giovedì, Dicembre 18, 2025
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“Portaci il lavoro”, scrivono i figli dei dipendenti Whirlpool a Babbo Natale

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Tempo di Natale in casa Whirlpool. Le famiglie si sono infatti riunite nel teatro della fabbrica di Via Argine per celebrare le feste ma sopratutto per cercare e condividere un messaggio di un  Natale moderno: quello della tranquillità lavorativa. In quel di Via Argine infatti, tra il presepe visibile dall’oblò di una lavatrice e l’assenza dell’azienda, tanti sono i desideri e i sogni messi sotto l’albero. Anzi, sopra l’albero; infatti al posto delle consuete palline, a decorare i rami ci pensano dei fogli di carta. Su di essi sono scritti, nero su bianco, i desideri di chi, malgrado i momenti di festa come questi, è divorato dalle preoccupazioni per il proprio futuro e quello della sua famiglia. Eppure i genitori non si abbattono: “continuiamo a sorridere per i nostri figli“.

Sui bigliettini appesi all’albero si legge: “Caro Babbo Natale, entra nel cuore di chi vuole distruggere la nostra dignità”, e poi ancora: “La parte peggiore del lavoro è quello che capita alla gente quando smette di lavorare”. Un altro pezzo di carta recita: “Dopo 51 anni in Whirlpool chiedo solo serenità, lavoro e pace per i miei fratelli”.

Non mancano nemmeno i desideri dei bambini, come quello del piccolo Luca: “Caro Babbo Natale, dona alla mia famiglia ma soprattutto al mio papà la serenità che merita“.

E’ prevista una mobilitazione per il 20 gennaio.

Whirlpool: il punto della situazione

Negli ultimi mesi la multinazionale americana, inserita nella Fortune 500, è stata al centro dell’attenzione mediatica a seguito di numerose manifestazioni, dibattiti e scaricabarile politici.

Il tutto è iniziato circa 5 mesi fa, quando la Whirlpool ha preso la drastica decisione di cedere il suo stabilimento di Napoli (violando l’accordo stipulato nel 2018 dove si impegnava ad investire) a causa di un calo della produzione, esponendo circa 400 famiglie al licenziamento.

Da quel momento gli striscioni e i cori dei dipendenti sono stati visti e sentiti numerose volte nelle manifestazioni in piazza e nei presidi. Numerosi anche  i tentativi di intavolare un dialogo tra la società, il governo e i sindacati (come il Mise svoltosi a luglio) che però più volte si sono conclusi con un nulla di fatto, evidenziando la presa di posizione da parte dell’azienda. Malgrado il boccone amaro il governo ha continuato ad esprimere la sua volontà di vincolare la Whirlpool a Napoli nel lungo termine.

Un altro momento saliente di questa vicenda si è avuta verso la fine di questo ottobre; Whirlpool infatti, dopo un colloquio con il ministro Patuanelli, ha deciso di ritirare la cessione dello stabilimento di Napoli aprendo così la strada al dialogo.

Questa è tuttavia da considerarsi una soluzione temporanea e la situazione rimane infatti in bilico; secondo Whirlpool la situazione non e sostenibile a lungo e attualmente può offrire la salvaguardia dello stabilimento e dei dipendenti solo fino a marzo. Sindacati e governo continuano a lavorare al fine di trovare una soluzione definitiva.

La deindustrializzazione del Sud

Quella di Whirlpool resta dunque una questione ancora aperta ed è un ulteriore sintomo del processo di deindustrializzazione del Sud. La multinazionale, oltre che una delle ultime operanti sul territorio, rischia di essere solo l’ennesimo tassello di questo processo che di recente ha colpito lo stabilimento dell‘Ilva.

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Il sangue di San Gennaro si è sciolto, avvenuto il miracolo di dicembre

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Il sangue di San Gennaro si è sciolto: questa mattina, alle ore 10:37 circa nella Cappella del Tesoro del Duomo di Napoli, lo sventolio del fazzoletto bianco da parte di un membro della Deputazione del Patrono di Napoli ha comunicato ai fedeli l’avvenuto compimento del miracolo.

