venerdì, Marzo 29, 2024
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Tornano le truffe sugli affitti delle case a Napoli

A causa del boom turistico, a Napoli quest’anno sono tornate le truffe immobiliari. Gli affitti per studenti e lavoratori sono assai ridotti in numero. Nel centro storico e nelle zone universitarie sono invece diffusi b&b e case vacanza, adatti ai soggiorni brevi e più remunerativi. Un anonimo ha raccontato la sua esperienza in città su fanpage, che riporteremo:

Città italiana più visitata dell’anno, allegria diffusa in ogni via, viuzza e vicolo del centro, aria di ripartenza: il 2022 – d’oro – di Napoli. Di questo siamo tutti contenti, anzi, contentissimi. Oggi, però, vi scrivo per raccontarvi dell’altra faccia della medaglia, quella riservata agli effetti negativi. Mi limiterò a una criticità, sperimentata sulla mia pelle.

Gli affitti per studenti e lavoratori sono scomparsi quasi del tutto. Non se ne trovano nemmeno con il lanternino. Al loro posto, nelle zone universitarie e per l’intero centro storico, sono spuntati centinaia di b&b e case vacanza, perfetti per soggiorni brevi e molto più remunerativi. I preferiti dai turisti. I principali portali di prenotazione? Se si ha un budget inferiore agli 800-900 euro, quasi non restituiscono risultati. Inutile dire che, per chi studia, lavoricchia o fa uno stage, sono prezzi molto più che proibitivi. E non dimentichiamoci delle truffe immobiliari, sempre dietro l’angolo. L’argomento di questa lettera.

Avevo bisogno di un appartamento per settembre e ottobre. Niente lusso o comfort estremi, solo il necessario e un canone ragionevole. Dopo quasi tre mesi di ricerche vane, mi capita un’occasione (all’apparenza) unica: immobile ristrutturato, ben arredato, in un’ottima posizione e addirittura a soli 500 euro al mese.

I miei occhi brillano. Rispondo all’annuncio in un secondo e inizio a scambiare email con l’inserzionista, che si presenta come una donna sulla cinquantina. Nata in Italia, dice, ma vive a Madrid da diversi anni. È disposta ad affittare la sua casa napoletana, ma solo al giusto inquilino, tranquillo e referenziato. Quell’inquilino volevo essere io.

I contatti proseguono e la conversazione si sposta su Whatsapp. A quel punto, sicura del mio interesse, la signora Caterina (nome di fantasia), mi chiede di effettuare un trasferimento di denaro, di mille euro. “Tranquillo, mica indirizzato a me! – le sue rassicurazioni – Puoi intestarlo a una persona cara. È solo un modo per dimostrare che puoi permetterti di pagare l’affitto”. O così o niente.

Messo alle corde e senza alternative, faccio come dice. Invio questi soldi alla mia fidanzata, scatto una foto alla ricevuta e la inoltro alla signora. Le chiedo, per rassicurazione, di vedere un suo documento valido. Ricevo un passaporto, ma sembra falso. Più lo guardo e più me ne convinco. Dopo pochi minuti arriva anche un biglietto aereo, di una nota compagnia low cost europea. È modificato in modo rudimentale al pc, pieno di errori d’ortografia e riporta una prenotazione per un volo inesistente.

“Ma questa è una truffa bella e buona!”, sbotto. “Truffatore sarai tu”, la risposta. Per paura di perderli, vado di corsa a ritirare i soldi che avevo depositato poco prima. Non so come, ma Caterina se ne accorge dopo un minuto. Così inizia a scatenarsi e mi ricopre di insulti: “B******o, s*****o, c******e”. Per fortuna non sono il tipo che se la prende. Archivio questa brutta esperienza e continuo nella mia ricerca.

Un paio di giorni più tardi, il mio account Facebook è soggetto ad un tentativo di intrusione e viene hackerato. Inizio a ricevere diversi sms, tutti uguali, provenienti dalla compagnia usata qualche giorno prima: “Il tuo trasferimento (di denaro) è stato inviato con successo”. Non ne sapevo nulla e non c’era nessun motivo che giustificasse la ricezione di quei messaggi.

A schiarirmi le idee ci ha pensato la Polizia Postale: “Non ne abbiamo la certezza assoluta, ma è molto probabile che la “signora” stia truffando altri, stavolta spacciandosi per te. Con il tuo nome, le tue generalità e i tuoi contatti”. Sul passaporto e il biglietto aereo, invece, zero dubbi: “Sono stati falsificati, e anche male”.

In sintesi, se gliene avessi dato il tempo, è probabile che Caterina avrebbe creato un documento tarocco (come il passaporto inviato a me) e poi prelevato i soldi con i miei stessi dati. Ed è ancora più probabile che adesso stia facendo lo stesso sporco giochetto, con chissà quante persone. Per fortuna, almeno nel mio caso, la tempestività dell’intervento ha limitato i danni. Ho dovuto cambiare numero, email, aggiornare tutte le mie iscrizioni e credenziali, ma i mille euro mi sono rimasti in tasca. A chi legge, dico solo: “State in campana”.”

 

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