“Per me è come se mio figlio fosse morto una seconda volta”. A parlare è Anna Motta, la mamma di Mario Paciolla, il cooperante napoletano trovato morto cinque anni fa in Colombia mentre operava per le Nazioni Unite, dopo che il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Capitale, cui si erano opposti i familiari del giovane.
“Io sono convinta che mio figlio non si sia suicidato, ci sono tante cose che me lo dicono”, aggiunge Anna, molto provata ma decisa a non ad arrendersi.
“Se prima prendevo un appuntamento al giorno per cercare la verità per Mario, da oggi ne prenderò due”, prosegue.
In piazza Municipio, a Napoli, affisso ad un balcone del Comune, c’è uno striscione con la foto del cooperante napoletano e la scritta “Verità per Mario”. La madre e il padre di Paciolla, Pino, si sono ritrovati proprio in questa piazza, attorniati da tanti amici e sostenitori che in questi cinque anni non hanno mai fatto mancare loro l’affetto.
“Sono loro la nostra forza – dicono Anna e Pino – la forza per andare avanti”. Ora sono in attesa di conoscere le motivazioni del provvedimento del giudice. “Io non mi fermerò”, ripete Anna e “non mi spaventa di andare all’estero, dappertutto”.