sabato, Giugno 14, 2025
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Tragedia a Savona: 19enne si toglie la vita dopo la bocciatura alla maturità. L’ennesimo dramma che solleva interrogativi sul disagio psichico giovanile

Si è consumata a Cairo Montenotte, piccolo centro della Val Bormida, in provincia di Savona una tragedia che lascia sgomenti. Un ragazzo di 19 anni, studente dell’Itis locale, si è tolto la vita dopo aver appreso la notizia della mancata ammissione all’esame di maturità. Il giovane si è recato mercoledì sera in un edificio dismesso – un’ex centrale elettrica – e si è lanciato nella tromba delle scale. A ritrovare il corpo, nei pressi di un passaggio a livello ferroviario, è stato un amico, preoccupato per la sua assenza e per il suo comportamento anomalo nei giorni precedenti. Accanto a lui, un biglietto d’addio.

Secondo le prime ricostruzioni, la delusione per la bocciatura è stata un elemento scatenante, ma non l’unica causa. Il contenuto del messaggio lasciato dal ragazzo farebbe pensare a un disagio più profondo e radicato. Sul posto, i soccorsi non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

La comunità locale, e in particolare quella marocchina della zona, è sotto shock. A scuola, tra i banchi dell’indirizzo meccanico dell’Itis, il dolore è palpabile: tra i compagni e i docenti circola un senso di smarrimento e di colpa.

Una morte che parla del nostro tempo

Questa tragedia non può e non deve essere archiviata come un semplice fatto di cronaca. È lo specchio di un malessere profondo che attraversa le giovani generazioni. I numeri lo confermano: secondo i dati del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, i disturbi psichici tra gli adolescenti sono in netto aumento. Ansia, depressione, autolesionismo e tentativi di suicidio rappresentano una realtà sempre più diffusa, spesso sottovalutata o non riconosciuta in tempo.

Le pressioni scolastiche, le aspettative familiari, il confronto continuo e spesso impietoso con i coetanei sui social network, la precarietà economica e identitaria: tutto concorre a rendere la vita dei giovani un percorso accidentato. E per chi si trova ai margini – per motivi sociali, culturali o personali – il peso può diventare insostenibile.

In questo contesto, la scuola, che dovrebbe essere un presidio di crescita e supporto, si trasforma talvolta in un luogo giudicante. La mancata ammissione alla maturità, pur essendo un evento importante, non dovrebbe mai diventare una condanna esistenziale. Ma una bocciatura può assumere un significato devastante.

Serve un cambio di paradigma

Quanto accaduto a Cairo Montenotte richiama con forza l’urgenza di rafforzare il supporto psicologico nelle scuole. Non bastano le ore di lezione o i voti sul registro: servono figure professionali capaci di intercettare il disagio, ascoltare, accompagnare, offrire strumenti di gestione emotiva. Il benessere mentale non può più essere considerato un tema secondario o accessorio.

Serve anche un’educazione più empatica, attenta alla persona prima che allo studente, che insegni a tollerare il fallimento come parte del percorso e non come stigma. Le istituzioni, le famiglie, la scuola: tutti devono fare la loro parte.

Il gesto di questo ragazzo è un grido che chiede attenzione. Non possiamo restare in silenzio.

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