venerdì, Dicembre 19, 2025
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Secondigliano: torna l’incubo delle baby gang

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Ieri sera, intorno alle 23, un ragazzino è stato accerchiato e poi malmenato da un gruppo di adolescenti. L’episodio è avvenuto nei pressi dell’ufficio postale del corso principale di Secondigliano.

Poco prima un altro episodio è avvenuto nei pressi del parco Fiorentino tra via Canonico Stornaiuolo e vico Fiorentino, dove c’è stata una vera e propria guerriglia tra bande con lanci di sassi. I residenti hanno allertato subito il 113.

Pizzeria “da Michele” a Milano chiusa per mafia

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di Maria D’Angelo – L’Antica Pizzeria da Michele è stata chiusa per Mafia nella sua sede a Milano.

Il provvedimento è arrivato in seguito a un’interdittiva antimafia adottata venerdì nei confronti della società “Fornace Milano Srl” dal prefetto Renato Saccone.

Revocata la licenza commerciale al locale, la direzione ha però mantenuto il riserbo annunciando sulla sua pagina Facebook la chiusura: “per lavori di manutenzione straordinaria.

Dalla sede napoletana dello storico marchio fanno sapere attraverso un comunicato stampa che “L’ANTICA PIZZERIA DA MICHELE IN THE WORLD s.r.l.“ non è coinvolta direttamente nella vicenda. 

Il provvedimento, infatti, riguarda la società “Fornace Milano srl”, che gestisce il locale di Milano, legata a L’Antica pizzeria da Michele in the world da un rapporto di franchising.
Si segnala, tanto per chiarezza e correttezza di informazione, che gli affiliati, seppur licenziatari del marchio, sono totalmente autonomi ed indipendenti dalla società della famiglia Condurro. La società L’antica pizzeria in the world srl è comunque convinta del buon operato dei propri partner, confidando nella positiva risoluzione della vicenda.

BussoLaLeggenda // C’era una volta Zezolla, Cenerentola Napoletana

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C’era una volta Cenerentola

C’era una volta, tanto tempo fa, in un regno molto, molto lontano, una fanciulla con un piede assai minuto… 

Conosciamo tutti la favola di Cenerentola: ce l’hanno raccontata libri di fiabe e film d’animazione sin dalla più tenera età.

Non c’è bambino che non conosca le peripezie attraversate dalla bella principessa, che non ricordi la fata madrina che trasforma le zucche in carrozze ed i topini in cavalli bianchi, che trasfigura un mucchio di stracci in splendidi abiti da ballo e che con un incanto avvolge i piccolissimi piedi di Cenerentola in magiche scarpine di cristallo.

In molti attribuiscono la paternità di quest’opera a Perrault, altri ai fratelli Grimm: entrambi si sbagliano. Cenerentola, è, infatti, Napoletana: la sua favola è contenuta nel celeberrimo Racconto dei Racconti di Giambattista Basile.

Questa Cenerentola è però un po’ diversa da quella a cui siamo abituati – la sua storia è assai cruenta e decisamente violenta. Il suo nome è Zezolla, ed oggi #BussoLaLeggenda vi racconta la sua fiaba.

C’era una volta Zezolla

C’era una volta una fanciulla di nome Zezolla, figlia d’un principe che l’amava tantissimo. Zezolla era vestita dei migliori abiti e seguita da una delle migliori maestre che una ragazza potesse desiderare, il cui nome era Carmosina.

Lo spietato piano di Zezolla e Carmosina

Il principe rimase vedovo assai giovane, per cui, passato il periodo di lutto, decise di convolare di nuovo a nozze. Ma la nuova matrigna non era gradita a Zezolla: la donna era avida ed arcigna e non mostrava il minimo affetto nei confronti della ragazza.

Zezolla parlava di tutto con la sua maestra Carmosina, e con lei si lamentò anche della matrigna. Appena l’insegnante ebbe chiara la situazione, suggerì a Zezolla un modo per liberarsi della donna; le disse: “Chiedile un abito, e mentre ha la testa nella cassapanca, chiudi con forza il coperchio, facendolo battere contro il suo cranio: questo la ucciderà.

La giovane fanciulla non se lo fece ripetere e il giorno stesso attuò quel terribile piano. Senza pietà uccise la matrigna colpendole il capo con il pesante legno della cassapanca, e agli occhi di tutti – men che di Carmosina – l’avvenimento apparve come un tragico incidente.

La colomba delle fate

Il principe si ritrovò dunque nuovamente vedovo.  Zezolla, ben decisa a non avere di nuovo a che fare con una matrigna come quella che aveva appena provveduto ad eliminare, cominciò ad insistere col padre affinché sposasse la maestra Carmosina. Tanto a lungo spinse che il principe alla fine si convinse e prese in sposa Carmosina.

Il giorno delle nozze, accadde una cosa assai curiosa: sul davanzale di Zezolla apparve una colomba candida come la neve. La ragazza venne attratta dall’immacolata bellezza dell’animale e, mentre lo guardava ammirata, questi cominciò a parlare, dicendole: “Quando ti viene voglia di qualcosa, mandala a chiedere alla colomba delle fate nell’isola di Sardegna, perché l’avrai subito“. Detto ciò, l’animale volò via; dopo poco, venne celebrato il matrimonio.

