martedì, Dicembre 16, 2025
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Jody Beach Party: L’esilarante spettacolo di Iodice e Marangio all’Augusteo

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Una festa, in spiaggia, a gennaio, in teatro, al centro di Napoli…Follia? Allucinazione da indigestione di peperoni? Nulla di tutto questo: è lo “Jody Beach Party”, l’ultimo spettacolo portato in scena al Teatro Augusteo da Peppe Iodice, scritto a quattro mani con Lello Marangio, per la regia di Francesco Mastandrea.

Ogni estate ha i suoi tormentoni, lo sappiamo ormai bene e, guardando poco più indietro, all’estate 2020, è innegabile che uno degli eventi che abbia riscosso più successo sia stato il “Jova Beach Party”, evento fortemente voluto e portato in giro dal suo ideatore, Lorenzo Jovanotti: un tour delle spiagge estive italiane più grandi e popolose, all’insegna del divertimento e delle canzoni che hanno fatto grande il cantante italiano. Un format talmente ben riuscito, almeno per quella che è stata la risposta del pubblico festante, che qui a Napoli non ci si è fatti sfuggire l’occasione di prenderlo in prestito per poterlo capovolgere e stravolgere, creando uno spettacolo teatrale firmato da Lello Marangio e Peppe Iodice, con protagonista quest’ultimo: lo “Jody Beach Party”, uno spettacolo che vuole coinvolgere il pubblico dal balletto della sigla iniziale fino alla Macarena di chiusura, e ci riesce.

Appena entrati in sala, si entra subito nell’aria di festa, venendo accolti da luci colorate sparate ovunque e dalla selezione musica festaiola ed estiva, curata per l’occasione da Daniele Decibel Bellini, DJ meglio conosciuto come lo storico speaker dello Stadio San Paolo: il palco è arredato e sistemato come se ci trovassimo di fronte ad uno stabilimento balneare in piena regola, con tanto di ombrelloni, sedie sdraio e cabine in legno. Mattatore della serata è Peppe Iodice, completamente a suo agio in infradito, bermuda e camicia hawaiana, che riesce, grazie ai suoi sketch e alle sue gag, a far ridere il suo pubblico e a creare un’atmosfera nella quale “c’amma divertììì”.

Ad aiutarlo e a fargli da spalla c’è, in primis, lo stesso regista, Francesco Mastandrea, e tutto un entourage di ospiti di grosso calibro: nella prima parte dello spettacolo, ci saranno sul palco a dare man forte a Iodice i Los Locos, ideatori dei più famosi e longevi tormentoni estivi (tanto per nominarne qualcuno, la Macarena e la Colita), passando poi alla partecipazione del rapper Clementino, di Franco Ricciardi, Emiliana Cantone, Rosario Miraggio e Andrea Sannino, che con le loro voci e l’accompagnamento di qualche chitarra acustica, intoneranno pezzi adatti ad un vero e proprio falò in spiaggia, con l’accompagnamento del pubblico, sempre più presente e protagonista.

Ciliegina sulla torta, così come Jovanotti quest’estate, la celebrazione del matrimonio di una giovane coppia di Cardito, ufficiato da Iodice stesso, grazie alla delega ottenuta dal sindaco del paesino in provincia di Napoli: Iodice non rinuncia quindi a nulla, celebrando e festeggiando anche il più puro dei sentimenti, rendendolo uno dei protagonisti della sua scatenatissima festa.

Se si è quindi alla ricerca di uno spettacolo che permetta di divertirsi, di non pensare e di staccare la spina dalle preoccupazioni e dalle responsabilità della routine quotidiana, allora non c’è dubbio: quest’ultimo spettacolo di Peppe Iodice e Lello Marangio vi garantirà tutto questo!

 

Recensione a cura  di Maria M. Annibale

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BussoLaTavola // Un trucco di magia in cucina: gli Spaghetti alle Vongole Fujute

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Avete mai sentito parlare degli spaghetti alle vongole fujute? È un piatto molto saporito, che fa sentire a chi lo mangia tutto “il sapore del mare“, citando ciò che disse Edoardo de Filippo assaggiandolo per la prima volta.

Ma questa è una ricetta che ha a che fare, più che con la cucina, con la magia. Ebbene sì, perché il sapore di mare sopracitato è frutto di una vera e propria illusione, visto che le vongole, in questo piatto, non ci sono!

