 246 kg di sigarette nel Napoletano

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Oltre 246 kg si sigarette sequestrate e due contrabbandieri arrestati. E’ il bilancio di alcuni controlli messi in atto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli a Marano (Napoli).

Sono stati i finanzieri del Gruppo di Nola, durante un controllo su strada, a fermare un’autovettura guidata da uno dei due pluripregiudicati; eseguendo un controllo hanno scoperto diverse casse di sigarette, circa 130 kg, nascoste sotto un’infrastruttura telonata scura. Le successive perquisizioni, estese al garage nella loro disponibilità, hanno portato al sequestro di un altro quintale abbondante di “bionde”.

In totale sono stati sequestrati 246 kg di sigarette del tipo “cheap white”, marchio Regina.

Protesta dei gestori dei locali davanti alla sede della Regione Campania

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Protestano contro il ‘coprifuoco’ imposto dall’ordinanza di De Luca: sono i gestori di bar, ristoranti, pizzerie, locali del by night che, oggi, hanno manifestato davanti alla sede della Regione Campania in Via Santa Lucia a Napoli. Dall’emanazione dell’ordinanza, i gestori dei locali si sono detti contrari alla chiusura obbligata alle 23 in settimana e alle 24 durante i weekend, denunciando un “serio rischio per la tenuta economica delle attività commerciali”.

I rappresentanti della Confcommercio Campania, organizzatori della manifestazione, sono stati ricevuti dall’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Marchiello, per affrontare il nodo degli orari e delle chiusure, evidenziando che “gli assembramenti si creano al di fuori e non dentro ai locali” e che “chiudere anticipatamente non assicura in maniera automatica che non si saranno persone che comunque si fermano in strada”.

“Abbiamo avuto rassicurazioni su un incontro, forse già la prossima settimana, con il presidente De Luca e la task force – ha affermato Pasquale Russo, direttore generale Confcommercio Campania – Non siamo contrari alle misure di contenimento, siamo contrari a quelle misure che non contengono i contagi e questa ordinanza non ha nessun effetto sul contenimento dei contagi”. I manifestanti hanno indossato tutti la mascherina, così come previsto da un’altra ordinanza regionale emanata prima dell’ultimo Dpcm, e hanno esposto cartelli con le scritte: “No ad una sola attività commerciale chiusa. Sì a un maggiore controllo delle misure di prevenzione della salute”.

La richiesta, fin dal primo giorno dell’ordinanza sulla movida, è stata quella di avere maggiori controlli, dentro e fuori dai locali, così da evitare assembramenti e garantire il rispetto delle misure di contenimento all’esterno. “Siamo pronti ad avere controlli anche quotidiani – conclude un gestore – ma la chiusura anticipata ci spezza le gambe”.

769 nuovi positivi in Campania

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Nuovo picco di contagi registrato oggi in Campania con 769 positivi su 9549 tamponi effettuati. I guariti odierni sono 117, mentre sono 5 i nuovi decessi causati dal covid-19.

Report posti letto su base regionale

Posti di terapia intensiva disponibili: 110
Posti letto di terapia intensiva occupati: 63
Posti letto di degenza disponibili: 747

Posti letto di degenza occupati: 576

“Come programmato, aggiunge la Regione Campania tramite il comunicato, a questi posti letto disponibili si aggiungono, in caso di necessità, quelli della “Fase C” che prevede l’attivazione di 600 posti letto di degenza, 200 di sub-intensiva e 200 di terapia intensiva”.

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Alla ricerca dell’aura perduta

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Nella fondamentale opera del 1936, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, il filosofo tedesco Walter Benjamin analizza con lucidità preveggente il rapporto tra arte e tecnica e tra arte e potere nell’epoca moderna. Per Benjamin, con l’avvento di poderosi mezzi tecnici e con la diffusione della società di massa, l’opera d’arte perde la sua sacralità e la sua unicità, in pratica viene spogliata dell’aura che l’aveva accompagnata per millenni. Un’opera d’arte, grazie alla tecnica (fotografia, cinema, ecc.) può adesso essere riprodotta all’infinito e in luoghi e tempi lontani ed essere usufruita da milioni di destinatari, perdendo di fatto quello statuto di evento unico e irripetibile che l’aveva caratterizzata nella storia. “La riproduzione tecnica dell’Arte significa mercificazione e standardizzazione del prodotto artistico” dirà Adorno. Tuttavia la diffusione dell’arte rappresenta, per Benjamin, anche una possibilità di liberazione delle masse dal controllo dell’élite dominante.

Il decadimento della singolarità, l’impoverimento di senso, il dominio della superficialità e dell’inautenticità, la pervasività totalizzante della tecnica non attengono solo al campo strettamente artistico ma pervadono la cultura contemporanea tout court. Ed è proprio a questa deriva di significati, a questo ottundimento generalizzato, a questo incantamento massificato che cerca di opporsi la neonata Aura.

Aura è una rivista giovanissima, per data di nascita (29 marzo 2020) e per età media dei redattori (tutti neolaureati), fondata da Nicola De Rosa e da un manipolo di ostinate, colte e ambiziose studiose di Lettere. Aura è una pubblicazione trimestrale, consultabile e scaricabile online (aurarivista.it), “open source e no profit, che propone contributi saggistici attinenti al campo delle humanities con predilezione per la teoria della letteratura, la comparatistica, la filosofia estetica e la filosofia della tecnica”. Il 2 ottobre è stato pubblicato il secondo notevolissimo numero, che coniuga l’originalità dei contributi con una veste grafica elegante e suggestiva. La scelta del saggio quale forma di scrittura è strategica e mirata, difatti si evince la precisa volontà di condurre i lettori nel territorio dell’analisi razionale e ponderata delle questioni culturali, in cui il tempo della lettura deve rallentare per sottrarsi alla vuota velocità della comunicazione contemporanea. Il saggio è un universo chiuso e aperto contemporaneamente, se da un lato assume la forma del discorso compiuto, dall’altro lascia lo spazio per ulteriori, non definite, interpretazioni (“la tela dell’ipertesto dirama i suoi filamenti”). La forma saggistica scelta da Aura invita alla meditazione profonda e all’impegno complesso dell’attenzione e del rimando, opponendosi in tal modo al mordi e fuggi della banalità culturale del presente. In questa declinazione vi è la dimensione anche politica della rivista, che vuole tornare, insieme ai lettori, a un tempo altro, al tempo della conoscenza autentica, che metabolizza e trasforma il reale. La musa ispiratrice di Aura è la possibilità dell’infinità interpretativa, l’ermeneutica come conoscenza, la cultura come sentiero mai interrotto, molteplice, labirintico, prospettico. Gli autori e le autrici di Aura esercitano il loro pensiero critico, unendo spessore culturale e acume analitico, su temi di linguistica, fotografia, confini di genere, traduzione, musica, teatro e altro ancora. Hanno scritto per i due numeri di Aura: Sara Gemma, Maria Castaldo, Matteo Squillante, Miriam Orfitelli, Carolina Borrelli, Camilla Russo, Irene Pompeo, Federica Zingarelli, Benedetta Cinque, Alberto Scialò, Nicola De Rora e il professor Francesco de Cristofaro Lo sguardo elevato e sperimentatore di questi giovani, seri e scapigliati, mancava al panorama, troppo spesso asfittico, della cultura italiana. Alla ricerca di un’aura sempre più necessaria, per oltrepassare un nichilismo sterile che assedia le nostre vite disorientate.

“Nei suoi angoli più remoti ciò che continua a vivere è uno sguardo”.

A CURA DI MICHELE SALOMONE

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