Gatta Cennerentola

Zezolla era ben lieta d’avere l’amata maestra come matrigna, e, per un po’, le cose andarono bene. Carmosina era piena di moine e carezze per la fanciulla, che di rimando le mostrava stima e affetto.

Dopo qualche tempo, però, le cose cambiarono: Carmosina divenne sempre più distante e sempre più astiosa nei confronti di Zezolla, dimenticando subito il favore da lei ricevuto. Portò nel castello le sue sei figlie – che aveva fino ad allora tenuto nascoste – che divennero ben presto le predilette del principe.

Zezolla venne trattata sempre con minore riguardo e tenuta sempre più in disparte. Leva oggi, leva domani, dalle sue stanze venne relegata nelle cucine, ed al posto dei bellissimi abiti che aveva sempre indossato si ritrovò a vestire di stracci. Siccome finì per occuparsi di tutte le faccende domestiche del castello, smisero persino di usare il suo nome, che parevano aver dimenticato; prendendola in giro, cominciarono a chiamarla Gatta Cennerentola.

I doni della Grotta delle Fate

Passarono gli anni, e l’esistenza di Zezolla divenne sempre più miserabile. Un giorno, il principe suo padre si dovette recare per affari all’Isola di Sardegna. Prima di partire, chiese a tutte le sue figlie, compresa Zezolla, cosa desiderassero come dono al suo ritorno. Le sei figlie di Carmosina chiesero abiti e gioielli, mentre la Gatta Cennerentola chiese una cosa assai più curiosa: chiese infatti al padre di recarsi dalla colomba delle fate, aggiungendo che, se non l’avesse fatto, sarebbe stato maledetto.

Più per paura delle maledizioni della figliola che per amore, il principe fece come Zezolla aveva chiesto e si diresse alla Grotta delle fate dell’Isola di Sardegna. Agli occhi increduli dell’uomo apparve una splendida fanciulla, che gli consegnò dei doni destinati a Zezolla: una vanga, un dattero, un secchio d’oro e un tovagliolo di seta.

I desideri di Cennerentola

Incredulo, il padre consegnò a Cennerentola i regali della fata, e la ragazza ne fu davvero entusiasta. Piantò il dattero e se ne prese cura fin quando dal terreno non crebbe una pianta, da cui sbucò un bocciolo; dal bocciolo, però, non emerse un fiore, ma una piccola fata. La fatina ringraziò Zezolla per essersi presa cura di lei, e le chiese se avesse qualche desiderio: avrebbe esaudito qualsiasi sua richiesta. Cennerentola ci pensò un po’ su, ed alla fine chiese di avere una carrozza e degli splendidi abiti, proprio come una vera principessa. La fatina le disse allora che, ogni volta che avesse voluto avere abiti splendidi, sarebbe dovuta andare alla pianta di dattero e recitare una filastrocca:

Dattero mio dorato con la zappetta d’oro t’ho zappato

con il secchietto d’oro innaffiato

con la fascia di seta t’ho asciugato.

Spoglia te e vesti me!

L’amore di un Re

Zezolla fece come la fatina aveva detto, indossò gli abiti e salì sulla carrozza, decisa a recarsi per la prima volta ad un vero ballo. Era così bella e ben agghindata che nessuno la riconobbe, nemmeno il padre, la matrigna e le sorellastre.

Caso volle che al ballo fosse presente anche il Re, giovane e celibe. Non appena lo sguardo del Re si posò sulla bella Zezolla se ne innamorò a prima vista: era la creatura più bella che avesse mai visto. 

Zezolla ed il Re danzarono e danzarono, fin quando non fu ora per la ragazza di tornare a casa. Deciso a scoprire dove vivesse la fanciulla che gli aveva rubato il cuore, il Re la fece seguire da un servitore. Ma Zezolla non voleva svelare la sua vera identità: così cercò di distrarre il servitore lanciandogli delle monete d’oro. 

L’uomo, preso dall’avarizia, si fermò a raccoglierle e così perse di vista la carrozza dei Cennerentola.

… e vissero tutti felici e contenti (più o meno)

Questa serie di avvenimenti si svolse più e più volte sempre nello stesso modo, fin quando, una sera, durante la fuga Zezolla perse una delle sue scarpette. Il servitore che cercava ormai da tempo di scoprire dove vivesse Zezolla la portò al Re, che chiamò al suo cospetto tutte le fanciulle del regno per scoprire a chi quella scarpetta appartenesse.

Il principe padre di Zezolla riferì di avere sei figlie; dopo qualche insistenza del Re, aggiunse che aveva anche un’altra figlia, che però non usciva mai di casa e che di certo non poteva essere la splendida fanciulla di cui il Re si era innamorato.

Indispettito dal tono dell’uomo e dal ritardo con cui aveva risposto alle sue domande, il Sovrano dispose che la settima figlia del principe, Zezolla, fosse condotta immediatamente al suo cospetto: sarebbe stata addirittura la prima fanciulla del regno a provare la scarpetta, perché al Re così garbava.

Cennerentola giunse dunque a cospetto del Re e, non appena entrò nella stanza, come per magia la scarpetta volò verso di lei, come fosse attratta da una calamita. Il Re riconobbe immediatamente in Zezolla la fanciulla che l’aveva fatto innamorare e le chiese di sposarlo. 

Zezolla accettò felicissima la proposta del Re, ed il padre, la matrigna crudele e le sorellastre per la vergogna d’aver trattato così male la futura Regina fuggirono dal Regno – e nessuno li rivide mai più.