Il “miracolo di Dicembre” avviene nel giorno dell’anniversario della catastrofica eruzione del Vesuvio, il 16 dicembre 1631, nel corso della quale morirono circa 4000 persone: è altrimenti detto “miracolo laico”, in quanto si svolge nella Cappella del Tesoro del Duomo di Napoli la quale è gestita dalla Deputazione del Patrono di Napoli e non dalla Curia, quindi di proprietà del Comune di Napoli.

Il miracolo è avvenuto dopo quello del primo sabato di maggio e quello del 19 settembre, giornata in cui si celebra il Santo.

 

 

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I clan del Vasto gambizzano gli immigrati che non pagano il pizzo

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La settimana scorsa, nel Vasto, due soggetti col volto coperto sparano alle gambe di Giacob Onu, commerciante nigeriano. L’agguato avviene a pochi passi dalla sua bottega. Tanti spettatori e nessuna testimonianza raccolta dalle forze dell’ordine. C’è un video agli atti del fascicolo di indagine. Viene ripresa la scena del passaggio dei due killer.

Il commerciante gambizzato è determinato a denunciare la matrice estorsiva dell’attentato subito. «Mi hanno ferito perché mi sono rifiutato di pagare il pizzo. Sono venuti più di una volta nel mio negozio, hanno chiesto soldi che non ho voluto dare. Sono passati alle vie di fatto. Prima mi hanno danneggiato la saracinesca del negozio, poi mi hanno colpito alle gambe». Giacob Onu, che è in attesa di un delicato intervento chirurgico, è costretto a ribadire la sua onestà. «Lavoro in via Venezia in modo onesto. Ho un negozio che mi serve ad assicurare una vita dignitosa a mia moglie e ai miei figli. Purtroppo però qui nella zona il pizzo lo pagano tutti. L’attentato che ho subito serve anche a terrorizzare gli altri commercianti della zona».

Tocca al penalista Hillary Sedu sgomberare il campo da ogni suggestione negativa sulla vita del suo assistito. «Intendo chiarire che il mio cliente è vittima di un atto orrendo, non ha alcun legame con droga o malaffare, essendo questi un immigrato dedito al sacrificio per mandare avanti in modo onesto il proprio nucleo familiare, per altro composto da figli che hanno la cittadinanza italiana». Nelle prime ore successive all’agguato, si parlava dei presunti legami tra Giacob Onu e il mondo della droga. «Non ci sono contatti tra il mio assistito e il malaffare – assicura l’avvocato Sedu – che ha denunciato il racket e per questo motivo si trova in un letto di ospedale».

L’episodio sembra essere in relazione ai movimenti di potere in atto nella zona. Fino a un anno fa, la zona del Vasto era interamente controllata dal clan Contini. Oggi lo scenario sembra essere cambiato. Ci sono incursioni di soggetti ritenuti legati al clan Mazzarella.

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Benevento: due forti scosse di terremoto avvertite stamattina

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Terremoto nel Sannio

Due violente scosse di terremoto sono state avvertite questa mattina, 16 dicembre, a Benevento. La prima si è registrata alle ore 9:06 con magnitudo compresa tra 3.2 e 3.7 , la seconda alle 9:08 con magnitudo compresa tra 3.1 e 3.6.  Le stime dei sismologi sono ancora provvisorie.

I sismografi hanno stabilito l’epicentro dei due eventi sismici: San Leucio del Sannio, in provincia di Benevento.  A confermare il tutto è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul suo sito e sul suo profilo ufficiale di Twitter.

Centinaia di persone hanno avvertito la scossa (avvertita fino a Caserta e ad Avellino) e sono scese in strada in preda al panico. L’entità dei danni a persone o cose sono ancora da valutare. Le autorità stanno lavorando al fine di verificare la situazione.