Vi state chiedendo come sia possibile una cosa del genere? Niente paura: questa settimana #BussoLaTavola vi racconta tutto riguardo questi strani spaghetti ed il loro trucco di magia.

Vongole in fuga

Gli ingredienti di questa ricetta sono pochi e semplici: prezzemolo, peperoncini, aglio, pomodorini e, naturalmente, spaghetti.

Come vi avevamo anticipato, le vongole non ci sono – tuttavia, chiunque lo assaggi ne sente il sapore. Com’è possibile?

Il sugo con cui è condita questa pasta è la base di alcune ricette che prevedono i frutti di mare, e il suo sapore evoca quello delle vongole anche se mancano. Inoltre, il gusto forte del prezzemolo contribuisce a coprire l’assenza delle vongole fujute, scappate dal piatto.

Ma quando è nata questa strana ricetta?

Il racconto di de Filippo

Sembra che a creare questa ricetta sia stato Edoardo de Filippo. 

Nel 1947 era di ritorno da uno spettacolo e, sebbene fosse solito in queste occasioni cenare insieme alla sorella ed il fratello, Titina e Peppino, quella sera decise di tornare a casa.

Ritiratosi, cercò qualcosa con cui cenare, ma nella dispensa c’era ben poco: peperoncino, aglio, prezzemolo, pomodorini ed una manciata di spaghetti. Deciso a non rimanere a stomaco vuoto, Edoardo si mise al lavoro e preparò un piatto di basta con gli ingredienti che aveva a disposizione.

Quando assaggiò la prima forchettata, l’uomo rimase piacevolmente stupito: sebbene non ci fossero, tra gli ingredienti, sentiva il sapore di frutti di mare, delle vongole.

Il giorno dopo rese partecipe la sorella della sua scoperta, raccontando che mangiandoli aveva davvero sentito “il gusto ed il profumo del mare“. Edoardo parlò della sua ricetta non solo con la sorella, ma con tutti – le vongole si sentivano davvero, anche se non c’erano: sembrava che fossero fujute dal piatto!

Così, si diffuse a Napoli, nonostante lo scontento dei venditori di pesce, la ricetta degli spaghetti alle vongole fujute. Dato il loro costo decisamente basso e l’ottimo sapore, divenne subito un piatto molto popolare. 

Gli Spaghetti alle Vongole Fujute

Adesso che conoscete anche voi il segreto delle Vongole Fujute, non resta altro da fare che mettervi all’opera e cucinare anche voi un piatto economico e saporito – e potrete condire il vostro pranzo o la vostra cena con questo aneddoto divertente che riguarda questa ricetta dal nome tanto spiritoso.

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I ragazzi del Teatro Madrearte in scena con “Pi-Atti unici”

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La giovane compagnia del Teatro Madrearte di Villaricca (NA), guidata dall’attore, regista nonché direttore del teatro stesso Antonio Diana, si è esibita portando in scena “Pi-Atti unici”, ossia un mix di spettacoli di ogni genere raccolti in un’unica grande rappresentazione.

I ragazzi si sono esibiti inscenando classici del teatro napoletano e internazionale, con delle rivisitazioni in napoletano ad opera dello stesso Antonio Diana: il “menù”, ossia la scaletta delle rappresentazioni, è composto da un “antipasto” a base di Aperitivo delle Camelie con imprevisto (rivisitazione de La signora delle camelie di Alexandre Dumas prendendo spunto dall’interpretazione di Gigi Proietti), “primi piatti” a base di Paccheri sale e pepe alla parolaccia antica (rivisitazione della Scena delle ingiurie tratta da La Gatta Cenerentola di Giovan Battista Basile), Risotto ai colpi di odio e amore (rivisitazione della commedia Pericolosamente di Eduardo De Filippo) e Bucatini dei femminelli con salsiccia piccante vellutata di desiderio (rivisitazione de Il rosario dei femminielli, tratto sempre da La Gatta Cenerentola di Basile), e da un “secondo piatto” a base di Shakespeare alla napoletana in cartoccio al forno (rivisitazione dell’Otello di William Shakespeare).

Entrambe le serate hanno riscosso un notevole successo e suscitato grande divertimento e coinvolgimento del pubblico, che pare si stia già mobilitando per richiedere la messinscena di una terza serata.

