mercoledì, Luglio 30, 2025
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Zone Rosse, il Prefetto di Napoli impugna decisione Tar: “Sono provvedimenti che coniugano libertà e sicurezza”

Con riferimento alla sentenza del Tar Campania pubblicata il 28 luglio scorso in merito alle proroghe dell’originario provvedimento relativo alla istituzione delle cd zone rosse nel Comune di Napoli, il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, fermo restando il rispetto della pronuncia giurisdizionale intervenuta, tramite l’Avvocatura distrettuale dello Stato, ne ha attentamente valutato il contenuto.

Si tratta di provvedimenti che consentono – alle forze di polizia – l’allontanamento di soggetti molesti e dediti ad attività illecite da zone connotate da significativa incidenza di fenomeni di degrado e criminalità diffusa, con i quali, in modo proporzionato ed equilibrato e col minor sacrificio possibile degli interessi concorrenti, sono state definite zone ad accesso limitato nella città di Napoli, a tutela della sicurezza urbana, coniugando adeguatamente la libertà di circolazione con la sicurezza e l’ordine pubblico.

I provvedimenti adottati dal Prefetto erano scaturiti da decisioni – peraltro condivise con i Sindaci e talvolta richieste dagli stessi – assunte in seno ad apposite sedute del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso delle quali si era dato atto che le zone rosse corrispondono a luoghi particolarmente esposti al rischio criminogeno e, in quanto tali, necessitano di misure ulteriori, di pronta attivazione, adeguate alla piena agibilità e fruibilità dello spazio pubblico da parte dei cittadini.

Peraltro, nelle riunioni del Comitato, era stata fissata una durata limitata di efficacia del dispositivo, collegato a specifiche esigenze di cautela, indicando le ragioni straordinarie che ne legittimavano l’adozione; erano state individuate le aree, estremamente limitate nel loro perimetro e collegate ad episodi di movida violenta e molesta, risse, significativa incidenza di fenomeni di degrado o aggressioni per futili motivi, atti di vandalismo, consumo eccessivo di alcool e inquinamento acustico, e criminalità diffusa, in particolare con riferimento di reati contro il patrimonio, contro la persona, in materia di stupefacenti e armi; erano, anche, stati individuati i destinatari delle misure di controllo nei soggetti che, già segnalati per determinati reati, assumono atteggiamenti “aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”.

Tale era il presupposto delle proroghe oggetto del contenzioso definitosi con la sentenza in esame, che sarà prontamente appellata innanzi al Consiglio di Stato.

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