sabato, Aprile 20, 2024
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Graziella Pagano, dal PCI a Italia Viva

La storica esponente della sinistra napoletana Graziella Pagano passa a Italia Viva, la neonata formazione politica di Matteo Renzi.

Graziella Pagano, vecchio volto della sinistra napoletana ed erede della trafila PCI-PDS-DS-PD, ora ha deciso di traslocare in Italia Viva, il neonato partito di Renzi. La Pagano, intervistata a «la Repubblica», parla di una scelta “lacerante” e assicura che “nel PD resterà sempre un pezzo di me, insieme con tanti amici a cui voglio bene, con cui ho condiviso e spero ancora di condividere battaglie lungo la strada”.

Alla fluidità delle sue scelte politiche, risponde di essere stata “sempre coerente anche nel PCI. Ho sostenuto sempre il cambiamento, appoggiando prima la piattaforma di Morando al congresso di Pesaro e poi votando per Veltroni”. Provando a giustificare la scelta di lasciare il Partito Democratico, rivela che forse è dettata “dall’impazienza di andare avanti” e incide anche “la mia personale e particolare condizione”. Graziella Pagano si riferisce al fatto che sta affrontando il cancro. Ma venendo ai motivi politici, la Pagano parla di un PD “bloccato”. Parla di amici che le chiedono di rimanere “a combattere in un grande partito” pur ammettendo che “così com’è, il PD non va”. Dice che Zingaretti ha promesso un cambiamento all’interno del partito, auspicato da lei stessa, “ma andando al sodo il discorso si fa vago”. In realtà, la cosa che rimane vaga – come spesso accade quando di cambiamento si parla – è la direzione politica di questo fantomatico cambiamento voluto dalla Pagano.

Poi la Pagano risponde sui motivi dell’aderire a un progetto politico centrista come quello di Renzi. Dice di non credere più “che il PD possa diventare un partito riformista radicale”, lasciando intendere di sostenere che possa diventarlo Italia Viva. Dice di non condividere “l’evolversi di un’alleanza con l’M5S“, dimenticando che l’ha voluta lo stesso Renzi per evitare la messa all’angolo da parte di Zingaretti, che avrebbe firmato le nuove liste parlamentari in caso di voto. Poi evoca l’immagine di “una tela che puntualmente viene disfatta”, riferendosi a progetti politici a lungo raggio – “prima Veltroni, poi Renzi” – interrotti dalle contingenze. Dice di comprendere che “c’è bisogno di un grande partito contro il sovranismo”, ma di riconoscere “che il PD è ancora inadeguato per la sfida”. Dunque per Graziella Pagano il sovranismo si combatte dal centro liberale. Alle domande sugli errori di Renzi, è in accordo – come sempre – su quelli comunicativi, ma mai su quelli politici. Lo dimostra ribadendo che l’ex premier “ha avuto il merito di portare a casa risultati significativi per il paese. Quelli, per me, valgono di più dei suoi limiti”.

Rimanendo nel rispetto della persona, è difficile non rendersi conto che la sua vicenda politica, di cui certo non rappresenta l’unico caso, esemplifica al meglio una generazione che ha disatteso le sue sfide e rinnegato se stessa. Macropoliticamente, la sua generazione ha spianato la strada al macello sociale, rispondendo inadeguatamente ai rigurgiti delle trasformazioni globali. Micropoliticamente, la classe politica locale di cui è stata volto di spicco, ha lasciato in eredità miseria e disastri ambientali insoluti. Graziella Pagano ci lascia però una chiosa intellettualmente onesta: “in Campania la situazione continua ad essere complicata e c’è un problema di asfissia vera. Lo dico con enorme rispetto e ammirazione di quanti si impegnano e continuano a lottare sui territori. Ma ci vogliono più giovani, più aria nuova“.

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