 

 

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Il coraggio di essere Frida: moda e fotografia d’autore al Museo Filangieri [Video]

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Grande successo per “Il coraggio di essere Frida” , la mostra in omaggio a Frida Kahlo inaugurata ieri, sabato 25 gennaio, al Museo Civico Filangieri di Napoli e visitabile fino al 2 febbraio 2020.

https://www.facebook.com/LaBussolaNews2019.it/videos/164114731542819/

In esposizione: una selezione della collezione moda “Il coraggio di essere Frida” della fashion designer Susi Sposito e dodici ritratti d’autore a cura del fotografo partenopeo Alessandro Tarantino.

Moda e fotografia si ispirano all’esperienza personale ed estetica di Frida Kahlo e dialogano, nella sala Agata del Filangieri, con le opere pittoriche del passato, raccontando la bellezza dell’unicità di ogni esistenza.

Per celebrare l’identità libera da ogni tipo di stereotipo, la collezione della stilista Susi Sposito si compone  di una serie di pezzi unici, non ripetibili in serie, impreziositi da fiori e animali, bustini steccati, gonne in tulle e coloratissime stole, per omaggiare lo stile sui generis della celebre artista messicana.

Indossando un capo realizzato ad hoc da Susi Sposito e portando fuori di sé l’essenza del proprio mondo interiore, donne– di ogni età, genere e professione – hanno accettato di mettersi in gioco davanti all’obiettivo di Alessandro Tarantino.  A cura della giovane e talentuosa Marina Caragallo, poi, Make up e hair styling degli scatti delprogetto fotografico, portato avanti fin dal 2016 e deciso a continuare anche oltre la mostra.

L’estro artistico di Frida Kahlo è stato inoltre omaggiato con una preziosa opera dell’artista Claudia Mazzitelli, che con le sue “pittosculture” ricche di dettagli e contenuti simbolici, è capace di raccontare interi mondi.

Il vernissage de “Il coraggio di essere Frida” si è aperto con una coreografia delle allieve del centro studi Artedanza di Fortunato D’Angelo e Susy Contino, che hanno incantato gli oltre trecento ospiti con una coreografia sulle note di “Historia de un amor” di Carlos Almaran. Degustazione di vino a cura di Cantine Farro del Fusaro.

Il coraggio di essere Frida: Dove e quando

Museo Civico Filangieri (via Duomo, 288 – Napoli)

dal 25 gennaio 2020 al 2 febbraio 2020

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Caserta, Pietro Condorelli protagonista di una serata all’insegna del Jazz e del Fusion

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Si annuncia una serata all’insegna della musica e della raffinatezza quella di stasera al Bloo, il locale gastronomico fusion del Golden Tulip Plaza di Caserta. 

Protagonista sarà il chitarrista casertano Pietro Condorelli, tra i più noti jazzisti italiani di fama internazionale. Condorelli suonerà con la formazione del sassofonista Simone Ciarelli, insieme a Giuseppe D’Alessandro alla batteria e Daniele Brenca al basso.

Sarà il secondo appuntamento per “Jazz in Bloo“, caratterizzate dalla musica d’autore, dalla suggestività della musica jazz e dalle delizie fusion.

In programma per le 22,30 anche un evento eccezionale per il Lizard Club di Caserta che festeggerà i 40anni di attività dei leggendari Kirlian Camera, ritornati in Campania dopo 13 anni di assenza.

Coronavirus, falso allarme a Napoli: è “semplice influenza”

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Il caso sospetto di coronavirus registrato a Napoli si è rivelato un falso allarme. “Semplice influenza” per la donna ricoverata al Cotugno, affetta da febbre alta e difficoltà respiratorie.

Dopo i sospetti casi di coronavirus di Bari e Parma, anche quello scattato a Napoli è stato un falso allarme. Complice, forse, anche l’influenza stagionale che quest’anno sembra particolarmente aggressiva.

«Anche il caso dell’ospedale Cotugno di Napoli non è coronavirus, ma una semplice influenza» – così ha precisato il Ministero della Salute in riferimento al ‘sospetto’ caso della donna ricoverata a Napoli, sottolineando l’importanza di non creare falsi allarmismi.

La donna, asiatica di 63 anni, aveva cominciato ad accusare i primi sintomi dopo essere rientrata da un soggiorno nel suo paese d’origine, lo Sri Lanka. Preoccupati per la sua salute, i familiari hanno richiesto l’intervento del personale sanitario. Arrivata al Cotugno – ospedale specializzato nel trattamento delle malattie infettive – con febbre alta e gravi problemi respiratori, la donna è stata messa immediatamente in isolamento e sottoposta a tutti gli accertamenti predisposti in casi del genere. Grazie ai risultati delle analisi richieste dal protocollo, l’allarme è rientrato, poiché la paziente risulta affetta da semplice influenza.

