domenica, Maggio 25, 2025
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Scandalo mazzette a Sorrento, per la Procura era un sistema fraudolento collaudato

Un “sistema fraudolento”, “rappresentativo di modalità criminali collaudate”, evocativo “di una personalità spregiudicata avvezza alla realizzazione di gravi reati contro la pubblica amministrazione”.

Non usa mezzi termini, il gip di Torre Annunziata, Emanuela Cozzitorto, riferendosi all’operato del sindaco di Sorrento Massimo Coppola, nell’ordinanza con la quale ieri pomeriggio ha disposto il carcere per il primo cittadino e per il suo stretto collaboratore Francesco Di Maio.

A dare un colpo al “sistema fraudolento” è stato un imprenditore, quello che, la sera del 20 maggio scorso, in un ristorante della Costiera sorrentina, ha consegnato a Coppola e Di Maio, secondo gli inquirenti parte di una tangente chiesta per l’assegnazione dell’appalto per il servizio di refezione scolastica a ridotto impatto ambientale per il triennio 2023-2026.

L’imprenditore, sotto pressione in quanto in difficoltà economiche, nei mesi scorsi ha deciso di rivelare agli investigatori il meccanismo al cui vertice, per la Guardia di Finanza e la Procura di Torre Annunziata, ci sarebbero il sindaco e il suo collaboratore. Quest’ultimo, inoltre, durante l’interrogatorio di ieri avrebbe fornito delle conferme a giudice e inquirenti.

“Io già gestivo all’epoca quell’asilo nido e sapevo per certo, e Di Maio mi diede la conferma, che se non avessi pagato una mazzetta al sindaco non avrei vinto la gara”, dice l’imprenditore nel corso di uno degli interrogatori sostenuti nei mesi scorsi dove fa chiari riferimenti alle richieste che gli sono state rivolte (“l’attuale sindaco di Sorrento Coppola Massimo mi chiese 50mila euro per ottenere l’aggiudicazione per la gestione del asilo nido Benzoni”). L’uomo fa anche riferimento alle pressioni ricevute da Di Maio per conto del primo cittadino, che gli aveva fatto chiaramente capire quanto fosse “necessario sostenere il sindaco economicamente per ottenere degli appalti pubblici”.

Le modalità con le quali venivano versate le presunte tangenti erano quasi sempre le stesse. E a ricevere i soldi era prevalentemente Di Maio ma anche il sindaco, in più di un’occasione, secondo l’accusa, avrebbe intascato il denaro di persona. Si davano appuntamento in un ristorante; lui si recava in bagno dove lasciava una busta con il denaro, poi entrava Di Maio che se la prendeva e la metteva nello zaino.

In totale, in tre anni, si sarebbero incontrati una decina di volte, ha rivelato, sempre per consegnare denaro. In tre occasioni, inoltre, racconta ancora l’imprenditore, dopo avere sospeso i pagamenti, il sindaco di Sorrento, innervosito, si sarebbe recato nella sua abitazione; in una di queste si era anche lamentato del fatto che il suo collaboratore intascasse il 30% delle tangenti, che in parte venivano versate prima dell’assegnazione dell’appalto mentre il saldo era corrisposto dopo a rate.

La sospensione dei pagamenti, dice, oltre che ai problemi economici che l’affliggevano, sarebbe legata anche al sequestro, ai danni del sindaco, di 15mila euro in contanti, che gli ha fatto fortemente temere di essere anche lui nel mirino dei finanzieri.

“Il sistema fraudolento escogitato dal Di Maio e dal Coppola”, scrive il gip nell’ordinanza, “appariva rappresentativo di modalità criminali collaudate, evocative per entrambi di una personalità spregiudicata ed avvezza alla realizzazione di gravi reati contro la pubblica amministrazione, abusando dei poteri inerenti alla pubblica funzione esercitata dal primo cittadino”.

Nel caso della refezione scolastica, il bando di gara prevedeva il rispetto di alcuni standard di qualità che però avrebbero reso oneroso per l’imprenditore sostenerne i costi. La circostanza l’ha indotto a lamentarsi con il sindaco il quale però, secondo le informazioni fornite, l’avrebbe invece rassicurato, dicendo che all’atto pratico avrebbe potuto anche non rispettarli, mostrando così di non tenere in alcun conto il fatto che quel cibo era destinato a dei bambini.

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