martedì, Aprile 23, 2024
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Arrestato l’assistente parlamentare Antonello Nicosia, era il “Messaggero dei boss”

La doppia vita di Antonello Nicosia: da assistente parlamentare a messaggero dei boss.

Stamattina sono scattate le manette per l’assistente parlamentare Antonello Nicosia (48 anni) con l’accusa di aver veicolato messaggi al di fuori delle carceri. L’uomo, eletto nel Comitato Nazionale dal XVII Congresso di Radicali Italiani, ha condotto una doppia vita sfruttando il suo incarico istituzionale; in pubblico l’uomo difendeva la legalità e i diritti dei detenuti (si era anche impegnato per alleggerire il 41 bis, il regime di carcere duro); mentre in segreto strumentalizzava e abusava del suo incarico scambiando messaggi per conto dei boss.

Nicosia ha infatti accompagnato la deputata Giuseppina Occhionero (ex LeU passata a Italia Viva, totalmente estranea alla vicenda) durante l’ispezione di alcune carceri siciliane; qui i boss consegnavano all’uomo messaggi da spedire all’estero.

L’uomo, dunque, avvalendosi della facoltà di entrare nelle carceri ha favorito la comunicazione tra boss e clan, presentandosi nelle strutture detentive con intenti diversi da quelli dichiarati ufficialmente.

Sia gli incarichi assunti a diverso titolo in più associazioni volontaristiche, sia l’elezione nel movimento dei Radicali italiani sia ancora i rapporti stretti con l’Onorevole Giuseppina Occhionero sono stati tutti da lui strumentalizzati per accreditarsi presso diverse strutture penitenziarie e per fare visita a mafiosi detenuti, a scopi estranei a quelli, proclamati, della tutela dei loro diritti.

Le intercettazioni

Dalle intercettazioni i pm hanno inoltre dedotto che Nicosia si sarebbe adoperato per la realizzazione di un  progetto che interessava direttamente il latitante Messina Denaro (che Nicosia stesso definiva “il nostro Primo ministro”) da cui l’indagato si aspettava di ricevere un ingente finanziamento.

Senza sapere di essere sotto intercettazione l’uomo ha anche espresso parole agghiaccianti definendo la strage di Capaci un “incidente di lavoro”.

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