sabato, Aprile 20, 2024
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Il pallone è rosa. Il calcio al tempo delle donne

di Ilaria Di Leva – Sono lontani i tempi in cui, nell’antica Grecia, le donne erano escluse dai giochi olimpici e addirittura non era consentito loro neppure assistervi.

Un famoso aneddoto racconta che la madre di un atleta si fosse travestita da uomo per seguire il figlio, da allora fu imposto a tutti i partecipanti, sportivi, allenatori e pubblico, di presentarsi nudi. È trascorso qualche secolo appena.

Oggi lo sport, è più che mai roba da donne. Non si tratta solo delle tante sportive che si distinguono per bravura e records nelle più disparate discipline, dal nuoto, al tennis, passando per l’atletica leggera, ma di quell’esercito rosa di fedelissime che segue ferventemente lo sport ad ogni livello. Le donne sono ovunque e il calcio ne è l’esempio più lampante.

Dimenticatevi delle “wags” capeggiate da Wanda Nara e Ilary Blasi o delle soubrette che inneggiano, svampite, alla squadra con i colori che meglio si intonano ai loro capelli.

Qui parliamo di giornaliste di tutto rispetto, colte, competenti e gagliarde, che hanno scalzato i loro colleghi maschi e abbattuto gli storici pregiudizi che legano ai calcio ai discendenti di Adamo, con professionalità ed impegno.

Le donne si sono evolute fino a comprendere e saper spiegare i meccanismi del fuorigioco, ferendo mortalmente l’ego narcisista degli uomini, convinti che fosse una sorta di quarto segreto di Fatima inaccessibile al gentil sesso, e a saper distinguere i differenti moduli di gioco, neanche avessero studiato a Coverciano. Donne disposte a qualsiasi rinuncia pur di seguire la propria squadra, che tifano, piangono e gioiscono, mosse da una fede quasi religiosa, perché lo sport è innanzitutto senso di appartenenza e lealtà.

In quei 90 minuti svestono i panni delle madri, mogli o donne in carriera super impegnate e si trasformano in partigiane veementi e calorose, ancor più degli uomini. Perché,se la fenomenologia del tifo si basa sulla passione e sulla fedeltà, non può che essere prerogativa indiscussa dell’universo femminile. E, poi, diciamocela tutta, non c’è niente di più erotico di una donna che impreca contro l’arbitro “venduto”.

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