venerdì, Marzo 29, 2024
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Vaccino Johnson & Johnson verso l’ok dell’Ema. È l’unico vaccino monodose

Occhi puntati sul vaccino sviluppato dalla multinazionale Johnson & Johnson (J&J) che potrebbe ricevere l’approvazione da parte dell’Ema (l’agenzia europea del farmaco) verso Marzo. Attualmente è l’unico vaccino monodose e potrebbe essere prodotto anche in Italia. La multinazionale dichiara minori effetti collaterali rispetto a quelli di Moderna e AstraZeneca ed efficacia contro la variante Sudafricana.

Il vaccino americano sviluppato dalla multinazionale Johnson & Johnson sarebbe in dirittura d’arrivo. Ad annunciarlo formalmente è Armando Genazzani, rappresentante italiano nel comitato tecnico Chmp dell’Ema e docente di Farmacologia.

Credo sia in dirittura d’arrivo. Nei primi 15 giorni di marzo potrebbe arrivare la decisione dell’Agenzia europea dei medicinali Ema.

Lo stesso Genazzani, sulle forniture aggiunge:

Come per tutte le altre aziende che hanno i vaccini approvati la produzione aumenterà nel corso del tempo molto velocemente.

L’arrivo del vaccino è molto atteso in quando andrebbe a potenziare ulteriormente il piano vaccinale e le dosi di farmaco necessarie a coprire il fabbisogno mondiale, affiancandosi al lavoro di Moderna e AstraZeneca. Previste 26 milioni di dosi. Il vaccino potrebbe venir prodotto anche in Italia.

Il vaccino J&J inoltre desta molto interessa nella comunità scientifica in quanto è l’unico monodose per coloro i quali abbiano già contratto il virus. Sempre Genazzani spiega, in un intervista a 24Mattino su Radio24:
Si può immaginare che chi ha avuto il Covid sintomatico, e quindi sa di averlo avuto perché in quel momento ha fatto il tampone, abbia già ‘visto’ il virus e abbia bisogno solamente di un ‘ricordo’, quindi di una singola dose di vaccino. Ci sono dei dati che stanno in qualche maniera suggerendo che questa è una strategia possibile.
Anche se lo stesso esperto ha poi ammesso che i dati non sono ancora completi.

L’ok dell’FDA

Intanto già entro il fine settimana la Food and Drug Administration statunitense (FDA) potrebbe concedere l’ok al siero. Gli scienziati stanno analizzando i documenti rilasciati dalla casa farmaceutica, in particolar modo i dettagli sulla sperimentazione clinica condotta su 45mila persone. Stando a quanto riferisce J&J il vaccino è sicuro e presenta effetti collaterali sensibilmente inferiori rispetto ai sieri Pfizer e Moderna, senza segnalazioni di gravi reazioni allergiche. Buon risultato anche per quanto riguarda l’infezione asintomatica, che in questo vaccino dovrebbe essere bloccata nell’87,8% dei casi riducendo anche la possibilità di diffusione del contagio. I dati vanno però consolidati in quanto effettuati su un campione di persone molto esiguo.Il vaccino, basato su vettori virali che impiegano adenovirus che non possono replicarsi e che veicolano i geni del Covid nelle cellule, può inoltre essere conservato alle normali temperature di refrigerazione per almeno tre mesi, il che ne rende la distribuzione significativamente più semplice. Fanno inoltre ben sperare i dati secondo i quali il farmaco presenterebbe una maggiore efficacia contro la variante sudafricana, una delle varianti più temute del virus e circolante già anche in Italia.

L’immungologa Antonella Viola appoggia il vaccino

Anche l’immunologa padovana Antonella Viola interviene sulla vicenda, ribadendo quanto è stato detto fino ad ora sull’efficacia del vaccino, malgrado il campione ridotto di persone esaminate:

L’agenzia regolatoria americana Fda fa sapere che il vaccino Johnson & Johnson è sicuro ed efficace. Il vaccino è basato su adenovirus, ma in un’unica somministrazione. È efficace all’85% nel prevenire la malattia severa, anche in zone in cui circolano le varianti. Considerando tutti i casi, anche i casi lievi e moderati, la sua efficacia varia dal 72% in Usa al 56% in Sudafrica. Per il momento sembra il migliore tra quelli analizzati nel Paese africano (Novavax e AstraZeneca). Sembra meno efficace negli over 60 con fattori di rischio. Per quanto riguarda la protezione dall’infezione asintomatica i dati non sono abbastanza forti per potersi esprimere con certezza. I risultati indicano che c’è un’ottima protezione anche dall’infezione (74%), ma questo aspetto andrà chiarito meglio in futuro quando più dati saranno disponibili.

 

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