Il coronavirus

Resta, tuttavia, alto il livello di allerta per la diffusione del coronavirus anche in Europa, dove i primi due casi sono stati registrati in Francia, a Bordeaux e a Parigi. Il coronavirus nella regione di Wuhan, focolaio della malattia, ha già causato 41 morti e costretto 56 milioni di persone alla quarantena, mentre i casi accertati in tutta la Cina sarebbero almeno 835, con 1.072 che manifestano sintomi e 177 che versano in condizioni critiche. Nel Wuhan stanno già costruendo un nuovo ospedale per accogliere i casi di contagio, in crescente aumento, mentre restano chiusi in Cina alcuni dei principali siti di interesse turistico.

Il virus registrato in Wuhan lo scorso dicembre è un nuovo ceppo di β CoV dal gruppo 2B, somigliante geneticamente (70%) al SARS-CoV. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha denomitato questo nuovo ceppo come 2019-nCoV.

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Capitale Cultura 2021: Procida si candida ufficialmente

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Oggi, Sabato 25 Gennaio, nella Sala Consiliare del Comune di Procida la popolazione si riunisce per prepararsi alla candidatura come Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2021, secondo i dettami del Bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

L’assemblea pubblica approfondirà gli obiettivi e i valori culturali della suddetta candidatura. Si dedicherà, inoltre, alla preparazione della progettazione di un dossier sulla candidatura, concentrato sulla partecipazione attiva dei cittadini.

L’iniziativa della Capitale Italiana della Cultura ha i propositi di facilitare e valorizzare i progetti delle città italiane nell’ambito culturale. Temi importantissimi sono anche la coesione sociale, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico, oltre a il benessere individuale e collettivo.

Oltre al Sindaco Dino Ambrosino, parteciperà all’ assemblea anche Agostino RiitanoDirettore della candidatura della città a Capitale Italiana della Cultura, fiducioso dell’idea: “Per la creazione di un progetto come quello della Capitale Italiana della Cultura è importante attivare l’intelligenza collettiva della comunità. Un’intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale e che possa generare un coinvolgimento effettivo delle capacità, delle competenze e dei desideri di tutti. Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell’umanità”.

 

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Napoli: vandalizzati i lupi di ferro di Liu Ruowang

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Vandalizzati i lupi di ferro dell’artista cinese Liu Ruowang in Piazza Municipio, a Napoli. Ignoti, probabilmente nella notte appena trascorsa, sono riusciti a manomettere alcuni dei cento lupi dalla loro posizione originaria, nonostante ciascuna statua arrivi a pesare quasi 300 Kg.

L’opera, nota come “Wolves coming” (Arrivano i lupi), è presente in Piazza Municipio da ormai quasi cinque mesi e costituisce un polo d’attrazione non indifferente sia per grandi che per piccini: essa è costituita, appunto, da un branco di cento lupi di ferro che mirano tutti verso un unico imponente guerriero, come a voler rappresentare la risposta della natura alle devastazioni dell’essere umano, da cui appunto il titolo di “Wolves coming”.

Ma nonostante i quasi 300 kg per ogni lupo, qualcuno è riuscito a spostarli e disporli in altro modo: chi è stato girato, chi è stato messo sul lato opposto, chi in fila o chi riavvicinato ad altri. Un altro lupo si è ritrovato con il naso pitturato di rosso, forse con un pennarello.

La loro rimozione è prevista per il mese di marzo: da precisare che Napoli è stata la prima città in cui i lupi hanno fatto visita “al completo” e non solo in piccola rappresentanza come accaduto a Torino e Venezia.

 

 

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Movida violenta a Piazza Bellini

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In uno dei luoghi più popolari delle serate napoletane scoppia una rissa e due ragazzi rimangono feriti

Piazza Bellini è una delle zone simbolo della movida napoletana, ma ieri sera è diventata palcoscenico di violente aggressioni. Due gruppi di ragazzi si scontrano mentre erano intenti a trascorrere la serata in uno dei locali della zona. Nasce una rissa e alcuni di essi estraggono coltelli: restano feriti due ragazzi. Un 26enne è stato colpito all’inguine, mentre un 29enne alla spalla, ma la lama del coltello è arrivata a perforargli un polmone. Il ragazzo si trova adesso all’ospedale Loreto Mare dopo l’intervento immediato del 118. Le condizioni del 29enne sono gravi, ma il ragazzo non è in pericolo di vita.

