“La prossima sarà la mia ex. O con me o con nessuno” – le inquietanti minacce social ad una ragazzina proprio mentre ad Afragola si sono tenuti i funerali di Martina Carbonaro.
Borrelli: “Chi scrive certe cose va individuato e fermato prima che sia troppo tardi”
Amore malato, amore criminale. Un sentimento che in realtà amore non è. È ossessione, possessione, egocentrismo smisurato.
A pochi giorni dalla tragica morte di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa a sassate dall’ex fidanzato per motivi di gelosia, un nuovo inquietante episodio getta ombre sinistre sul web e sul fenomeno dei cosiddetti “narcisisti patologici”.
Proprio sotto a un video pubblicato su TikTok dedicato ai funerali della giovanissima vittima, è comparso un commento sconvolgente: “La prossima sarà la mia ex”. L’autore si firma con il nickname “utentesegreto” e continua a diffondere messaggi carichi di odio e minacce, come “O con me o con nessuno!”.
Alcuni utenti riferiscono anche che minacce esplicite siano state inviate direttamente al profilo della ex ragazza del presunto autore. Il caso è stato segnalato da numerosi utenti al deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che da anni si batte contro la violenza di genere e il degrado digitale.
“Ci troviamo di fronte a un clima tossico e pericoloso, in cui il dolore per una tragedia viene oltraggiato da messaggi che non possono essere sottovalutati. Chi scrive cose del genere va subito individuato e fermato. Non si tratta di ‘scherzi’, ma di veri e propri segnali di allarme. Serve una sorveglianza attiva sulle piattaforme e un intervento immediato da parte delle autorità competenti. I social non possono essere terra di nessuno”- ha dichiarato Borrelli.
Il parlamentare ha già inviato una segnalazione ufficiale alla Polizia Postale, chiedendo di identificare l’autore del commento e verificare l’autenticità delle minacce.
“Dobbiamo trasformare il dolore per Martina in un’azione concreta. Basta tolleranza per i predatori digitali e per chi, dietro l’anonimato, coltiva odio, gelosia e possessività criminale”, ha concluso Borrelli.
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