È stato inaugurato questa mattina nel Palazzo di Giustizia di Napoli lo Spazio Ascolto per donne vittime di violenza e per vittime di altri reati, prima iniziativa di questo tipo in Campania.
Lo Spazio Ascolto è promosso dall’Osservatorio distrettuale sulla violenza di genere nato dal protocollo d’intesa siglato a marzo scorso dalla Procura generale di Napoli e dalla Corte di Appello di Napoli con la cooperativa sociale Eva.
Si basa inoltre su un analogo protocollo siglato con la Fondazione Polis, strumento operativo della Regione Campania per sostenere le vittime della criminalita organizzata e i loro familiari, mentre il progetto di allestimento come “spazio etico” è stato curato dall’Università Suor Orsola Benincasa.
Sono intervenuti all’inaugurazione, nella Sala Arengario del Palazzo di Giustizia, la presidente della Corte d’Appello di Napoli Maria Rosaria Covelli e il procuratore generale Aldo Policastro; presenti Roberto Fico, nuovo presidente della Regione Campania la cui proclamazione si è tenuta poco prima nell’Auditorium del tribunale partenopeo, e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
Presenti anche don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis, Lella Palladino, sociologa e fondatrice della cooperativa sociale Eva, e Lucilla Gatt, docente di Diritto privato all’Università Suor Orsola Benincasa.
Lo Spazio Ascolto all’interno del Palazzo di Giustizia di Napoli rappresenta un’opportunità per migliorare l’accesso delle vittime di reato alla giustizia, ponendo al centro il riconoscimento dei loro diritti.
È un luogo fisico e simbolico che restituisce soggettività, riducendo la vittimizzazione secondaria e fornendo un sostegno concreto in un clima di protezione e rispetto.
La Fondazione Polis offrira alle vittime di reato una prima accoglienza psicologica in vista del processo, un ambiente sicuro e protetto dove ospitare le vittime di reato e i familiari di queste, interventi specialistici o generalisti, grazie anche ai Protocolli d’intesa gia in essere con altri soggetti che si occupano della tutela, dell’accompagnamento e del supporto alle vittime di reato.
La cooperativa sociale Eva, che in Campania gestisce 4 centri antiviolenza, 3 case rifugio e 3 progetti per il reinserimento lavorativo di donne in uscita dalla violenza, offrirà alle donne e ragazze che hanno subito violenza primo ascolto e valutazione della vulnerabilità, informazioni sui diritti, sui sistemi di protezione e sulla rete esistente sul territorio, orientamento verso i centri antiviolenza, possibilità di sporgere denuncia-querela e supporto nel percorso giudiziario per prevenire o evitare situazioni di vittimizzazione secondaria.
L’arcivescovo di Napoli, cardinale Mimmo Battaglia, ha inviato un messaggio: “Inauguriamo uno Spazio Ascolto – ha scritto – in un tempo in cui le ferite della nostra società gridano forte. Tra queste, una delle più dolorose e insopportabili è la violenza di genere. Una violenza subdola, antica, che spesso cresce nel silenzio delle case, nei rapporti di forza, nelle parole che umiliano, nei gesti che negano la libertà e la dignità delle donne. Una violenza che non colpisce solo il corpo, ma l’anima, la storia, l’identità di una persona. E proprio per questo oggi aprite uno spazio che vuole essere rifugio e ripartenza per tutte le donne vittime di violenza. Perché tutto comincia da lì: dall’ascolto. L’ascolto che accoglie senza giudicare, che accompagna senza imporre, che sostiene senza invadere. L’ascolto che non è passività, ma responsabilità. Ed è il primo passo per spezzare il legame tra violenza e silenzio, per restituire un volto, un nome, una possibilità a tante donne ferite”.
Ma, ha sottolineato il cardinale Battaglia nel suo messaggio, “non basta uno spazio se non cambia l’aria che respiriamo. C’è bisogno di un cambio culturale profondo, urgente, necessario. E su questo l’impegno della Chiesa di Napoli è costante e non arretrerà. Perché tutti siamo chiamati a operare un cambiamento che parte da come parliamo, da come educhiamo, da come guardiamo l’altro. Un cambiamento che nasce nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, nelle strade, nelle istituzioni. Un cambiamento che dica forte e chiaro che nessuno appartiene a nessuno, che l’amore non possiede, che il rispetto non è un’opzione”.
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