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BussoLaLeggenda // Storia del Monaciello tra amori e spiritelli

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La figura del Monaciello – o Munaciello – è tra le più famose del folklore napoletano: si tratta di uno spiritello dispettoso, basso di statura, con indosso un abito da frate. Talvolta in mano ha un bastone, altre delle fibbie argentate alle scarpe, e sono in molti a giurare d’averlo visto o incontrato.

Lo spiritello, secondo alcuni, appare in alcuni luoghi specifici di Napoli e della Campania; secondo altri, si muove nel labirinto della Napoli Sotterranea e potrebbe manifestarsi in tutte le case più antiche della città.

Ci sono diverse storie che lo riguardano, alcune più realistiche, altre ammantate di magia e leggende: questa settimana, #BussoLaLeggenda ve le racconta tutte. E chissà, forse grazie alle nostre parole, se vi dovesse capitare d’imbattervi in questo spiritello, saprete precisamente di fronte a chi – o cosa – vi trovate e come comportarvi con lui…

A chi arricchisce e a chi appezzentisce

Del Monaciello si dice: a chi arricchisce, e a chi appezzentisce! , riferendosi al fatto che lo spiritello può tanto manifestarsi positivamente e portare ricchezza e fortuna, tanto può decidere d’essere dispettoso e rendere più povero chi s’imbatte in lui.

Le leggende raccontano infatti che, se il Monaciello vi prende in simpatia, potrebbe lasciare nella vostra casa dei regali come piccole quantità di monete.

Anche qualche suo scherzo, però, potrebbe essere positivo: quando il Monaciello compie qualche burla, sarà probabile vincere alla lotteria, soprattutto se “tradurremo” i suoi scherzi in numeri grazie alla smorfia napoletana. Infatti, quando qualcuno vince o ottiene improvvisamente una grande somma di denaro si dice che “deve avere il monaciello in casa“.

Talvolta, quando in una casa vive una bella ragazza, il Monaciello potrebbe manifestare il suo apprezzamento sfiorandole il viso o i capelli.

Lo spiritello può essere tuttavia anche dispettoso, se non sarete abbastanza gentili con lui: in tal caso, vi soffierà nelle orecchie durante la notte e farà sparire degli oggetti.

Non preoccupatevi, però, perché per accattivarsi la sua simpatia sarà sufficiente lasciare per lui del cibo. Se sarete fortunati, non lo mangerà e lo trasformerà in oro. Fate attenzione, però, perché se parlerete in giro delle magie compiute dal Monaciello, questi si offenderà ed abbandonerà la vostra casa – e, con lui, lo farà anche la fortuna.

Il Monaciello è un demone?

Se la maggior parte delle storie riguardanti il Monaciello lo ritrae come uno spiritello comunque benefico, al massimo un po’ dispettoso, c’è chi crede invece che si tratti di un vero e proprio demone.

Secondo questa ipotesi, anche quando il Monaciello si mostrerebbe benevolo, per esempio quando dona delle monete, sarebbe in realtà malvagio: il denaro servirebbe infatti ad attrarre a sé e dunque al male gli uomini. 

Seguendo le storie dove si racconta che il Monaciello sia un piccolo demone, non so dovrebbe cercare di rabbonirlo ma solo cercare di scacciarlo dalla propria casa il più presto possibile.

I luoghi del Monaciello

Le leggende che riguardano questa figura tanto cara alla tradizione Napoletana raccontano che il Monaciello si mostrerebbe solo di notte. Sebbene sia sempre possibile ritrovarselo in casa, in qualche modo – soprattutto nelle case antiche – ci sono dei luoghi dove è più probabile avvistarlo.

Ci sono storie e leggende specifiche legate a ciascuno di questi quartieri e, se state cercando di trovare una casa o una strada dove sia più probabile sperimentare sulla propria pelle un incontro con lo spiritello, è bene che prendiate appunti:

Il Centro Storico: il Monaciello e lo studente

Si racconta che, a via dei Tribunali, vi fosse un appartamento infestato da un Monaciello assai irascibile. Per questo, l’appartamento rimase a lungo disabitato fin quando, visto anche il conveniente prezzo, non vi si trasferì uno studente di filosofia.