Tra Basile, Perrault ed i fratelli Grimm – autori, revisioni e particolari cruenti

Spesso la paternità fiaba di Cenerentola viene erroneamente attribuita a Perrault o addirittura ai fratello Grimm. Recentemente, la casa editrice Zanichelli – in seguito alle insistenze di un gruppo di Neo-Borbonici – ha dovuto rivedere la voce riguardante “Cenerentola”, attribuendo appunto la versione originale a Giambattista Basile e non più a Perrault, che risulta essere adesso soltanto un revisore.

Perrault, volendo raccontare la fiaba di Cenerentola alla corte del Re di Francia, ritenne opportuno eliminare alcune parti della fiaba – come l’omicidio a sangue freddo della prima matrigna – e di rivederne altri – eliminando, ad esempio, la pianta di datteri.

Le date parlano chiaro e fugano ogni dubbio: Il Racconto dei Racconti è infatti stato pubblicato per la prima volta nel 1634, mentre la fiaba di Perrault venne pubblicata solo alla fine del 1600. Per quanto riguarda i fratelli Grimm, il problema davvero non si pone, in quanto le loro fiabe vennero pubblicate solo nel 1812.

La versione dei fratelli Grimm riaggiunge, curiosamente, un tocco macabro alla fiaba: per infilare i piedi nella scarpina, le sorellastre di Cenerentola – che adesso sono soltanto due – mutilano i propri piedi; una si taglia via le dita, l’altra il tallone. In alcune versioni orali della fiaba del 1800, le sorelle vennero addirittura condannate, dopo l’incoronazione di Cenerentola, a danzare con delle scarpette roventi ai piedi fino alla morte. 

C’era una volta la cortigiana egiziana Rodopi

Sebbene, comunque, la fiaba di Cenerentola così come la conosciamo sia Napoletana, esistono delle storie molto più antiche che cominciano a delinearne l’archetipo. Il racconto più antico che modella l’archetipo di Cenerentola risale addirittura all’antico Egitto: si tratta della fiaba della cortigiana Rodopi.

La scarpetta d’oro

C’era una volta in Egitto una cortigiana bellissima, dalla carnagione chiara e le guance color di rosa, di nome Rodopi.

Rodopi era la favorita del Faraone e per questo e per via della sua carnagione insolitamente candida era odiata dalle altre schiave e cortigiane, che le facevano mille dispetti e cercavano di riservarle sempre i compiti più ingrati e faticosi. 

Un giorno, il Faraone vide la bella Rodopi danzare e, ammirandone la maestria, decise di donarle delle scarpine d’oro rosso, con le quali avrebbe potuto danzare meglio. Sebbene le intenzioni del Faraone fossero buone, questo non fece altro che attirare ancor di più l’odio e l’invidia delle altre cortigiane.

Accadde poi che il Faraone organizzasse una celebrazione nella città di Menfi alla quale invitò tutto il popolo d’Egitto. Le altre cortigiane, per evitare che Rodopi si recasse alla festa, fecero in modo che fosse impegnata in mille lavori. Sebbene la povera fanciulla avesse provato a svolgerli per tempo, non riuscì a recarsi alla celebrazione.

Tuttavia, il dio Ra si fece falco e piombò nella stanza di Rodopi; afferrò con il becco una delle scarpette che il Faraone le aveva donato e la portò in volo fino a Menfi, facendola infine cadere proprio in grembo al Faraone.

Il Sovrano interpretò l’accaduto come un segno divino, ed allora decise che qualsiasi fanciulla fosse riuscita a calzare la scarpetta sarebbe divenuta sua sposa. Tutte le ragazze del regno provarono ad indossarla, ma non ci riuscì nessuna di loro – nessuna, tranne la bella Rodopi dalle guance rosse. 

Il Faraone, come promesso, la sposò, e da allora vissero felici fino alla fine dei loro giorni.

Una fiaba quasi vera

Sembra che la fiaba abbia una base di verità: sembra che sia esistita davvero una cortigiana di nome Rodopi (nome che vuol dire, letteralmente, “guance di rosa”). Alcuni studiosi ritengono che il Faraone – identificato nel Faraone Amasis – abbia davvero sposato la fanciulla, altri pensano che Rodopi fosse semplicemente la sua cortigiana favorita e che abbia vissuto una vita più agiata ed avventurosa della norma. 

La fiaba cinese di Ye Xian

Molto più antica della fiaba di Basile è anche la storia di Ye Xian, che risale al IX secolo ed è ambientata in Cina.

Questa versione primordiale della fiaba comincia ad aggiungere alcuni degli elementi che ricorreranno nelle versioni successive, come ad esempio il fatto che la fanciulla si rechi al ballo senza che nessuno la riconosca e l’intervento di una creatura magica che le procura abiti e scarpe preziose.

C’è, d’altro canto, un chiaro riferimento alla terribile pratica del loto d’oro la deformazione volontaria dei piedi delle ragazze cinesi di buona famiglia affinché fossero davvero minuscoli (più piccolo era il piede delle donne più alto era il ceto sociale del marito a cui potevano aspirare), che avveniva tramite fasciature effettuate tra i due e gli otto anni – pratica dolorosissima paragonabile alla tortura che è oramai fortunatamente caduta in disuso.

