Alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980, un terremoto di magnitudo 6.9 colpì l’Appennino meridionale, devastando in particolare l’Irpinia, la Basilicata e buona parte della Campania. In soli 90 secondi, interi paesi furono rasi al suolo: il bilancio ufficiale fu di 2.914 vittime, circa 8.848 feriti e oltre 280.000 sfollati. Oggi, 23 Novembre 2025 sono passati esattamente 45 anni, ma i segni di quel sisma sono ancora ben evidenti.
Secondo la Protezione Civile, furono danneggiati 688 comuni, metà dei quali perse gran parte del patrimonio abitativo. Le frane aggravano la tragedia, isolando i territori e interrompendo le comunicazioni. La provincia di Avellino fu la più colpita, con 103 comuni devastati, seguita da Salerno e Potenza.
La gestione dell’emergenza fu segnata da ritardi e difficoltà logistiche. Le strade interrotte e le linee telefoniche saltate resero i soccorsi lenti e frammentati. Il 25 novembre 1980, il presidente della Repubblica Sandro Pertini si recò tra le macerie, denunciando pubblicamente i ritardi e affermando: “Il miglior modo di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”. La sua presenza rimane una delle immagini più forti della memoria collettiva.
Nonostante le difficoltà, il sisma mise in moto una straordinaria ondata di solidarietà: volontari da tutta Italia si mobilitarono per portare aiuti. La ricostruzione, però, fu lunga e complessa, e ancora oggi è ricordata come simbolo delle fragilità strutturali e delle lentezze burocratiche. Il terremoto ha dato un colpo alle aree interne campana che non si sono mai veramente risollevate. Con lo spopolamento che è diventato ormai realtà per l’impossibilità di costruirsi un futuro in territori senza infrastrutture adeguate e possibilità di lavoro.
A 45 anni di distanza, il terremoto dell’Irpinia resta una ferita aperta ma anche una lezione di prevenzione. L’INGV ha promosso iniziative come la “Mappa dei ricordi” e la call to action “Custodi di Memoria”, invitando cittadini a condividere testimonianze e oggetti simbolici. Mostre itineranti e simulatori sismici, organizzati dalla Protezione Civile, continuano a sensibilizzare la popolazione sul rischio sismico.
Il 23 novembre 1980 non è soltanto una data: è il ricordo di migliaia di vite spezzate e di comunità che hanno dovuto ricostruire la propria identità dalle macerie. Ricordare oggi significa onorare le vittime, sostenere chi porta ancora il peso di quella tragedia e ribadire l’importanza della prevenzione sismica per il futuro.
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