Ignorato dallo studente, il Monaciello iniziò a fargli dei dispetti: prima, riempì l’appartamento di topi; lo studente, senza scomporsi, allora prese con sé un gatto. Sempre più arrabbiato, il Monaciello fece cadere una mensola sulla quale si trovavano delle porcellane, ma lo studente pensò che la colpa fosse dei chiodi poco robusti. Lo spiritello allora iniziò a suonare il campanello della casa a tutte le ore del giorno e della notte, ma lo studente diede la colpa ai ragazzini che abitavano nel quartiere e che erano soliti fare molti scherzi.

Ben deciso a farsi considerare dal ragazzo, il Monaciello gli apparve davanti, ma lo studente credette di stare sognando. Avvilito, il Monaciello gli disse di non raccontare a nessuno quanto aveva visto, aggiungendo che non se ne sarebbe pentito.

Lo studente di filosofia così fece, ed infatti divenne celebre ed assai ricco.

I Ponti Rossi: il Monaciello gigante

Questa storia è stata raccontata dal caporeparto dell’acquedotto di Napoli. Questi racconta che il nipote si sia trovato a dover andare in una casa temuta dagli abitanti della zona, nota per essere abitata dagli spiriti e teatro di strane apparizioni.

Il giovane avrebbe dunque bussato alla porta della casa misteriosa, e questa sarebbe stata aperta da un uomo di piccola statura.Cosa volete?“, avrebbe chiesto. Il nipote avrebbe risposto di dover vedere il contatore dell’acqua ma, appena proferite queste parole, l’uomo di piccola statura sarebbe diventato sempre più alto, sempre più grande, fino a diventare delle dimensioni di un gigante.

Il ragazzo, terrorizzato, sarebbe fuggito via.

Piazza Garibaldi: il Monaciello e la vedova

In un appartamento nei pressi della stazione, viveva una vedova.

La vedova era povera e disperata: faceva del suo meglio per far crescere i figli al meglio e far avere loro quanto serviva, ma spesso il denaro non le bastava nemmeno a mettere un piatto in tavola. Ogni sera, la vedova piangeva copiose lacrime cariche di angoscia e tristezza.

Un Monaciello viveva nella sua casa, e vedendo i suoi sforzi e le sue lacrime si commosse, decidendo di aiutarla. Iniziò allora a nascondere denaro nei luoghi più strani della sua casa. Grazie a quel denaro, la vedova riuscì a tirare avanti.

Capitò che la donna raccontasse quanto accadeva a suo fratello: questi riconobbe l’operato del Monaciello e decise di giocare dei numeri al lotto. I numeri giocarti furono 1 (il fantasma), il 14 (il denaro) e 15 (la meraviglia): il biglietto si rivelò vincente e, riscossa la vincita, l’uomo acquistò un palazzo su corso Umberto I, che oggi è diventato un albergo.

Secondigliano: il Monaciello e la pianta che cammina

Una donna, che viveva a Secondigliano, una sera vide una luce venire da un cassetto; ma la ignorò.

Il giorno dopo, da quel cassetto vide uscire un topo. Spaventata e disgustata dall’animale, lo coprì con un vaso in cui collocò poi una piantina. Il topolino era in realtà un Monaciello: la piantina prese vita e scappò via, velocemente, portando con sé tutto il vaso.

Castellammare di Stabia: il Monaciello che scalcia

A Castellammare di Stabia pare che il Monaciello sia particolarmente molesto: appena cala la notte, appare vicino ai lampioni per prendere a calci tutti i passanti. 

La sua presenza è costante, ed è talmente sentita che a lui è dedicata persino una strada.

La storia tra Caterinella e Stefano

C’è chi dice che alla base di questa figura leggendaria e fantastica ci sia una storia reale: è una storia d’amore dal finale tragico, come tante di quelle che hanno avuto luogo in Campania.

A metà del 1400, sotto il regno di Alfonso V d’Aragona, viveva a Napoli una bella fanciulla, il cui nome era Caterinella Frezza. Caterinella era fortunata ed assai ricca, figlia d’un mercante di panni e di stoffe.

Capitò però che la ragazza s’innamorasse di Stefano Mariconda, un garzone assai meno ricco di lei. Sebbene Stefano ricambiasse l’amore di Caterinella, la sua famiglia era decisamente contraria a quell’unione e per questo le vietarono di frequentare il garzone.