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Notte d’arte fuori dal Comune: le dichiarazioni dopo l’annullamento

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Ieri sera, per un errore burocratico i concerti annunciati per la Notte d’arte a Napoli sono stati bloccati dalla municipale. Pare che l’evento organizzato dalla II municipalità non abbia ricevuto le autorizzazioni dallo stesso comune per l’utilizzo di strumenti musicali e amplificazioni. Il Suap non avrebbe dato l’ok. I palchi dovevano essere tre: piazza del Gesù, piazza San Domenico e Forcella. Tra gli artisti avevano dato la loro gratuita disponibilità Tony Esposito, Maurizio De Giovanni, Danise, Giovanni Block, Maldestro. Il pubblico grida: «fate i nomi di chi non ha firmato».

«Gli artisti sono qui dietro alle quinte sbigottiti», ha detto il direttore artistico Gianfranco Gallo. Il presentatore Peppe Quintale ironizza: «La cosa assurda è che si fanno cose per abbattere i muri e c’è qualcuno che li alza». La presentatrice Nunzia Marciano: «Eravamo qui per denunciare i 77 muri nel mondo, stasera hanno costruito il 78esimo».

I vigili: «Abbiamo solo fatto rispettare le regole». Intanto il sindaco de Magistris, che aveva partecipato alla esibizione dell’Orchestra dei Quartieri Spagnoli, si allontana. Sul palco Francesco Chirico, presidente della II municipalità spiega: «Non possiamo fare lo spettacolo ma danzeremo comunque».

La neoassessora alla cultura Eleonora De Majo, che ha presentato l’iniziativa mercoledì in sala giunta, assiste incredula alla vicenda.

 «Difficile anche fare un regalo alla città – dice Maurizio De Giovanni – Eravamo pronti a dare parole, musica e canzoni per una bella notte di festa e cultura: ma non hanno dato il permesso. Nemmeno a se stessi. Sarebbe ridicolo, se non fosse tragico».

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Ritrovamento choc a Napoli: Trans massacrata di botte rinchiusa in un tombino

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Orrore a Napoli. Questa mattina la vigilanza privata del Centro Direzionale ha trovato, chiusa in un tombino ed in evidente stato di choc, una trans massacrata di botte.

Sanguinante e tumefatta, la transgender è stata ritrovata , poco dopo le 8, all’interno dell’isola pedonale nel Centro Direzionale di Napoli. La scoperta, come riporta Il Mattino, grazie ad alcune guardie giurate che ne hanno sentito i lamenti.

Dopo essere stata assistita in assistita in un primo momento dalla stessa vigilanza e poi dai sanitari del 118, la donna è stata trasferita all’ospedale Cardarelli.

Qui i medici hanno accertato la frattura del setto nasale e numerosi traumi sul corpo e sul volto. Il personale sta valutando l’attivazione dello sportello antiviolenza Dafne.

 

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Sapori Leggendari del Natale: tra peccati mortali e animali parlanti, il Capitone

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Anche se pare che non sia particolarmente amato dalle nuove generazioni, su ogni tavola napoletana alla vigilia di Natale il Capitone fritto non può mancare: non è però solo questione di gusto, ma anche di scaramanzia.

Tutti infatti sanno che assaggiarne un boccone scaccia la cattiva sorte e sono tante le storie che hanno il Capitone come protagonista. Questa settimana, tra peccati mortali e animali parlanti, ve le raccontiamo tutte.

Ritratto di un Capitone

Ma che cosa è di preciso il Capitone?

In molti pensano che sia un animale diverso dall’anguilla, ma si sbagliano: il Capitone infatti altri non è che la femmina del pesce Anguillidae, mentre invece l’anguilla è il maschio. A differenza del maschio, il Capitone può arrivare a misurare fino ad oltre un metro e mezzo di lunghezza.

Questo pesce, dall’aspetto molto simile a quello di un serpente, può vivere sia in acque dolci che in acque salate. E’ inoltre straordinariamente longevo e resistente: può sopravvivere per oltre cinquant’anni e resistere fuori dall’acqua per circa 48 ore.

Indovina chi parla?

Una leggenda contadina racconta che durante la notte della vigilia tutte le bestie imparino a parlare.

La magia derivante dalla nascita di Cristo infonde loro il dono della parola, e mentre gli altri animali si limitano a chiacchierare tra loro, scambiandosi informazioni ed anche pettegolezzi, l’astuto Capitone sfrutta questo dono per implorarci di non ucciderlo e soprattutto di non cucinarlo, cercando di convincerci con lusinghe e moine.

