SECONDIGLIANO – Gestiva le case popolari, le diatribe tra imprenditori e otteneva la sua parte anche dalle truffe telematiche il clan Licciardi. Emerge dal blitz dei carabinieri e della Dda di Napoli che oggi hanno arrestato 21 persone ritenute legate alla famiglia mafiosa componente dell’Alleanza di Secondigliano.
Un’attività, quella di intermediazione tra debitori e creditori, che – è emerso – praticava anche il clan Mazzarella, rivale dell’Alleanza di Secondigliano, con la quale si spartisce il territorio partenopeo.
Tra gli episodi documentati anche quello in cui un imprenditore sollecitato dal clan Licciardi chiede aiuto al clan Mazzarella che però sancisce la legittimità della richiesta avanzata dai rivali.
Sul fronte della gestione delle case popolari è emerso anche un caso in cui una famiglia è stata costretta a pagare per tenersi la casa che le era stata assegnata.
Alla conferenza stampa tenuta in Procura hanno preso parte il procuratore Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto Sergio Amato, il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, e il tenente colonnello Antonio Bagarolo, comandante del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli.
Tra i destinatari degli arresti Paolo Abbatiello, ritenuto il reggente del clan Licciardi, colui, in sostanza, che prese in mano le redini della famiglia mafiosa dopo l’arresto di Maria Licciardi. Misura cautelare anche per Alessandro Giannelli, legato a una famiglia malavitosa di Bagnoli e già detenuto, che si teneva in contatto con l’esterno usando un cellulare.
“I Licciardi – ha detto il procuratore Gratteri durante la conferenza stampa – hanno un territorio determinato, come i Mazzarella, in cui i cittadini soni ospiti. In ogni attività -lecita o illecita – devono metterci il becco“.
Per Gratteri si tratta di “una esternazione del potere, come lo è anche la gestione delle case popolari: stabilire a chi vanno, – ha spiegato Gratteri – significa gestire il potere. È tipico del comportamento mafioso. Le famiglie che sono state favorire dal clan. Quando sarà il momento di votare, quelle famiglie voteranno chi viene indicato dalla camorra. Gestire il territorio – ha concluso Gratteri – è preminente rispetto ai soldi, per esempio, delle estorsioni, perché consente di gestire un pacchetto di voti“.
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