Ma l’amore è impavido ed imprudente, e così i due si incontravano di nascosto durante la notte. Per raggiungere Caterinella, Stefano saltava sui tetti di Napoli, compiendo un percorso assai pericoloso – ma non gli importava quanto lo fosse: avrebbe fatto di tutto per vedere la ragazza tanto amata.

Continuarono così a vedersi, ad incontrarsi, e durante i loro incontri clandestini scorreva forte la passione; tutto procedeva, con il limite delle circostanze avverse, nel migliore dei modi, quando accadde una tragedia: Stefano, mentre percorreva ancora una volta il pericoloso tragitto tra i tetti della città, inciampò e cadde, morendo.

Caterinella era disperata, distrutta: ma le sue sfortune non s’erano ancora esaurite. Si scoprì infatti, dopo poco, di essere in dolce attesa.

Il piccolo monaco: la nascita del Monaciello

La sua famiglia la allontanò da casa, spedendola in convento, e qui dopo qualche mese diede alla luce un bambino. Come se tutto il dolore sopportato dalla ragazza non fosse stato ancora sufficiente, il neonato non nacque sano: era deforme, dalla testa grossa e il corpo storto.

Caterinella pregò Dio e la Madonna di guarire il suo bambino, ed in segno di devozione e cercando di attirare una benedizione divina cominciò a vestire il proprio figlio con abiti da monaco; ma le sue preghiere non vennero ascoltate.

Il bambino, quando camminava per la città, soprattutto nella zona del Porto, veniva guardato con fare talvolta incuriosito e talvolta sospettoso – un po’ per il suo aspetto deforme, un po’ per il bizzarro abbigliamento che aveva indosso.

La gente iniziò a parlare di lui, chiamandolo monaciello – piccolo monaco – ed iniziarono a fioccare delle leggende e delle strane dicerie sul suo conto: si diceva che vederlo portasse fortuna, ma a patto che il suo cappuccio fosse di colore rosso; viceversa, avvistare il piccolo monaco con un cappuccio nero indosso era di cattivo augurio.

Alla morte della madre, che l’aveva sempre protetto, la situazione per il povero ragazzo peggiorò: a lui s’attribuivano tutte le sfortune. Il monaciello venne spesso aggredito e malmenato, ed ad un certo punto scomparve: le malelingue dissero che se l’era portato via il diavolo.

Si raccontava anche che talvolta lo si vedesse ancora, ma che all’inferno avesse conquistato poteri magici ed occulti: era adesso capace di portare ricchezza e fortuna a chi lo trattava bene, e di vendicarsi con sfortune e dispetti con chi l’aveva trattato male.

Probabilmente, invece, fu assassinato dai suoi parenti, gli altri esponenti della famiglia Frezza. Prova di ciò sarebbero le ossa, appartenute quasi certamente a un nano, ritrovate qualche tempo dopo all’interno di una cloaca.

Il Pozzaro

Questa però non è l’unica ipotesi sull’origine delle leggende sul Monaciello.

Alcuni credono infatti che il Monaciello fosse, in origine un Pozzaro, ovvero un antico gestore di pozzi. Il Pozzaro sarebbe riuscito, per la sua statura minuta, a passare attraverso i canali che permettevano di tirar su l’acqua dal pozzo e di entrare dunque nelle case.

Alla base delle storie che vedono il Monaciello come uno spiritello dispettoso che fa sparire degli oggetti ci sarebbero stati dei furti reali operati dal Pozzaro: questi infatti non sempre veniva pagato e quasi mai adeguatamente per i suoi servigi; così, si sarebbe appropriato, entrando di nascosto nelle case, di alcuni oggetti appartenuti alle persone che non gli avrebbero dato il denaro che gli si doveva.

Il Monaciello

Che siate più inclini a cercare una spiegazione razionale alla sparizione di oggetti e comparsa di denaro o che amiate affidarvi a storie fantastiche e misteriose, adesso sapete che la tradizione popolare indica come responsabile di dispetti e fortune casalinghe il povero Monaciello.

Ed adesso che lo conoscete bene e che avete sentito le leggende che lo riguardano, se vi dovesse apparire davanti, a dispetto di ogni razionalità e buon senso, non spaventatevi: trattatelo con la gentilezza che gli è stata negata in vita, offritegli qualcosa da mangiare e aspettate che la fortuna giunga nelle vostre case.

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