Radio di emergenza distribuite a Napoli presso la Casa del Volto Santo. Una radio fm/am pensata per i blackout elettrici che diventa “uno strumento contro i blackout esistenziali”.
È questo il senso dell’iniziativa, promossa dalla Casa del Volto Santo di Gesù di Napoli, insieme alla comunità delle Suore Piccole Ancelle di Cristo Re e ai benefattori a servizio delle persone senza fissa dimora accompagnate quotidianamente.
Al centro del progetto c’è una radio di emergenza: “un dispositivo semplice e affidabile”, capace di funzionare anche senza corrente elettrica, ricaricabile con il sole o con una manovella, dotato di luce LED e in grado di trasmettere voci, musica e notizie. Uno strumento “nato per le situazioni di crisi, che in questo contesto diventa segno di presenza, compagnia e contatto con il mondo”.
“Nel blackout elettrico una radio aiuta a non sentirsi isolati – spiega Suor Maria, Madre Superiora della Casa del Volto Santo di Gesù di Napoli -. Anche nella vita esistono momenti di buio profondo. Per chi vive in strada, il silenzio e l’isolamento sono spesso più pesanti del freddo. Accendere una radio significa sentire una voce, percepire una presenza, ricordarsi di essere parte di una comunità”.
Accanto alle radio sono state distribuite coperte termiche in PVC e alluminio, indispensabili per affrontare le notti più rigide, insieme a generi di conforto e leccornie natalizie, per permettere anche a chi non ha una casa di condividere un segno della festa e del tempo di questo periodo di festa.
L’iniziativa si inserisce in un cammino quotidiano di accoglienza. Molte delle persone senza fissa dimora coinvolte sono ospiti abituali della Casa e partecipano al mattino alle celebrazioni davanti al Volto Santo di Gesù di Napoli, “trovando in quel luogo – è scritto in una nota – non solo un aiuto materiale, ma uno spazio di ascolto, relazione e dignità. Per chi vive in strada, la solitudine pesa spesso più del freddo o della fame. Una radio che non si spegne mai diventa così una compagnia discreta e fedele, capace di abitare il tempo dell’attesa e della notte, mantenendo aperto un legame con la vita che continua”.
“Immaginiamo una persona sotto un portico – conclude Suor Maria – che gira una manovella, accende una luce e sente partire una voce. In quell’istante il buio non è più totale”. Un’iniziativa che, si evidenzia, “restituisce suono dove c’è silenzio, calore dove c’è freddo, umanità dove c’è isolamento, mostrando come un oggetto di emergenza possa diventare uno strumento di speranza e prossimità”.
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