giovedì, Aprile 25, 2024
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Rosatellum: come funziona la legge elettorale con cui voteremo il 25 settembre

Domenica 25 settembre i cittadini italiani dovranno recarsi ai seggi elettorali per votare per le prossime elezioni politiche, anticipate rispetto al termine naturale della XVIII Legislatura per via della crisi di governo che ha determinato le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi. La legge elettorale attualmente in vigore, e già utilizzata per le elezioni politiche del 2018, è il cosiddetto “Rosatellum“. Il Rosatellum deve il proprio nome al deputato di Italia Viva Ettore Rosato che, quando la legge fu approvata nel 2017, faceva parte del Partito Democratico, prima della scissione voluta dal senatore ed ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

La differenza sostanziale con le ultime elezioni deriva dall’esito del referendum costituzionale del 2020, riguardante il taglio del numero dei parlamentari. Il numero dei deputati è diminuito da 630 a 400, mentre il numero dei senatori è diminuito, proporzionalmente, da 315 a 200. La dimensione dei collegi elettorali è stata adattata a questa diminuzione, che secondo diversi esperti produrrà un calo della rappresentatività del voto della popolazione.

Il Rosatellum è un sistema elettorale misto, prevede, cioè, una parte maggioritaria e una parte proporzionale.

La parte maggioritaria riguarda il 37% dei seggi sia alla Camera che al Senato – 147 alla Camera e 74 al Senato – nei quali i parlamentari vengono eletti in collegi uninominali, ovvero collegi nei quali le varie coalizioni o singoli partiti presentano un solo candidato. Nei collegi uninominali vince, e dunque ottiene il seggio in Parlamento, il candidato che ottiene un voto in più degli altri.

Mappa di YouTrend dei collegi uninominali alla Camera, a cura di Alessio Vernetti
Mappa di YouTrend dei collegi uninominali al Senato: a cura di Alessio Vernetti

La parte proporzionale riguarda, invece, il 61% dei seggi245 alla Camera e 122 al Senato – nei quali i parlamentari vengono eletti in collegi plurinominali, ovvero collegi nei quali le coalizioni o i partiti presentano una lista di candidati. Gli elettori barrano il simbolo del partito a cui intendono dare la propria preferenza ma non hanno facoltà di scelta tra i candidati presentati dalle coalizioni o dai singoli partiti. Per questo motivo, le liste presentate dai partiti nei collegi plurinominali vengono definite “liste bloccate“. Mentre, però, i seggi alla Camera vengono assegnati proporzionalmente sul totale dei voti su base nazionale, al Senato, invece, questa ripartizione viene effettuata su base regionale.

Mappa di YouTrend dei collegi plurinominali alla Camera: a cura di Alessio Vernetti
Mappa di YouTrend dei collegi plurinominali al Senato: a cura di Alessio Vernetti

Questo sistema proporzionale, dunque, favorisce alla Camera i partiti con una distribuzione delle preferenze omogenea sul territorio nazionale, mentre al Senato favorisce quei partiti la cui presenza è fortemente radicata su un dato territorio (ad esempio il SVP – Südtiroler Volkspartei, Partito Popolare Sudtirolese – in Trentito Alto-Adige).

I seggi restanti vengono assegnati nelle circoscrizioni estere, e sono 8 alla Camera e 8 al Senato.

Perché i partiti possano eleggere i deputati devono superare lo sbarramento del 3% dei voti ottenuti su base nazionale, mentre saranno ammesse alla ripartizione dei seggi al Senato anche le liste che otterranno almeno il 20% dei voti su base regionale.

Per quanto riguarda le coalizioni, invece, la soglia di sbarramento perché vengano considerate tali è del 10%. Se una coalizione non dovesse superare questa soglia, le preferenze dei partiti che la compongono verranno considerate singolarmente. Secondo quanto scritto dal deputato del Partito Democratico e costituzionalista Stefano Ceccanti, il motivo per il quale, con l’attuale legge elettorale, ai partiti convenga presentarsi in coalizione è che «se ci sono liste che hanno preso tra l’1 e il 3%, i loro voti si riversano pro quota sulle altre liste coalizzate che hanno superato il 3%. Invece i voti di chi ha preso in coalizione meno dell’1% sono persi». In sostanza all’interno delle coalizioni, i partiti maggiori si assicurano i voti dei partiti minori che non superano la soglia di sbarramento, garantedogli la candidatura di uno o più candidati in collegi uninominali, dove dunque i candidati dei piccoli partiti possono beneficiare dei voti garantiti dai grandi partiti facenti parte della propria coalizione.