Il sandalo d’oro

C’era una volta una fanciulla di nome Ye Xian, dalla bellezza delicata ed il cuore buono. Il padre di Ye Xian aveva due mogli e, quando lui e la madre della ragazza morirono, questa si vide costretta a diventare la serva dell’altra moglie del padre e di sua figlia.

La vita di Ye Xian scorreva miseramente tra le faccende domestiche, quando vide che c’era un pesce insolitamente bello nello stagno della sua dimora. Ye Xian non riuscì a resistere alla tentazione di prenderlo tra le mani e, nel momento in cui lo fece, il pesce parlò, rivelando di essere la reincarnazione di sua madre.

Ye Xian trasse grande gioia da questa scoperta, ma la sua felicità non passò inosservata; la matrigna, che odiava Ye Xian, indispettita dal fatto che questa fosse felice dispose che il pesce venisse ucciso e cucinato. I suoi ordini vennero eseguiti, ed il pesce fu mangiato da lei e da sua figlia.

Ye Xian era davvero disperata. Tuttavia, lo spirito della madre le riapparve davanti e le disse di raccogliere tutte le lische del pesce che la matrigna e la sorellastra avevano mangiato e di sistemarle in quattro vasi di ceramica agli angoli del suo letto. La ragazza obbedì e poi, rincuorata, andò a dormire.

Pochi giorni dopo si svolse nelle vicinanze la festa di primavera, durante la quale le ragazze di buona famiglia erano solite recarsi per trovare marito. La matrigna di Ye Xian, sapendo che questa era molto più bella della propria figlia, le ordinò di rimanere in casa a svolgere le faccende domestiche.

Ma lo spirito della madre di Ye Xian le riapparve, e le disse di guardare all’interno dei vasi posti agli angoli del letto; la ragazza obbedì ancora, e vi trovò dei finissimi abiti di seta, gioielli preziosissimi, un mantello di piume di Martin Pescatore e dei bellissimi sandali d’oro.

Ye Xian si vestì ed andò alla festa. Era così bella che nessuno, nemmeno la matrigna e la sorellastra, la riconobbe. La ragazza ballò e si divertì, ma poi, vedendo l’ora che si faceva tarda, fuggì – e, nella sua precipitosa fuga, perse un sandalo.

Il sandalo d’oro viaggiò di mano in mano, tra commercianti e ladri, fino a giungere alle mani del Re. Vedendo la minuscola calzatura, il Re decise di sposare qualsiasi fanciulla avesse il piede abbastanza piccolo da riuscire ad infilare il piccolo sandalo. L’unica a riuscirci fu la bella e dolce Ye Xian.

Tuttavia, la cosa non fu accettata dalla matrigna, che insinuò che la ragazza avesse rubato il sandalo a qualcun altro e che provò a dissuadere più volte il Re che, indispettito, proibì alle due donne di vivere nel palazzo di Ye Xian.

La matrigna e la sorellastra trascorsero tutta la loro vita in una grotta, fin quando dei massi caddero su di loro, uccidendole dolorosamente e seppellendole per sempre.

C’erano una volta Cenerentola, Zezolla, Rodopi e Ye Xian

L’archetipo di Cenerentola ha dunque radici davvero antiche, e se ne potrebbe parlare per centinaia di pagine. Tuttavia, il nome di Cenerentola e la Fiaba come noi europei la conosciamo oggi sono indubbiamente Napoletane.

Tra scarpine, fate e spiriti buoni, non ci resta che scegliere la versione che più ci piace e lasciarci incantare ancora una volta dalla magia delle fiabe.

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Acerra: la Nuove Consonanze Orchestra al Teatro Italia

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La Nuove Consonanze Orchestra si esibirà domenica 16 febbraio alle ore 20.00 presso il Teatro Italia di Acerra. Regina della serata del 16 febbraio sarà la canzone classica e la tradizione teatrale della “macchietta” napoletana. Ospite speciale sarà l’attore Sasà Trapanese. La serata sarà presentata da Raffaella Migliaccio. Inoltre, parteciperanno il coro Libere Armonie, il soprano Annamaria Sanges e il tenore Nazareno Darzillo, guidate dal maestro Marcello Massa, che ne firma gli arrangiamenti e la direzione.

La Nuove Consonanze Orchestra nasce da un’idea dell’associazione omonima con l’intento di proporre il repertorio della canzone classica napoletana attraverso voci e sonorità nuove, ma nel rispetto della tradizione. Dal 2009, l’associazione, con a capo il presidente Espedito Stompanato e il direttore artistico Salvatore Elia, promuove attività di interesse artistico nel panorama napoletano, collaborando con le istituzioni.

Domenica 16 febbraio, al Teatro Italia di Acerra si esibiranno: Flauto: Vincenzo Laudiero; Clarinetto: Salvatore Elia; Clarinetto: Espedito Stompanato; Sassofoni: Giuseppe Giroffi; Trombone: Francesco Fierro; Mandolino: Gianluigi Sperindeo; Chitarra: Giorgio Sanchella; Fisarmonica: Sabrina De Martino; Pianoforte: Annamaria Montano; Contrabbasso: Biagio Orfitelli; Batteria: Raffaele Norma. Il concerto è organizzato dalla Pro Loco di Acerra con il patrocinio del comune, amministrato dal sindaco Raffaele Lettieri. Pubbliche relazioni Carmine Altobelli.

