venerdì, Marzo 29, 2024
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Nobel per la Pace al bielorusso Bialiatski e a due organizzazioni per i diritti civili in Russia e in Ucraina

Il Premio Nobel per la Pace 2022 è stato assegnato venerdì all’attivista per i diritti civili bielorusso Ales Bialiatski, all’organizzazione non governativa russa Memorial e al Centro per le libertà civili ucraino.

Durante il discorso di premiazione, Berit Reiss-Andersen, presidente della Commissione dei Nobel norvegese, ha detto che i tre vincitori sono stati premiati in quanto sostenitori dei «diritti umani, della democrazia e delle coesistenza pacifica» in Bielorussia, Russia e Ucraina.

«I premiati con il Nobel per la Pace rappresentano la società civile nei loro rispettivi paesi. Per molti anni hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali della popolazione. Hanno fatto uno sforzo eccezionale per documentare crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e abusi di potere. Insieme hanno dimostrato l’importanza della società civile per la pace e la democrazia», ha detto Reiss-Andersen durante il suo discorso.

Il premio è stato consegnato in un giorno particolarmente simbolico, quello del settantesimo compleanno del presidente russo Vladimir Putin. Secondo Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, un’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, dal 1993 al 2002, l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace rappresenta un evidente messaggio al presidente russo. Come sottolineato da Roth, infatti, l’organizzazione per i diritti umani Memorial è stata chiusa da Putin nell’aprile di quest’anno dopo che il regime russo ha ristretto la libertà di espressione e l’attività delle ONG e dei media a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, il Centro per le libertà civili ucraino sta attivamente documentando i crimini di guerra commessi dall’esercito russo durante l’invasione ai danni dell’Ucraina e l’attivista per i diritti civili bielorusso Ales Bialiatski è uno dei maggiori oppositori del regime di Alexander Lukashenko, il presidente bielorusso che governa il paese in maniera autoritaria dal 1994 e che è considerato “l’ultimo dittatore d’Europa”, nonché alleato di Vladimir Putin. Bialatski, inoltre, è attualmente in prigione dopo aver partecipato alle proteste di massa che nel 2020 avevano fatto seguito alla vittoria di Lukashenko alle ultime elezioni in Bielorussia, considerate truccate dall’opposizione e dalle organizzazioni indipendenti internazionali.

Secondo Reiss-Andersen, comunque, l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace di quest’anno «non è legata al presidente Putin, né per il suo compleanno né in alcun altro senso. Ad eccezione del fatto che il suo governo – così come il governo della Bielorussia – rappresenti un governo autoritario che sta soffocando gli attivisti per i diritti umani».

L’attivista bielorusso Alex Bialatski, in carcere dal 2020, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2022

Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato a 137 vincitori dalla sua creazione, nel 1901. È l’unico premio Nobel che viene assegnato in Norvegia, a differenza degli altri che vengono assegnati in Svezia. Quest’anno i candidati erano 343, tra cui 251 persone e 92 organizzazioni.

Non vi era un chiaro favorito per l’assegnazione del premio di quest’anno, nonostante siano circolati frequentemente i nomi di tre papabili vincitori: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il dissidente russo Aleksei Navalny, attualmente in prigione, e Svetlana Tikhanovskaya, esponente dell’opposizione politica in Bielorussia, attualmente in esilio in Polonia.

Lo scorso anno furono premiati due giornalisti: Maria Ressa e Dmitry Muratov, redattore capo del giornale russo Novaya Gazeta, che ha dovuto sospendere le pubblicazioni in Russia in seguito alla censura esercitata dal governo autoritario di Putin conseguentemente all’invasione russa dell’Ucraina.

 

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