La leggenda dice che sentire la voce del capitone prima di cucinarlo porti fortuna, ma aggiunge che se ci lasceremo convincere dalle sue promesse risparmiando la sua vita, questo miracolo si trasformerebbe in un terribile presagio di morte e sfortuna.

Ma perché questa pietanza ha un sapore tanto scaramantico?

Il Capitone (non) è un serpente

Tutto si deve alla somiglianza del malcapitato Capitone con un serpente, associato dalla tradizione giudaico-cristiana al male.

Nel simbolismo delle leggende, il Capitone con la sua voce melliflua tenta le donne proprio come il serpente avrebbe tentato Eva nel giardino dell’Eden, e risparmiarlo dal suo terribile destino natalizio equivarrebbe al risparmiare Satana.

Per questo, uccidere, cucinare e mangiare un serpente metterebbe al riparo dalle tentazioni, soprattutto se è una donna a farlo – compiendo questo rituale, si riscatterebbe dal peccato originale compiuto nel giardino dell’Eden.

Il capovolgimento dei simboli

Tuttavia, il destino dei Capitoni (e dei serpenti) non è sempre stato così infausto: come spesso accade, negli antichi culti pagani questi animali avevano significato diametralmente opposto a quello giudaico-cristiano.

Queste bestie erano delle entità benefiche e rappresentavano spesso l’inizio di un nuovo cammino e di una rinascita, nonché della ciclicità di tutte le cose – celebre in tal senso è il simbolo del drago-serpente che si morde la coda, Ouroboros.

Non è vero ma ci credo

Insomma, il Capitone porta con sé una serie di leggende e simbologie che s’intrecciano indistricabilmente tra loro.

E dunque, anche se non è nelle corde del nostro gusto forse ci converrebbe assaggiarlo: come dice il celebre modo di dire: non è vero ma ci credo.

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Al via Sacro Sud, Anime Salve 2.0: spettacoli gratuiti con la direzione di Enzo Avitabile

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Con il concerto di Ballaké SissokoDriss El Maloumi e Rajery, in scena con il progetto 3MA alla Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia (Museo Diocesano), prende il via domenica 15 dicembre alle ore 20 la II edizione di “Sacro Sud – Anime Salve 2.0”, per la direzione artistica di Enzo Avitabile.

La rassegna, organizzata da Black Tarantella e dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli e finanziata dalla Regione Campania (Fondi Poc 2014/2020), porterà fino al 6 gennaio in 7 chiese della città di Napoli, dal centro alle periferie, 12 spettacoli ad ingresso gratuito con artisti provenienti da Mali, Marocco, Madagascar, Pakistan, Iran, India, Portogallo, Turchia, Usa e Italia. Per un grande incontro di musica, arte, danza e poesia.

I protagonisti di questa edizione:

Uto Ughi con Bruno Canino, Giovanni Lindo Ferretti con il recital “Bella gente d’Appennino”, l’Ensemble Divana dall’India, Giovanna Marini, l’artista e attivista iraniana Sahar Ajdamsani, la cantautrice portoghese Lula Pena, il danzatore turco Ziya Azazi. Spazio anche ai canti gospel e spiritual con tre formazioni dal South Carolina – Mildred DanielsThe Charleston Mass ChoirGospel Times – e al progetto “Vesuvius Ascension” dello stesso Avitabile con il  musicista pakistano Ashraf Sharif Khan al sitar, Furio Di CastriTony Esposisto e Gianluigi Di Fenza, che chiuderà la rassegna il giorno dell’Epifania.

‹‹Questo festival è Napoli che apre le porte e il cuore, partendo dal mare fino ai punti più nascosti della città non frontale›› sottolinea il direttore artistico Avitabile. ‹‹L’amore per le differenze, le radici, la realtà, la storia. È un incontro unico che parla di musica e sacralità. Una “devotio pupuli” che nel silenzio grida la sua aspirazione luce››.