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Concorsone must go on: Il Consiglio di Stato annulla la sospensiva del Tar Campania

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Ancora notizie – stavolta positive per molti – sul concorsone della Regione Campania. Ieri sera il Governatore Vincenzo De Luca, attraverso i propri canali social, ha dichiarato che il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tar, accogliendo i ricorsi presentati dal Formez e dall’amministrazione regionale. Le prove del Concorso Regione Campania, dunque, possono ripartire.

Il presidente De Luca, promettendo le assunzioni del primo blocco già da marzo, chiosa soddisfatto:

Informiamo le migliaia di giovani che hanno partecipato al concorso della Regione Campania, che il Consiglio di Stato ha annullato la sospensiva del Tar Campania. Dunque il concorso andrà avanti sino alla sua conclusione. Arriveremo, come ci siamo impegnati a fare con grande tenacia e determinazione, all’obiettivo finale che ci siamo prefissati: dare un lavoro stabile a diecimila giovani diplomati e laureati della nostra regione, con il primo blocco di circa tremila giovani già entro il mese di marzo di quest’anno. Un obiettivo straordinario che cambierà la vita a migliaia di ragazzi e ragazze e che ci aiuterà a bloccare il flusso di emigrazione dalla Campania verso il resto d’Italia e del mondo, e che ci auguriamo diventi un modello per un Piano per il Lavoro per tutto il Sud e per l’Italia. Nel frattempo è già partito un altro concorso per 650 posti nei Centri per l’Impiego. AVANTI. A TESTA ALTA! 

Ma cosa aveva spinto il Tar a bloccare il concorso?

Lo scorso 12 febbraio le prove scritte erano state sospese in seguito ad un ricorso che metteva in discussione le procedure concorsuali che, secondo i legali, violavano l’anonimato dei candidati.  Il Tribunale amministrativo della Campania aveva bloccato le prove del concorso per la Categoria D, accogliendo il ricorso presentato dallo Studio Legale Leone Fell & Co a nome degli esclusi alla prova preselettiva, che non avevano avuto accesso dunque alla prova scritta, che si è svolta invece lo scorso 10 febbraio. Con la decisione del Consiglio di Stato, però, si legittima l’operato del Formez e si dà il via libera affinché il Concorso Ripam per la Regione Campania prosegua. The show o concorsone must go on!

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Marcianise: sequestrati 2 silos contenenti più di 300 tonnellate di fanghi

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I militari appartenenti alla Stazione Carabinieri Forestale di Marcianise, unitamente a personale tecnico dell’ARPAC – Dipartimento di Caserta hanno sequestrato 2 silos contenenti circa 300 tonnellate di fanghi aventi Codice CER 190805.

Il sequestro è avvenuto a seguito di una una verifica ispettiva della “linea fanghi”  presso l’impianto di depurazione comprensoriale “Area Casertana” di trattamento acque reflue urbane sito a Marcianise.

Non è stata infatti rispettata la normativa ambientale per il deposito temporaneo dei rifiuti sia per quanto riguarda i limiti temporali (al massimo tre mesi) sia per quanto riguarda quelli volumetrici (al massimo 30 mc).

È stata, inoltre, contestata una violazione amministrativa per un importo di oltre euro 5000 per incompleta tenuta del registro di carico e scarico dei rifiuti speciali non pericolosi.

Il commento dell’associazione ambientale “Rete di Cittadinanza e Comunità”:

È il momento di rimettere al centro della discussione la necessità di affidare agli enti pubblici la gestione di impianti così importanti. Il sequestro dei due silos pieni di fanghi, provenienti dalla depurazione delle acque reflue di diversi comuni del comprensorio, evidenzia interamente tutti i limiti della gestione privata, concentrata prevalentemente ad ottenere profitti.
C’è comunque bisogno di maggiori controlli, sappiamo, ad esempio, che in zona ASI, a Marcianise, hanno scaricato e forse scaricano ancora, acque nere nei regi lagni, abusivamente, come sappiamo che, molte aziende, sono prive delle autorizzazioni necessarie al corretto smaltimento delle acque reflue nel collettore ASI (che poi scarica nell’impianto di depurazione oggetto dell’articolo).Una gestione pubblica, corretta e maggiormente controllata, azzererebbe margini di guadagno spropositati ed investirebbe di più nel corretto funzionamento dell’impianto di depurazione, evitando, in questo modo, anche pericolose conseguenze sull’ambiente per danni causati dalla mancanza di manutenzione.

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Accademia di Belle Arti: la procura indaga per abusi sessuali

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La manifestazione delle scorse settimane del movimento femminista “Non una di meno” ha acceso i riflettori su una situazione preoccupante, confermata anche da alcuni studenti dell’istituto

Si vivono giornate pesanti all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Un docente sarebbe indagato, infatti, dopo la denuncia di una studentessa che afferma di aver subito dal professore degli abusi sessuali. La Procura di Napoli afferma che, al momento, si tratta solamente di un atto dovuto nei confronti del docente.

