Così Luigi de Magistris sull’invito a dedurre ricevuto dalla Corte dei Conti per la vicenda Ctp:
“Ho sempre operato da sindaco di Napoli e da sindaco metropolitano per salvare le aziende pubbliche, metterle in sicurezza e farle operare con i conti in regola. Lo abbiamo fatto per il Comune di Napoli, quando sarebbe stato più facile e meno rischioso dichiarare il dissesto dell’ente quando mi sono insediato nel 2011, quando lo trovai senza un euro in cassa. Per non parlare delle aziende partecipate, tutte in gravissima situazione finanziaria ai limiti del fallimento, che abbiamo messo in sicurezza e rese solide, salvando migliaia di posti lavoro ed evitando che migliaia di famiglie andassero sul lastrico. Senza quelle azioni coraggiose e giuridicamente fondate non avremmo, tanto per fare due esempi, risolto l’emergenza rifiuti e acquistato i nuovi treni della metropolitana. Abbiamo avuto coraggio e agito secondo coscienza e Costituzione”.
“Mi sono dovuto anche in quei casi difendere e ci è stata riconosciuta la totale correttezza giuridica del nostro operato. Anche in città metropolitana abbiamo operato con le stesse modalità e messo in sicurezza tutte le aziende partecipate. Con CTP, l’azienda della mobilità dell’ex provincia, siamo arrivati ad un passo dal salvataggio, poi è finito il mio mandato e la nuova amministrazione e la Regione Campania hanno deciso di privatizzare il servizio e non completare l’opera di messa in sicurezza che avevamo quasi finito. Ci viene contestato in fase di indagini contabili di aver provato a salvare un’azienda pubblica che, secondo gli accertamenti sin qui svolti dalla procura regionale della corte dei conti, non poteva essere salvata. Contesto con fermezza, e faremo sicuramente valere le nostre ragioni, di aver agito avendo tutti atti, proposte dirigenziali e pareri amministrativi, tecnici e contabili che andavano nella direzione, voluta dall’intero consiglio metropolitano, che deliberò in tal senso, della messa in sicurezza di CTP. Dovevo andare di contrario avviso rispetto alle proposte dirigenziali e far fallire un’azienda pubblica? Agire nell’interesse pubblico, provare a salvare un’azienda pubblica, per un sindaco seguire pareri e proposte di direttore generale, segretario generale, ragioniere generale, dirigenti tutti, revisori dei conti, con il sostegno di tutti i consiglieri metropolitani di tutte le parti politiche, può mai essere una colpa o una condotta illegittima?”.
“Sono amareggiato come sempre, ma affronterò questo ennesimo procedimento con la medesima forza ed entusiasmo intatto e non modificherò mai il mio modo di agire, prima leggi e Costituzione, mai pavidità e conformismo. Da toga, sindaco e uomo fuori dal sistema, preservo la mia fiducia nella magistratura e nelle istituzioni ed anche in questo ennesimo procedimento verrà dimostrata la totale correttezza formale e sostanziale del mio operato”, conclude.
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