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COVID-19: è più debole al Sud? Le possibili cause

Tredici esperti del settore sanitario rispondono alla domanda con uno studio sull’aggressività del virus.

La società italo-americana Meleam ha finanziato un’importante ricerca sul Covid-19 e sulle sue mutazioni. Il virus infatti, secondo recenti studi, tende a modificarsi costantemente per aumentare la propria diffusione. Questa versatilità è un grande ostacolo alla scoperta di un vaccino, ma soprattutto non garantirà una completa immunità, date le molte vie di propagazione. Con l’arrivo dell’estate, le alte temperature e la diminuzione di polveri sottili nell’aria, sembra che la situazione si sia stabilizzata ma, secondo gli esperti, basterà l’inverno a riportare la necessità di isolarsi e la conta di posti disponibili nei reparti di terapia intensiva.

Il Team

Così è nato un team di 13 esperti, che si è dedicato allo studio di questo fenomeno. A lavorare su questo progetto c’è Pasquale Mario Bacco, medico legale salernitano, che con i colleghi e un’attiva collaborazione con la Federico II di Napoli e  l’Ateneo di Milano, ha già iniziato a osservare delle mutazioni genomiche che rappresentano probabilmente tentativi del virus di modificarsi per sopravvivere.

Questo virus non è il più aggressivo mai visto: è il più fulmineo nel contagio. Convivendo con il Sars-Cov2 in laboratorio, abbiamo constatato che paradossalmente è debole: molto, se lo si confronta con quello che della sua famiglia, il Sars-Cov. Purtroppo, come sempre, ha pesato il fatto che non si conoscesse il nemico. La mortalità reale dell’infezione Covid 19 è molto meno alta. Se potessimo affrontare oggi i pazienti, con le informazioni di ora, eviteremmo la metà dei decessi. […] Inizialmente si valutavano dannosi gli antinfiammatori, che poi invece si sono rivelati fondamentali e non useremmo in maniera indiscriminata la ventilazione profonda che è stata, a volte, dannosa. Soprattutto, sappiamo che bisogna ospedalizzare prima che si verifichi la fame d’aria.

L’importanza del clima sul virus

Date le analogie fra Covid e Sars, parte quindi una domanda fondamentale: il clima che ruolo ha nella diffusione del patogeno? Secondo l’osservazione del virus in laboratorio, sembra di sì. Umidità e calore lo indeboliscono, spiega il medico:

Alzando di soli due gradi la temperatura della coltura abbiamo verificato la morte del 52% dei ceppi e la loro conseguente minore “mobilità”. Il Sars-Cov2 che si è espresso nel nord Italia è completamente diverso dalla “forma” che ha agito nel sud Italia. La sua patogenicità crolla rispetto alle temperature invece ad esso ideali.

Tuttavia, nonostante parte dei ceppi venga sabotato nella propagazione, altri continuano a diffondersi. Del resto fra i focolai a livello mondiale, non sono stati esenti da contagi paesi molto caldi come, per esempio,  il Brasile. In quel caso però, a fare la differenza sono le condizioni sanitarie delle città, come sporcizia, malnutrizione e di conseguenza una diffusa immunodeficienza.

Previsioni per il prossimo anno

Durante l’estate, da Sud a Nord, il virus sarà sicuramente meno aggressivo, anche se ancora presente. Continueranno ad esserci malati e contagi, per cui è necessario che non vengano abbandonate abitudini e prassi implementate negli ultimi mesi. “Tuttavia per Settembre torneranno alti picchi d’infezione” spiega Bacco “Le esperienze passate fanno propendere per il mantenimento pressapoco della stessa patogenicità. Ciò che sicuramente cambia è che noi siamo più attrezzati.  L’idrossiclorochina in tutti gli studi sta dimostrando una efficacia significativa come profilassi, meno come terapia. Questo farmaco, in maniera indiretta, si lega agli stessi recettori del Sars-Cov2 sull’emoglobina, inibendo in maniera drastica l’azione del virus. Ad ottobre, potrebbe essere determinante per soggetti deboli. Ma, voglio essere chiaro, dovrà essere assunta sempre dopo un consulto medico”.

 

 

Noemi Misurelli
Noemi Misurelli
Preferisco esprimermi con le immagini, ma quando arriva l'argomento giusto, scrivo qui!
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