Il fatto

Le indagini stanno verificando l’attendibilità delle prove fornite dalla studentessa. La ragazza, infatti, aveva intrapreso una relazione con il docente indagato: a sua detta, però, la sua posizione nella relazione era soggiogata e per questo avrebbe deciso di interrompere quel legame. Dai messaggi audio di Whatsapp forniti alla Procura, risulterebbe infatti una sorta di imposizione del professore nei confronti della ragazza. Già prima che il caso venisse alla luce, il direttore dell’Accademia Giuseppe Gaeta aveva disposto per il docente in questione un ammonimento formale. Gaeta aveva, inoltre, sollecitato gli studenti a denunciare, anche in forma anonima, qualsiasi tipo di comportamento che avrebbero ritenuto inappropriato. Nessuna segnalazione sembra essere arrivata alla sua attenzione.

L’episodio adesso, però, non sembra essere l’unica macchia ad infangare il prestigio dell’Accademia.

Dopo la denuncia al professore, altri studenti raccontano di alcuni atteggiamenti davvero fuori luogo tenuti da diversi insegnanti. Da proposte di chiamate a notte fonda ad apprezzamenti poco ortodossi, da carezze fin troppo confidenziali a battute a sfondo sessista.

Una situazione paradossale che la manifestazione degli attivisti di “Non una di meno” hanno portato a galla, scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora. Le azioni eclatanti del gruppo hanno ricoperto i corridoi dell’istituto con volantini e striscioni con accuse molto pesanti. “Festival del Rattuso 2020? Chi lo vincerà? State sintonizzati”, “Spodesta il professore che ti molesta”, “Nell’università c’è chi usa il suo potere per ricattarti e portarti al letto”: sono questi alcuni degli slogan urlati dall’azione che prende spunto dalla mobilizzazione internazionale “Un violador en tu universidad“.

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Acerra, la Terra dei Fuochi brucia ancora: incendio in un deposito di rifiuti

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Divampato ad Acerra un vasto incendio in un deposito rifiuti dell’Eurometal, accanto al termovalorizzatore. Fumo nero e aria irrespirabile. Immagini del rogo riprese da un drone.

Fumo nero ed aria irrespirabile ad Acerra, la Terra dei Fuochi brucia ancora; questa notte infatti un vasto incendio è divampato in un deposito di rifiuti dell’Eurometal. Il sito, ubicato accanto al termovalorizzatore, funge da stoccaggio per i materiali ferrosi. Il cosiddetto “polo dei rifiuti” viene utilizzato come sito di stoccaggio per i rifiuti speciali, provenienti da tutta la provincia di Napoli e da fuori regione, da parte delle aziende. Nel sito sarebbero stoccati anche vernici e materiali plastici; sono sconosciute la cause del rogo.

Sul posto sono giunti i vigili del fuoco con diverse autobotti. L’incendio si è sviluppato introno all’una di notte del 14 Febbraio; la situazione sarebbe tuttavia sotto controllo da parte dei VdF.

Proprio pochi giorni fa Papa Francesco aveva manifestato la sua intenzione di voler far visita ad Acerra, simbolo della terra dei fuochi.

La colonna di fumo nero ha allertato anche gli attivisti ambientalisti della zona, tra cui Alessandro Cannavacciuolo, Michele Pannella e Vincenzo Petrella, dei “Volontari antiroghi Acerra“. Gli attivisti parlano di continui scoppi che arrivavano dal rogo e della puzza insopportabile che ha invaso la zona. Con un drone hanno filmato dall’alto l’incendio.

Nel video si vede la nube di fumo salire nei cieli della terra dei fuochi, l’incendio divampare e continuare attivamente a bruciare mentre avvolge un cumulo di materiali ferrosi. Nelle immagini visibili anche due camion dei vigili del fuoco intenti ad operare a pochi metri del rogo. Da segnalare anche il fumo tossico che si dirige verso gli altri edifici.

Le immagini dell’incendio sono state pubblicate sulla pagina Facebook “Volontari Antiroghi Acerra” verso le 4 di notte, poche ore dopo lo scoppio del rogo e sono visionabili sulla pagina stessa.

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When the rain stops falling: sul palco del Bellini serpeggia un segreto di famiglia

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When the rain stops falling è uno spettacolo teatrale di Andrew Bovell, che andrà in scena al teatro Bellini dall’11 al 16 Febbraio con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli.

When the rain stops falling: un affresco familiare dolce e terribile

La messa in scena è un affresco familiare che lascerà nello spettatore un segno profondo che perdurerà nel tempo – tempo che, insieme alle famiglie York e Law, è a tutti gli effetti uno dei protagonisti della narrazione. Sarà impossibile, usciti da teatro, impedire ai propri pensieri di ritornare continuamente ai destini delle due famiglie, intrecciati in modi contempo dolci, morbosi e terribili. 

When the rain stops falling è il racconto di una famiglia, di fatalità che sgomentano, di amore e di orrore – che vanno crudelmente a braccetto: una storia incisiva, perturbante ed irrinunciabile. 

Una storia che cade dal cielo, come la pioggia

Cade la pioggia, un uomo grida; una donna cade. Un pesce cade dal cielo, inspiegabilmente: così inizia lo spettacolo.

Nel 2039, un uomo – Gabriel York – deve incontrare suo figlio – Andrew Price – che non vede oramai da anni.

Non sa nemmeno che aspetto abbia, cosa faccia per vivere: lo ha abbandonato quando era piccolo, insieme alla madre, perché fare il padre … non faceva per lui. Ma poi, un venerdì, suo figlio alza la cornetta del telefono e lo chiama e lui, alla fine, dopo qualche titubanza lo invita nella propria casa.

