martedì, Maggio 21, 2024
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Maxi frode con il Pnrr scoperta in tutta Italia, sigilli a ville, gioielli, orologi e auto di lusso

Sigilli ad appartamenti e ville signorili, a ingenti somme in criptovalute, orologi costosi (Rolex), gioielli (Cartier), oro e auto di lusso (tra cui Lamborghini Urus, Porsche Panamera e Audi Q8).

Sono i beni, assieme agli oltre 600 milioni di euro di crediti, finiti sotto sequestro nell’indagine sulla maxi-frode ai danni dell’Ue sui fondi del PNRR. E per la quale sono state eseguite questa mattina un un totale aggiornato di 24 misure cautelari personali (di cui otto in carcere, 14 arresti domiciliari e due interdittive a svolgere attività professionale e commerciale) su ordinanza del gip di Roma, Mara Mattioli, su richiesta del procuratore europeo delegato, Donata Patricia Costa dell’Ufficio di Venezia.

Le operazioni, oltre alla Gdf di Venezia, coinvolgono le forze Polizia slovacche, rumene e austriache; in Italia oltre 150 finanzieri stanno eseguendo perquisizioni in Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania e Puglia, anche con l’ausilio di unità cinofile ‘cash dog’.

La maxi-frode, allo stato delle indagini, era stata messa in atto da un “sodalizio criminale con il coinvolgimento di svariati prestanome e l’ausilio di quattro professionisti”, spiega la Gdf. In una prima fase, si sono ‘dedicati’ a iniziative progettuali per decine di milioni di euro, finanziate con il PNRR nell’ambito della digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo ed erogati da Simest (società partecipata da Cassa depositi e prestiti per sostenere le imprese italiane nel percorso di internazionalizzazione), che collaborato con le richieste dell’autorità giudiziaria.

Le indagini hanno poi permesso di far emergere come la stessa ‘banda’, utilizzando spesso le stesse società, fosse dedita alla di crediti inesistenti nel settore edilizio (bonus facciate) e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese (Ace), per circa 600 milioni di euro. Sono state scoperte anche “condotte ritenute di riciclaggio e autoriciclaggio di ingenti profitti illeciti attuate attraverso un complesso reticolato di società fittizie artatamente costituite anche in Austria, Slovacchia e Romania”, spiega la Gdf.

Ad agevolare la ricostruzione dei flussi finanziari illeciti hanno contribuito gli approfondimenti su oltre 100 segnalazioni di operazioni sospette (provenienti anche da Financial intelligence unit estere) collegate agli indagati che, assieme ai riscontri raccolti attraverso acquisizioni documentali e indagini bancarie, hanno consentito di individuare i presunti promotori, i partecipanti e gli agevolatori del gruppo criminale, con i differenti ruoli assunti nella frode.

La Gdf evidenzia che era stato messo in piedi un “raffinato apparato di riciclaggio, peraltro agevolato anche dall’utilizzo di tecnologie avanzate (come Virtual Private Network, server cloud dislocati in Paesi poco collaborativi, crypto-asset, specifici software di intelligenza artificiale per aumentare la velocità di produzione dei documenti falsi) e di società di cartolarizzazione dei crediti” per “occultare e proteggere l’illegale business da eventuali controlli” e per “trovare nuove modalità di monetizzazione dei crediti inesistenti”.

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