Sulla scheda per la Camera e su quella per il Senato ci saranno tanti riquadri quante sono le coalizioni o i singoli partiti che si presentano in quel collegio. Ogni coalizione o partito esprime un solo candidato per l’uninominale. Con la croce sul nome di un candidato si esprime la preferenza per il collegio uninominale, con la croce su uno dei partiti – se sono più di uno, nel caso delle coalizioni – che sostengono il candidato si esprime quella per la parte proporzionale. Non è possibile il voto disgiunto, e non si può quindi votare un candidato per la parte maggioritaria, cioè quella uninominale, e un partito che non lo sostiene per la parte proporzionale, cioè quella plurinominale.

Ogni candidato può presentarsi in un solo collegio uninominale e in 5 collegi plurinominali. In caso di elezione per un dato candidato sia nel collegio uninominale in cui si è presentato, sia in uno o più collegi plurinominali, lo si considera eletto nell’uninominale, cioè in quello con sistema maggioritario. Nel caso, invece, di elezione in più collegi plurinominali, si è considerati eletti dove la lista a cui il candidato fa riferimento è andata peggio in percentuale.

Per come è strutturato, il Rosatellum favorisce ampiamente le coalizioni tra i partiti, per la soglia di sbarramento che toglie rappresentatività ai piccoli partiti, garantendone però le preferenze ai grandi partiti che li accolgono in coalizione, ma soprattutto per la parte maggioritaria, cioè quella che assegna il 37% dei seggi sia alla Camera che al Senato. Bastando, infatti, un solo voto in più degli altri contendenti perché un candidato venga eletto nel proprio seggio di riferimento, il supporto di più partiti di una coalizione garantisce maggiori possibilità di elezione.

Attualmente, a due mesi esatti dal voto, i sondaggi danno per grande favorita la coalizione del centrodestra, composta da Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, la Lega, il partito di Matteo Salvini, e Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi. Secondo la simulazione effettuata dal magazine digitale YouTrend, e basata sui sondaggi finora effettuati, il centrodestra otterrà la maggioranza sia alla Camera che al Senato. YouTrend ha redatto tre possibili scenari, in cui varia la composizione della coalizione del centrosinistra mentre resta immutata quella del centrodestra. Due dei tre scenari di YouTrend tenevano conto di una possibile coalizione tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, che è stata però esclusa dal segretario del Partito Democratico Enrico Letta in seguito alla crisi di governo che ha portato alle dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi e che sarebbe stata causata dall’irresponsabilità, secondo Letta, del presidente del Movimento Giuseppe Conte.

Scenario B simulato da YouTrend: distribuzione dei collegi uninominali. Coalizione cdx composta da FDI, Lega e FI. Coalizione csx composta da PD, Azione, IV, SI e Verdi. M5S in solitaria.

Appare probabile dunque che la coalizione di centrodestra si presenti unita (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), che il Movimento 5 Stelle si presenti in solitaria o in coalizione con dei partiti di sinistra (Sinistra Italiana e Verdi), e che il Partito Democratico si presenti in coalizione con uno o più partiti di centro (Azione, Italia Viva e Insieme per il Futuro) e con dei partiti di sinistra (Sinistra Italiana e Verdi, nel caso in cui non dovessero allearsi con il Movimento 5 Stelle).

È ancora presto per qualsiasi tipo di previsione: le coalizioni non si sono ancora formate, i programmi elettorali non sono ancora stati redatti, i candidati dei partiti e delle coalizioni non sono ancora noti. Il deposito dei simboli, con l’ufficialità delle eventuali coalizioni, dovrà arrivare nei giorni compresi tra il 12 e il 14 agosto, mentre le candidature dovranno essere formalizzate tra il 21 e il 22 agosto.

 

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