Gabriel è un uomo tormentato: il ritratto dipinto dalle azioni che ha compiuto nel corso della sua vita non è lusinghiero. E’ consapevole del fatto che la sua sia un’esistenza miserabile, per questo si pente subito di aver invitato il proprio figlio nella propria casa.

Non ha nemmeno i soldi per comprare un pasto decente e per questo, quando esce in strada sotto la pioggia torrenziale, grida per la desolazione della propria vita, per la frustrazione: ed è proprio allora che un pesce – che nel 2039 è un alimento impossibile da consumare, in quanto i pesci come quello si sono estinti anni prima – gli cade davanti ai piedi, dal cielo, come un dono divino.

Un segreto che striscia come un serpente

Così inizia la narrazione di questa storia complessa, le cui vicende intricate sono così appassionanti da non avere niente da invidiare ad un giallo, o a un noir: c’è un segreto sul palcoscenico, che striscia come un serpente tra i piedi e le vite dei protagonisti, che ne morde i cuori e le menti, spezzandole, ma che unisce i fili di tutta la storia – e sta a noi svelarlo, comprenderlo e sopportarne il peso.

Tutto, anche le cose più inspiegabili, ha un senso – persino un pesce che cade dal cielo. Si tratta di un viaggio onirico, dove tutto proprio come nei sogni ha una spiegazione, è simbolo di qualcosa – tutto è allusione e ripetizione. 

Assistere a questo spettacolo significa infilare il naso nelle vicende di tutti gli uomini e le donne che hanno portato a questi due protagonisti, il miserabile Gabriel ed il misterioso Andrew – che non abbiamo ancora visto calcare il palco. E, alla fine della messa in scena, conosceremo Andrew e Gabriel meglio di loro stessi.

Una memoria collettiva e familiare

I protagonisti di questo spettacolo sono i membri delle famiglie York e Law. Li incontreremo e conosceremo in diversi momenti della loro vita: giovani e anziani, spensierati e disperati, innamorati e colmi d’orrore e amarezza.

Una delle scene più belle e più riuscite di tutto lo spettacolo è quella in cui tutti i personaggi – in ogni loro sfaccettatura ed alter ego, contempo vecchi e giovani sul palco, come cristallizzati nella narrazione della memoria – si muovono in una stanza, compiendo inconsapevolmente sempre le stesse gestualità: è un giorno di pioggia, entrano in casa, si tolgono cappello, impermeabile, ombrello e vanno alla finestra a guardare la pioggia che cade inesorabilmente; vanno vicino a dei fornelli, sul quale c’è una pentola dove bolle una zuppa di pesce, ne prendono una ciotola e la consumano da soli, seduti ad un tavolo.

Sono tutti presenti nella stanza, eccetto Andrew e Gabriel, ma lo sono in momenti diversi del tempo, uniti solo da una sorta di collettiva memoria familiare; mangiano tutti lo stesso pasto, ma mai insieme e sempre in silenzio. La pioggia cade, ineluttabile come il destino.

Lo spettatore – che ancora non conosce bene i personaggi e i loro nomi – è frastornato, viene investito da quella sequela di nomi mentre la voce narrante li annuncia. Elizabeth , Henry, Gabriel, Gabrielle, Joe: tutti insieme affollano il palco e l’eco delle loro vite si manifesta nel passato, nel presente e nel futuro.

Tra passato e futuro, emozioni che si ripetono

Nel corso delle scene che seguiranno, i personaggi ripeteranno, senza neanche sapere perché, delle espressioni, delle azioni, delle preferenze; l’identità di questa famiglia viene rappresentata attraverso un  lessico familiare fatto di espressioni, modi di dire e gusti tramandate di generazione in generazione. L’origine ed il senso primordiale di questi elementi viene perduto e riscoperto continuamente. Tra passato e futuro si ripetono emozioni e malinconie che i personaggi non comprendono ma che ne dipingono inesorabilmente l’essenza.

Non conosciamo mai del tutto la storia della nostra famiglia, ma tutte le storie di famiglia che hanno portato fino a noi, alla nostra nascita ed alla nostra contribuiscono a renderci ciò che siamo, anche se noi non lo sappiamo e non possiamo rendercene conto.

Ladro del futuro

Ognuna delle esistenze dei protagonisti di questo splendido dramma familiare è tesa al superamento di un trauma, d’un dolore così intenso da aver consumato, come fosse una ferita necrotica, il futuro ed il destino di tutta la famiglia e delle generazioni future.

L’orrore che si manifesterà nel corso dello spettacolo sarà accusato a gran voce, ed a ragione, di essere un ladro, di aver derubato i propri figli del futuro: ed a nulla varranno i tentativi dei personaggi di silenziare l’insopportabile verità – non è tacendo e nascondendo che il dolore può essere superato, l’unica risoluzione possibile sarà quella di affrontare la verità, anche se porterà ad altro dolore ed altre lacrime: solo allora la storia smetterà di ripetersi e le ferite potranno rimarginarsi.

La chiusura del cerchio: ha smesso di piovere

Durante lo spettacolo, sul palco cadono dal cielo oggetti di diversa natura: un pesce che ha il sapore del passato; una freccia ornata di fiori che porta il profumo di un terribile lutto; della neve, dolce e leggera, che ha la soavità della speranza.