Ad inaugurare la rassegna saranno tre virtuosi degli strumenti a corde, tre maestri della musica africana – Ballaké Sissoko (kora), Driss El Maloumi (oud), Rajery (valiha) – protagonisti di un viaggio nella tradizione e nella spiritualità nera di rara potenza evocativa. Il trio presenta nel suggestivo scenario del Museo Diocesano (Largo Donnaregina, Napoli) il progetto 3MA che prende il nome dai rispettivi paesi d’origine: Mali, Marocco e Madagascar. Un’esibizione di grande fascino, tra strumenti ancestrali e contemporanei, che racconta attraverso il virtuosismo dei musicisti in scena diversi secoli della tradizione africana.

Il programma di “Sacro Sud – Anime Salve 2.0”

Domenica 15 dicembre 2019 ore 20

3MA: BALLAKÉ SISSOKO, DRISS EL MALOUMI, RAJERY

(Mali / Marocco / Madagascar)

Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia (Museo Diocesano)

 

Lunedì 16 dicembre 2019 ore 20

MILDRED DANIELS “THE SONGBIRD” GOSPEL SINGERS (U.S.A.)

Chiesa di San Giovanni Battista (San Giovanni a Teduccio)

 

Martedì 17 dicembre 2019 ore 20

ENSEMBLE DIVANA (India)

Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia (Museo Diocesano)

 

Giovedì 19 dicembre 2019

SAHAR AJDAMSANI (Iran) – ore 20

GIOVANNA MARINI (Italia) – ore 21

Chiesa Anglicana di Via San Pasquale a Chiaia

 

Venerdì 20 dicembre 2019 ore 20

LULA PENA (Portogallo)

Chiesa Anglicana di Via San Pasquale a Chiaia

 

Sabato 21 dicembre 2019 ore 20

GIOVANNI LINDO FERRETTI (Italia)

Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova (Museo Diocesano)

 

Domenica 22 dicembre 2019 ore 20

UTO UGHI e BRUNO CANINO (Italia)

Basilica di San Domenico Maggiore

 

Venerdì 27 dicembre 2019 ore 20

CHARLESTON GOSPEL SINGERS (U.S.A.)

Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù (Via Nicolardi)

 

Sabato 28 dicembre 2019 ore 20

ZIYA AZAZI (Turchia)

Chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia (Museo Diocesano)

 

Domenica 5 gennaio 2020 ore 20

GOSPEL TIMES (U.S.A.)

Chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Gerardo (Miano)

 

Lunedì 6 gennaio 2020  ore 20

ENZO AVITABILE in “VESUVIUS ASCENSION

Con: ASHRAF SHARIF KHAN (Pakinstan)

FURIO DI CASTRITONY ESPOSITOGIANLUIGI DI FENZA (Italia)

Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova (Museo Diocesano)

 

TUTTI GLI SPETTACOLI IN PROGRAMMA

SONO AD INGRESSO GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI

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Natale in Campania: storia di Mafalda, un fantasma a Natale

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Napoli, si sa, appartiene ai fantasmi; tra le centinaia di anime che la affollano ce n’è una che si manifesta agli occhi dei passanti durante la notte di Natale: si tratta d’una ragazza che s’aggira sul Ponte della Maddalena gridando parole di vendetta.

Mafalda Cicinelli

La protagonista della nostra storia è Mafalda Cicinelli, fanciulla napoletana di nobili origini.

La famiglia da cui proveniva, il cui stemma era quello d’un cigno d’argento su sfondo rosso e dorato, era una delle famiglie più importanti di Napoli. I Cicinelli erano infatti  legati alle celebri famiglie dei Pignatelli, Mormile e Sanseverino.

La sorte della nobile fanciulla fu decisa dalla sua famiglia: com’era usanza tra le grandi famiglie della nobiltà napoletana, anche Mafalda, in quanto figlia minore, venne destinata alla vita monacale. 

Una storia d’Amore

Sarai monaca“, le dissero; e lei, mansueta, obbedì, nonostante non avesse mai avvertito alcuna vocazione religiosa.

Accadde però una cosa a cui Mafalda, ed anche i suoi familiari, erano del tutto impreparati: la ragazza, infatti, si innamorò. Conobbe un paggio a servizio della sua famiglia e tra i due scoccò un vero e proprio colpo di fulmine.

