È stato ucciso con circa sessanta coltellate, tutte inferte alla schiena, tra le spalle e le gambe. È quanto emerge dai primi rilievi sul corpo di Ciro Rapuano, 66 anni, trovato senza vita la notte del 4 settembre scorso nella sua abitazione di via Sant’Arcangelo a Baiano, nel rione Forcella. Per l’omicidio è stata arrestata la moglie, Lucia Salemme, 58 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Il numero esatto dei fendenti non è ancora stato stabilito: i medici legali hanno riscontrato decine di segni da punta e taglio. L’autopsia, che potrebbe essere disposta già oggi, servirà a chiarire quante coltellate siano state effettivamente sferrate e da quale angolazione. L’accertamento sarà decisivo per ricostruire se la vittima fosse inerme al momento dell’aggressione.
La donna è stata la prima ad allertare i soccorsi. All’arrivo della polizia presentava diverse ferite: un taglio profondo dalla spalla al braccio e tre tagli alle dita dell’altra mano. Lesioni compatibili, secondo i primi accertamenti, con un tentativo di difesa. Agli inquirenti Salemme ha dichiarato di essere stata aggredita dal marito e di avere reagito, afferrando un coltello trovato sotto il cuscino dell’uomo.
L’indagine è affidata alla Procura di Napoli, IV sezione “fasce deboli”, e condotta dalla Polizia di Stato. Difesa dall’avvocato Riccardo Pinto, la donna ha confermato davanti al gip di avere ucciso il marito, raccontando di subire da anni violenze mai denunciate. Il giudice ha convalidato l’arresto ed emesso misura cautelare in carcere, rilevando incongruenze nella ricostruzione della 58enne e sottolineando la necessità di ulteriori accertamenti sulla dinamica dei fatti.
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