Tutto scorre sempre uguale e sempre diverso attraverso le vite di questi protagonisti, di generazione in generazione, fin quando qualcosa non cambia – quando la memoria viene riconsegnata ad un ragazzo, quando il bagaglio di dolore e amore viene riconsegnato ad un uomo che può finalmente decifrarne il senso, quando ad una persona viene finalmente concessa la capacità della comprensione – e non necessariamente del perdono – questo circolo di dannazione si chiude, e la memoria familiare finalmente può guarire.

Il cerchio si chiuderà, in un modo o nell’altro, quando finalmente smetterà di piovere e sorgerà di nuovo il sole, con la promessa di una vita diversa e libera dai mostri del passato – ma non dai fantasmi, perché guarire non significa mai negare o dimenticare.

When the rain stops falling

When the rain stops falling è uno spettacolo bellissimo e caldamente consigliato. 

Andrà in scena al Teatro Bellini dall’11 al 16 Febbraio: non lasciatevi sfuggire l’occasione di assistere a questo spettacolo perturbante, commovente ed indimenticabile. 

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BussoLaLettura: “Tramonti di Cartone” e gli appuntamenti letterari in Campania dal 14 al 20 febbraio

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Con BussoLaLettura – il format de La Bussola news dedicato alla letteratura made in Campania – giovedì 13 febbraio abbiamo parlato di “Tramonti di Cartone“.

Il libro, uscito il 13 gennaio scorso per la casa editrice GM Press, è un’armonica simbiosi di poesie, prose, fotografie e illustrazioni a cura di Marcello Affuso, Valentina Bonavolontà e Giulia Verruti per la parte della scrittura, e di Federica Crispo e Erica Bardi per quanto riguarda l’aspetto visivo. Una miscellanea intensa, complessa nella sua struttura ma semplice, sincera, autentica nei temi trattati.

Si parla di amori vecchi e nuovi, amicizia, perdita, ricordo, incontri, dolore, speranze. Un viaggio da est a ovest, da nord a sud che giunge fino in Africa idealmente e concretamente grazie alla scelta degli autori di donare i proventi della vendita del libro all’ Onlus I Care (ve ne abbiamo scritto qui).

Qui, invece, il link della puntata dedicata al libro:

https://www.facebook.com/LaBussolaNews2019.it/videos/207356433781484/

 

BussoLaLettura e gli appuntamenti letterari da non perdere in Campania, a Napoli e dintorni, da venerdì 14 a giovedì 20 febbraio

Venerdì 14 febbraio: Leggitutto a 1 euro da IoCISto

Torna il momento migliore per far scoppiare l’amore tra libri e lettori! Nel giorno di San Valentino con Leggitutto a 1 euro potrete innamorarvi di tantissimi titoli tra i banconi dell’Old is gold, i libri “letti” di IoCISto, la libreria di Piazza Fuga a Napoli. La promozione è valida fino al 17 febbraio 2020, per saperne di più: qui

Sabato 15 febbraio: “A Casa do’ Barone”

Sarà presentato al pubblico sabato 15 febbraio 2020, alle ore 18, a Villa di Donato il libro “A Casa do’ Barone”, edito da Marchese Editore. L’edizione è frutto di un progetto condiviso atto a raccontare uno spaccato della storia di Sant’Eframo, antico borgo del Centro Storico di Napoli poco conosciuto, attraverso la storia di Villa di Donato, ex casino di caccia borbonico che proprio nelle sue sale ospita la presentazione.  Maggiori info: qui.

Domenica 16 febbraio: Il viaggio di Ulla in Italia”

Alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri, Claudia Maremonti, storica dell’arte e addestratrice cinofila, presenta il libro: Il viaggio di Ulla in Italia. Nel testo racconta le avventure del suo cane Ulla che attraversa a bordo di un camper rosso la nostra penisola, scoprendone gli immensi tesori.

Lunedì 17 febbraio: “Inventario di un cuore in allarme” 

Inventario di un cuore in allarme - Lorenzo Marone

Prima presentazione dell’ultimo libro di Lorenzo Marone, edito da Einaudi. Con l’autore dialogano Diego De Silva e Vincenzo Salemme.

Martedì 18 febbraio: “La vita privata e gli amori di un monarca illuminato”

Alle ore 18 si presenta alla Libreria Raffaello Books & Coffee “La vita privata e gli amori di un monarca illuminato” di Carmela Politi Cenere, Graus Edizioni. 

Mercoledì 19 febbraio: “Le cose imperfette

Presentazione del libro “Le cose imperfette” di Gianni Montieri alla libreria Ubik di Napoli. Le cose imperfette è un libro sulle persone e sulle loro storie: note o sconosciute, amici o donne e uomini mai incontrati, vivi o morti che siano. Alcuni hanno un nome, altri non ce l’hanno, tutti hanno un volto, tutti quanti fanno memoria. I migranti, la donna amata, gli affetti familiari, Roberto Bolaño, David Bowie, Stefano Cucchi, David Foster Wallace, Silvina Ocampo, Milo De Angelis, Michele Mari. Per i dettagli: l’evento FB.

Giovedì 20 febbraio: “How I met your mother – – La narrazione al tempo delle serie TV”

Noi torniamo giovedì 20 febbraio, sempre in diretta su La Bussola news, con “How I met your mother – La narrazione al tempo delle serie TV”, saggio di Francesco Amoruso. 

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