mercoledì, Giugno 25, 2025
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Sorpresa nel mare di Bacoli, recuperata architrave di 2000 anni fa in fondali di Miseno

Un’importante operazione di recupero archeologico è stata condotta nei fondali marini antistanti il porto di Miseno a Bacoli, vicino a Napoli, in particolare nei pressi dell’imboccatura del porto romano dell’antica colonia di Misenum, base navale della Classis Misenensis, la più importante flotta dell’impero Romano nel Mar Tirreno, portando alla luce reperti ritenuti di “eccezionale valore storico e culturale”, risalenti all’epoca imperiale.

Ha rivisto la luce dai fondali un’architrave di 2000 anni fa. L’intervento s’inserisce all’interno di un più ampio progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio sommerso dei Campi Flegrei, uno dei poli archeologici subacquei più rilevanti del Mediterraneo.

Si tratta di un contesto archeologico di materiali eterogenei, che si estende per circa 90 metri di lunghezza nel tratto di mare che va da Punta Terone a Punta Pennata, largo mediamente 22-23 metri, alto circa 2, e che si trova ad una profondità variabile da 5 a 9 metri sotto il livello del mare.

Ad esso si riferiscono, a partire dagli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, numerosi quanto sorprendenti rinvenimenti occasionali, mentre uno scavo sistematico condotto nel 1996, portò alla luce una messe di reperti di pregio e dati storico-archeologici di grande rilevanza (statue, basi iscritte, frammenti di architravi, basi di colonne), ora conservati nel Museo archeologico dei Campi Flegrei.

Si tratta evidentemente, spiega la Sovrintendenza, di elementi scultorei e decorativi appartenenti agli edifici pubblici della colonia romana che costellavano l’insenatura, prima che il bradisismo li sommergesse.

Il cumulo archeologico, che costituisce dunque un bacino inestimabile di informazioni e dati storici, rappresenta un intervento post-antico, creato non dal sovrapporsi di strutture crollate, ma da un accumulo intenzionale di materiali edilizi, probabilmente con lo scopo di ottenere una barriera di protezione soffolta, alla stessa stregua della funzione esercitata dalla moderna diga foranea, contro le ingressioni marine generate in particolare dai venti di scirocco.

I reperti recuperati saranno sottoposti ad un accurato lavoro di restauro e conservazione dopo le operazioni di desalinizzazione in vasche, predisposte presso il Parco Borbonico del Fusaro, con l’obiettivo di essere a breve esposti al pubblico, nelle sale del Palazzo dell’Ostrichina, voluto da Ferdinando IV di Borbone, messe a disposizione dal Comune di Bacoli, in una mostra permanente.

A suggerire l’interpretazione è lo stato di conservazione dei reperti, che mostrano la faccia inferiore corrosa dai litodomi, sebbene non sia a diretto contatto con l’ambiente marino, e alcuni segni di percolazioni che conservano in superficie alcuni architravi, come se fossero stati a lungo esposti agli agenti atmosferici, e quindi accantonati dopo il crollo o lo smontaggio intenzionale, per essere poi utilizzati come materiali di reimpiego.

Sono stati pertanto eseguiti un rilievo completo dell’intero cumulo, comprensivo di caratterizzazione 3D, foto di dettaglio, rilievi iperspettrali delle sezioni più rappresentative del cumulo e del fondale marino su cui esso s’imposta, che hanno consentito di individuare alcuni reperti notevoli giudicati idonei al recupero e all’acquisizione al patrimonio dello Stato, mediante una delicata operazione di recupero, con l’utilizzo di palloni di sollevamento, con carico sommerso sospeso, e trasportati via mare con l’ausilio della motovedetta dei carabinieri Subacquei.

I reperti recuperati saranno sottoposti ad un accurato lavoro di restauro e conservazione dopo le operazioni di desalinizzazione in vasche, predisposte presso il Parco Borbonico del Fusaro, con l’obiettivo di essere a breve esposti al pubblico, nelle sale del Palazzo dell’Ostrichina, voluto da Ferdinando IV di Borbone, messe a disposizione dal Comune di Bacoli, in una mostra permanente.

“Il recupero di questi reperti rappresenta un risultato di straordinaria rilevanza storica e scientifica – ha sottolineato il soprintendente Mariano Nuzzo. – I frammenti marmorei rinvenuti testimoniano la ricchezza e l’importanza anche simbolica di complessi pubblici che caratterizzavano l’intera colonia. Si tratta di elementi architettonici che con ogni probabilità appartenevano ad edifici rappresentativi del potere imperiale, strettamente connessi alla Classis Misenensis. Questi reperti non solo arricchiscono le nostre conoscenze del paesaggio urbano dell’epoca, ma ci restituiscono anche un’immagine viva e tangibile della dimensione politica, sociale e culturale di Miseno nel contesto del Mediterraneo antico”.

“È una giornata storica per Bacoli e i Campi Flegrei. Recuperare meraviglie d’epoca romana dal nostro fondale – ha detto il sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione – significa ridare luce a tesori che arricchiranno l’offerta turistica della città. E qualifica il mare flegreo come scrigno di tesori ancora da scoprire. Accade anche questo in un angolo di mondo che convive da millenni con il bradisismo”.

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