mercoledì, Dicembre 10, 2025
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Esplosione fabbrica di fuochi a Ercolano, due condanne a 17 anni: caos in aula, rabbia dei parenti delle vittime dopo la sentenza

Proteste violente con una tentata aggressione alle persone presenti in aula contenuta dalle forze dell’ordine hanno chiuso il processo con rito abbreviato nell’aula 413 del tribunale di Napoli che vedeva alla sbarra il titolare di una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio saltata in aria il 18 dicembre 2024 a Ercolano, uccidendo Samuel Tafciu, 18 anni, una bimba appena nata, e due gemelle, Aurora e Sara Esposito, 26 anni, che lavoravano da pochi giorni a confezionare botti di Capodanno per pochi euro.

A scatenare la reazione rabbiosa dei parenti delle vittime, la riduzione di pena incassata dai tre imputati. Il pm aveva chieso 20 anni di carcere, ma i giudici ne hanno inflitto 17 e sei mesi a Pasquale Punzo, l’uomo che in un appartamento intestato alla figlia 13enne aveva allestito l’opificio, e Vincenzo D’Angelo, che rispondevano di omicidio volontario con il dolo eventuale; e 4 anni a Raffaele Boccia, l’uomo che aveva fornito la polvere pirica poi esplosa.

Padre vittima scoppio Ercolano, ‘non è vero che la legge è uguale per tutti’

“17 anni di carcere non sono giustizia. Lì c’è scritto ‘la giustizia è uguale per tutti’, ma non è vero”.

Così kadri Tafciu, il padre del diciottenne Samuel morto nello scoppio della fabbrica di fuochi a Ecolano, ha commentato la sentenza di condanna nei confronti dei datori di lavoro del figlio. Quanto al caos scoppiato in tribunale subito dopo il verdetto, l’uomo ha sostenuto di “esser stato offeso. Mi sono state rivolte ingiurie – ha detto – da parte dei parenti degli imputati”.

Legale, ‘reazione in aula scomposta ma lavoro nero è piaga accettata’

Una reazione “scomposta” ma “prevedibile e comprensibile” in un paese in cui “il lavoro nero è una piaga accettata come ammortizzatore sociale”.

Così l’avvocata Nicoletta Verlezza, che nel processo per lo scoppio della fabbrica di fuochi d’artificio ha assistito la famiglia delle due gemelle morte, ha commentato il caos e i disordini scoppiati dopo la sentenza. “Anche con i venti anni di carcere – ha sottolineato – sarebbe successo quello che è successo. Sono morti di cui ci dobbiamo considerarci colpevole anche noi come, società civile” La legale si dice però soddisfatta da come si è concluso il processo. “La richiesta della procura è stata massima, 20 anni e la pena inflitta è stata leggermente inferiore: noi siamo soddisfatti perché l’ impianto accusatorio ha retto”

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