martedì, Aprile 16, 2024
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Basentini si dimette dal Dap dopo le polemiche sulle scarcerazioni

Basentini lascia l’incarico di capo del Dap dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss e la nomina di Tartaglia. Arrivano le reazioni politiche. E il successore?

Sollecitate da alcuni schieramenti politici già negli scorsi giorni, sono arrivate le dimissioni di Francesco Basentini, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap). Basentini era finito al centro di numerose polemiche a causa delle scarcerazioni eseguite durante l’emergenza coronavirus per alleggerire le carceri sovraffollate, allo scopo di limitare il contagio.

«Le polemiche di questi giorni sono strumentali e totalmente infondate, ma fanno male al Dipartimento», avrebbe detto Francesco Basentini al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in un incontro durante il quale gli avrebbe, poi, riferito l’intenzione di lasciare l’incarico di capo del Dap.

Le dimissioni saranno probabilmente formalizzate il 2 maggio, quando prenderà servizio Roberto Tartaglia. Dopo ritardi e polemiche, Bonafede aveva, infatti, nominato Tartaglia come vicecapo del Dipartimento. In prima linea contro la mafia, Tartaglia è stato sostituto procuratore della Repubblica a Palermo e ha gestito diversi casi di 41bis, come quelli di Riina e Bagarella.

Le reazioni della politica

La notizia ha evidentemente scatenato un terremoto in politica, le cui reazioni non si sono fatte attendere.

Le posizioni di Lega, FdI e Forza Italia

Forti le critiche mosse a Basentini dal centro-destra, che ora esulta e chiede anche le dimissioni di Bonafede. Primo fra tutti, il leader della Lega, Matteo Salvini, che in un tweet commenta che queste dimissioni «non bastano a cancellare quanto successo in poche settimane», affermando: «Il ministro Bonafede è il primo responsabile: dimissioni!»

Tweet di Salvini su Basentini (01/05/2020).

Stessa linea per Fratelli d’Italia. Carolina Varchi, capogruppo di FdI in commissione Giustizia, rimarca che, sebbene queste dimissioni siano un segnale forte, il gesto «non servirà a riparare i gravi danni che lui e il ministro Bonafede hanno fatto in questi mesi». Come riporta l’Agi, Varchi ha specificato:

«Da mesi e per primi, Fratelli d’Italia ha chiesto un gesto di responsabilità a Basentini e al ministro Bonafede. Quello di Basentini finalmente è arrivato. Ci auguriamo che ora anche Bonafede possa avere un sussulto di orgoglio ma l’amore dei 5 Stelle per la poltrona che è oramai noto anche all’elettore grillino, ci fa pensare che il peggior ministro della Giustizia della storia italiana rimarrà incurante a via Arenula».

Nella stessa direzione anche Giorgio Mulé, deputato di Forza Italia: «Le dimissioni del capo Dap Basentini certificano il fallimento del suo diretto superiore e cioè il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede», come riporta il Sole24ore.

PD e Italia Viva

Il Partito Democratico chiede a Bonafede una guida all’altezza della difficile situazione, nonché chiarimenti sulle scarcerazioni e sul Dap. In una nota, Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del PD e capogruppo PD in commissione Antimafia, ha affermato:

«Le dimissioni di Basentini sono un atto di responsabilità dell’ex capo del Dap. In questi mesi si sono rese sempre più evidenti le difficoltà della struttura preposta a governare il sistema dell’esecuzione penale e questo passo può e deve aiutare il cambiamento e un migliore funzionamento del sistema carcerario. Per il PD le dimissioni non cancellano la necessità che abbiamo sostenuto in commissione Antimafia più volte: verificare se eventuali scelte sbagliate da parte di chi ha avuto e ha ruoli nella direzione della struttura penitenziaria hanno consentito o favorito la scarcerazione di tanti boss».

Italia Viva parla di gesto «necessario anche se tardivo» attraverso un tweet di Maria Elena Boschi, quando le dimissioni non erano ancora confermate. La Boschi chiede a Bonafede di proporre «una figura saggia e autorevole».

Tweet Boschi su Basentini (01/05/2020)

Il dopo Basentini

Insieme ai commenti sulle dimissioni di Basentini, iniziano a circolare anche le prime voci su chi possa esserne il successore. Alcune ipotesi vedrebbero alla guida del sistema penitenziario Nino Di Matteo, ex pm del processo Stato-mafia oggi togato del Csm. Ma tra i nomi circolerebbero anche quelli di Giovanni Melillo, ex capo di gabinetto del Ministro Orlando, e del sostituto procuratore di Napoli Catello Maresca, che aveva fortemente criticato la circolare del 21 marzo e le posizioni del Dap. La nomina potrebbe avvenire già nei prossimi giorni.

La questione scarcerazioni

La questione della gestione delle carceri è entrata nel mirino delle critiche già con le rivolte agli inizi di marzo. Rivolte che potrebbero essere state orchestrate dall’esterno dalla malavita per sfruttare la situazione Covid-19. Poi, la circolare del 21 marzo inviata dal Dap ai direttori dei penitenziari. Con questa, si chiedeva ai direttori di compilare e inviare all’autorità giudiziaria degli elenchi con i nominativi dei detenuti over 70 e di quelli affetti da patologie potenzialmente rischiose per il Covid-19. Un grave passo falso secondo alcuni, tra i quali proprio Catello Maresca, poiché questa circolare avrebbe lasciato intravedere la possibilità degli arresti domiciliari anche a pericolosi capimafia.

In seguito, la polemica era cresciuta esponenzialmente dopo la concessione degli arresti domiciliari al boss Francesco Bonura, sebbene nel suo caso non sia stato applicato il decreto governativo, come più volte sottolineato dalle autorità. La situazione di Basentini è, poi, divenuta più critica dopo la concessione dei domiciliari anche a Pasquale Zagaria, boss del clan dei Casalesi.

Il caso Zagaria

Tuttavia, anche in questo caso, gli arresti domiciliari non sarebbero dovuti all’applicazione del decreto legge per limitare il contagio nei penitenziari, ma alla malattia. Operato lo scorso dicembre per un tumore, Zagaria avrebbe la necessità di effettuare un follow-up diagnostico e terapeutico.

Come riporta Il Fatto Quotidiano, il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha concesso al boss gli arresti domiciliari, da scontare presso la casa della moglie a Brescia, perché l’ospedale più vicino al penitenziario di Sassari era stato trasformato in centro Covid. Dunque, inutilizzabile per un paziente a rischio. Però, il giudice di sorveglianza avrebbe anche chiesto al Dap di individuare, se possibile, un’altra struttura carceraria per la cura. Richiesta che, secondo il giudice, non avrebbe ricevuto risposta dal Dipartimento.

Insomma, una situazione spinosa e contorta. Per questo, il ministro Bonafede ha chiesto che fossero verificati i fatti e le azioni intraprese dal Dap e da Basentini in riferimento ai motivi e alla richiesta di trasferimento di Zagaria ai domiciliari.

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