Jannik Sinner è pronto a far sognare l’Italia alle ATP Nitto Finals di Torino, dove sarà tra i migliori otto tennisti del mondo. Un orgoglio nazionale, anche se — come spesso accade — qualcuno trova sempre il modo di storcere il naso. Il “problema”? L’accento.
Sinner, nato a San Candido e cresciuto in Val Pusteria, parla un italiano con inflessioni tedesche, com’è naturale per chi viene dal Sud Tirolo. Ma per alcuni questo è bastato per fargli piovere addosso critiche assurde.
E qui entra in scena Flavio Briatore, che nel programma Realpolitik di Tommaso Labate ha detto la sua in pieno stile “Briatore doc”:
«Parla perfettamente tre lingue: tedesco, italiano e inglese. Molto spesso capisco più lui che certa gente del meridione. Ho amici napoletani che quando parlano avrebbero bisogno dei sottotitoli. Capisco molto di più Sinner quando parla. I napoletani sono italiani, i calabresi sono italiani… il problema è che Sinner è un ragazzo normale ed educato».
Una dichiarazione destinata, ovviamente, a far discutere — ma che contiene anche una verità semplice: Sinner è un ragazzo d’oro, educato, poliglotta e con i piedi ben piantati a terra.
In un Paese dove spesso ci si divide persino su come si pronuncia una “e” aperta o chiusa, il tennista altoatesino risponde come sa fare meglio: con i colpi. E quando gioca, non c’è accento che tenga — solo applausi.
Perché in fondo, che parli con cadenza tedesca, napoletana o milanese, poco importa:
il linguaggio di Jannik Sinner è quello del talento e della semplicità.
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