I due si giurarono eterno amore ed iniziarono ad incontrarsi, nonostante fosse assai rischioso: non solo Mafalda stava contravvenendo all’ordine monacale, ma, cosa forse ancora peggiore, disobbediva gravemente al volere della sua famiglia.

La ragazza ed il paggio si vedevano in gran segreto, spesso di notte e sempre più di frequente. Tanti furono i loro incontri e sempre pieni di passione; i due ragazzi quasi cominciavano a credere che sarebbero durati per sempre.

Fu allora che si diedero un fatidico appuntamento sul ponte della Maddalena, la notte di Natale: sarebbe stato l’ultimo.

Un Natale di sangue

Purtroppo, il padre di Mafalda scoprì la scandalosa tresca; grazie a degli informatori venne a sapere anche che i due si sarebbero dovuti incontrare al ponte durante la notte di Natale.

Il padre si nascoste, deciso a sorprendere il ragazzo. Quando il paggio giunse al luogo dell’appuntamento, non appena scorse il ragazzo il padre preso dalla rabbia sguainò un pugnale e lo assassinò. Ma non si limitò ad ucciderlo: iniziò ad infierire sul corpo del povero paggio, tagliandogli infine anche la testa.

Compiuta la sua macabra opera, il padre si allontanò, coperto di sangue e convinto che giustizia fosse stata fatta.

Un tragico epilogo

Quando la povera Mafalda giunse al ponte, vide lo scempio compiuto sul corpo del suo amore e la lama accanto a lui. Si chinò accanto al corpo del povero paggio e pianse lacrime sconvolte e disperate; poi, presa dall’orrore, prese la testa dell’amato e la infilò nella propria bisaccia.

Nel farlo, osservò meglio il pugnale con cui l’orrore era stato compiuto e, con crescente sgomento, vide impresso sull’elsa un cigno: era lo stemma della sua famiglia.

Per la povera Mafalda fu troppo, e qualcosa nella sua mente e nel suo cuore si spezzò: afferrata l’arma, decisa a raggiungere il suo amore, si trafisse il cuore.

Un Natale di terrore

Da allora si dice che la giovane fanciulla compaia sul Ponte la notte di Natale gridando parole d’amore e di vendetta, estraendo davanti a dei terrorizzati passanti la testa del povero paggio dalla propria bisaccia grondante di sangue.

E voi? L’avete mai vista? Avete mai sentito le sue grida ed il suo pianto? Forse, sarebbe meglio non passare, durante la Notte di Natale, sul ponte della Maddalena… a meno che non vogliate trascorrere un Natale di sangue e di terrore.

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Giancarlo Siani cittadino onorario di Torre Annunziata

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A 34 anni dalla morte, il comune di Torre Annunziata conferisce la cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla Camorra il 23 settembre 1985 per le sue inchieste in cui raccontava di faide tra clan locali e di favori tra Camorra e politica per le ricostruzioni post-terremoto in Irpinia del 1980.

“Ha raccontato quotidianamente Torre Annunziata e la difficile realtà del territorio, dando alle sue cronache una visione di fiducia e speranza riposta in chi da sempre ama questa terra, battendosi per la sua rinascita culturale, economica, polita e sociale. A distanza di anni il seme di speranza piantato con il sacrificio di Giancarlo, ha reso Torre Annunziata una città diversa.”, così commenta la delibera approvata questa mattina dal sindaco Vincenzo Ascione il Presidente del Consiglio Comunale Rocco Manzo.

Presente all’evento anche la Consigliera Regionale della Campania Loredana Raia, che si è espressa così: “A Torre Annunziata oggi è una bella giornata, di riscatto, di speranza per un futuro libero dalla camorra. Gli atti simbolici sono importanti e stamattina, finalmente, 34 anni dopo la sua efferata uccisione, la città di Torre Annunziata chiede scusa nel modo formale più alto possibile che una città può fare, dando la cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani, e rinsaldando così un legame mai spezzato negli anni con i cittadini e soprattutto i giovani di questa città.”

 

 

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