venerdì, Marzo 29, 2024
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Imprenditoria di estensione: Ciro Poppella e le sue radici che sposano il successo [Intervista]

di Maria Migliozzi – Ciro Poppella, nipote di un panettiere, figlio di un tarallaro, immerso fin da piccolo nella cultura dei farinacei, in un quartiere popolare: Rione Sanità.

Un quartiere immerso nel Food, come fonte di condivisione, e appartenenza, Ciro Poppella designa il suo ruolo a soli 12 anni, dotato di osservazione e costanza, un uomo di ricercatezza, dal forte senso altruistico, perseguendo i suoi obiettivi , tutt’ora con umiltà e profilo basso, un pò come la frase di Totò: “Siete uomini o caporali?”.

Continua il suo percorso, formandosi “da solo”, sperimentando con devozione, imbucandosi nei laboratori per aiutare, custodendo gelosamente le sue teorie, in un luogo che sembra fermarsi con le varie realtà imprenditoriali, invece no, si evince la sua evoluzione “storica”, presente nel napoletano,  un etichetta innovativa.

Una realtà imprenditoriale senza manipolazioni di marketing, che bussa alle porte di tutti i cittadini, fino ad arrivare alle istituzioni, grazie al suo microcosmico “FIOCCO DI NEVE”, cosi gustoso e minuzioso, che incanta il gusto e le percezioni di tutti come per magia, un piccolo vulcano quasi instancabile di produzione.

Non solo pasticciere, rappresenta l’emblema del quartiere, combattendo contro la legalità, malgrado le oppressioni, vince, assumendo un duplice ruolo, fino ad ottenere la calma, e la rinascita del suo quartiere, con  il suo store come punto di riferimento, come luogo di ritrovamento, di turismo irrefrenabile, un imprenditoria dal volto manageriale.

Poppella pasticciere acquisito?

L’unico che ha svolto un lavoro differente da mio padre, lavoravo con lui, vendeva molti roccocò, chiamai mio zio Mario che lavorava a Ponza, incominciai con lui, abbiamo cosi allestito un laboratorio, quando  lui era a Napoli.

Quando ha avuto inizio il suo lab-store?

Era presente quello di mio padre, successivamente il mio nel 2001, svolto con sacrifici interminabili, nel  2015 ebbi un calo, dovuto dagli orari di lavoro, poi ho avuto la mia vulcanica ripresa.

Quando si e verificato il suo reale successo?

Ero preoccupato, ebbi una chiamata importante, per  un evento alla mostra d’oltremare per i disabili, ero con mia figlia, riempimmo un tavolo arancione di fiocchi di neve, da quel momento ebbi il mio ribaltamento, ovvero da zero ad un boom economico.

Da dove nasce l’ispirazione del “Fiocco di neve”?

Nasce dalla disperazione, nel 2010, dalle mie continue elaborazioni in laboratorio,  interfacciarmi con le persone chiedendogli: cosa mangi? E’ stato modificato molte volte, fino alla sua più bella realizzazione, divenuto oggetto di imitazione, ma la ricetta è mia.

Predilige materie prime della Campania?

Ovviamente, tranne la ricotta che non è  campana, e il caffè, uso casa Illy.

Mai avuto riscontri negativi?

Sono stato minacciato, denunciando il problema, ma ho vinto grazie alle istituzioni, da quel momento non mi sentivo più solo, grazie al Presidente Mattarella che mi disse:  non andare via dalla Sanità, attraverso  loro c’è stata una riqualificazione territoriale del 85%.

Divenuto l’ambasciatore del popolo, vero?

Si, non prediligo un lavoro di ambizione, ma di guadagnarmi la stima e l’affetto delle persone, oltrepassa il denaro, il mio rumore è stata la mia persona, il mio modo di approcciare con le persone, di aiutarle, questo mi ha reso davvero felice.

Le piacerebbe insegnare?

Si ho un progetto in corso, per il futuro dei giovani, aspiranti pasticcieri.

Il suo appello ai giovani?

I giovani prediligono la libertà, devono imparare, non solo in pasticceria, anche lavare un piatto, i servizi igienici, devono prepararsi alla consapevolezza, solo cosi possono percorrere un lungo e grandioso tragitto.

Vorrebbe aggiungerci altro sul Fiocco di neve?

Il fiocco lo deve mangiare in sede, non a casa, perchè solo qui diventa esplosione di gusto, lo provi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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