sabato, Aprile 20, 2024
HomeCronacaNon è un paese per donne: controllore anm multa e fa scendere...

Non è un paese per donne: controllore anm multa e fa scendere donna in preda alle doglie dall’autobus

Napoli: una donna di 28 anni in preda alle doglie cerca di raggiungere l’ospedale il più rapidamente possibile salendo sull’autobus 604. Il controllore, trovandola sprovvista del titolo di viaggio, le fa una multa e la fa scendere dall’autobus abbandonandola a se stessa. La donna arriverà all’ospedale a piedi, da sola, e partorirà poche ore dopo: per lei l’anm non prevede l’annullamento della multa ma, anzi, un suo aumento.

Se un biglietto vale più di un soccorso

Federica è una giovane donna, incinta di nove mesi. Nel corso di una passeggiata ai Colli Aminei avverte un dolore al basso ventre: spaventata, decide di recarsi in ospedale il prima possibile. Crede d’essere fortunata nello scorgere un pullman, il 604, per la precisione, che si avvicina: dovrebbe condurla direttamente e rapidamente all’ospedale Cardarelli.

Sale sull’autobus e si siede. Dopo qualche minuto interloquisce con lei un controllore della anm, che le chiede il biglietto, di cui Federica è sprovvista. La donna prova a spiegare la straordinarietà della situazione, raccontando delle doglie e facendo riferimento al suo stato evidente di donna gravida, ma niente da fare: non importa che la donna si senta male, né che stia per partorire. Il controllore è irremovibile: non avendo il biglietto avrà una multa. E non solo: la farà scendere dal pullman, su cui, senza il titolo di viaggio, non può rimanere. Nemmeno se sta per partorire.

Così l’uomo fa scendere una donna incinta di nove mesi in preda alle doglie dal pullman e la abbandona a se stessa. Federica cammina sola per ben venti minuti, scanditi dal susseguirsi delle contrazioni, ed alla fine arriva finalmente all’ospedale, dove partorirà sua figlia qualche ora dopo.

Il ricorso

Federica è stata fortunata in quanto, nonostante la disavventura, il parto è andato bene e sua figlia è nata senza alcuna complicanza. Ma, dopo qualche giorno, decide di fare ricorso contro quella multa di cinquanta euro.

Dice la donna:

“Sono salita sul bus senza titolo di viaggio, e quando il verbalizzante mi ha giustamente contestato la mancanza del biglietto, ho cercato di spiegare che a causa di un malessere improvviso, visto il mio stato, mi stavo recando con urgenza al Cardarelli. Tengo a precisare che alla data del verbale ero incinta, erano trascorsi le quaranta settimane e cinque giorni previsti per il parto che è avvenuto nella notte del giorno stesso. Mentre stavo passeggiando da sola in viale Colli Aminei ho avvertito dei dolori improvvisi e, spaventata, sono salita sull’autobus che sopraggiungeva. Quanto asserito è documentabile dal certificato di ingresso nel pronto soccorso.  Il verbalizzante a cui avevo detto del malore invece di accompagnarmi all’ingresso del pronto soccorso mi ha invitata a scendere e ha tenuto a precisare che nella sua qualità di agente di polizia amministrativa era tenuto a rilevare l’infrazione in ogni caso.”

Alla contestazione della multa Federica allega il verbale di pronto soccorso del Cardarelli e la multa stessa: il primo segna l’orario delle 11:48, il secondo delle 11:20.

La risposta della anm non tarda ad arrivare, gelida e lapidaria:

“All’atto del controllo lei si trovava a bordo di un nostro mezzo sprovvista di valido titolo di viaggio. Le circostanze non possono essere motivo di annullamento del verbale.”.

La multa, adesso, probabilmente aumenterà a 141,10 euro.

Sconfitta

Nel regolamento della anm non è specificato che un controllore debba prestare soccorso ad una donna incinta in procinto di partorire. Probabilmente perché dovrebbe essere decisamente superfluo specificare una cosa del genere: avreste mai immaginato che qualcuno potesse far scendere una ventottenne gravida in preda alle doglie perché “sprovvista del valido titolo di viaggio“? Francamente è al limite dell’immaginabile, eppure è accaduto.

Viene da domandarsi: ma se su quell’autobus fosse salito un uomo con il braccio reciso, mozzato e sanguinante, invece di soccorrerlo gli avrebbero chiesto il biglietto? Se vi fosse salito un ragazzo con una ferita al volto gli avrebbero fatto la multa? Oppure, semplicemente, si sarebbe prestato aiuto ad una persona in difficoltà ed in stato di sofferenza fisica? 

Lasciare una donna in quelle condizioni da sola e senza alcun aiuto non è molto diverso. Non c’erano obblighi a riguardo, è vero; è triste e spaventoso che ce ne sia bisogno. 

Non c’è da chiedersi del perché della situazione demografica dell’Italia: questo non è un paese per madri. 

RELATED ARTICLES

LASCIA UN COMMENTO

Most Popular

Recent Comments